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12 Ottobre 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è salita ancora più del previsto ad agosto, di ben +7,7% m/m, dopo il +7% di luglio. L’output è tornato lievemente al di sopra del livello dello scorso gennaio, e molto vicina ai livelli di un anno fa (la variazione annua corretta per gli effetti del calendario è migliorata decisamente, a -0,3% da -8,3% precedente).
Nel mese sono stati trainanti i beni durevoli (+19,6% m/m, +23,9% a/a); anche gli altri macro-settori risultano comunque non lontani dai livelli di un anno prima (si va dal -2,5% a/a dei beni intermedi al +1% dei beni strumentali).
Tre i comparti che hanno registrato un incremento a due cifre nel mese: tessile (+36,1% m/m), mezzi di trasporto (+21%) e gomma e plastica (+11,9%); sull’anno, proprio i mezzi di trasporto guidano il recupero (+10% a/a), mentre il settore della raffinazione (che pesa per appena l’1% del totale) è l’unico a mantenere una flessione a due cifre (-17%).
In sintesi, il dato è nettamente migliore del previsto: la ripresa dell’attività nell’industria in Italia è più accentuata di quella in corso negli altri grandi Paesi europei.
Tuttavia, non va eccessivamente enfatizzato, in quanto i dati di agosto sono molto volatili (e soggetti a revisioni successive), e l’anomalia di quest’anno può aver inciso (rispetto agli anni scorsi, più fabbriche sono rimaste aperte ad agosto, per recuperare i mesi di lockdown): in tal senso, il fatto che l’output sia tornato al di sopra dei livelli pre-COVID andrà verificato nei prossimi mesi.
In ogni caso, in caso di stagnazione a settembre, la produzione industriale è in rotta per una crescita di ben +31% t/t nel trimestre estivo, dopo il calo di -16,8% dei mesi primaverili.
Nonostante i servizi continuino a rappresentare un freno al valore aggiunto totale, i dati sull’industria suggeriscono che il rimbalzo del PIL nel 3° trimestre possa essere stato in termini percentuali anche superiore alla flessione registrata nei tre mesi precedenti(13% t/t).
Tuttavia, l’attività è attesa rallentare in misura significativa nel trimestre in corso, a causa della maggiore incertezza sull’evoluzione della situazione sanitaria, non solo a livello domestico ma soprattutto in alcuni tra i principali partner commerciali dell’Italia. Se la crescita dovesse risultare vicina a zero nello scorcio finale dell’anno, aumenterebbero i rischi al ribasso sulla nostra attuale previsione sul PIL 2021 (+6,5%).

FRANCIA – La produzione industriale ad agosto rallenta più del previsto a 1,3% m/m da 3,8% m/m di luglio. Il manifatturiero segna una decelerazione all’1,0% m/m da 4,5% m/m precedente mentre il comparto energetico accelera a 2,8% m/m da 0,2% m/m e le costruzioni a 4,9% m/m da 4,0% m/m di luglio.
L’attività industriale rimane del 6,3% inferiore rispetto ai livelli di febbraio.
Nel terzo trimestre la produzione industriale è in rotta per un rimbalzo di +19% t/t dopo il -16,8% del secondo. Ci aspettiamo invece un rallentamento nel quarto trimestre.

GIAPPONE – Gli ordini privati di beni durevoli core ad agosto sono in rialzo modesto, +0,2% m/m (-15,2% a/a), dopo +6,3% m/m di luglio.
La media trimestrale è pari a 1,4% t/t rispetto al risultato debole della primavera(-12,9% t/t).
I dati registrano debolezza nel manifatturiero, con un calo di -0,6% m/m, dopo due rialzi consecutivi, pur segnalando una variazione trimestrale positiva dopo il crollo del 2° trimestre.
Si riporta invece un balzo degli ordini dall’estero, in rialzo di 49,6% m/m.
Le prospettive per gli investimenti sono di ripresa graduale nei prossimi trimestri.

