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11 Marzo 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri il PPI è cresciuto di 9,7% m/m a gennaio: è il quattordicesimo rincaro consecutivo, nonché la più ampia crescita mai registrata dall’inizio delle rilevazioni nel 1991; su base annua è stato raggiunto un nuovo massimo storico al 32,9% a/a.
Le pressioni sui prezzi dovrebbero intensificarsi già a partire da febbraio spinte dagli effetti della guerra in Ucraina.
Gli elevati costi di produzione potrebbero diventare insostenibili per le imprese.

GERMANIA – Oggi la stima finale ha confermato che a febbraio l’inflazione ha raggiunto il 5,1% a/a nazionale e il 5,5% a/a armonizzato.
Ad ogni modo, il dato di febbraio non riflette ancora pienamente il forte rialzo delle quotazioni delle materie prime energetiche.
Di conseguenza, gli effetti del conflitto in Ucraina dovrebbero spingere verso il 6% la media annua di inflazione nel 2022.

STATI UNITI – Ieri, il CPI di febbraio ha mostrato un rialzo di 0,8% m/m (7,9% a/a) per l’indice headline e di 0,5% m/m (6,4% a/a) per quello core.
La benzina spiega circa un terzo della variazione mensile totale.
I beni core hanno prezzi in rialzo di 0,4% m/m (12,3% a/a).
Per i servizi ex-energia, l’accelerazione a 0,5% m/m (dopo 0,4% m/m di gennaio) è preoccupante, ma non sorprende.
Il principale contributo al rialzo viene dall’abitazione, in aumento di 0,5% m/m, dovuto a 0,6% m/m per gli affitti, 0,4% m/m per gli affitti figurativi e a un rimbalzo delle tariffe alberghiere (2,5% m/m).
I trasporti sono un rialzo di 1,4% m/m, con tariffe aeree e del noleggio auto in continua ripresa.
L’inflazione a marzo dovrebbe superare l’8% a/a: i dati confermano l’urgenza della svolta di politica monetaria attesa alla prossima riunione del FOMC.

GIAPPONE – I consumi delle famiglie a gennaio sono aumentati di 6,9% a/a in termini reali.
Su base mensile i consumi reali a inizio anno sono in calo di -1,2% m/m in seguito alle restrizioni attuate per contrastare la nuova ondata di contagi.
Con il miglioramento del quadro sanitario la spesa delle famiglie dovrebbe rimbalzare nella parte finale del 1° trimestre.

 

COMMENTI:

BCE – La BCE ha dato ieri una scossa alle curve dei tassi annunciando un’accelerazione nel processo di azzeramento degli acquisti netti di titoli, malgrado lo scoppio del conflitto russo-ucraino.
Gli acquisti cumulati del 2° trimestre sono stati ridotti di 30 miliardi di euro: maggio e giugno sono stati ridotti rispettivamente a 30 e 20 miliardi.
Riguardo al terzo trimestre, gli acquisti dipenderanno dall’evoluzione dei dati; se questi confermeranno l’aspettativa che la ripresa continuerà anche dopo la fine degli acquisti netti, allora anche l’APP sarà interrotto nel terzo trimestre.
Riguardo ai tassi, la BCE segnala che saranno alzati “poco dopo” la fine degli acquisti netti, un indirizzo coerente con un rialzo dei tassi ufficiali a ottobre o dicembre 2022.
Il rialzo dei tassi sarà “graduale”.
La BCE sembra ritenere che le ripercussioni del conflitto saranno modeste
, e che la crescita resterà sostenuta.
Nello scenario di base, la crescita del PIL è vista a 3,7% nel 2022 e 2,1% nel 2023: la revisione al ribasso rispetto a dicembre è sì significativa, ma ci appare troppo limitata alla luce degli sviluppi di inizio anno.
Anche le stime di inflazione sembrano incorporare uno scenario relativamente ottimistico di andamento dei prezzi energetici.
Che ci sia una netta asimmetria nei rischi della previsione è evidenziato dalla pubblicazione di due scenari alternativi entrambi peggiori rispetto a quello di riferimento.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è risalito ieri e sta salendo ulteriormente oggi principalmente sui dati di inflazione USA che hanno confermato le attese di ampio rialzo convalidando lo scenario di avvio del ciclo di rialzi dei tassi Fed al FOMC di mercoledì prossimo e di un sentiero di aggiustamento che dovrà essere robusto, a maggio ragione dopo l’ampia ascesa dei prezzi energetici dovuta al conflitto.
Infatti, i rendimenti a breve USA sono saliti aggiornando i massimi recenti e sono saliti anche quelli a lunga, riportandosi in prossimità dei massimi recenti.
Nel breve il dollaro rimane favorito: il FOMC della settimana prossima sarà cruciale per poterne valutare meglio l’upside.

