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10 Novembre 2023 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è risalito ieri, in linea con i rendimenti, sulle dichiarazioni di Powell che, come altri esponenti Fed, ha lasciato intendere che la dinamica dell’inflazione non consente ancora di concludere che il ciclo di rialzi dei tassi sia sicuramente terminato.
L’atteggiamento della Fed punta ad evitare di anticipare troppo le attese di mercato di avvio di un ciclo di tagli dei tassi l’anno prossimo, pertanto può fornire sostegno al dollaro nel breve, ma non appare sufficiente a farlo salire verso nuovi massimi oltre quelli recenti a meno di eclatanti sorprese verso l’alto dai dati USA: un primo test chiave in tal senso sarà l’inflazione la settimana prossima.

EURL’euro ha corretto ieri da 1,07 a 1,06 EUR/USD perlopiù di riflesso al recupero del dollaro.
Nel breve la moneta unica non presenta spunti di forza propria, al punto che questa mattina – almeno fino ad ora – non ha tratto beneficio dai dati di produzione industriale italiana che pure sono risultati un po’ migliori delle attese.
Pesa infatti il rischio che la crescita dell’area in generale possa deludere.

GBPAnche la sterlina si è indebolita ieri sul dollaro da 1,23 a 1,22 GBP/USD trascinando il calo contro euro da 0,86 a 0,87 EUR/GBP, penalizzata dalle prospettive molto deboli sulla crescita domestica.
I dati di PIL questa mattina sono risultati meno negativi delle attese mostrando nel 3° trimestre una frenata da 0,2% a 0,0% t/t contro attese per -0,1%.
La valuta britannica tuttavia non ne sta traendo vantaggio perché lo scenario resta negativo: alla riunione BoE della scorsa settimana le nuove previsioni di crescita 2024 sono state abbassate da 0,5% a 0,0%, mentre è rimasta a solo 0,25% la proiezione per il 2025.
Questo potrebbe penalizzare marginalmente la sterlina nei confronti dell’euro anche al di là del breve.

JPYLo yen si è indebolito sul dollaro da 150 a 151 USD/JPY per via della risalita dei rendimenti a lunga USA portandosi a un soffio dai minimi di fine ottobre.
Nel breve i rischi restano verso il basso per lo yen, ma successivamente l’atteso calo dei rendimenti a lunga USA dovrebbe essere già di per sé sufficiente a favorire un parziale e graduale recupero della valuta nipponica.