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12 Maggio 2022 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Ieri, il CPI di aprile ha mostrato un incremento di 0,3% m/m (consenso: 0,2% m/m), con un netto rallentamento della dinamica mensile dopo l’1,2% m/m di marzo, dovuto al calo (per ora transitorio) della componente energetica.
I maggiori contributi al rialzo dei prezzi sono venuti da alimentari, abitazione, tariffe aeree e auto nuove.
Su base annua, l’inflazione è finalmente in calo, per la prima volta da settembre 2021, con una variazione di 8,3% a/a, da 8,5% a/a di marzo, probabilmente il picco di questo ciclo.
L’indice core però ha sorpreso ampiamente verso l’alto, con una variazione di 0,6% m/m (6,2% a/a), dopo 0,3% m/m di marzo, con aumenti diffusi alla maggior parte delle voci e particolarmente marcati per l’abitazione e, più in generale, per la maggior parte dei servizi.
L’ampio rialzo dell’indice core di aprile conferma la necessità di restrizione della domanda per riportare la dinamica dei prezzi sotto controllo.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Sul fronte energetico, la chiusura dei flussi attraverso un gasdotto che transita dall’Ucraina ha portato a una contrazione delle consegne di gas russo all’UE, in quanto Gazprom ha dichiarato di non poter aumentare i flussi su altre infrastrutture.
Secondo Bruegel, nella 18° settimana i flussi via Ucraina erano già del 21% inferiori al 2021, e il gap (compensato da maggiori importazioni da altre fonti) era stato ancora più ampio nelle precedenti due settimane.

BCEIsabel Schnabel ha sostenuto ieri che l’inflazione nell’area dell’euro non è poi così diversa da quella degli Stati Uniti, e che riflette anch’essa una componente di eccesso di domanda che va controllata.
Schnabel ha sottolineato il ruolo dei margini di profitto e delle variazioni nell’utilizzo della capacità produttiva globale nell’attuale fase di inflazione elevata.

STATI UNITI
 – Dalla Fed, Bullard (St Louis Fed) ha detto che “l’inflazione è più diffusa e persistente di quanto molti pensasseroe la Fed deve agire per riportarla sotto controllo.
A suo avviso è ragionevole prevedere aumenti dei tassi di 50pb alle prossime riunioni, ma a suo avviso i tassi dovrebbero essere intorno a 3,5% a fine anno.
Lo scenario dei tassi desiderato da Bullard implicherebbe rialzi di 50pb a tutte le riunioni del 2022.
Secondo Bullard, comunque, “il rischio di una recessione non è così alto”.
– Il Senato ieri ha approvato con una maggioranza bipartisan la nomina di P. Jefferson a membro del Board della Fed.
Jefferson è un economista, ha insegnato a Columbia e a Swarthmore, e ha lavorato alla Fed.
La Dallas Fed ha annunciato la nomina di L. Logan come presidente, in sostituzione del dimissionario Kaplan.
Logan è vicepresidente della Fed di NY, e ha contribuito a gestire la parte operativa del QE nella fase pandemica.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro apre oggi al rialzo aggiornando nuovamente i massimi, sorretto sia dal consolidarsi di attese di robusta restrizione Fed dopo che i dati di inflazione ieri hanno mostrato un rallentamento inferiore alle attese, sia dal permanere di un grado abbastanza elevato di risk aversion a livello globale.
Nel breve entrambi questi fattori dovrebbero favorirlo ancora.

EURSul generalizzato rafforzamento del dollaro l’euro ha aggiornato questa mattina i minimi recenti in area 1,04 EUR/USD (minimo a 1,0422).
L’ulteriore upside del dollaro dovuto al sentiero atteso dei Fed Funds dovrebbe essere però contenuto dato che i mercati già scontano una restrizione significativa.
Unitamente all’eventuale rafforzarsi nel frattempo di attese di un primo rialzo dei tassi BCE già a luglio, questo dovrebbe contribuire a contenere il downside dell’euro.
Ieri anche Lagarde ha (seppure solo implicitamente) aperto alla possibilità di un primo rialzo a luglio.
Tuttavia, i rischi restano verso il basso soprattutto nel breve anche a causa delle incertezze sul fronte del conflitto russo-ucraino (tra gli ultimi sviluppi negativi, quello della chiusura dei flussi di gas attraverso un gasdotto che transita dall’Ucraina): i target ribassisti centrali dovrebbero collocarsi in area 1,03 EUR/USD con downside nella fascia 1,02-1,00 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha corretto sulla generalizzata forza del dollaro aggiornando i minimi da 1,23 a 1,21 GBP/USD, indebolendosi anche contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP, penalizzata tra l’altro dai dati di questa mattina, che hanno mostrato un rallentamento del PIL nel 1° trimestre superiore alle attese (da 1,3% a 0,8% t/t, contro attese a 1,0%), con indicazioni negative dai dati di produzione industriale e manifatturiera di marzo.
Nel breve i rischi restano verso il basso, in particolare contro dollaro (downside in area 1,20 GBP/USD), principalmente per via del confronto sfavorevole tra il sentiero atteso dei rialzi dei tassi BoE e Fed.
Anche il riemergere delle tensioni con l’UE sulla questione del protocollo nordirlandese contribuisce comunque a generare un sentiment non favorevole.

JPYLo yen invece si è rafforzato contro dollaro da 130 a 128 USD/JPY favorito dal calo dei rendimenti a lunga USA e dall’elevata risk aversion.
Si è rafforzato anche contro euro da 137 a 134 EUR/JPY, complice tra l’altro l’indebolimento dell’EUR/USD.
Nel breve, tuttavia rimane la possibilità di nuovo indebolimento contro dollaro se i rendimenti a lunga USA risaliranno, almeno temporaneamente.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi il PPI di aprile dovrebbe essere in aumento di 0,6% m/m per l’indice headline e 0,5% m/m per l’indice core, confermando la persistenza delle pressioni inflazionistiche.