 

COMMENTI:

AREA EURO-Covid19 – In Spagna, unico paese assieme al Belgio che, secondo il monitoraggio settimanale europeo, registra un significativo eccesso di mortalità rispetto alla norma, il governo ha imposto lo stato di emergenza a Madrid; la misura consentirà di limitare gli spostamenti dentro e fuori i municipi interessati. Nuove misure restrittive, ma di scarso impatto sull’attività economica, sono attese anche in Italia, dove alcune regioni (Liguria, Campania, Lazio, Veneto) mostrano parametri altrettanto preoccupanti di quelli francesi.
Nel Regno Unito, il governo dovrebbe annunciare oggi misure restrittive per le zone con la situazione sanitaria più critica, come il nord dell’Inghilterra: fra queste, la chiusura di alcune attività (pub, palestre, bar, sale giochi, sale di scommesse), oltre a orari ridotti di apertura per altre, come i ristoranti. Per il resto del paese, sarà introdotto un sistema a 3 livelli: il primo, interessato dalle misure nazionali già annunciate (coprifuoco alle 22:00h, limite di 6 persone per le riunioni, regole di distanziamento e uso delle mascherine); il secondo, dovrebbe includere limiti più severi per le aggregazioni in luoghi chiusi; il terzo, è quello descritto sopra per Merseyside, Newcastle e Manchester.
Anche la Germania ha adottato un sistema territoriale di allerta incentrato sul tasso di incidenza: oltre i 50 casi per 100mila abitanti, scattano l’obbligo di mascherina, restrizioni sulle riunioni e sulla vendita di alcolici.
I Paesi Bassi registrano attualmente la massima incidenza di nuovi casi nell’UE, 344 ogni 100mila abitanti nelle ultime 2 settimane, e cominciano a osservare un incremento della mortalità (1,2 ogni 100mila abitanti nello stesso periodo, oltre il doppio che in Italia); venerdì il primo ministro ha dichiarato che nuove misure saranno inevitabili in assenza di miglioramenti entro 72 ore e una conferenza stampa è programmata domani (martedì 13).

