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11 Giugno 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è cresciuta molto più del previsto ad aprile, di +1,8% m/m.
Inoltre, il dato di marzo è stato rivisto al rialzo a +0,3% m/m dal -0,1% della prima stima.
Nel mese, sono stati trainanti i beni strumentali (+3,1% m/m), un segnale di vivacità per l’attività di investimento (che a nostro avviso potrebbe dare quest’anno il maggior contributo alla crescita del PIL italiano, con un rimbalzo a due cifre dopo il calo di -9,2% registrato dai dati sugli investimenti di contabilità nazionale lo scorso anno).
In ogni caso, l’incremento della produzione ad aprile è diffuso a tutti i raggruppamenti principali di industrie (da notare il recupero per i beni durevoli: +1,7% m/m dopo due mesi di cali superiori a un punto percentuale).
La tendenza annua della produzione mostra una netta accelerazione (a 79,5% sul dato corretto per i giorni lavorativi e gli effetti di calendario), che però non è significativa visto il confronto con il mese di aprile 2020 quando era stata disposta la sospensione di una notevole quota delle attività produttive (in tal senso, si tratta di un picco destinato a rientrare nei prossimi mesi).
In ogni caso, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è tornato sopra i livelli pre-COVID (+1,2% rispetto a febbraio 2020): era accaduto già lo scorso agosto (su livelli anzi più elevati, ma distorti da effetti stagionali), tuttavia pensiamo che questa volta l’output sia destinato anche nei prossimi mesi a permanere su livelli superiori a quelli pre-pandemici.
Il dato congiunturale di aprile potrebbe essere stato amplificato da effetti di calendario (in particolare, la Festa della Liberazione caduta di domenica).
Tuttavia, le indagini segnalano che la tendenza espansiva nell’industria è destinata a continuare nei prossimi mesi, e che al contributo positivo del manifatturiero si aggiungerà quello dei servizi, che stanno tornando a crescere più rapidamente di quanto previsto qualche settimana fa vista l’accelerazione nel calendario delle riaperture e negli indici di mobilità (in base ai Rapporti sugli spostamenti della comunità diffusi da Google, gli spostamenti verso gli esercizi commerciali e i luoghi ricreativi sono già tornati ai livelli di inizio agosto 2020).
La produzione industriale è in rotta per un incremento del 2% t/t nel 2° trimestre (in accelerazione dall’1% di inizio anno): al netto dell’ “anomalia statistica” del 3° trimestre 2020, si tratterebbe di un massimo dal 2010.
Ma quel che più conta, come detto, è che al rafforzarsi della ripresa nell’industria si aggiungerà nei prossimi mesi finalmente un apporto positivo anche dai servizi, che anzi potrebbero trainare la ripresa del PIL nella seconda metà dell’anno.

FRANCIA – La produzione industriale, in aprile, ha fatto segnare una contrazione di -0,1% m/m, contro un consenso di +0,5% m/m (+13,9% a/a, per via del confronto con il mese di aprile 2020).
Più ampia la discesa dell’indice manifatturiero (-0,3% m/m, +15,3% a/a).
Oltre alle misure restrittive, più severe che in altri Paesi, sui dati hanno pesato le persistenti difficoltà di approvvigionamento e prezzi crescenti delle materie prime.
La stima flash di marzo (+0,8% m/m) è stata invece rivista al rialzo a +1,0% m/m.
La produzione è in rotta per una contrazione nel 2° trimestre, un segnale che l’industria potrebbe dare un contributo negativo al PIL.
Il miglioramento degli indicatori di fiducia e degli indici di mobilità segna comunque una ripresa dell’attività industriale nel mese di maggio ed una possibile accelerazione in giugno.

