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12 Giugno 2020 – nota economica giornaliera

ITALIALa produzione industriale è scesa meno del previsto ad aprile, di -19,1%m/m, dopo essere precipitata di -28,4% m/m a marzo.
Su base annua, l’output è diminuito di -42,5% (corretto per gli effetti di calendario), da -29,4% del mese precedente.
Il maggior contributo al calo è venuto dai beni intermedi, in flessione di-24,6% nel mese; tra i beni di consumo, i durevoli sono crollati di un ulteriore -65,5% m/m ad aprile (dopo il -57,1% di marzo), mentre i non durevoli sono calati in misura più moderata (-8,4%,che peraltro segue il -21,5% di marzo); l’energia è stato l’unico macro settore a dare un contributo positivo, riportando una crescita di + 0,7% m/m (dopo il -8,8% precedente).
Nessun settore si salva dal calo su base tendenziale: i più falcidiati sono il tessile (-80,5%) e i mezzi di trasporto (-74%), mentre i meno colpiti sono, non sorprendentemente, alimentari e farmaceutici (-8,1% e -6,7%a/a, rispettivamente; il primo in aumento, il secondo stabile nel mese).
Nel complesso, il calo inferiore al previsto non deve indurre a eccessivo ottimismo, visto che, tra marzo e aprile, la produzione in Italia è crollata di -42,1%, contro il -29,5% in Germania, il -33,1% in Francia e il -32,2% in Spagna.
In ogni caso, la riapertura di tutte le attività industriali indurrà un deciso rimbalzo mensile della produzione a maggio e, probabilmente in misura minore, a giugno.
La ripresa dell’attività nel manifatturiero dovrebbe essere più rapida rispetto ai servizi, ma la tendenza annua della produzione industriale rimarrà negativa probabilmente sino ai primi mesi dell’anno prossimo (stimiamo che l’output possa contrarsi di circa il 15% in media d’anno nel 2020, prima di rimbalzare di quasi l’11% nel 2021).
In sintesi, i rischi rispetto alle nostre previsioni ufficiali più aggiornate sul PIL (-9,5% nel 2020, seguito da un rimbalzo di +6,5% nel 2021), rimangono chiaramente al ribasso.

FRANCIA – L’occupazione nel primo trimestre è calata di 502.400 unità, pari a una variazione di -2% t/t rispetto a fine 2019,che è in larga parte imputabile al settore privato e in particolar modo ai lavoratori a tempo determinato e interinali (oltre 318mila in meno, pari a -40% t/t), mentre i lavoratori a tempo indeterminato sono calati solo di -0,7% t/t.
L’INSEE precisa che tra gli occupati risultano conteggiati anche le persone in permesso remunerato e di malattia e i lavorator i in chômage partiel. A una prima analisi, lo strumento creato dal governo dello chômage partiel è stato ampiamente usato per i lavoratori a tempo indeterminato ma non sembrerebbe risultato altrettanto efficace per i lavoratori a tempo parziale (che pure erano inclusi, a certe condizioni, tra i beneficiari).
Secondo la classificazione per settori, nel settore marchand non agricole (cioè manifatturiero, costruzioni e terziario) il calo degli occupati tocca il massimo dall’inizio della serie storica nel 1970, facendo segnare un -2,8% t/t (durante la fase acuta della crisi del 2008/09  il settore aveva registrato un calo di occupati di -0,8% t/t circa per un paio di trimestri).
Nel dettaglio, tuttavia, risulta che la perdita di posti di lavoro nell’industria e nelle costruzioni è limitata (-0,4% t/t), mentre il terziario risulta il settore più pesantemente colpito, specie tra i lavoratori a tempo parziale (ma anche quelli a tempo indeterminato calano decisamente: -1,3% t/t); tra i servizi i comparti più colpiti sono, nell’ordine: servizi alle imprese, alberghiero, ristorazione, commercio, trasporti.
Tuttavia, va segnalato che a fini statistici l’INSEE ha classificato tutti i lavoratori interinali nel terziario, quindi non è nota la loro distribuzione tra i settori produttivi.
Il livello degli occupati è ora ai minimi da fine 2017; la variazione annua fa segnare un -1,2% rispetto al primo trimestre 2019.
L’occupazione continuerà a calare nel secondo trimestre, quando potrebbe toccare un nuovo minimo storico.

