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11 Maggio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri la produzione industriale è calata a sorpresa a marzo, di -0,6% m/m dal -0,2% di febbraio, registrando la terza flessione consecutiva.
Su base annua (corretta per gli effetti di calendario), l’output è diminuito ulteriormente a -3,2% dopo il -2,3% di febbraio (secondo dato più basso da fine 2020).
Il calo è diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie ad esclusione dei beni durevoli e strumentali.
La flessione, meno marcata nel solo settore manufatturiero (-0,4% m/m), è trainata principalmente da farmaceutico (-4,7%), gomma e plastica (-2%), chimica (-1,5%) e tessile e abbigliamento (-1,4%).
In questa fase, l’industria in Italia sembra beneficiare meno che in altri Paesi dell’Eurozona del contro-shock sui fattori di offerta (moderazione dei prezzi energetici e minori carenze di materiali) – vista la minor rilevanza dei settori ad alta intensità di energia e di semiconduttori -, nonché della ripresa della domanda dalla Cina; inoltre, i comparti energivori stanno beneficiando del calo dei prezzi del gas meno che altrove, probabilmente a causa di interventi governativi meno pervasivi e di un maggiore ritardo nella trasmissione dei prezzi all’ingrosso dell’energia sugli utenti finali.
I dati recenti confermano che non è dall’industria in senso stretto che è arrivato il sorprendente rimbalzo del PIL (+0,5% t/t) visto a inizio anno (pensiamo che sia stato alimentato dai servizi e dalle costruzioni).
Ci aspettiamo che la crescita del PIL su base congiunturale nei prossimi trimestri possa essere meno vivace rispetto a quella vista a inizio anno: stimiamo un’attività economica in aumento in media di 0,2% t/t nei restanti trimestri dell’anno (il che sarebbe coerente con un’espansione dell’1% per l’intero 2023).

STATI UNITI – Ieri, il CPI ad aprile è aumentato di 0,4% m/m (4,9% a/a), dopo 0,1% m/m del mese precedente.
L’energia ha registrato un rialzo di 0,6% m/m (-5,1% a/a), spinto dalla benzina, che ha più che compensato le correzioni delle altre componenti del comparto energetico.
Per gli alimentari, la variazione è stata nulla per il secondo mese consecutivo, con una contrazione di -0,2% m/m per gli alimentari consumati a casa, e un rialzo della ristorazione ancora solido (0,4% m/m).
L’indice core ha registrato una variazione di 0,4% m/m, come a marzo, segnalando una stabilizzazione dei rialzi da inizio 2023.
La variazione tendenziale, a 5,5% a/a (da 5,6% a/a di marzo) indica persistenza dell’inflazione su livelli elevati e l’interruzione del trend verso il basso visto nella seconda metà del 2022.
Il focus per lo scenario dei prezzi resta concentrato sui servizi core ex-abitazione, che non accennano a rallentare.
I beni core hanno prezzi in accelerazione sia su base mensile sia su base annua (0,6% m/m, 2% a/a).
Gli aumenti sono diffusi ad abbigliamento (0,3% m/m, 3,6% a/a), auto usate (4,4% m/m, -6,6% a/a), medicinali (0,5% m/m, 4% a/a), arredamento (-0,4%, 4,8% a/a).
Le auto nuove hanno prezzi in calo di -0,2% m/m (5,4% a/a), grazie anche alla normalizzazione delle scorte.
I servizi core ex-energia, in aumento di 0,4% m/m (6,8% a/a) e in linea con i dati di marzo, confermano una dinamica mensile in rallentamento rispetto ai mesi precedenti, grazie al ritmo più contenuto per i servizi abitativi, in rialzo di 0,4% m/m (8,1% a/a), dopo 0,6% m/m, da una media di 0,75% m/m nei trimestri precedenti.
Gli affitti e gli affitti figurativi aumentano di 0,6% m/m e di 0,5% m/m, rispettivamente.
Il resto dell’indice dei servizi core è una combinazione di voci in rialzo e in calo, con variazioni ancora positive ed elevate per assicurazioni auto, ricreazione (0,7% m/m) e “altri servizi personali” (1,5% m/m).
Nel complesso, i dati danno indicazioni di persistenti pressioni inflazionistiche nel comparto dei servizi core ex-abitazione, ma anche di generale stabilizzazione, coerente con una pausa per i tassi.

