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11 Maggio 2020 – nota economica giornaliera

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ITALIA – Dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri l’atteso decreto per il rilancio dell’economia, già più volte rimandato. Il provvedimento si è progressivamente ampliato fino a diventare una sorta di decreto “omnibus. Alla proroga di 9 settimane degli ammortizzatori sociali dovrebbe essere affiancato un “reddito di emergenza” ovvero un contributo temporaneo variabile dai 400 agli 800 euro per due mesi. Sono previste sovvenzioni concesse dagli enti locali alle aziende (compresi i lavoratori autonomi) per il pagamento dei salari dei dipendenti, in deroga alla normativa Ue sugli aiuti di Stato.
Slittano al prossimo 16 settembre i versamenti di ritenute, Iva, contributi previdenziali e Inail, atti di accertamento e cartelle esattoriali, e vi saranno ristori diretti a fondo perduto per PMI, artigiani, commercianti e autonomi fino a 5 milioni di ricavi o compensi.
Gli aiuti alle imprese saranno strutturati su quattro livelli a seconda del fatturato, coinvolgendo CDP (si parla di un fondo da 50 miliardi), ricapitalizzazioni dirette “pari passu” dello Stato e le Regioni.
Il Governo starebbe valutando anche garanzie statali fino a 15 miliardi per emissioni delle banche.
Il pacchetto famiglie dovrebbe prevedere contributi per colf e badanti, un “tax credit” per sostenere il turismo, sconti sugli affitti e il potenziamento dei centri estivi.
Sul fronte sanitario sono previsti premi per i lavoratori del settore e un potenziamento delle cure domiciliari.
Il decreto dovrebbe poi includere misure per le compensazioni di crediti d’imposta e o sblocco dei debiti commerciali della PA per 12 miliardi, il superbonus edilizio al 110%, crediti d’imposta sugli affitti per le imprese, misure per ridurre le bollette elettriche per le PMI, un incremento della dotazione del Fondo di solidarietà del trasporto aereo.
Nel complesso, il decreto dovrebbe avere un impatto di 55 miliardi sull’indebitamento netto, 65 miliardi sul fabbisogno e 155 miliardi sul saldo netto da finanziare.

AREA EURO – L’Eurogruppo ha finalizzato i termini del Pandemic Crisis Support. I dettagli sono stati pubblicati in un comunicato dell’Eurogruppo stesso, e in una sezione dedicata sul sito web del MES, che riporta anche la proposta di Regling al board del MES, che il 15 maggio formalizzerà la scheda tecnica.
La linea di credito, per la quale è confermata una dimensione massima pari al 2% del PIL dello Stato membro richiedente, sarà disponibile fino al 31 dicembre2022, e l’unico requisito è che i fondi siano utilizzati per il finanziamento diretto o indiretto della spesa sanitaria o delle attività di prevenzione connesse all’emergenza Covid-19.
L’analisi di ammissibilità è già stata condotta da Commissione Europea ed BCE per tutti gli Stati Membri in via preliminare. Il costo include componenti fisse e variabili, ed è largamente inferiore al costo delle emissioni a lungo termine del Tesoro italiano.
Quelle fisse includono 25 pb all’attivazione della linea, calcolato sul 15% dell’ammontare autorizzato e dedotto dai pagamenti successivi, più una commissione annua di servizio di 50pb, più 25pb a ogni utilizzo della linea. Le commissioni fisse possono quindi incidere per poco più di 10pb sul costo medio annuo della linea, ipotizzando una ripartizione su 10 anni del rimborso e una durata biennale della stessa.
La parte variabile è pari al costo della raccolta MES più un margine di 10pb. Attualmente, l’ESM paga 0,01% sulle proprie emissioni decennali.
L’utilizzo può avvenire in tranche mensili massime pari al 15% dell’ammontare autorizzato per la linea. Il rimborso degli utilizzi è previsto in media al massimo in 10 anni.
La proposta di Regling precisa che lo Stato Membro può anche scegliere di utilizzare la linea nella forma di Primary Market Purchase (PMP) facility, come avevamo ipotizzato. Tale opzione comporta il vantaggio di consentire in via teorica l’attivazione di un programma OMT da parte della Banca Centrale Europea, ma al prezzo di un costo più alto per gli utilizzi del PCS (quello del ricorso al mercato invece del tasso favorevole applicato dal MES).