STATI UNITI
– Il Weekly Economic Index della NY Fed è pari a -10 nella settimana conclusa il 6 giugno, con indicazioni di graduale miglioramento della crescita dal minimo di -11,5 del 25 aprile.
L’indice è costruito in modo da poter essere allineato con la crescita annua del PIL.
– Le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione proseguono sul sentiero di rallentamento, calando a 1,542 mln nella settimana conclusa il 6 giugno, da 1,897mln della settimana conclusa il maggio. I nuovi sussidi erogati con il programma per la pandemia PUA sono pari a 705,676.
I sussidi esistenti nella settimana conclusa il 31 maggio calano a 20,929 mln, da 21,268 mln della settimana precedente. I sussidi totali (che includono tutti i programmi per la pandemia) in essere nella settimana conclusa il 23 maggio sono pari a 29,505 mln.
Il tasso di disoccupazione assicurata corregge a 14,4% a fine maggio, da 14,6 della settimana precedente.
I dati danno indicazioni di ulteriore miglioramento dell’occupazione nel mese di giugno. Il ritorno di molti milioni di individui al lavoro nei prossimi trimestri non dovrebbe essere in grado di riportare l’occupazione sui livelli pre-pandemia sull’orizzonte prevedibile.
– Il PPI a maggio aumenta di 0,4% m/m, dopo due contrazioni consecutive. L’incremento dell’indice è imputabile a rialzi dei prezzi dei beni (+1,6% m/m, il più ampio dall’inizio della serie, a novembre 2009), concentrati soprattutto nei comparti alimentare (+6% m/m) ed energetico (+4,5% m/m), che hanno più che compensato la correzione nel comparto dei servizi (-0,2% m/m).
Al netto di alimentari, energia e commercio, i prezzi aumentano di 0,1% m/m (-0,4% a/a), dopo tre variazioni negative.

 

COMMENTI:

ITALIA
 – Il Presidente del Consiglio ha firmato un nuovo DPCM che consente dal 15 giugno la riapertura di: centri estivi e aree giochi per bambini; sale giochi, scommesse e bingo; centri benessere e termali e culturali; cinema, teatri e spettacoli all’aperto, per un massimo rispettivamente di duecento e mille spettatori.
Tutto ciò sotto la condizione che le Regioni (e lo stesso governo) accertino che ricorre la compatibilità con la situazione epidemiologica. Sotto le stesse condizioni, si dovrà aspettare il 25 giugno per il via libera agli sport di contatto. Si tornerà a viaggiare al di fuori dalla Ue dal 30 giugno.
Fiere, congressi, discoteche e sale ballo dovrebbero riaprire non prima del 15 luglio, anche se le regioni avranno la facoltà di anticipare le aperture in caso di evoluzione favorevole della curva dei contagi; le crociere sono sospese fino al 14 luglio.
I processi riprenderanno il 1° luglio.
– Intanto, il Presidente del Consiglio Conte ha anticipato ad alcuni quotidiani alcune linee-guida del piano di investimenti che il governo intende presentare alla Ue a settembre per utilizzo dei fondi dal Recovery Fund: il piano prevede tra l’altro la predisposizione di una rete nazionale in fibra ottica, la promozione dei pagamenti digitali, incentivi alla digitalizzazione delle imprese e a quelle che investono in robotica, una semplificazione delle regole sugli appalti.
Sul ricorso al MES, il Presidente del Consiglio ha affermato che la decisione finale sarà del Parlamento (presumibilmente entro luglio).
Ieri il Consiglio dei Ministri ha varato un disegno di legge che delega il Governo ad adottare (entro il 30 novembre) misure per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, tra cui l’istituzione di un assegno universale ed il riordino di tutte le misure di sostegno economico per i figli a carico.
Domani prendono il via gli “Stati Generali dell’economia” voluti dal Premier, che si concluderanno il 21 giugno con una conferenza stampa finale di Conte.

UNIONE EUROPEA – La Commissione Europea giudica prematuro” rimuovere le restrizioni all’ingresso di viaggiatori provenienti da paesi non-UE, pur appoggiando un programma di selettiva riapertura.
Dal 1° luglio raccomanda di rimuovere le restrizioni che si applicano a 6 stati balcanici caratterizzati da un buon andamento epidemiologico (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia Settentrionale, Serbia), e di consentire eccezioni per studenti e lavoratori qualificati provenienti da paesi non-UE.
I confini interni dell’UE dovrebbero essere riaperti intorno al 15 giugno, ma gli Stati membri hanno già annunciato eccezioni a motivo del diverso livello di controllo dell’epidemia anche all’interno dell’UE.

