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11 giugno 2020 – nota economica giornaliera

FRANCIA – La produzione industriale è scesa di un altro -20,1% m/m ad aprile, dopo il-16,2% m/mdi marzo. Si tratta di un minimo dal 1990. Il comparto manifatturiero è calato di -21,9% m/m dopo il-18,3% m/m marzo; il crollo più brutale viene registrato nel settore dei trasporti (-47,5% m/m), seguito dai beni intermedi (-24,6% m/m) e dalla raffinazione (-9,0% m/m).
La produzione energetica cala di -9,7% m/m.
Nelle costruzioni, l’attività diminuisce di -32,7% m/m. La variazione annua dell’output scende a -34,2% da -17,3% precedente. Aprile dovrebbe aver segnato il minimo per l’attività industriale.

STATI UNITI – Il CPI a maggio cala di -0,1%su base mensile (0,1% a/a), dopo -0,8% m/m ad aprile. La componente energia è in flessione di -1,8% m/m, sulla scia della contrazione di -3,5% m/m della benzina. Gli alimentari sono invece in rialzo di 0,7% m/m, spinti dagli alimentari consumati a casa (1% m/m).
CPI core corregge di -0,1% m/m (1,2% a/a), dopo -0,4% m/m ad aprile. Sull’indice core pesano variazioni contrastanti di molte voci. I beni core hanno prezzi in calo di -0,2% m/m (-1% a/a), con molte voci negative, fra cui abbigliamento -2,3% m/m (terza correzione consecutiva), auto usate -0,4% m/m. Altri beni registrano invece aumenti: auto nuove (0,3% m/m), prodotti sanitari (0,8% m/m), bevande alcoliche (0,8% m/m).
I servizi ex-energia hanno prezzi invariati, risultato di andamenti misti nei diversi comparti. Risultano in aumento: abitazione (0,2% m/m), con affitti e affitti figurativi in rialzo di 0,3% m/m e un’ulteriore correzione delle tariffe alberghiere e delle residenze scolastiche (-1,8% m/m); servizi medici (0,6% m/m). Invece, sono in flessione i trasporti (-3,6% m/m), con tariffe aeree in calo di -4,9% m/m, assicurazioni auto -8,9% m/m, noleggio auto (-3,5% m/m).
Come nei due mesi precedenti, la raccolta dei dati per la compilazione degli indici è limitata a indagini online o telefoniche, con risultati potenzialmente incompleti o non accurati.
Nella raccolta dati “normale”, pre-pandemia, circa il 74% dei dati era raccolto con interviste di persona, il 10% per telefono e il 16% online. A maggio l’83% dell’informazione è raccolto online e il 17% per telefono. Per alcune categorie, la percentuale di risposte è stata nettamente inferiore alla media, in particolare nella ristorazione, nell’istruzione e nell’abitazione.
I dati registrano una prevalenza dei prezzi in calo su quelli in aumento, in parte resa più marcata dal fatto che i pesi nel CPI sono fissi e non riflettono lo spostamento di domanda verso particolari settori, dando un bias verso il basso alla variazione complessiva.
Trasporti, ristorazione, tempo libero hanno registrato certamente una riduzione di spesa, ma, con pesi pre-pandemia elevati, influenzano ampiamente verso il basso l’indice generale. Al contrario, il peso limitato degli alimentari riduce l’impatto del rialzo dei prezzi nel comparto.
È probabile che questo effetto disinflattivo prevalga ancora nei prossimi mesi, fino a quando il distanziamento sociale “volontario” continuerà a dominare le decisioni di spesa dei consumatori, prevalentemente nei servizi.
A questo effetto metodologico con impatto unidirezionale, si aggiunge quello collegato all’informazione limitata, che può influenzare in modo meno prevedibile il risultato finale.
La previsione è che la dinamica dei prezzi resti molto debole nella parte centrale dell’anno, con l’inflazione headline poco sopra lo zero per tutto il 3° trimestre e quella core al di sotto del 2% almeno fino alla seconda metà del 2021.

