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12 Dicembre 2019 – nota economica giornaliera

COMMENTI:

AREA EURO
– La riunione di politica monetaria del consiglio direttivo BCE vede come unico motivo di interesse la pubblicazione delle nuove stime macroeconomiche dello staff, le prime dopo l’ampio annuncio di politica monetaria di settembre. Sul fronte delle misure di politica monetaria, bisogna aspettarsi la conferma di tassi ufficiali e forward guidance: la BCE si limiterà nei prossimi mesi all’implementazione delle decisioni di settembre, come anche i mercati ora scontano. I dati diffusi nelle ultime settimane hanno fornito parziale conforto alle attese di riaccelerazione della crescita nel 2020, ma restano ben lungi dal poter indurre la BCE a revisioni al rialzo delle proprie stime di crescita. Al contrario, le stime per l’anno prossimo presentano ancora prevalenti rischi al ribasso e sono superiori al consenso, ma l’andamento dei trimestri centrali del 2019, leggermente migliore del previsto, potrebbe forse indurre lo staff a mantenere la proiezione di 1,2% per il PIL 2020.
Sull’inflazione, la stima BCE per il 2020 è inferiore al consenso di novembre e alla nostra previsione (1,2%); in questo caso, non sono da escludere piccole revisioni al rialzo. Ci si attende anche l’avvio della strategic review sulla politica monetaria, che potrebbe alla fine portare anche a modifiche nella definizione di stabilità dei prezzi.
– Il Consiglio europeo (il primo presieduto da Charles Michel) esaminerà varie questioni, tra cui i cambiamenti climatici (la strategia da presentare al segretariato della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici agli inizi del 2020) e il bilancio a lungo termine della UE (la discussione si baserà su uno schema di negoziato completo di cifre preparato dalla presidenza finlandese, come richiesto dai leader in ottobre).

REGNO UNITO – Si tengono le elezioni politiche generali, da cui dipenderanno le sorti di Brexit. I sondaggi confermano che i Conservatori rimangono in testa (con, in media, il 43% delle preferenze), seguiti dai Laburisti (33%), ma soprattutto le proiezioni attribuiscono ai Conservatori la maggioranza assoluta dei seggi (341 in media, sui 650 totali della House of Commons), che consentirebbe loro di governare da soli. Una vittoria con maggioranza assoluta dei Conservatori rappresenterebbe verosimilmente lo scenario più favorevole per gli sviluppi di Brexit e per gli effetti sull’economia britannica.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto ampiamente sull’esito del FOMC, rivedendo minimi abbandonati quattro mesi fa. La Fed che, come atteso, ha lasciato i tassi invariati, ha infatti assunto una posizione leggermente più cauta sul sentiero futuro dei tassi, prevedendo a larga maggioranza tassi fermi l’anno prossimo, laddove a settembre non si escludeva la possibilità di un primo rialzo già l’anno prossimo, in quanto vi era una spaccatura netta tra un taglio e un rialzo nel 2020, anche se la maggioranza – esigua – favoriva comunque tassi fermi. Rimane la previsione di un rialzo nel 2021 e un altro nel 2022. Viene confermata la pausa sui tassi, ma viene anche rimosso il riferimento all’incertezza che prima invece gravava sullo scenario globale e viene ribadito che in caso di deterioramento significativo dello scenario la Fed rimane pronta a fornire nuovo stimolo. La correzione del biglietto verde è reversibile, a condizione che i dati USA mostrino almeno una stabilizzazione o – meglio – un miglioramento del quadro complessivo.
Oggi intanto il dollaro sarà di nuovo in gioco, in quanto risentirà dell’esito della riunione BCE di riflesso alla reazione dell’euro e tra questa sera e domattina anche del risultato delle elezioni nel Regno Unito attraverso la reazione della sterlina.