ITALIADBRS ha confermato i ratingBBB(high)” dell’Italia, modificando però il trend da stabile a negativo.
Il trend negativo riflette l’elevata incertezza sulle ripercussioni economiche della pandemia, che potrebbero portare a una prolungata perdita di capacità produttiva, pesando sulla sostenibilità del debito. Il rating potrebbe essere abbassato se le prospettive economiche fossero strutturalmente più deboli, se il governo non riuscisse a implementare una strategia di riduzione del rapporto debito/PIL nel medio termine, o se vi fosse un significativo aumento dei costi di rifinanziamento tale da impattare la capacità del governo di far fronte alle proprie necessità finanziarie.
Nel frattempo, come atteso, Moody’s non ha aggiornato il rating dell’Italia, poiché il 23 aprile scorso aveva già pubblicato una analisi in cui confermava i rating attuali “Baa3/Stabile/P-3”.
Le prossime revisioni dei rating previste dal calendario ufficiale saranno il 10 luglio per Fitch, il 23 ottobre per S&P, il 30 ottobre per DBRS e il 6 novembre per Moody’s.

AREA EURO – La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha pubblicato un comunicato stampa nel quale ricorda che “in base a una giurisprudenza consolidata della Corte di giustizia, una sentenza pronunciata in via pregiudiziale da questa Corte vincola il giudice nazionale per la soluzione della controversia dinanzi ad esso pendente” e che “solo la Corte di Giustizia, istituita a tal fine dagli Stati membri, è competente a constatare che un atto di un’istituzione dell’Unione è contrario al diritto dell’Unione”. Infine, “al pari di altre autorità degli Stati membri, i giudici nazionali sono obbligati a garantire la piena efficacia del diritto dell’Unione”. In sostanza, si accusa la corte costituzionale tedesca di aver ecceduto le proprie competenze.

