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11 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Questa mattina la stima finale ha confermato che a gennaio l’inflazione armonizzata è scesa al 5,1% a/a, mentre quella nazionale al 4,9%.
L’inflazione è attesa restare sopra la soglia del 2% per tutto il 2022.

STATI UNITI
– Ieri, il CPI ha nuovamente sorpreso verso l’alto, con un aumento a gennaio di 0,6% m/m sia per l’indice headline sia per quello core.
Per la settima volta in dieci mesi il CPI core è cresciuto di almeno 0,5% m/m.
L’inflazione headline, a 7,5% a/a, e quella core, a 6% a/a, sono sui massimi dal 1982.
L’inflazione core è spinta sia dai beni sia dai servizi.
I beni core hanno prezzi in rialzo di 1% m/m (11,7% a/a).
Per i servizi ex-energia, la variazione complessiva è di 0,4% m/m (4,1% a/a), spinta da affitti e affitti figurativi (0,4% m/m) e dai servizi medici (0,6% m/m).
Le variazioni sono diffuse e non riflettono solo aggiustamenti di prezzi relativi: emerge ormai un concatenamento di rialzi che si trasmette da un settore all’altro e si collega anche all’andamento dei salari.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 5 febbraio sono calati a 223 mila da 239 mila della settimana precedente, su livelli pre-pandemia e circa stabili nelle ultime settimane.
I dati sono coerenti con un mercato del lavoro al pieno impiego.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Ieri la Commissione Europea ha pubblicato le previsioni economiche d’inverno.
Le stime sulla crescita del PIL sono state riviste al ribasso per il 2022 (a 4% da 4,3% precedente) e al rialzo per il 2023 (a 2,7% da 2,4%); inoltre, sono state riviste verso l’alto in misura considerevole le proiezioni di inflazione sull’intero biennio 2022-23: a 3,5% (da 2,2%) per l’anno in corso e 1,7% (da 1,4%) per quello successivo.

BCELa presidente della BCE, Christine Lagarde, ha utilizzato un’intervista a Redaktionsnetzwerk Deutschland per ribadire che l’aggiustamento della politica monetaria procederà per gradi.
La BCE si sta avvicinando all’obiettivo, “il che ci consentirà di ritirare gradualmente parte dei nostri interventi”, “ma ciò può essere fatto soltanto per gradi”.
Il processo di normalizzazione è più cauto rispetto ad altre economie perché l’eurozona non presenta sintomi di surriscaldamento.
Riguardo al rischio di spirale prezzi-salari, Lagarde ha detto che la BCE dovrà agire se gli incrementi diventassero superiori a quanto giustificato dall’inflazione di medio termine e dall’aumento della produttività, ma che per ora ciò non si è verificato in nessun paese dell’area euro.
Anche il vicepresidente De Guindos ha sottolineato che l’eurozona si trova in una situazione diversa rispetto ad altre economie.

STATI UNITI – Il FOMC ha ancora due dati importanti da valutare prima della riunione di metà marzo: l’inflazione e l’occupazione (cioè i salari) di febbraio.
Alla luce dei dati disponibili finora, sembra chiaro che i rialzi fra marzo e giugno non saranno “graduali, cioè saranno più rapidi rispetto al ritmo di 25pb a trimestre visto nel 2015.
Prevediamo aumenti per 75pb fra marzo e giugno, effettuati o con aumenti consecutivi a marzo maggio e giugno, o con un rialzo da 50pb a marzo seguito da almeno un rialzo da 25pb entro giugno.
Bullard (St Louis Fed) ha dichiarato di essere favorevole a un intervento da 50pb a marzo, seguito da due rialzi consecutivi che portino l’incremento complessivo dei fed funds a 100pb entro giugno.
Bullard ha detto di essere sempre stato più hawkish del resto del FOMC e di avere rivisto significativamente verso l’alto le sue previsioni.