CINA – L’inflazione dei prezzi al consumo di aprile è scesa più delle attese di consenso (Bloomberg: 0,3% a/a), portandosi a 0,1% a/a da 0,7% a/a in marzo, spinta al ribasso da un effetto base favorevole ma anche dal calo dei prezzi nel comparto dei beni (-0,5% m/m, il terzo calo mensile consecutivo dall’inizio dell’anno, e -0,4% a/a) e in particolare degli alimentari (-1% m/m), dove l’inflazione tendenziale è frenata da 2,4% a/a in marzo a 0,4% a/a in aprile, e dei beni per l’abitazione.
La forte spinta al ribasso è venuta inoltre dal calo dei prezzi del comparto dei trasporti (da -1,9% a/a in marzo a -3,3% a/a in aprile), trainato dai carburanti (-10,6% a/a), e dalle spese per l’abitazione.
L’inflazione è invece salita nelle categorie dell’abbigliamento, dei servizi turistici (+9,1% a/a), dei beni e servizi vari, e in generale nella categoria dei servizi, dove è passata da 0,8% a/a in marzo a 1,0% a/a in aprile, contribuendo a mantenere stabile l’inflazione core a 0,7% a/a (+0,1% m/m).
La deflazione dei prezzi alla produzione si è intensificata, passando da -2,5% a/a in marzo a -3,6% a/a in aprile – poco sopra i minimi di maggio 2020 (-3,7% a/a) – spinta al ribasso dal calo dei prezzi nel comparto dei beni di produzione, in particolare delle materie prime industriali, e dal rallentamento dell’inflazione nel comparto dei beni di consumo.
La riapertura e il miglioramento atteso nel mercato del lavoro dovrebbero continuare ad alimentare un aumento dell’inflazione dei servizi e, in misura minore, dei beni non alimentari, soprattutto nella seconda parte dell’anno, ma l’inflazione totale non dovrebbe superare il 3% per fine anno.

 

COMMENTI:                                  

BCE – Ieri il portoghese Centeno si è confermato fra i più riluttanti a sostenere il rialzo dei tassi nel consiglio direttivo BCE.
Secondo Centeno, i tassi sono quasi al picco in questo ciclo, che secondo lui sarà raggiunto a giugno o a luglio; quindi, resteranno elevati per un po’ e potrebbero iniziare a scendere nel corso del 2024.
Per Villeroy de Galhau, la parte essenziale del cammino è già stata percorsa, e quanto resta è “più marginale”.
Secondo “fonti” anonime contattate da Bloomberg, invece, i tassi potrebbero salire anche a settembre.

REGNO UNITO – Oggi in Gran Bretagna c’è molta attesa per l’esito della riunione BoE, non solo in termini di decisione immediata sui tassi, ma anche per le indicazioni sul sentiero futuro.
Le attese (sia nostre sia di consenso), sono per un ultimo rialzo di 25 pb, che porterebbe il bank rate a 4,50%, ma i rischi sono verso l’alto, con la BoE che a nostro avviso potrebbe alzare di più oggi (di 50 pb) o limitarsi a 25 pb oggi ma aggiungerne ancora altri 25 pb alla prossima riunione del 22 giugno.
I mercati scontano con probabilità piena 50 pb complessivi di rialzo nei prossimi mesi, suscettibili di salire a 75 pb con probabilità del 70-80%.
L’incertezza sulle intenzioni della BoE è aumentata molto di recente, al susseguirsi di varie sorprese verso l’alto giunte dai dati (inflazione e retribuzioni in primis, ma anche crescita), e sulle quali il mercato ha rivisto al rialzo il profilo atteso dei tassi BoE.
Tuttavia, l’incertezza è elevata perché le attese di mercato mal si conciliano con lo scenario macro – recessione protratta nel 2023/24 e inflazione che scende sotto target sia l’anno prossimo sia il successivo – che la BoE prospetta da molti mesi (da agosto 2022).
Cruciali saranno pertanto le nuove proiezioni che la BoE fornirà con il Monetary Policy Report aggiornato, che verrà pubblicato al termine della riunione odierna.
Ci aspettiamo una revisione verso l’alto sia delle previsioni di crescita che di quelle di inflazione, ma determinante sarà l’entità della revisione, per capire non solo il punto di arrivo del ciclo di rialzi in corso, ma anche le tempistiche dell’inversione di policy (avvio del ciclo di tagli) che altrimenti – con le proiezioni di inflazione attuali – sarebbe da collocarsi già nel 1° trimestre dell’anno prossimo.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri sui dati di inflazione che sono risultati lievemente più bassi delle attese, mostrando un marginale calo sia per l’indice “headline” che per quello “core”.
Il dato convalida la fine del ciclo di rialzi Fed e quindi lo scenario di trend ribassista del biglietto verde in attesa dell’inversione di policy più avanti.
Anche se oggi infatti il dollaro apre di nuovo al rialzo, dovrebbe trattarsi di un movimento temporaneo, scattato questa notte sui dati di inflazione cinese, che hanno registrato un calo superiore alle attese rafforzando i timori di una ripresa meno solida del previsto in Cina e quindi preoccupazioni per la crescita a livello globale: l’associato aumento dell’avversione al rischio ha favorito la divisa statunitense nel suo ruolo di safe haven.

