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11 Dicembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è calata ancora a ottobre, di -0,3% m/m, dopo il -0,4% m/m di settembre. Il dato è stato lievemente più debole rispetto alle attese di consenso e significativamente inferiore alla nostra stima. Su base annua (corretta per gli effetti di calendario), la produzione non solo è rimasta in territorio negativo per l’ottavo mese consecutivo, ma è scesa ulteriormente a -2,4% da -2,2% precedente. Si tratta di un minimo quest’anno.
Come ci attendevamo, la produzione di energia è diminuita per il terzo mese consecutivo (-1,9% m/m), ma si registra una flessione anche per i beni strumentali e i beni durevoli (-0,8% e -0,4% m/m, rispettivamente). L’unico, tra i gruppi principali di industrie, in progresso nel mese è quello dei beni di consumo non durevoli. La maggior parte dei settori manifatturieri risulta in calo su base tendenziale (corretta per i giorni lavorativi).
Sia gli indici di fiducia che i dati reali segnalano che la fase recessiva nel manifatturiero non è ancora terminata. La produzione industriale è in rotta per una nuova contrazione nell’ultimo trimestre dell’anno, pari a -0,4% t/t (in caso di stagnazione nei mesi restanti), dopo il -0,6% dei mesi estivi e il -0,8% t/t primaverile. Anzi a nostro avviso la flessione effettiva nel trimestre potrebbe essere più pronunciata, in quanto ci aspettiamo un ulteriore calo su base congiunturale a novembre, anche a causa di condizioni metereologiche avverse, seguito poi da un rimbalzo nell’ultimo mese dell’anno. Ciò significa che l’industria in senso stretto dovrebbe frenare ancora il valore aggiunto nel quarto trimestre. Tenuto conto sia degli indici anticipatori che dei dati di produzione, non si può escludere un rallentamento congiunturale (dalla velocità di crociera di 0,1% t/t vista di recente) nei trimestri a cavallo d’anno.

GERMANIA – L’indice ZEW di fiducia economica ha segnato un miglioramento per il quarto mese consecutivo. L’indice sulle aspettative è aumentato di 12,8 punti passando da -2,1 di novembre a 10,7 di dicembre, raggiungendo il valore più alto da febbraio 2018 e assestandosi ben oltre la nostra stima (-0,5) e la stima di consenso (0,0). Questa buona performance riflette le notizie più tranquillizzanti sul fronte delle politiche commerciali e i dati del 3° trimestre migliori delle attese.
L’indice della situazione corrente di dicembre è passato a -19,9 punti da -24,7 di novembre. Tuttavia, i dati di prossima uscita sulla produzione tedesca per il mese di ottobre non sembrerebbero muoversi nella stessa direzione e questo potrebbe limitare un’ulteriore crescita a gennaio.

STATI UNITI – La crescita della produttività nel 3° trimestre è rivista a -0,2% t/t ann. (1,5% a/a), da -0,3% t/t ann. della stima precedente. La crescita dell’output è di 2,3% t/t ann., con un aumento delle ore lavorate di 2,5% t/t ann. Il costo del lavoro per unità di prodotto aumenta a 2,5% t/t ann. (2,2% a/a), da 0,1% t/t ann. del 2° trimestre.

 

COMMENTI:

