Seguci su twitter

Categorie

11 Maggio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è rimasta stabile a marzo, mentre era attesa una ampia contrazione dopo il rimbalzo di febbraio (4% m/m).
L’Italia resta l’unico tra i 4 principali Paesi dell’Eurozona ad aver più che recuperato i livelli di produzione industriale pre-pandemici, ma gli indicatori ad alta frequenza, come il consumo di gas a uso industriale, segnalano che l’attività produttiva potrebbe essersi contratta già ad aprile.
A nostro avviso, l’industria frenerà il PIL almeno per tutto il primo semestre dell’anno (ma l’impatto potrebbe essere più duraturo).

GERMANIA
– Questa mattina, la stima finale ha confermato che l’inflazione nazionale ad aprile è salita da 7,3% a 7,4% a/a, e quella armonizzata da 7,6% a 7,8%; a guidare il rialzo sono stati i prezzi dei servizi (3,2% da 2,8% precedente), mentre ha rallentato l’energia (33,6%).
In media annua, l’inflazione tedesca dovrebbe assestarsi oltre il 7% (sull’indice armonizzato), in un contesto di incertezza molto elevata e persistenti rischi al rialzo.
– Ieri l’indice ZEW di maggio ha registrato un lieve miglioramento a -34,3 punti da -41 di aprile.
Ad ogni modo, il dato rimane ben al di sotto della media storica (22,7).
L’indicatore sulla situazione corrente è calato per il terzo mese consecutivo, a -36,5 da -30,8 precedente, anticipando una probabile contrazione del PIL nel 2° trimestre.
Dall’indagine di questo mese è emerso anche un calo delle aspettative di inflazione nell’Eurozona (-36,5 punti rispetto ad aprile, a -10,6)

CINA – L’inflazione dei prezzi al consumo è salita da 1,5% a/a in marzo a 2,1% a/a in aprile, superando le attese di consenso (Bloomberg: 1,8% a/a), trainata verso l’alto dagli aumenti dei prezzi nel comparto alimentare (0,9% m/m e 1,9% a/a in aprile, dopo quattro mesi di cali tendenziali), dei trasporti (da 5,8% a/a in marzo a 6,5% a/a in aprile), in particolare dei carburanti (da 24,1% a/a in marzo a 28,4% a/a in aprile) e, in misura minore, dei servizi alla famiglia.
Il rallentamento dell’inflazione negli altri comparti, in particolare dei servizi turistici e culturali, ha determinato una diminuzione dell’inflazione core da 1,1% a/a in marzo a 0,9% a/a in aprile.
L’inflazione dei prezzi alla produzione è scesa da 8,3% a/a in marzo a 8% in aprile, grazie ad un rallentamento della dinamica mensile e a un effetto base ancora molto favorevole che permarrà nei prossimi sei mesi, favorendo un ulteriore calo.
L’inflazione dei prezzi alla produzione è stata spinta al ribasso da una decelerazione dei prezzi nel comparto dei beni manufatti e da un ritorno in territorio negativo dell’inflazione dei beni di consumo durevoli dopo cinque mesi di aumenti.
L’inflazione è vista in crescita nei prossimi mesi anche a causa di un effetto base sfavorevole, ma la debolezza della domanda interna dovrebbe contenere il picco al di sotto del 3,5% alla fine del 3° trimestre.

 

COMMENTI:

BCE – Il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, si è unito al coro di chi nella BCE vuole effettuare il primo rialzo dei tassi ufficiali a luglio per riportare i tassi in territorio positivo entro fine anno.
Il motivo è che le pressioni inflazionistiche alimentate dal rincaro dell’energia stanno diventando più diffuse.
Nagel ha anche detto che vorrebbe ripristinare la centralità del tasso sulle operazioni principali di rifinanziamento, il che implicherebbe eliminare il regime di piena allocazione, e che non ritiene al momento necessario introdurre uno strumento specifico contro la frammentazione.