EURL’euro è risalito ieri da 1,09 a 1,10 EUR/USD sui dati di inflazione USA ma è di nuovo in calo questa mattina, al di sotto dei minimi di ieri, sul generalizzato recupero del biglietto verde collegato al riproporsi di timori di rallentamento della crescita a livello globale superiore al previsto.
In una fase in cui alcuni dei più recenti dati dell’area si sono rivelati più deboli delle attese il rischio di un peggioramento della congiuntura mondiale pesa maggiormente sul cambio.
Al di là del breve, tuttavia, il driver di fondo, dato dai differenziali di tasso/rendimento, dovrebbe tornare dominante, agendo a favore di un rafforzamento dell’euro.

GBP – La sterlina ha aggiornato i massimi contro dollaro ieri in area 1,26 GBP/USD sui dati di inflazione USA, ma è in calo stamani sul generalizzato recupero del biglietto verde.
Oggi, tuttavia, la valuta britannica sarà influenzata dall’esito della riunione BoE, che è molto incerto, non solo in termini di decisione immediata sui tassi, ma anche per le indicazioni sul sentiero futuro.
Le attese (sia nostre sia di consenso), sono per un ultimo rialzo di 25 pb, che porterebbe il bank rate a 4,50%, ma i rischi sono verso l’alto, con la BoE che a nostro avviso potrebbe alzare di più oggi (di 50 pb) o limitarsi a 25 pb oggi ma aggiungerne ancora altri 25 pb alla prossima riunione del 22 giugno.
I mercati scontano con probabilità piena 50 pb complessivi di rialzo nei prossimi mesi, suscettibili di salire a 75 pb con probabilità del 70-80%.
L’incertezza sulle intenzioni della BoE è aumentata molto di recente, al susseguirsi di varie sorprese verso l’alto giunte dai dati (inflazione e retribuzioni in primis, ma anche crescita), e sulle quali il mercato ha rivisto al rialzo il profilo atteso dei tassi BoE.
Tuttavia, l’incertezza è elevata perché le attese di mercato mal si conciliano con lo scenario macro – recessione protratta nel 2023/24 e inflazione che scende sotto target sia l’anno prossimo sia il successivo – che la BoE prospetta da molti mesi (da agosto 2022).
Cruciali saranno pertanto le nuove proiezioni che la BoE fornirà con il Monetary Policy Report aggiornato che verrà pubblicato al termine della riunione odierna.
Ci aspettiamo una revisione verso l’alto sia delle previsioni di crescita che di quelle di inflazione, ma determinante sarà l’entità della revisione, per capire non solo il punto di arrivo del ciclo di rialzi in corso, ma anche le tempistiche dell’inversione di policy (avvio del ciclo di tagli) che altrimenti – con le proiezioni di inflazione attuali – sarebbe da collocarsi già nel 1° trimestre dell’anno prossimo.
Se l’esito della riunione BoE porterà a maggiore restrizione monetaria nel breve e a una successiva inversione di policy più lontana nel tempo la sterlina dovrebbe trarne beneficio, sia contro dollaro, sia – in misura inferiore – contro euro.

JPYAnche lo yen si è rafforzato contro dollaro sui dati di inflazione USA da 135 a 133 USD/JPY e sta arretrando stamani sul generalizzato recupero del biglietto verde.
L’arretramento è tuttavia inferiore a quello dell’euro perché lo yen trae beneficio dall’aumento dell’avversione al rischio. Infatti, rimane in rafforzamento contro euro da 148 a 146 EUR/JPY.
Al di là del breve il driver torneranno ad essere i differenziali di rendimento, attesi favorevoli alla valuta nipponica.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi i dati in agenda, PPI di aprile e nuovi sussidi di disoccupazione, non dovrebbero modificare il quadro di prezzi alla produzione in aumento moderato e di rallentamento della domanda di lavoro.