STATI UNITI – Covid-19 update
Contagi 2.023.385, nuovi contagi 21.000, decessi 113.818, guarigioni 538.645 (Fonte: JHU)
L’aumento dei contagi negli Stati del Sud e in alcuni Stati occidentali conferma gli effetti delle scarse misure di distanziamento sociale in molte aree dopo la riapertura delle attività.
Come mostrano i dati riportati da JHU, i casi sono in aumento in Arizona, Georgia, South Carolina, Alabama, Nevada, Utah, Oregon, Florida, Texas, California.
In diversi Stati inizia a ridursi il margine di capacità disponibile nelle unità di terapia intensiva. Per ora non ci sono indicazioni di intenzione di nuove chiusure delle attività.
Invece negli Stati orientali e del Midwest dove le misure di contenimento sono state più rigide, la curva dei contagi è in calo deciso e ininterrotto.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha messo a segno un ampio recupero ieri favorito da un significativo aumento della risk aversion – registrato anche dall’ampia correzione dei mercati azionari – all’indomani del FOMC. Il messaggio di cautela e incertezza trasmesso dalla Fed ha fatto vacillare quel sentiment (forse eccessivamente) positivo che aveva guidato i mercati nelle ultime settimane.
Quest’ultimo movimento è a nostro avviso più coerente con la realtà dei fatti dove, pur riconoscendo i segnali di ripresa post-allentamento del lockdown, le difficoltà che ancora rimangono da superare e l’innegabile incertezza sullo scenario futuro non sarebbero compatibili con una prosecuzione, protratta, del relief rally osservato di recente.
Né parrebbe credibile l’ipotesi di una ripresa USA post-pandemia più debole e accidentata che altrove. La recente correzione del dollaro dovrebbe pertanto essere in via di esaurimento.

EURL’euro ha corretto sul generalizzato recupero del dollaro scendendo da massimi in area 1,14 a minimi in area 1,12 EUR/USD. A meno di un rapido rientro della risk aversion o di sorprese positive di rilievo dall’area euro l’apprezzamento recente del cambio dovrebbe fermarsi o perlomeno rallentare. Il livello tecnico che aprirebbe il fronte ribassista è1,1170 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha corretto sul generalizzato recupero del dollaro scendendo da 1,27 a 1,25 GBP/USD contro dollaro e da 0,89 a 0,90 EUR/GBP contro euro. La reazione è coerente anche alla luce dell’incertezza sui negoziati con l’UE, che rimane il principale fattore di rischio per la valuta britannica, a meno che il Regno Unito non chieda un’estensione del periodo di transizione, ipotesi al momento non avvalorata da segnali di apertura in tal senso. In assenza di sviluppi positivi la sterlina dovrebbe mantenersi sulla difensiva.

JPYLo yen invece si è rafforzato ancora ieri, favorito dal ritorno della risk aversion, portandosi da 107 a 106 USD/JPY contro dollaro (Fig. 2) e da 121 a 120 EUR/JPY contro euro.
Lo spazio di ulteriore apprezzamento rispetto al dollaro potrebbe essere limitato per il reciproco contendersi il ruolo di safe haven, il che agevolerebbe il riproporsi di una fase laterale come quella registrata tra aprile e maggio. Oggi apre in modesto arretramento.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La produzione industriale è attesa ancora in deciso calo ad aprile, dopo il -11,3% di marzo. A livello settoriale, la caduta peggiore dovrebbe aversi per i beni durevoli e i beni di investimento.
Tutti i principali Paesi hanno riportato una caduta molto ampia nel mese (Germania -21%, Francia -20,1%, Italia -19,1%, Spagna -21,8%). La variazione annua è vista peggiorare a -29% a/a da -12,9% precedente.
La produzione dovrebbe iniziare a risalire dal mese di maggio, come segnalato dagli indicatori di mobilità, dai consumi elettrici e dalle indagini di fiducia.

FRANCIA – La seconda lettura dovrebbe confermare che anche a maggio i prezzi al consumo sono rimasti fermi sul mese su entrambe le misure. L’inflazione dovrebbe quindi essere confermata in rallentamento di un decimo a 0,2% da 0,3% sulla misura nazionale e di due decimi a 0,2% da 0,4% su quella armonizzata. Il CPI potrebbe toccare un minimo attorno allo zero a giugno, per poi iniziare una graduale risalita nei mesi successivi.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno (prel.) dovrebbe aumentare a 74 da 72,3 di maggio.
Mentre la ripresa delle attività e la fine del lockdown diffuso a tutti gli Stati dovrebbe sostenere la fiducia, i disordini collegati alla morte di George Floyd e l’aumento delle tensioni sociali, insieme ai danni provocati in molte città dalle proteste, potrebbero creare un nuovo freno alla ripresa della fiducia e alla valutazione delle prospettive economiche.