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11 Gennaio 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – In Eurozona nel 3° trimestre la crescita dei prezzi delle abitazioni ha rallentato al 6,8% a/a e all’1% t/t (da 9,2% a/a e 2,2% t/t precedente).
Tra le principali economie i prezzi sono calati rispetto al trimestre precedente in Italia (-1% da 2,3%) e Germania (-0,4% da 2,1%), hanno invece riaccelerato in Francia (2,7% da 1,7%) e rallentato la corsa in Spagna (1,7% da 1,9%).
In ogni caso nei quattro paesi, così come nel resto dell’Eurozona, i prezzi immobiliari sembrano comunque essere entrati in una fase di decelerazione tendenziale che ci aspettiamo prosegui anche nel corso del 2023.

FRANCIA – Ieri la produzione industriale è cresciuta più del previsto a novembre: +2% m/m dopo il calo di -2,5% registrato nel mese precedente.
Il rimbalzo è stato trainato dalla manifattura (+2,4% m/m da -2,1% di ottobre), che ha beneficiato della fine degli scioperi nelle raffinerie; il recupero è comunque diffuso a tutti i principali comparti.
Nel 4° trimestre del 2022 l’output manifatturiero potrebbe essere risultato sostanzialmente stagnante mentre la produzione di energia è in rotta per una contrazione di oltre -8% t/t in scia agli sforzi di risparmio energetico e alle temperature superiori alla media.
L’output nelle costruzioni è invece calato di -1,2% m/m a novembre, dopo due mesi di crescita che lasciano comunque la produzione nel settore in rotta per un’espansione nel trimestre appena concluso.
Al momento prevediamo un PIL francese solo modestamente negativo a fine 2022 ma, come in Germania, anche in Francia i dati mostrano una tenuta dell’industria migliore delle attese a fine 2022.

 

COMMENTI:

BCEIsabel Schnabel ha dichiarato ieri che la BCE potrebbe in futuro adottare una ricomposizione attiva del portafoglio di corporate bonds per ridurne l’impatto climatico, in quanto la strategia di intervenire sui soli reinvestimenti sarà insufficiente a decarbonizzare il portafoglio.
Inoltre, Schnabel ha affrontato anche la questione di come allineare anche il portafoglio PSPP agli obiettivi di decarbonizzazione. Le opzioni prospettate sono due:
(1) aumentare la quota di emissioni sovranazionali e (2) aumentare la quota di green bonds emessi dagli Stati.
Schnabel ha respinto l’accusa che la restrizione monetaria rallenterà gli investimenti nella transizione energetica, sostenendo che l’alternativa di non reagire tempestivamente all’aumento dell’inflazione avrebbe conseguenze di lungo termine peggiori.

STATI UNITI – Ieri, Powell, nel suo discorso sull’indipendenza delle banche centrali, non ha toccato il tema dei rialzi dei tassi ma ha solo sottolineato che la lotta all’inflazione da parte della Fed potrebbe generare opposizione politica.
Tuttavia, il FOMC è determinato a perseguire l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2%.
Probabilmente Powell non ha voluto esporsi sulla dimensione del prossimo rialzo prima della pubblicazione del CPI di dicembre.
Bowman (Board) ha detto che, nonostante i recenti segni di miglioramento, la Fed ha ancora “molto lavoro da fare”.
Secondo Bowman, un ulteriore rallentamento del ritmo dei rialzi richiede “segni convincenti che l’inflazione ha passato il piccoe che è “su un sentiero verso il basso”.
Al momento della pausa, a suo avviso i tassi dovranno restare fermi per un certo tempo per garantire il ritorno al 2% dell’inflazione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIn assenza di spunti nuovi e non avendo Powell affrontato il tema dei tassi nel discorso di ieri, il dollaro si è stabilizzato in prossimità dei minimi raggiunti dopo il calo di lunedì.
L’attesa è per i dati di inflazione di domani che dovrebbero mostrare un altro calo.
Il dollaro in tal caso dovrebbe indebolirsi ancora o comunque restare sulla difensiva.
In questi giorni a sfavore del biglietto verde agisce anche il ridimensionamento della risk aversion dovuto all’allentamento in Cina delle misure restrittive anti-Covid e alla conseguente riapertura delle frontiere.

EURDi riflesso l’euro si è stabilizzato in prossimità dei massimi di lunedì, a 1,0760 EUR/USD, livelli molto importanti perché in caso di sfondamento del corridoio di resistenze 1,0760-1,0840 EUR/USD si aprirebbe tecnicamente il fronte rialzista.
I dati di inflazione USA domani saranno pertanto un test importante per verificare la sostenibilità del recente slancio rialzista dell’euro, la cui tendenza di fondo in corso d’anno rimane comunque verso l’alto grazie alla prospettiva che nei prossimi mesi l’entità cumulata dei rialzi BCE sarà superiore a quella dei rialzi Fed.

GBPIn assenza di novità sul fonte domestico, la sterlina si è stabilizzata contro dollaro in area 1,21 GBP/USD, mantenendosi nei pressi dei massimi di lunedì a 1,2209 GBP/USD, ma mostrando minor resilienza rispetto all’euro, contro il quale, infatti, si è di nuovo leggermente indebolita, portandosi da 0,87 a 0,88 EUR/GBP.
Se i dati di inflazione USA domani non disattenderanno le aspettative, la valuta britannica dovrebbe trarne ancora giovamento contro dollaro, ma probabilmente meno dell’euro, anche per via della prospettiva che nei prossimi mesi i rialzi dei tassi BCE siano superiori a quelli della BoE.

JPYLo yen si è marginalmente indebolito contro dollaro da 131 a 132 USD/JPY sulla leggera risalita dei rendimenti a lunga USA, ma potrebbe recuperare già domani se i dati di inflazione statunitensi non smentiranno le attese.
Lo yen è arretrato anche contro euro da 141 a 142 EUR/JPY, a maggior ragione dato il consolidamento dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Il calendario macroeconomico di oggi prevede i dati di novembre sulle vendite al dettaglio in Italia e sulla produzione industriale in Spagna.