STATI UNITI
– Il distacco nei sondaggi fra Biden e Trump negli ultimi giorni si è stabilizzato, con 9,8 punti a favore di Biden nella media Realclearpolitics.
Il voto è già in corso in molti stati e alcuni sondaggi mostrano che percentuali elevate di elettori hanno già determinato per chi voteranno: le fasce di incerti sono modeste e l’esito del voto dipenderà anche dall’affluenza alle urne.
– I negoziati fra il segretario del Tesoro Mnuchin e la presidente dalla Camera Pelosi sul nuovo pacchetto di stimolo non hanno fatto significativi passi avanti, ma proseguono. La proposta del presidente Trump, con misure per 1,88 tln di dollari, è stata ricevuta con scetticismo sia dai democratici sia dai repubblicani. Dal lato repubblicano, rimane il blocco da parte di un gruppo di senatori, preoccupati per l’impatto sul deficit, ritenuto eccessivo, anche se il costo effettivo delle misure è mitigato dall’utilizzo di circa 400 mld di fondi allocati, e non spesi, nella precedente manovra primaverile.
Dal lato democratico, Pelosi è in disaccordo per la mancanza di finanziamenti per la sanità e per il livello dei trasferimenti previsti per stati ed enti locali.
I democratici richiedono almeno 75 mld di fondi per Covid-19 (test, tracciamento ed espansione dell’Affordable Care Act a supporto dei disoccupati che hanno perso la copertura sanitaria) contro i 45 mld proposti dall’amministrazione.
Sul fronte dei fondi per gli stati, la proposta di Trump si è avvicinata alle richieste di Pelosi, offrendo 300 mld (i democratici propongono 436 mld).
Per le famiglie, Trump propone un’estensione dell’integrazione federale dei sussidi di disoccupazione di 400 dollari/settimana fino a gennaio 2021, contro la proposta democratica di rinnovo di 600 dollari/settimana.
Riteniamo che in una fase di debolezza di Trump nei sondaggi, il presidente possa aumentare la pressione sui senatori repubblicani per un voto favorevole.
In parte, il sentiero della manovra dipenderà dall’evoluzione delle audizioni alla commissione giustizia del Senato per la nomina di A. Coney Barrett alla Corte Suprema. Le audizioni iniziano oggi e sono considerate un punto cruciale per il recupero repubblicano prima del voto del 3 novembre.
Il presidente del Senato McConnell preferisce usare il proprio capitale politico su questo fronte che su quello del pacchetto fiscale.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo, correggendo in modo particolare venerdì.
A penalizzarlo è stato il ridimensionamento della risk aversion sulla notizia di una possibile ripresa delle trattative per il nuovo pacchetto di stimolo fiscale che erano state da poco interrotte.
Secondo i commentatori, anche la crescente aspettativa di una vittoria di Biden con maggioranza democratica al Senato agirebbe sfavorevolmente al dollaro. La settimana entrante propone vari dati rilevanti (tra i quali inflazione, indice Empire, Philly Fed, fiducia delle famiglie), attesi nel complesso positivi, e vari discorsi Fed.
Tuttavia la dinamica del biglietto verde potrebbe restare guidata soprattutto dal sentiment di mercato (risk aversion) in relazione alle notizie sul pacchetto di stimolo e sulle elezioni.
I rischi verso il basso parrebbero prevalenti, ma il livello di partenza del dollaro già molto basso dovrebbe contribuire a contenere il downside.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo da 1,17 a 1,18 EUR/USD beneficiando di riflesso del cedimento del dollaro.
La settimana entrante propone pochi dati (ZEW tedesco, produzione industriale dell’area e stima finale di inflazione), dai quali si attendono indicazioni mediocri, e qualche intervento BCE.
I driver principali resteranno però probabilmente i temi USA che, in questa fase, tendono a risultare sfavorevoli per il dollaro e quindi favorevoli per l’euro.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in rafforzamento contro dollaro da 1,28 a 1,30 GBP/USD, più stabile in area 0,90 EUR/GBP contro euro. l’appuntamento chiave di questa settimana sarà il vertice UE – giovedì/venerdì – dove si farà il punto dei negoziati post-Brexit con il Regno Unito.
Eventuali progressi o un miglioramento del clima negoziale dovrebbero favorire la sterlina sulla quale rimangono però i rischi verso il basso.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata pressoché stabile contro dollaro ma in rafforzamento da 106 a 105 USD/JP nella giornata di venerdì. La dinamica è coerente con l’elevata incertezza dello scenario USA in questa fase e potrebbe riproporsi simile anche nei prossimi giorni.
Contro euro lo yen è sceso da 123 a 125 EUR/JPY: la portata dei movimenti contro euro resta più ampia in quanto segue i movimenti dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

EUROZONA – La settimana è povera di indicatori congiunturali.
Lo ZEW tedesco, primo indice di fiducia relativo al mese di ottobre, dovrebbe vedere una correzione dopo gli ampi miglioramenti dei mesi precedenti.
La produzione industriale nell’Eurozona mostrerà un rallentamento su base congiunturale ad agosto.
La seconda lettura dei dati di inflazione di settembre dovrebbe confermare la flessione vista nella prima stima.
Entro giovedì, i governi dovranno inviare alla Commissione i Documenti Programmatici di Bilancio, che mostreranno un’intonazione significativamente espansiva della politica fiscale anche nel 2021.

STATI UNITI – La settimana ha molti dati di rilevo in uscita. Le prime indagini del settore manifatturiero a ottobre dovrebbero confermare uno scenario moderatamente espansivo per i mesi autunnali.
La fiducia dei consumatori a ottobre dovrebbe confermare la stabilizzazione su livelli inferiori a quelli di febbraio ma coerenti con un andamento positivo dei consumi.
La produzione industriale a settembre è prevista in forte rialzo, guidato da un settore manifatturiero robusto, alla luce dei dati dell’employment report su ore lavorate e occupati.
Gli indici dei prezzi al consumo e alla produzione dovrebbero registrare una normalizzazione delle variazioni mensili, intorno a 0,2% m/m sia per gli indici headline sia per quelli core.