EURL’euro ha avuto una reazione contrastata all’esito della riunione BCE di ieri, ma alla fine coerente.
Inizialmente è salito
, significativamente (da 1,1030 a 1,1120 EUR/USD), sull’annuncio della decisione di policy: la BCE infatti ha lasciato i tassi invariati come scontato, ma ha sorpreso annunciando un’accelerazione del tapering (riduzione più rapida degli acquisti netti APP nel 2° trimestre e interruzione degli stessi nel 3° se i dati supporteranno l’aspettativa che lo scenario di medio termine dell’inflazione non si indebolirà dopo la fine degli acquisti netti).
Nonostante il conflitto russo-ucraino non ha quindi tirato il freno sul processo di normalizzazione, anzi ha accelerato.
Infatti, il mercato ha sostanzialmente re-introdotto quel secondo rialzo dei tassi entro fine anno (tra settembre/ottobre e dicembre) che era stato invece rimosso dopo lo scoppio del conflitto.
L’euro però è sceso più tardi, fino a scivolare in area 1,09 EUR/USD, durante e dopo la conferenza stampa.
La BCE infatti ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita (anche se di fatto solo su quest’anno) a 3,7-2,8-1,6% nel 2022-23-24 dalle precedenti 4,2-2,9-1,6%, rivedendo però significativamente al rialzo (seppure, anche in questo caso, perlopiù solo su quest’anno) le previsioni di inflazione a 5,1% – 2,1% – 1,9% nel 2022-23-24 dalle precedenti 3,2% – 1,8% – 1,8%.
E così l’euro ha chiuso la giornata al ribasso da 1,10 a 1,09 EUR/USD, dopo essere salito temporaneamente in area 1,11 EUR/USD.
L’interpretazione che si può dare della reazione – alla fine ribassista – del cambio è che l’azione normalizzatrice – in questo caso tempestiva – della BCE assume un’accezione leggermente negativa, in quanto la BCE si trova costretta ad agire comunque (ovvero nonostante il conflitto in corso e nonostante le ricadute negative sulla crescita) per contrastare uno shock da offerta cha fa salire “troppo” l’inflazione.
Se non ci fosse stato il conflitto un’accelerazione del processo di normalizzazione della BCE avrebbe favorito l’euro, in presenza invece del conflitto lo penalizza.
Tuttavia, il grado di penalizzazione potrebbe essere limitato (in quanto la BCE ha spiegato che l’aggiustamento successivo sarà comunque graduale e sarà calibrato in base all’evoluzione dei dati oltre che del conflitto) e potrebbe manifestarsi non tanto nel breve quanto successivamente (una volta verificato l’effetto ribassista complessivo sulla crescita del conflitto da una parte e dell’azione normalizzatrice della BCE dall’altra).
Nel breve pertanto non rivediamo ulteriormente al ribasso le previsioni del cambio, ma ci limitiamo a segnalare che aumentano i rischi verso il basso (downside nella fascia 1,05-1,03 EUR/USD rispetto ai target ribassisti che manteniamo collocati in area 1,06 EUR/USD).
Cruciali saranno in particolare nel brevissimo, a parte gli sviluppi sul fronte del conflitto, l’evoluzione delle quotazioni del petrolio e l’esito del FOMC di mercoledì prossimo.
Rivediamo invece moderatamente al ribasso le previsioni a 12m-24m a 1,15-1,20 EUR/USD dalle precedenti 1,18-1,23 EUR/USD, sia perché la maggior persistenza dell’effetto ribassista sulla crescita dello shock in corso diventerà più evidente al di là del breve termine sia perché, alla luce dell’accresciuta incertezza per via del conflitto, appare ragionevole incorporare almeno parzialmente nella previsione oltre il breve termine lo spostamento dei rischi verso il basso sulla crescita dell’area.