STATI UNITI – Covid-19 update
Le riaperture di attività proseguono in molti Stati. Alla fine della scorsa settimana le restrizioni all’attività produttiva sono state eliminate in Stati che rappresentano circa il 40% del PIL ed entro metà maggio dovrebbero essere attuata una normalizzazione su aree che producono circa il 65% del PIL.
La leadership democratica dovrebbe completare nei prossimi giorni un disegno di legge che prevede nuovi fondi per circa 750 mld a favore di stati ed enti locali, famiglie e imprese. I repubblicani e l’amministrazione hanno segnalato che ci sarà una pausa di alcune settimane nella discussione di nuove misure, per valutare l’efficacia di quanto attuato finora.
Il Congressional Budget Office (CBO) stima un deficit federale a 737 mld ad aprile, in calo rispetto a un avanzo di 160 mld nel 2019, sulla scia di spese a 976 mld (circa il doppio rispetto al 2019) ed entrate a 239 mld (in calo di 55% rispetto a un anno prima). Il CBO prevede un deficit di 3,7 tln (17,9% del PIL) nell’a.f. 2020.
– Un’analisi di Barrero, Bloom e Davis (BBD, COVID-19 Is Also a Reallocation Shock) stima, sulla base dei risultati della Survey of Business Uncertainty (Atlanta Fed, Chicago Booth, Stanford Univ.), alcune misure di riallocazione di fatturato e occupazione in seguito a Covid-19.
In base a queste stime, si prevede una riallocazione del lavoro maggiore di più di 2,5 volte rispetto alla media e di 3,9 volte per le vendite.
Le risposte delle imprese a domande speciali nell’indagine di aprile rivelano che il 42% dei licenziamenti/congedi effettuati ad aprile dovrebbe diventare permanente.
Inoltre, l’indagine rileva che Covid-19 genererebbe 3 nuovi occupati per ogni 10 licenziamenti. Questi dati richiederebbero un’ampia mobilità dei disoccupati fra imprese e settori.
BBD mostrano anche, sulla base dell’evidenza in occasione di altri shock, che le conseguenze di Covid-19 potrebbero avere effetti permanenti o comunque molto duraturi, e dovrebbero richiedere riallocazione di attività e occupazione. Tuttavia, diversi fattori tipicamente rallentano tali riallocazioni (competenze specifiche, regolamentazioni settoriali, statali e certificazioni) rendendo più duratura la perdita di occupazione causata direttamente dallo shock. Inoltre, la legislazione attuata probabilmente sarà di ostacolo alla riallocazione delle risorse, con sussidi di disoccupazione talmente generosi da rendere difficile il rientro al lavoro di molti disoccupati e trasferimenti generosi a imprese che restano aperte anche a fronte di uno spostamento duraturo della domanda. Nell’employment report di aprile, il 78% dei disoccupati risulta temporaneamente senza lavoro, ma con ogni probabilità, alla luce delle informazioni della Survey of Business Uncertainty, questa è un’ampia sovrastima della probabile natura delle recenti perdite di lavoro.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, ma è sceso nella giornata di venerdì, sul calo dei rendimenti USA e il ridimensionamento della risk aversion. Oggi apre di nuovo al rialzo.
La settimana entrante offrirà indicazioni di carattere misto, con i dati di aprile, vendite al dettaglio e produzione industriale, pessimi a causa della pandemia, ma quelli di maggio (fiducia dei consumatori e indice Empire) in marginale miglioramento per l’avvio della fase di uscita dal lockdown.
I dati che potrebbero prevalere come effetto di mercato sono quelli più recenti: il dollaro potrebbe quindi indebolirsi moderatamente per via del possibile ridimensionamento della risk aversion.
Da monitorare comunque anche gli sviluppi sul fronte delle relazioni USA-Cina per l’eventuale impatto sul sentiment globale.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata in calo da 1,09 a 1,08 EUR/USD, passando per minimi in area 1,07 EUR/USD. I dati in uscita questa settimana, seconda stima del PIL del 1° trimestre e produzione industriale di marzo, confermeranno un pessimo scenario dovuto alla pandemia.
L’euro sarà pertanto maggiormente influenzato dall’evoluzione della risk aversion a livello globale, che tende a favorirlo se in arretramento. Dovrebbe comunque restare in essere il range della scorsa settimana 1,07-1,09 EUR/USD.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata in calo da 1,25 a 1,24 GBP/USD passando per minimi a 1,22 GBP/USD, mantenendosi invece sostanzialmente in range tra 0,86 e 0,88 EUR/GBP contro euro.
Il focus in questi giorni sarà sul terzo round di negoziati con l’UE, che parte oggi e durerà tutta la settimana. Al momento non vi sono indicazioni favorevoli a progressi di rilievo: un eventuale stallo nelle trattative penalizzerebbe la sterlina sia contro dollaro sia contro euro.
Tra i dati, il più importante sarà il PIL del 1° trimestre, previsto in contrazione a causa della pandemia. Il Primo Ministro Johnson ha intanto annunciato i piani per il graduale allentamento del lockdown.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in rafforzamento: modesto contro dollaro da 107 a 106 USD/JPY, più ampio contro euro da 117 a 115 EUR/JPY, arretrando comunque parzialmente nella giornata di venerdì. Oggi è in calo guidato in parte da fattori tecnici. A meno di un nuovo aumento della risk aversion il cambio dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La produzione industriale è vista contrarsi del 19,5% m/m a marzo. Nell’ultima settimana del mese è stata disposta la chiusura di aziende che rappresentano il 48% della produzione, anche se le chiusure effettive potrebbero essere state inferiori.
Inoltre, le imprese non sospese hanno visto un’ampia riduzione della capacità produttiva, con poche eccezioni (alimentare, farmaceutico). Su base annua, l’output è atteso in calo del 20,7%. La flessione sarà ancora più marcata ad aprile: stimiamo che la produzione industriale possa quasi dimezzarsi nel bimestre marzo e aprile, rispetto ai valori di febbraio. Da maggio, partirà un graduale recupero, che però lascerà l’output su livelli ben inferiori rispetto a quelli pre-shock.

AREA EURO – La seconda lettura del PIL eurozona per il 1° trimestre dovrebbe confermare la contrazione di -3,8% t/t (-3,3% a/a) della stima flash; la prima lettura del dato tedesco mostrerà una flessione più contenuta rispetto a quella registrata nelle altre principali economie. I dati relativi a marzo sulla produzione industriale in Italia e nella media eurozona confermeranno l’ampia caduta già vista in Germania, Francia e Spagna, che peraltro è destinata ad ampliarsi, in tutti i principali Paesi, nel mese di aprile.