 

COMMENTI:

ITALIANell’Economic Outlook, l’OCSE prevede che, se si evitano nuovi focolai di contagio di COVID-19,il PIL italiano possa contrarsi di -11,3% nel 2020, e mostrare un rimbalzo di +7,7% nel 2021.
In uno scenario in cui il Paese debba fronteggiare una seconda ondata di contagi, la diminuzione dell’attività economia quest’anno si amplierebbe a -14%, e il recupero l’anno prossimo sarebbe limitato a +5,3%.
Secondo l’OCSE, la ripresa per la produzione industriale sarà relativamente rapida; tuttavia, peserà la persistente debolezza dell’attività nel turismo e in diversi settori dei servizi.
Il rapporto debito/PIL quest’anno è visto raggiungere il 158% nello scenario base, e aumentare sino al 170% nel caso di seconda ondata epidemiologica.
L’OCSE auspica il rafforzamento delle politiche attive sul mercato del lavoro, in particolare per la riqualificazione dei lavoratori, e gli incentivi agli investimenti, oltre che un più facile accesso ai programmi di sostegno al reddito come il reddito di cittadinanza.
Secondo l’istituto, può essere necessario un rafforzamento del programma di garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze (GACS) in caso di rapido aumento dei crediti deteriorati, ed è auspicabile una rapida implementazione della nuova legge fallimentare.
L’OCSE suggerisce anche riforme per ridurre la burocrazia e migliorare l’efficacia della giustizia, nonché per la transizione “verde” e la digitalizzazione dell’economia.

BCE – Secondo Philip Lane, intervistato da Il Sole 24 Ore, l’APP fa parte dello strumentario stabile della banca centrale, non ha scadenza ed è finalizzato a conseguire l’obiettivo di inflazione, mentre il PEPP è uno strumento temporaneo e aggiuntivo dedicato esclusivamente ai problemi creati dallo shock pandemico.
Riguardo alla scadenza della fine del 2022 per i reinvestimenti, Lane ha dichiarato che la scelta vuole evitare il rischio di un’indesiderabile restrizione delle condizioni finanziarie in uno stato di ripresa ancora incompleta dalla crisi pandemica ed evitare interferenze con la condotta della politica monetaria; “allo stesso tempo, la strategia di reinvestimento del PEPP deve essere coerente con la sua natura temporanea e il collegamento alla crisi pandemica”.
Secondo Lane, inoltre, le banche centrali non deterranno debito pubblico per sempre, indipendentemente dalla situazione: se lo scenario di inflazione cambierà, anche la politica al riguardo dovrà mutare.

AREA EURO – L’Eurogruppo avrà oggi un altro scambio di vedute sulla situazione economica e le misure di politica economica necessarie a sostenere la ripresa. Non sono attese decisioni.
L’agenda prevede anche l’esame dei rapporti di sorveglianza per Cipro, Grecia e Spagna e un’informativa del SRB (Single Resolution Board).

STATI UNITIFOMC: “la Federal Reserve è impegnata a usare l’intero insieme dei propri strumenti per sostenere l’economia USA in questi tempi difficili”. La frase con cui inizia il comunicato riassume il messaggio della Fed, che garantisce la propria presenza attiva in un quadro ancora fosco dell’economia e ridimensiona l’ottimismo che era stato associato da molti alla svolta del mercato del lavoro di maggio e alle indicazioni di ripresa post-lockdown.
Il Comitato ha discusso, ma non ha apportato, modifiche alla guidance sui tassi, che comunque vengono ancorati dalle proiezioni di tassi stabili fino alla fine del 2022. Sugli acquisti, si indica un sentiero temporaneo con un pavimento al livello attuale e senza un limite superiore.
Nel complesso il FOMC, con il comunicato e la conferenza stampa di Powell, ha trasmesso indicazioni dovish, sottolineando i rischi verso il basso e l’incertezza che circonda uno scenario macro solo modestamente positivo e molto fragile.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto sull’esito del FOMC, scendendo ulteriormente e avvicinandosi ai minimi di marzo. La Fed infatti ha trasmesso un messaggio di grande cautela, spiegando che la pandemia non solo ha effetti molto pesanti sull’economia nel breve ma pone rischi considerevoli anche sul medio termine.
La Fed rimane pertanto pronta a utilizzare tutti gli strumenti a propria disposizione per sostenere l’economia in questo momento difficile. I tassi rimangono a 0-0,25% e resteranno su tali livelli fino a che l’economia non avrà superato questa crisi e non si sarà reimmessa sul sentiero di ritorno verso la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Nel grafico che traccia le previsioni individuali sui Fed Funds, la previsione è di tassi fermi fino a tutto il 2022.
Nelle nuove proiezioni di crescita la Fed si aspetta una contrazione quest’anno pari a -6,5%, con ripresa l’anno prossimo a 5,0% e 3,5%. Nel suo discorso Powell ha spiegato che non è chiaro se il controllo della curva sia una misura efficace, aggiungendo che la Fed preferisce comunque riuscire a farsi un’idea più chiara dello scenario futuro prima di decidere se adottare o meno questo strumento che, almeno inizialmente, potrebbe rivelarsi sfavorevole al biglietto verde.
Il messaggio di grande cautela e incertezza trasmesso dalla Fed, non solo espressamente ma anche in ciò che è stato omesso – ad esempio di profondersi in dettagli, anche solo ipotetici, su tempistiche e modalità della ripresa – giustifica la reazione di indebolimento del dollaro. Non dovrebbe però essere ancora sufficiente a provocarne una correzione ulteriore e protratta, a meno che lo scenario USA non si riveli peggiore di quello delle altre principali economie.
Oggi infatti apre già al rialzo sul generalizzato ridimensionamento del sentiment positivo di mercato alla luce dell’atteggiamento di cautela assunto dalla Fed.
D’ora in poi torneranno a riacquistare maggior peso i dati relativi alla crescita, a partire dai mesi di giugno/luglio, per misurare – e confrontare – la capacità di ripresa delle varie aree.