STATI UNITI
– Informazioni di stampa segnalano che i negoziatori americani e cinesi probabilmente concorderanno un rinvio del rialzo dei dazi programmato per il 15 dicembre, mentre le trattative proseguono per trovare un accordo sugli acquisti di prodotti agricoli da parte della Cina e un programma di riduzione dei dazi già attuati da parte degli USA. Le parti hanno segnalato che non c’è una scadenza invalicabile per un accordo. La tempistica di un possibile annuncio di rinvio dei dazi del 15 dicembre può essere studiata dalla Casa Bianca per coincidere con la pubblicazione, avvenuta oggi, degli “articles of impeachment” stilati dalla Commissione Giustizia della Camera. Con la pubblicazione degli articles of impeachment, si avvicina il voto della Camera sull’impeachment, che potrebbe avvenire prima di fine anno.
– La riunione del FOMC dovrebbe concludersi con una conferma, votata all’unanimità, della fase di pausa sui tassi annunciata a fine ottobre. Il messaggio centrale resterà di monitoraggio delle informazioni in arrivo e di impegno ad agire in caso di cambiamento “significativo” dello scenario, che resta soggetto a rischi verso il basso. Le principali informazioni in arrivo il 12 dicembre riguarderanno il medio termine, su diversi fronti: proiezioni dei tassi, liquidità, riforme. L’aggiornamento delle previsioni dovrà segnalare la direzione attesa dei tassi dopo la pausa. Le previsioni del mercato sono in contrasto con quelle della Fed, in base alle quali la prossima mossa dovrebbe essere verso l’alto.
Per quanto riguarda la gestione della liquidità, sarà importante vedere eventuali spostamenti di opinione a favore dell’introduzione di una standing repo facility e possibili indicazioni riguardo agli acquisti di T-bill dopo giugno 2020.
Infine, è possibile che si apra la strada per un nuovo programma di acquisti di titoli mirati ad aumentare le riserve. La nostra previsione è di tassi fermi per diversi trimestri. Tuttavia, mentre questo ciclo continua a invecchiare, la probabilità di crescente debolezza della domanda domestica, e in particolare dei consumi, aumenta. Per questo manteniamo un’indicazione di tassi più bassi a fine 2020, come segnale che, al contrario di quanto appare dalle previsioni del FOMC di settembre, la prossima mossa sarà un taglio.
Inoltre, nonostante la riduzione dei rischi sulla politica commerciale e sulla domanda globale, quelli legati alla politica domestica sono in netto aumento e la visibilità sulla politica fiscale del 2021 è nulla.
Perciò, per ora diamo peso all’invecchiamento del ciclo, la cui sopravvivenza potrebbe richiedere qualche altro intervento di stimolo di politica monetaria.
– La leadership democratica e l’amministrazione USA sembrano avere trovato un accordo sull’USMCA (il nuovo NAFTA), che potrebbe essere ratificato in Congresso entro fine anno, riducendo l’incertezza sulla politica commerciale per il 2020. Le nuove regole del trattato con Canada e Messico dovrebbero favorire la produzione americana nel settore auto, e migliorare le condizioni operative delle aziende che operano nel settore tecnologico. La ratifica del trattato potrebbe ridurre una parte dei freni agli investimenti negli Stati Uniti.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto, penalizzato da una combinazione di fattori, dal rafforzamento dell’euro e della sterlina alla pubblicazione dei capi d’accusa per l’impeachment di Trump, in un contesto di fondo dove permane l’incertezza sul fronte USA-Cina e domina l’attesa per l’esito del FOMC che si conclude questa sera. La Fed convaliderà lo scenario di pausa nei tagli dei tassi ribadendo che verrà fornito nuovo stimolo solo in caso di significativo deterioramento dello scenario. L’aspetto più rilevante della riunione saranno però le nuove stime di crescita e inflazione e, soprattutto, le nuove proiezioni sui tassi, dopo la spaccatura (tra tagli e rialzi) emersa a settembre. Se dovesse emergere che la direzione della prossima mossa sarà al ribasso, il dollaro potrebbe risentirne negativamente come reazione immediata, ma se fosse percepita come un ultimo intervento, di tipo cautelativo, il cedimento sarebbe probabilmente solo temporaneo. Sul fronte dati, esce oggi l’inflazione, attesa in aumento.

EUR – L’euro si è rafforzato, fino a un massimo di 1,1097 EUR/USD, favorito dalla sorpresa positiva dello ZEW tedesco che è salito più delle attese e dal sentiment negativo che ha interessato il dollaro.
Ora sarà cruciale l’esito del FOMC: nel caso in cui dovesse emergere una maggioranza a favore di ulteriore allentamento monetario nel corso dell’anno prossimo, l’euro si rafforzerebbe ulteriormente.
La resistenza chiave da monitorare – perché se sfondata porterebbe il cambio al di fuori del fronte ribassista – rimane 1,1170 EUR/USD. La partita non si chiuderà comunque prima di domani, quando si concluderà la riunione della BCE.

GBP – La sterlina prima ha toccato un nuovo massimo contro dollaro a 1,3215 GBP/USD, restando in prossimità del massimo del giorno precedente contro euro a 0,8395 EUR/GBP, al consolidarsi di attese di una vittoria nette dei Conservatori alle elezioni di domani, poi ha corretto dopo le nuove proiezioni di seggio di YouGov, secondo le quali i Conservatori avrebbero ora 339 seggi (20 in meno delle precedenti proiezioni del 27 novembre), ovvero una maggioranza di 28 seggi (contro i 68 delle proiezioni precedenti). In caso di “hung parliament” la risposta della sterlina sarebbe negativa, almeno come reazione di impatto iniziale.
Alla vigilia dell’appuntamento elettorale la valuta britannica potrebbe essere esposta a maggiore volatilità.

JPY – Lo yen invece si è indebolito sia contro dollaro sia contro euro mantenendosi comunque rispettivamente in area 108 USD/JPY e 120 EUR/JPY sulla notizia diffusa dal WSJ secondo cui l’aumento dei dazi USA sui prodotti cinesi che dovrebbe scattare domenica potrebbe essere rinviato.
In attesa di notizie certe su questo fronte nel frattempo il cambio reagirà all’esito del FOMC, per cui la valuta nipponica potrebbe rafforzarsi, almeno temporaneamente, se dovesse emergere un consenso chiaro a favore di nuovo stimolo monetario da parte della Fed.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Il CPI a novembre è previsto in rialzo dello 0,3% m/m (2% a/a), con un moderato incremento della benzina, dopo il +0,4% m/m di ottobre. L’indice core dovrebbe aumentare dello 0,2% m/m (2,3% a/a), in linea con il dato di ottobre. A novembre si dovrebbe registrare un rallentamento nella sanità (dopo +1% m/m a ottobre), nell’abbigliamento e nelle auto. I rischi per la previsione sono verso il basso. La dinamica dei prezzi al consumo rimane moderata.