STATI UNITI
 – Il CPI a maggio aumenta di 0,6% m/m, dopo 0,8% m/m di aprile, portando l’inflazione a 5% a/a, massimo da agosto 2008.
L’indice core è in rialzo di 0,7% m/m (3,8% a/a), dopo 0,9% m/m ad aprile, rispetto a previsioni di consenso per 0,5% m/m.
L’indice headline risente degli effetti contrastanti di energia e alimentari.
Il segmento energia è invariato, mentre gli alimentari sono in rialzo di 0,4% m/m.
La variazione dell’indice core è spinta sia dai beni sia dai servizi ex-energia.
I beni core sono in aumento di 1,8% m/m (2% m/m in aprile) e di 6,5% a/a, con alcuni comparti particolarmente solidi: auto usate +7,3% m/m (29,7% a/a), dopo 10% m/m di aprile, e abbigliamento +1,2% m/m (5,6% a/a).
I servizi ex-energia, con un incremento di 0,4% m/m sono trainati dall’abitazione (+0,3% m/m), spinta dagli affitti (0,4% m/m) e dalle tariffe alberghiere (+8,8% m/m, 10% a/a), dai trasporti (+1,5% m/m), con le tariffe aeree in rialzo di 10,2% m/m e le auto a noleggio in crescita di 12,1% m/m, e dai servizi ricreativi (+0,8% m/m, solo marginalmente sopra un anno fa, con 0,2% a/a).
La sanità invece rimane ancora su un sentiero contenuto, con un calo di -0,1% m/m per i servizi (1,5%a/a).
I dati danno un quadro non diverso da quello di aprile, con i rialzi più significativi nei comparti direttamente colpiti da COVID per i servizi e in quelli che risentono delle principali strozzature all’offerta per i beni.
La sanità è ancora su un sentiero contenuto e l’abitazione al netto della componente “lodging away from home” sta accelerando solo modestamente.
Questi due comparti, che sono i più consistenti sull’indice core, rappresentano rischi di ulteriore accelerazione dell’inflazione nei prossimi trimestri, quando ci saranno la trasmissione dei rialzi dei prezzi delle case e la ripresa della domanda per servizi sanitari.
Nel complesso i dati confermano gli effetti rialzisti sui prezzi derivanti dalla riapertura dei servizi chiusi con COVID e dalle strozzature all’offerta sui beni, con rischi verso l’alto nei prossimi mesi.
Riteniamo che la Fed continui a considerare gran parte dell’attuale rialzo dell’inflazione che un fenomeno transitorio dovuto alla riallocazione delle risorse, ma la questione cruciale per il sentiero futuro dell’inflazione sarà l’ancoraggio delle aspettative di famiglie e imprese.
I rischi sono verso l’alto per il 2021-22.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 5 giugno calano a 376 mila, da 385 mila della settimana precedente.
I sussidi statali esistenti a fine maggio flettono di 258 mila, a 3,499 mln, minimo dal 21 marzo 2020.
I sussidi totali in essere al 22 maggio calano di 95 mila, a 15,349 mln, circa dimezzati rispetto al livello di un anno fa (30 mln).

 

COMMENTI:

ITALIAAbbiamo recentemente rivisto al rialzo il profilo di crescita per l’economia italiana, a 4,6% per il 2021: tale previsione sconta un’espansione dell’ordine di un punto percentuale nel trimestre in corso, e di due punti percentuali nei mesi estivi; i rischi su tale sentiero ci appaiono oggi al rialzo.
Nelle nostre stime, l’economia italiano resterà quest’anno su livelli inferiori a quelli del 2019 di quasi cinque punti percentuali; tuttavia, il recupero dei livelli pre-COVID dovrebbe avvenire prima di quanto assunto precedentemente ovvero a fine 2022.
Inoltre, il PIL è destinato a nostro avviso a crescere più del potenziale per diversi anni (nostre attuali proiezioni: 4% nel 2022, 2,5% nel 2023, 1,6% nel 2024, 1% nel 2025 e 0,8% nel 2026), sulla scia sia del rimbalzo post-pandemico che degli effetti del PNRR (il cui impatto sul tasso di crescita dell’economia sarà a nostro avviso massimo nel prossimo biennio: 0,7% nel 2022 e 0,5% nel 2023).