GBPAnche la sterlina è scesa contro dollaro tra ieri e oggi da 1,31 a 1,30 GBP/USD aggiornando qui oggi i minimi a 1,3048 GBP/USD.
Contro euro la dinamica della sterlina rimane più contrastata: dopo essere scesa temporaneamente ieri da 0,83 a 0,84 EUR/GBP si è parzialmente ripresa successivamente, mantenendosi comunque nello stesso range.
La valuta britannica sta risentendo negativamente del peggioramento del trade-off tra crescita e inflazione dovuto all’ampio rincaro dei prezzi energetici a causa del conflitto.
Anche se la BoE contrasterà la salita dell’inflazione proseguendo il ciclo di rialzo dei tassi (già alla riunione di giovedì prossimo) gli aumentati rischi verso il basso sulla crescita pesano sul cambio.
Rivediamo pertanto al ribasso anche il profilo atteso della sterlina rispetto al dollaro a 1,30-1,35-1,36-1,40-1,44 GBP/USD a 1m3m-6m-12m-24m dal precedente 1,31-1,35-1,38-1,44-1,48 GBP/USD.
Il nuovo profilo atteso contro euro passa a 0,82-0,81-0,82-0,82-0,83 EUR/GBP a 1m-3m-6m-12m-24m dal precedente 0,81-0,81- 0,81-0,82-0,83 EUR/GBP.
Importante per la dinamica della sterlina sarà la riunione BoE di giovedì prossimo, non solo per la decisione sui tassi (atteso un altro rialzo) ma anche per la valutazione aggiornata post-conflitto del quadro di crescita-inflazione domestico.

JPYCome avevamo prospettato, lo yen ha accelerato l’indebolimento in atto contro dollaro, portandosi tra ieri e oggi da 115 a 117 USD/JPY, aggiornando qui i minimi recenti per andare a rivedere livelli abbandonati a inizio 2017.
Il movimento è dovuto alla salita dei rendimenti USA sui dati di inflazione USA e in attesa dell’avvio del ciclo di rialzi Fed la prossima settimana, ma anche alla consapevolezza che invece la BoJ dovrà mantenere le condizioni di policy ancora massimamene accomodanti per non compromettere la ripresa non ancora consolidata dopo la crisi pandemica e ora resa più complicata dallo scoppio del conflitto attraverso l’ampio aumento dei prezzi energetici e la salita dell’inflazione, che la BoJ non può contrastare ma che inciderà negativamente sia sui redditi/spesa delle famiglie sia sui profitti delle imprese giapponesi.
Rivediamo pertanto al ribasso il profilo atteso dello yen rispetto al dollaro a 117-118- 119-119-120 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m-24m dal precedente 115-116-117-118-119 USD/JPY.
In seguito alle revisioni condotte anche sul cambio EUR/USD, il nuovo profilo atteso dello yen rispetto all’euro passa a 125-129-133-137-144 EUR/JPY a 1m-3m-6m-12m-24m dal precedente 122-126- 131-139-146 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi sarà pubblicata la fiducia delle famiglie rilevata dall’Univ. of Michigan a marzo, che dovrebbe correggere a 62 da 62,8 e mantenersi sui minimi da a causa delle crescenti preoccupazioni per il rialzo dell’inflazione.