EURL’euro è salito ulteriormente sull’esito del FOMC, fino a 1,1422 EUR/USD, riavvicinando così i massimi di marzo.
È comunque arretrato in chiusura tornando in area 1,13 EUR/USD e oggi apre in ulteriore calo, indebolito anche dalle dichiarazioni di Lane (BCE) che ha garantito che la BCE farà tutto il possibile affinché questa crisi non venga peggiorata da un credit crunch.
Un apprezzamento protratto oltre i massimi di marzo dovrebbe essere difficilmente sostenibile a meno che l’economia dell’area non superi la crisi meglio degli USA.
In ogni caso la dinamica recente del cambio riflette una combinazione abbastanza bilanciata di debolezza del dollaro e forza dell’euro, per cui i movimenti sui livelli attuali vanno seguiti con attenzione. La fascia di resistenze da monitorare è 1,1440-1,1500 EUR/USD.
Il limite di normale ritracciamento tecnico si colloca infatti a 1,1447 EUR/USD.

GBPLa sterlina è salita ulteriormente sull’esito del FOMC, ma solo contro dollaro, da 1,27 a 1,28 GBP/USD, arretrando invece contro euro, da 0,88 a 0,89 EUR/GBP. La dinamica divergente è coerente, alla luce dei rischi verso il basso sull’economia britannica posti – parallelamente alla pandemia – dall’incertezza sui negoziati con l’UE. Il conto alla rovescia verso la scadenza di fine giugno – entro la quale il Regno Unito può ancora chiedere all’UE un’estensione del periodo di transizione – si può considerare iniziato. Un’eventuale richiesta in tal senso impatterebbe favorevolmente sulla sterlina. Oggi apre comunque in calo a 1,26 GBP/USD sul generalizzato recupero del dollaro.

JPYAnche lo yen è salito sull’esito del FOMC, soprattutto contro dollaro da 107 a 106 USD/JPY ma anche contro euro da 122 a 121 EUR/JPY (restando però sotto i massimi del giorno precedente). Il rafforzamento della valuta nipponica potrebbe avere ancora margini di sviluppo, dato il suo ruolo di safe haven, concentrati soprattutto sul breve termine.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La produzione industriale è attesa in ulteriore caduta ad aprile, stimiamo di -29% m/m, dopo il -28,4% m/m registrato a marzo. Questa dinamica è spiegata sia dalla sospensione delle attività, che ha riguardato quasi il 60% delle imprese manifatturiere per l’ultima settimana di marzo e per quasi tutto il mese di aprile (solo nell’ultima settimana il blocco è stato allentato per le imprese orientate all’export), sia dalla debolezza della domanda interna ed estera. Su base annua, la produzione è vista in calo di -49,2% se corretta per gli effetti di calendario.
La riapertura di tutte le attività industriali favorirà un robusto rimbalzo congiunturale a maggio, e verosimilmente anche a giugno, ma la tendenza annua resterà fortemente negativa ancora per diversi mesi (stimiamo una caduta della produzione di oltre il 18% in media d’anno nel 2020, seguita da un rimbalzo di oltre il 10% nel 2021).

STATI UNITI
– Nella settimana conclusa il 6 giugno, le nuove richieste di sussidio di disoccupazione sono previste a 1,5 mln, da 1,877 mln della settimana precedente, e i sussidi erogati con la Pandemic Unemployment Compensation dovrebbero continuare ad aumentare.
Con la riapertura delle attività in tutti gli Stati, i sussidi esistenti nella settimana conclusa il 30 maggio dovrebbero essere ancora in calo, a 20,8 mln, da 21,487 mln della settimana precedente.
– Il PPI a maggio è atteso in rialzo di 0,1% m/m (dopo -0,6% m/m di aprile), mentre l’indice core dovrebbe essere stabile su base mensile (dopo -0,3% m/m).