STATI UNITI
 – Ieri, la Camera ha approvato un pacchetto di 40 miliardi per il sostegno sia umanitario sia militare a favore dell’Ucraina.
Il passaggio al Senato è praticamente certo, con la firma di Biden prevista entro la fine della settimana.
Il Senato ha approvato, lungo linee di partito, la nomina di Lisa Cook al Board della Fed.
Cook è un’economista che ha insegnato a Michigan State University e ha fatto parte del Council of Economic Advisers di Obama.
– Dalla Fed, Williams (NY Fed) ha detto che oggi la sfida per la politica monetaria è “frenare l’inflazione mantenendo l’economia forte” e attuando un “atterraggio quasi-morbido (“softish”)”.
Secondo Williams, la spesa per beni durevoli e per le abitazioni è una fonte di disequilibrio, che verrà controllata dall’azione della Fed mirata ridurre le pressioni sul mercato del lavoro e l’eccesso di domanda. Williams ha ribadito che la Fed si muoverà per riportare i tassi “su livelli più normali quest’anno” e, se necessario, alzerà i tassi reali al di sopra della neutralità, spingendo la crescita sotto il trend e il tasso di disoccupazione verso l’alto, ma non di molto.
Williams stima il tasso neutrale fra 2 e 2,5%.
Waller (Board Fed) ha detto che “l’inflazione è troppo alta” e la Fed deve agire per evitare una riedizione degli anni ’70.
Waller ha sottolineato che non c’è una formula magica per guidare la politica monetaria, ma che “è necessario raffreddare la domanda e provare a ridurre le pressioni” sui prezzi.
Barkin (Richmond Fed) ha confermato che la Fed “farà quello che deve fare per contenere l’inflazione e ha aggiunto che “siamo ancora lontani dal livello dei tassi che vincola l’economia”.
Mester (Cleveland Fed) ha segnalato che il programma di riduzione del bilancio non esclude che a un certo punto si attuino anche vendite di titoli che, se concentrate su MBS, accelererebbero il ritorno a un portafoglio di soli Treasury.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è sostanzialmente stabilizzato ieri, in attesa di spunti dagli importanti dati di inflazione di oggi.
Da questi si attende infatti un rallentamento per l’indice headline, che potrebbe incidere negativamente sul dollaro, ma la variazione è dovuta a un confronto statistico favorevole sull’indice annuale e al calo della componente energia su quello mensile.
L’inflazione core è invece attesa ancora in aumento su base mensile ed è questo l’indicatore più rilevante da guardare: se effettivamente mostrerà un’accelerazione, il dollaro dovrebbe venirne favorito, mentre se dovesse deludere, dovrebbe arretrare parzialmente.

EUR – Anche l’euro si è stabilizzato in area 1,05 EUR/USD e oggi reagirà di riflesso principalmente ai dati di inflazione USA, per cui se dovessero deludere dovrebbe rafforzarsi e potrebbe provare a risalire in area 1,06 EUR/USD, anche sull’onda dell’infittirsi di dichiarazioni BCE a favore di un primo rialzo dei tassi a luglio (ultimo in tal senso Nagel).
I rischi nel breve sono comunque ancora verso il basso, in particolare sul fronte del conflitto russo-ucraino (tra i temi da seguire in questi giorni quello della possibilità di sospensione delle importazioni di petrolio russo).

GBP – Anche la sterlina si è stabilizzata sia contro dollaro a 1,22-1,23 GBP/USD sia contro euro in area 0,85 EUR/GBP.
Se i dati USA di oggi porteranno a un generalizzato rafforzamento del dollaro, la valuta britannica dovrebbe indebolirsi contro dollaro, mantenendosi tendenzialmente in range contro euro.
In caso contrario potrà recuperare parzialmente contro dollaro, ma potrebbe rivelarsi meno resiliente dell’EUR/USD alla luce delle indicazioni giunte dalla riunione BoE.

JPY – Stabile anche lo yen sia contro dollaro a 129-130 USD/JPY sia contro euro a 137-138 EUR/JPY.
Se i dati USA faranno risalire i rendimenti a lunga USA lo yen potrà indebolirsi contro dollaro.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi il focus sarà sul CPI di aprile, atteso in rialzo di 0,2% m/m (8% a/a) per l’indice headline e 0,4% m/m (6,1% a/a) per l’indice core.
L’indice headline dovrebbe essere frenato dalla flessione (temporanea) della benzina, amplificata dalla correzione stagionale.
L’indice core dovrebbe registrare variazioni negative per le auto usate, ma aumenti sempre solidi per la maggior parte delle altre voci.
I prezzi dei servizi dovrebbero segnare nuovi aumenti, in particolare per l’abitazione, le attività ricreative e dell’ospitalità, le tariffe aeree.
In termini tendenziali, i dati dovrebbero confermare che il picco dell’inflazione è stato toccato a marzo, segnalando però che la discesa dovrebbe essere estremamente graduale, con un’inclinazione molto contenuta per gran parte del 2022, sulla scia di variazioni mensili in media sempre incompatibili con un ritorno rapido dell’inflazione al 2%.