EUR – L’euro si è rafforzato significativamente sull’esito del FOMC salendo da un minimo di 1,1068 a un massimo di 1,1144 EUR/USD. Oggi il nuovo test sarà la riunione BCE, che sarà importante non tanto per la decisione di politica monetaria, in quanto i tassi e gli altri parametri di policy, in primis la forward guidance, resteranno invariati, quanto per la pubblicazione delle nuove proiezioni di crescita e inflazione, rilevanti per cercare di inferire le linee decisionali del prossimo anno. I dati più recenti hanno evidenziato un miglioramento, ma probabilmente non sufficientemente significativo da indurre la banca centrale a rivedere verso l’alto le proiezioni di crescita, che anzi non è escluso possano essere leggermente limate per l’anno prossimo essendo al di sopra del consenso. Potrebbe invece esservi una lieve revisione al rialzo dell’inflazione per il 2020, che è al di sotto del consenso. Le previsioni attuali sono per una crescita a 1,1-1,2-1,4% nel 2019-2020-2021 rispettivamente, e per un’inflazione a 1,2-1,0-1,5% sullo stesso orizzonte previsivo. L’incontro di oggi è anche il primo di Christine Lagarde alla guida della banca centrale, per cui consentirà di prendere le misure dell’approccio valutativo e decisionale della nuova Presidente. In caso di revisioni marginali delle proiezioni, al ribasso sulla crescita ma al rialzo sull’inflazione, l’effetto complessivo sul cambio dovrebbe essere pressoché neutro e poco duraturo. Da monitorare la resistenza di 1,1170 EUR/USD, che – se sfondata – porterebbe alla fuoriuscita de cambio dal fronte ribassista in atto dal 2018.
Poi, tra questa sera e domani l’euro si muoverà anche in base all’esito delle elezioni britanniche, con il cambio EUR/USD che dovrebbe mantenere una correlazione positiva con la sterlina (cambio GBP/USD).

GBP – L’atteso appuntamento con le elezioni britanniche è arrivato. I seggi sono stati aperti questa mattina alle 7 e chiuderanno alle 22 (orario locale, rispettivamente 8 e 23 orario italiano). I primi exit poll arriveranno subito dopo la chiusura dei seggi, mentre i risultati definitivi dovrebbero aversi nel corso della notte, tendenzialmente entro la mattinata di domani. I sondaggi danno i Conservatori in testa e le proiezioni attribuiscono loro la maggioranza assoluta dei seggi, anche se le ultime due proiezioni disponibili hanno registrato una riduzione di tale maggioranza.
In caso di vittoria piena dei Conservatori (con maggioranza assoluta) la sterlina dovrebbe rafforzarsi sia come reazione di impatto sia successivamente. Contro dollaro l’upside dovrebbe estendersi verso 1,33-1,35 GBP/USD, contro euro la salita dovrebbe essere inferiore, verso 0,83-0,82 EUR/GBP, per via del probabile contestuale rafforzamento del cambio EUR/USD.
In caso invece di “hung parliament”, con i Conservatori che ottengono la maggioranza relativa, la sterlina dovrebbe indebolirsi, almeno come reazione iniziale scendendo contro dollaro verso 1,28 GBP/USD (con downside a 1,26-1,24 GBP/USD), un po’ meno contro euro, tra 0,85 e 0,88 EUR/GBP. In caso di “hung parliament”, con i Laburisti che ottengono la maggioranza relativa, l’effetto negativo sulla sterlina sarebbe più ampio, soprattutto all’inizio, con un downside che, nel tempo, potrebbe estendersi verso i minimi già osservati quest’anno, tra 1,22 e 1,19 GBP/USD contro dollaro, e tra 0,90 e 0,93 EUR/GBP contro euro. La valuta britannica potrebbe essere penalizzata anche di più in caso di vittoria piena del Labour, uno scenario considerato però improbabile.

JPY – Lo yen si è rafforzato contro dollaro sull’esito del FOMC, mantenendosi comunque in area 108 USD/JPY, mentre si è indebolito contro euro – per via del maggiore rafforzamento di quest’ultimo. Ora la valuta nipponica risentirà di eventuali novità sul fronte dei negoziati commerciali USA-Cina e dell’esito delle elezioni britanniche (indebolendosi in caso di vittoria piena dei Conservatori, rafforzandosi in caso contrario).

 

PREVISIONI:

ITALIA – Nel 3° trimestre, il tasso di disoccupazione dovrebbe essere calato a 9,8% da 9,9% dei tre mesi precedenti. In estate, gli occupati sono risultati circa stabili, in presenza di una contrazione di un decimo delle forze di lavoro. La disoccupazione è vista poco variata anche nell’ultimo trimestre dell’anno (in base ai dati provvisori mensili, è calata a 9,7% a ottobre). Le indagini stanno segnalando un netto rallentamento della dinamica occupazionale.

AREA EURO – La produzione industriale dell’eurozona è vista in calo a ottobre (-0,6% m/m), dopo il +0,1% m/m di settembre (sul quale non escludiamo una revisione al ribasso). Anche la variazione annua calerebbe, a -2,4% da -1,9% precedente. Nel trimestre autunnale, l’output sarebbe in rotta per una contrazione meno accentuata che nei mesi estivi (-0,3% t/t, da -0,9% precedente).

STATI UNITI – Il PPI a novembre è previsto in rialzo dello 0,2% m/m, dopo lo 0,4% m/m di ottobre, con una variazione modesta dell’energia e un andamento debole della componente alimentari. L’indice al netto di alimentari, energia e commercio dovrebbe aumentare dello 0,1% m/m, come a ottobre, con una modesta spinta dal comparto auto.