AREA EUROLa BCE conferma gli acquisti netti PEPP. Il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di giocare sul sicuro.
Si legge nel comunicato che “il Consiglio direttivo si attende che nel prossimo trimestre gli acquisti netti nell’ambito del PEPP continuino a essere condotti a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi dell’anno”.
La questione della stagionalità è coperta implicitamente dalla natura flessibile del programma: “Il Consiglio direttivo condurrà gli acquisti in maniera flessibile in base alle condizioni di mercato”.
La presidente Lagarde ha dichiarato che il testo è stato approvato all’unanimità, e che il consenso è stato ampio (non unanime) riguardo al passo degli acquisti netti PEPP.
Differenze di opinione in merito erano chiaramente emerse nelle ultime settimane.
Netta revisione al rialzo delle previsioni. Lo staff della BCE ha rivisto drasticamente al rialzo le proiezioni di crescita per il 2021 e il 2022, lasciando invariate quelle per il 2023.
Il cambiamento riflette gli sviluppi positivi sul fronte della pandemia (vaccinazioni, dati sui contagi), il processo di riapertura avviato in queste settimane e i risultati incoraggianti delle indagini congiunturali.
La BCE si attende un vigoroso rimbalzo nel trimestre corrente e “forti progressi” nel secondo semestre.
La revisione è ancora più ampia considerando che la media annua non include la revisione pubblicata nei giorni scorsi da Eurostat per il 1° trimestre 2021.
Gli stessi fattori hanno indotto la presidente Lagarde a dichiarare che i rischi sono ora da considerare bilanciati.
Le proiezioni di inflazione sono state riviste come da nostre attese, con un ampio rialzo nel 2021 nel 2022, ma nessuna per le proiezioni a lungo termine, ferme a 1,4%.
Il giudizio della BCE è che “le pressioni sui prezzi rimarranno probabilmente nel complesso contenute, in parte riflettendo le basse pressioni salariali, nel contesto di un rallentamento economico ancora significativo, e di un apprezzamento del tasso di cambio dell’euro”.
Il documento previsionale evidenzia che lo staff della Banca centrale si attende che nel prossimo biennio l’accelerazione dei salari sia ampiamente compensata da un rimbalzo della produttività del lavoro.
Il testo della conferenza stampa nota che “le misure basate sui sondaggi e gli indicatori basati sul mercato delle aspettative di inflazione a lungo termine rimangono a livelli contenuti”.
Le prospettive. Riteniamo che la riunione del 22 luglio sarà interlocutoria, e che in luglio e agosto gli acquisti netti caleranno per fattori stagionali.
A settembre, il consiglio verificherà la portata dei miglioramenti in corso: se saranno in linea con le previsioni, e se la restrizione delle condizioni di finanziamento non sarà stata eccessiva, gli acquisti netti potrebbero anche non risalire dai minimi estivi.
In caso contrario, tornerebbero a 18-19 miliardi settimanali in media.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ieri sui dati di inflazione USA che anche nell’ultimo mese hanno mostrato un incremento molto ampio e superiore alle attese, ma poco dopo ha fatto marcia indietro e ha chiuso al ribasso, e apre in calo anche oggi, seguendo i rendimenti, sull’idea che questa accelerazione dell’inflazione è dovuta a fattori transitori e che quindi la Fed non anticiperà il tapering sulla base di questi dati.
Il test chiave per il dollaro sarà ora il FOMC di mercoledì prossimo.
Se, pur senza esporsi sul timing dell’annuncio del tapering, la Fed riuscirà a veicolare un messaggio favorevole sull’evoluzione dello scenario domestico, il dollaro dovrebbe almeno in parte beneficiarne, perché se i dati dei prossimi mesi convalideranno tale scenario, le condizioni per l’avvio della svolta di policy si potranno considerare sostanzialmente soddisfatte.

EURL’euro è sceso ieri sulla combinazione di dati USA ed esito della riunione BCE, ma di poco, contenendo le oscillazioni all’interno dell’area 1,21 EUR/USD.
La BCE, come atteso, ha lasciato invariati i parametri di policy, ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita e inflazione per quest’anno e il prossimo, ha rivisto in senso migliorativo la valutazione dei rischi che sono ora giudicati bilanciati, ma soprattutto ha indicato che gli acquisti netti nell’ambito del PEPP continueranno a essere condotti a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi dell’anno.
Quest’ultimo punto è molo importante in quanto trasmette il messaggio che la BCE, pur ritenendo che lo scenario dell’area sia migliorato, in questa fase vuole ancora mantenere condizioni di policy fortemente accomodanti, il che permette di evitare il formarsi di aspettative di mercato affrettate sui tempi dell’avvio della svolta di policy.
Questo a propria volta contribuisce a prevenire un apprezzamento dell’euro sulla base di fattori propri.
Infatti, ieri l’euro ha chiuso in calo, e oggi è in risalita solo di riflesso all’arretramento del dollaro.
Adesso anche per l’euro il focus si sposterà sul FOMC della prossima settimana.

GBPAnche la sterlina è salita ieri sul calo del dollaro da 1,40 a 1,41 GBP/USD, rafforzandosi invece contro euro da 0,86 a 0,85 EUR/GBP, ma era scesa autonomamente contro dollaro in mattinata per via del mancato raggiungimento di un accordo tra Regno Unito e UE su questioni post-Brexit relative all’Irlanda del Nord, questioni che verranno affrontate nuovamente nel fine settimana.
Questa mattina la valuta britannica è invece in calo sui dati di produzione industriale che hanno deluso.
I rapporti con l’UE, dati non omogenei e l’incertezza sui termini delle riaperture post-Covid possono mantenere la sterlina parzialmente sulla difensiva in questi giorni.

JPYLo yen si è rafforzato ieri di riflesso al calo del dollaro, salendo sia contro dollaro – mantenendosi comunque in area 109 USD/JPY – sia contro euro – anche in questo caso mantenendosi comunque in area 133 EUR/JPY.
Si tratta comunque ancora di movimenti che lasciano il cambio senza vere indicazioni direzionali che potranno arrivare invece dal FOMC della prossima settimana.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno dovrebbe risalire a 86 da 82,9 di maggio, grazie a un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e alla riapertura delle attività in seguito alla diffusione dei vaccini e all’eliminazione delle restrizioni.
I crescenti timori per il rialzo dell’inflazione stanno frenando la ripresa della fiducia.
Ancora una volta, il focus sarà sulle aspettative di inflazione, che a giugno potrebbero registrare un rallentamento del ritmo di crescita degli ultimi mesi, ma dovrebbero restare su livelli storicamente elevati.