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11 Ottobre 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri la produzione industriale è cresciuta di 0,2% m/m (-4,2% a/a) in agosto.
L’aumento non è sufficiente a compensare il calo di -0,9% m/m (rivisto al ribasso di due decimi) registrato a luglio ma lascia comunque l’output in rotta per una leggera crescita nel 3° trimestre (0,1% t/t) dopo quattro trimestri consecutivi di contrazione.
Non ci aspettiamo però una riaccelerazione dell’attività, che al contrario resterà debole, nei prossimi mesi.

GERMANIA – Poco fa la stima finale ha confermato il brusco calo dell’inflazione a settembre, al 4,5% a/a dal 6,1% di agosto sul CPI e al 4,3% a/a dal 6,4% precedente sull’indice armonizzato per via di effetti basi favorevoli.
Si tratta di un minimo dallo scoppio del conflitto in Ucraina.
L’indice core (sul CPI), al netto di energia e alimentari, è sceso al 4,6% dal 5,5% di agosto.

 

COMMENTI:     

STATI UNITI – Ieri Bostic (Fed di Atlanta) ha dichiarato che la banca centrale non ha bisogno di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per portare l’inflazione al target del 2% e che, nelle sue attuali previsioni, non vede alcuna recessione.
Di tale opinione è anche Kashkari (Fed di Minneapolis) che vede sempre più probabile un “soft landing” per l’economia americana e sostiene che gli elevati rendimenti dei Treasury a lungo termine potrebbero “ridurre il lavoro da fare per la Fed“.
– Oggi i verbali della riunione del FOMC di settembre dovrebbero confermare il momento attendista della Fed, in pausa nell’ultima seduta per valutare la trasmissione della restrizione all’economia, ma potrebbero contenere indicazioni sul sentiero dei tassi nei prossimi mesi.
Nonostante la banca centrale abbia ribadito che le decisioni saranno prese riunione per riunione in base ai dati, la revisione al rialzo delle stime di crescita e al ribasso del tasso di disoccupazione forniscono maggiori argomenti a favore di un nuovo aumento dei tassi entro la fine dell’anno.
Altre indicazioni rilevanti potrebbero riguardare l’aggiornamento dei tassi obiettivo sui fed funds, in aumento di mezzo punto rispetto al livello atteso a giugno sia per il 2024 che per il 2025, segnale che occorrerà aspettare più tempo del previsto per vedere un’inversione della politica monetaria.
Su questo fronte, riteniamo che il momento di svolta sui tassi si manifesterà verso la fine del 2024 (probabilmente settembre) per via di una tenuta migliore del previsto dell’economia nel 2024-25 e della lentezza del calo atteso dei salari e dell’inflazione dei servizi core.

FMI – Il Fondo Monetario Internazionale ha limato la sua proiezione della crescita globale nel 2024 dal 3,0% al 2,9%, alzando le stime sulla crescita del PIL degli Stati Uniti a 1,5% ma abbassando quelle per la Cina (4,2%) e l’eurozona (1,2%).

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si mantiene in calo in linea con i rendimenti nell’attesa di spunti nuovi che arriveranno con i dati di inflazione domani: se dovessero sorprendere verso l’alto il dollaro potrebbe almeno in parte recuperare.
Da seguire intanto questa sera i verbali del FOMC per eventuali indicazioni sulla probabilità di un altro rialzo Fed, anche se gli ultimi discorsi hanno contribuito a ridimensionare significativamente tale ipotesi.

EURL’euro rimane in salita da 1,05 a 1,06 EUR/USD ma perlopiù di riflesso al dollaro.
Pertanto, domani potrebbe cedere di nuovo in caso di sorprese verso l’alto dall’inflazione USA, anche se il downside dovrebbe restare limitato entro i minimi recenti (in area 1,04 EUR/USD).

GBPLa sterlina si mantiene in salita contro dollaro da 1,22 a 1,23 GBP/USD, perlopiù di riflesso al cedimento del biglietto verde.
Non è di aiuto la maggior probabilità attesa di mercato di un altro rialzo BoE perché comunque il quadro di crescita dell’economia britannica è molto debole.
Contro euro, infatti, il cambio si mantiene in area 0,86 EUR/GBP.

JPYLo yen invece mantiene una tendenza stabile contro dollaro, in un range stretto a 148-149 USD/JPY, per via del controllo sul cambio da parte delle autorità domestiche e dell’assenza di novità.
I rischi restano però verso il basso qualora domani l’inflazione USA dovesse sorprendere verso l’alto.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Il PPI di settembre è atteso in crescita di 0,3% m/m, in rallentamento dallo 0,7% di agosto che era stato fortemente influenzato dalla crescita dell’energia (+10,5% m/m).
L’indice core dovrebbe registrare una variazione di 0,2% m/m, in linea con il mese precedente, confermando il graduale raffreddamento delle pressioni inflazionistiche sui servizi.