GIAPPONE – Ieri la BoJ ha comunicato la disponibilità ad acquistare un ammontare illimitato di JGB a 10 anni a un tasso di 0,25%, garantendo in questo modo il rispetto dell’indicazione di tassi invariati confermata all’ultima riunione.
A metà gennaio, il governatore Kuroda aveva ribadito che l’inflazione è prevista intorno all’1% fino al 2024 e aveva affermato che la banca centrale “non si aspetta di alzare affatto i tassi”.
L’annuncio di ieri è stato innescato dal movimento di rialzo dei rendimenti nelle ore precedenti, quando i JGB erano arrivati a ridosso del limite superiore dell’intervallo di fluttuazione indicato dalla BoJ, fra -0,25% e +0,25%.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ampiamente in seguito ai dati di inflazione che hanno mostrato un incremento ancora più ampio del previsto.
Tuttavia, la dinamica intra-day del biglietto verde ieri è stata piuttosto movimentata, perché dopo un iniziale ampio rafforzamento ha ritracciato al ribasso, scendendo anche sotto il livello di partenza, in una reazione perlopiù tecnica del tipo “buy the rumour, sell the fact”.
Successivamente però ha più che recuperato grazie alle dichiarazioni di Bullard che si è espresso a favore di un sentiero di rialzi dei tassi piuttosto aggressivo nel breve (per un totale di 100 pb entro luglio).
I rendimenti hanno reagito, sul dato e sulle parole di Bullard, con ampi rialzi verso nuovi massimi.
Il dollaro si appresta così a chiudere la settimana al rialzo, anche se un’eventuale delusione dal dato della fiducia delle famiglie potrebbe leggermente penalizzarlo oggi a livello intra-day.
Nel breve, in vista del FOMC di marzo, il dollaro dovrebbe restare supportato, ma l’upside potrebbe iniziare a restringersi leggermente, dato che il mercato sta già scontando un sentiero di aggiustamento Fed abbastanza rapido.

EURL’euro ha corretto da 1,14 a 1,13 EUR/USD di riflesso al rafforzamento generalizzato del dollaro sull’inflazione USA e sulle parole di Bullard, seguendone comunque le oscillazioni intraday fino a un massimo di 1,1495 EUR/USD ieri per atterrare stamani fino a un minimo di 1,1368 EUR/USD.
Il downside dell’euro appare comunque più limitato ora che la BCE ha aperto all’eventualità di un sentiero di aggiustamento di policy più rapido.
Questo però non dovrebbe prevenirne nuova debolezza (parte medio/alta del corridoio 1,10-1,12 EUR/USD), almeno nel breve, perché in questa fase l’azione della Fed rimane comunque più rapida e incisiva di quella della BCE.

GBPLa sterlina è scesa ieri contro dollaro sul dato di inflazione USA, ma in fase di ritracciamento ribassista del biglietto verde è risalita significativamente, da 1,35 a 1,36 GBP/USD e, pur arretrando poi di nuovo sulle parole di Bullard, ha chiuso comunque in lieve rialzo, favorita dalla prospettiva di altri rialzi dei tassi BoE già a breve.
Infatti, contro euro è andata rafforzandosi tra ieri e oggi riportandosi da 0,84 a 0,83 EUR/GBP.
I dati di PIL stamani hanno confermato l’attesa per una sostanziale stabilizzazione nel 4° trimestre sui ritmi del precedente, ma ora il focus sarà sul 1°, che risentirà negativamente di Omicron solo limitatamente a gennaio, per cui saranno importanti i segnali di ripresa che potranno emergerne nei due mesi successivi.
Nel breve saranno comunque i dati di inflazione, sui salari, e la dinamica dei prezzi dell’energia a guidare le decisioni di policy: se le indicazioni di forti pressioni verso l’alto non si attenueranno, la probabilità di un rialzo dei tassi BoE anche a marzo andrà aumentando, favorendo di conseguenza la sterlina, soprattutto rispetto all’euro.

JPYLo yen si è indebolito sull’ampia salita dei rendimenti a lunga USA sia contro dollaro, da 115 a 116 USD/JPY (andando qui a sfiorare i minimi d’inizio anno), sia contro euro da 131 a 133 EUR/JPY.
C’è ancora spazio per un nuovo indebolimento della valuta nipponica, ma contro dollaro rimane condizionato all’ulteriore salita dei rendimenti a lunga USA verso nuovi massimi.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi è in pubblicazione la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a febbraio (prel.), che dovrebbe stabilizzarsi a 67,5, vicino al livello di gennaio restando sui minimi post-pandemia.
L’indagine sarà particolarmente importante per valutare il trend delle aspettative di inflazione, che a gennaio sono salite a 3,1% (massimo dal 2011) sull’orizzonte a 5-10 anni.