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10 Ottobre 2023 – nota economica giornaliera

 

COMMENTI:     

AREA EURO – La portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts ha annunciato che è stato effettuato il pagamento all’Italia della terza rata dei fondi della Recovery and Resilience Facility, per l’importo concordato di 18,5 miliardi (che era stato ridotto di 519,5 milioni, rispetto ai 19 miliardi originari, a seguito dello slittamento di un semestre dell’obiettivo sui nuovi alloggi per studenti).
La quarta rata, per un importo da 16,5 miliardi, dovrebbe essere pagata tra la fine dell’anno e l’inizio del 2024.
Sinora l’Italia ha ricevuto 85,4 miliardi ovvero oltre il 44% del totale della RRF; in base all’ultimo monitoraggio ufficiale disponibile, la spesa effettiva, sino allo scorso mese di febbraio compreso, ammonterebbe a 25,7 miliardi ovvero poco più del 14% del totale.

BCE – Fonti anonime citate da Reuters sostengono che le tensioni sul debito italiano sono autoinflitte.
Allo stesso tempo, la flessibilità dei reinvestimenti PEPP “ha un valore a cui non dovremmo rinunciare senza adeguata analisi”, anche se pochi ritengono che si stiano avvicinando le condizioni per utilizzarla nel caso del debito italiano.
A nostro giudizio, l’andamento recente dei mercati dovrebbe aver ridotto l’appetito per una riduzione dei reinvestimenti PEPP prima della scadenza di dicembre 2024.

STATI UNITI – Ieri Logan (Fed di Dallas) ha ribadito che l’obiettivo primario rimane la stabilità dei prezzi, e che il suo raggiungimento potrebbe esser minacciato dalla sorprendente tenuta della domanda.
Logan ha aggiunto che la stretta sulle condizioni finanziarie si sta verificando nell’entità prevista, e non ravvisa anomalie nell’irrigidimento degli standard per i prestiti bancari.
Barr (vicepresidente della Fed per la vigilanza) ha difeso la proposta di aumento dei requisiti patrimoniali per le banche, indicando che gli eventuali maggiori costi saranno compensati dai benefici di maggiore stabilità del sistema e capacità di assorbimento delle eventuali perdite.
Jefferson (vicepresidente della Fed) ha affermato che gli elevati rendimenti dei Treasury a lungo termine potrebbero anticipare una crescita dell’economia più forte del previsto e che la banca centrale americana dovrà essere “agile” nell’utilizzare dati in tempo reale per prendere le proprie decisioni.
Jefferson ha concluso l’intervento sostenendo che la crescita occupazionale è positiva, a condizione che il ritmo sia coerente con un ritorno dell’inflazione al target del 2%.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro resta in calo in linea con i rendimenti, condizionati in parte dalla risk aversion al permanere delle tensioni in Medio Oriente.
I movimenti di questi giorni hanno comunque rilevanza limitata perché il focus sarà sui dati di inflazione giovedì, attesa in calo.
A meno di sorprese verso l’alto il dollaro dovrebbe restare sulla difensiva.
Da seguire comunque anche i vari discorsi Fed in calendario.

EURL’euro è in recupero da 1,05 a 1,06 EUR/USD ma principalmente di riflesso all’arretramento del dollaro.
I dati di produzione italiana stamani hanno mostrato un lieve progresso mensile, ma i rischi sulla crescita dell’area restano verso il basso.
Intanto comunque anche per l’euro cruciali saranno giovedì i dati di inflazione USA: eventuali sorprese al rialzo lo sfavorirebbero.

GBP – Anche la sterlina è in risalita sul calo del dollaro da 1,21 a 1,22 GBP/USD ma l’upside è limitato in assenza di spunti propri positivi, infatti contro euro è in marginale arretramento pur mantenendosi da quasi due settimane ormai all’interno dell’area 0,86 EUR/GBP.
Oggi la probabilità attesa di mercato di un altro rialzo dei tassi BoE prima di fine anno è al 44%.

JPYLo yen resta stabile in range contro dollaro a 148-149 USD/JPY, complici l’avversione al rischio, la vigilanza sul cambio delle autorità giapponesi e l’attesa per i dai di inflazione USA giovedì.
Se dovessero sorprendere verso l’alto lo yen si indebolirebbe ancora.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi la produzione industriale è vista in marginale recupero ad agosto (0,1% m/m) dopo la flessione di -0,7% m/m vista a luglio.
L’indagine PMI per il settore manifatturiero ha mostrato una minore contrazione negli ultimi tre mesi, dopo il punto di minimo toccato a giugno, e l’indagine Istat ha evidenziato valutazioni correnti sulla produzione solo in lieve flessione nel mese.
L’output potrebbe però tornare a flettere a settembre.