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12 Luglio 2021 – nota economica giornaliera

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA-Covid19 – L’impatto dei dati economici positivi è in parte oscurato dal nuovo peggioramento di quelli sanitari, preoccupante soprattutto per i paesi più dipendenti dal turismo internazionale.
I Paesi Bassi hanno chiuso i locali notturni e le discoteche con decorrenza dal 10 luglio, e hanno anche eliminato la deroga al distanziamento nei ristoranti e nei bar per chi è in possesso del Green Pass.
Dopo Cipro, Spagna e Portogallo (che sono ormai classificati a rischio alto dall’ECDC), i Paesi Bassi e l’Irlanda sono i paesi che stanno registrando il più rapido deterioramento della situazione pandemica nell’ambito dell’Unione Europea.
Nell’aggregato, venerdì l’ECDC ha quantificato il tasso di notifica a 51,6 ogni 100mila abitanti, contro 38,6 una settimana prima, mentre le nuove ospedalizzazioni e i nuovi decessi (9,4 per milione di abitanti) sono ancora stabili su livelli bassi.
L’ECDC prevede un incremento del tasso di notifica a 90 ogni 100mila abitanti fra 4 settimane.

BCEIl resoconto della riunione di politica monetaria del 9-10 giugno riferisce di un generale consenso a favore dell’analisi delle prospettive economiche e dei rischi presentata dallo staff, ma soltanto di “ampio consenso”, che includeva “la maggior parte dei membri” a favore della proposta di Lane sulle misure di politica monetaria.
Riguardo alla crescita, diversi commenti indicano che le nuove previsioni incorporavano uno scenario favorevole riguardo agli effetti delle riaperture e della politica fiscale, sicché ora le sorprese positive diventano meno probabili.
I pochi segnali di difformità riguardano voci isolate che paventavano la possibilità di osservare in futuro anche in Europa le pressioni inflazionistiche già evidenti negli Stati Uniti.
Il consiglio condivideva la previsione di picchi transitori di inflazione nel 2021, seguiti da un trend di rialzo più graduale dal 2022 in poi in scia alla riduzione della disoccupazione.
In merito alla trasmissione dei rincari dei costi, “è stato suggerito che la situazione attuale potrebbe essere diversa rispetto al passato poiché le imprese hanno meno possibilità di assorbire le pressioni di costo nei loro margini, dopo un lungo periodo di profitti contenuti, mentre la marcata ripresa della domanda potrebbe offrire l’opportunità di adeguare i prezzi”.
Inoltre, “una trasmissione maggiore del solito ai prezzi al consumo potrebbe essere possibile anche se le famiglie fossero disposte a pagare prezzi più elevati alla luce degli ampi risparmi accumulati involontariamente durante la pandemia”.
Ne derivano “rischi al rialzo non soltanto nel breve termine, ma anche nel medio termine”.
Nella discussione emerge anche l’ipotesi che l’erosione di potere d’acquisto potrebbe incidere sui prossimi rinnovi contrattuali.
Ciò non sarebbe visto negativamente, entro certi limiti, perché aiuterebbe il conseguimento degli obiettivi, ma allo stesso tempo non era ritenuto probabile a causa dell’ampia quota di forza lavoro non occupata o sotto-occupata.
Si badi che i verbali mettono in luce un limitato dissenso rispetto all’attuale mix di politica monetaria, con una minoranza che vorrebbe ridurre prima di marzo gli acquisti netti PEPP e un membro che, al contrario, sarebbe a favore di maggiori acquisti.
Chi vorrebbe già ridurre il PEPP, paventa che “potrebbe ostacolare il cambiamento strutturale nel settore delle imprese e la riallocazione delle risorse nel mercato del lavoro” e ritiene che “il miglioramento delle prospettive dovrebbe riflettersi nel ritmo degli acquisti”, anche perché farà salire il tasso naturale di interesse.
Non è chiaro quanto numerosa è tale opposizione, ma come minimo include Holzmann e Weidmann, e potrebbe allargarsi a fronte di nuovi miglioramenti nei dati.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La settimana è piuttosto povera di indicatori congiunturali.
I dati di maggio dovrebbero evidenziare un calo della produzione industriale nell’Eurozona.
La seconda stima sui prezzi al consumo di giugno ci attendiamo confermerà il rallentamento dell’inflazione armonizzata in Germania (2,1%) e nell’intera Eurozona (1,9%), e l’accelerazione in Francia (1,9%) e Italia (1,3%).

STATI UNTI – La settimana è densa di dati di rilievo, con informazioni sia sui prezzi sia sull’attività reale.
Il focus sarà sul CPI di giugno, che dovrebbe registrare ancora variazioni solide (+0,4% m/m sia per l’indice headline sia per quello core), ma in rallentamento rispetto ai due mesi precedenti e ancora spinte soprattutto dalle auto, dai servizi ricreativi e dell’ospitalità.
Per luglio, le prime indagini del manifatturiero dovrebbero dare ancora segnali espansivi con qualche indicazione di stabilizzazione delle pressioni sui prezzi, mentre la fiducia dei consumatori dovrebbe essere in riaccelerazione.
Per l’attività di giugno, la produzione industriale è attesa in solido aumento soprattutto grazie a utility ed estrattivo, con il manifatturiero frenato di nuovo dal comparto auto.
Le vendite al dettaglio sono attese in moderato rialzo al netto delle auto.