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10 Novembre 2022 – nota economica giornaliera

COMMENTI:

ITALIA – Oggi il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare il “Decreto Aiuti Quater” da 9,1 miliardi a valere sull’anno in corso, che conterrà una proroga sino a fine anno delle misure esistenti contro il caro-energia (in particolare dei crediti di imposta a favore delle imprese in scadenza a fine novembre e del taglio delle accise sui carburanti in vigore fino al 18 novembre), che costa circa 5 miliardi; a ciò si aggiungeranno i 4 miliardi di copertura degli effetti finanziari degli acquisti di gas naturale effettuati nei mesi scorsi dal Gestore dei Servizi Energetici, rimuovendo la previsione che il gas acquistato dal GSE venga rivenduto entro la fine del 2022.
Ieri il Ministro Giorgetti ha dichiarato che il Governo sta verificando la possibilità di impiegare contro il caro-energia anche le risorse disponibili della programmazione 2014- 2020 dei Fondi strutturali e di investimento europei.
Il Decreto potrebbe includere anche l’innalzamento da 600 a 1000 euro del tetto dei fringe benefit per la spesa energetica, forme di rateizzazione del pagamento delle bollette e la norma per incrementare la produzione di gas nazionale.

AREA EURO – La Commissione Europea ha presentato la proposta di riforma del Patto di Stabilità e Crescita.
Nel progetto di Bruxelles, che non richiede modifiche del Trattato UE, i target su debito e disavanzo pubblico resterebbero invariati mentre verrebbero cancellate le regole esistenti sul saldo strutturale e sulla riduzione del debito pari a 1/20 della differenza rispetto al target, sostituendole con una norma sulla crescita della spesa declinata secondo piani quadriennali di riduzione del debito (estendibili per ulteriori 3 anni) specifici per Paese.
Il monitoraggio verrebbe svolto su base annua; sarebbero invece confermate le procedure di deficit e debito eccessivo (sono state presentate alcune modifiche per quanto riguarda quella sul debito) con sanzioni che, nel caso di un mancato rispetto delle regole, potrebbero tradursi anche in uno stop all’erogazione dei fondi comunitari.

BCE – L’indagine congiunturale CES della BCE mostra che le aspettative di inflazione dei consumatori sono salite marginalmente al 5,1% sull’orizzonte a 12 mesi, mentre sono rimaste invariate al 3,0% sull’orizzonte triennale.
I consumatori sono divenuti più pessimisti sulla crescita futura del proprio reddito nominale (+0,6%, contro +1,0% in agosto) e sull’andamento della disoccupazione, vista in aumento nei prossimi 12 mesi.

STATI UNITI – Sul fronte della politica monetaria, ieri Kashkari ha sottolineato che è troppo presto per parlare di svolta per la Fed, perché l’economia è ancora lontana dalla situazione in cui l’obiettivo di stabilità dei prezzi può entrare in conflitto con quello di piena occupazione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è ripreso ieri, non seguendo la dinamica dei rendimenti che sono anzi rimasti sulla difensiva, ma favorito in parte da un aumento della risk aversion a livello globale (tra l’altro in Cina è tornato a preoccupare il numero di nuovi casi di Covid) in parte dai risultati (ancora non definitivi) delle elezioni di midterm, che stanno rivelando un’avanzata contenuta, non massiccia, dei Repubblicani (se fosse massiccia la probabilità di ampie misure fiscali di stimolo l’anno prossimo e di tassi Fed più elevati sarebbe più bassa, a maggior detrimento del dollaro).
Oggi però i riflettori saranno sui dati di inflazione, attesa in leggero calo: se le aspettative verranno confermate, il dollaro dovrebbe tornare a indebolirsi, più o meno significativamente in base alla maggiore o minore entità del calo dell’inflazione.

EURL’euro ha corretto tornando dalla parità a 0,99 EUR/USD, principalmente sul recupero del dollaro ma anche in parte questa mattina sui dati di produzione industriale italiana che hanno confermato le attese molto negative, indicando un effettivo rischio di recessione dell’area nel trimestre in corso.
Se però i dati di inflazione USA mostreranno un rallentamento, l’euro potrà risalire (obiettivi in area 1,00 EUR/USD a meno di un rallentamento molto più ampio delle attese che potrebbe portare il cambio a riaffacciarsi, almeno temporaneamente, a 1,01 EUR/USD).

GBPLa sterlina ha corretto ieri da 1,15 a 1,13 GBP/USD sul generalizzato recupero del dollaro, indebolita però anche dall’aumento della risk aversion a livello globale e dalle dichiarazioni di Pill (BoE) che pur ribadendo che è necessario alzare ancora i tassi per contrastare la salita dell’inflazione ha ricordato che l’economia sta entrando in recessione, il che suggerisce che a un certo punto le decisioni di policy dovranno tenere conto del quadro macro complessivo.
Implicitamente questo indica che il ciclo di rialzi dei tassi potrà essere tanto più moderato quanto più pesante sarà la recessione.
Un possibile rimbalzo oggi della sterlina in caso di dati di inflazione USA in calo verrebbe quindi riassorbito domani sui dati di PIL domestici che dovrebbero mostrare una contrazione (entrata in recessione).
Ieri la sterlina infatti ha corretto anche contro euro da 0,87 a 0,88 EUR/GBP e oggi sta recuperando solo di riflesso al calo dell’EUR/USD.

JPYAnche lo yen ha ceduto ieri sul recupero del dollaro ritornando da 145 a 146 USD/JPY, penalizzato da una risalita, comunque marginale, dei rendimenti a lunga USA.
Il test chiave sarà però oggi sui dati di inflazione USA: se scenderà, lo yen dovrebbe tornare a rafforzarsi.
Contro euro lo yen è invece in rafforzamento da ieri da 147 a 145 EUR/JPY per via del maggior calo dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi la produzione industriale è attesa tornare a calare a settembre, stimiamo di almeno -1,5% m/m, dopo il balzo di agosto (2,3% m/m), che potrebbe essere stato viziato da anomalie nei procedimenti di destagionalizzazione.
Sia le indagini di fiducia che i dati ad alta frequenza segnalano che l’attività produttiva va indebolendosi sulla scia sia dei rincari delle materie prime che di attese meno ottimistiche sulla domanda finale.
L’industria in senso stretto, dopo aver dato un contributo sostanzialmente nullo al PIL nei mesi estivi, dovrebbe frenare il valore aggiunto nei trimestri autunnale e invernale.

STATI UNITI – Il CPI è previsto in aumento di 0,7% m/m (8,1% a/a) a ottobre, con una nuova spinta verso l’alto dall’energia, che però dovrebbe essere di breve durata.
L’indice core dovrebbe essere in rialzo di 0,5% m/m (6,6% a/a), con rischi verso il basso a 0,4% m/m, dopo gli incrementi di 0,6% m/m osservati in agosto e settembre.
Per quanto riguarda i prezzi dei beni core, il trend di rallentamento della dinamica mensile dovrebbe proseguire.
In particolare, si prevede un nuovo ampio calo dei prezzi delle auto usate, alla luce delle indicazioni del Manheim Used Vehicle Index che riporta una contrazione sul mercato all’ingrosso.
Anche i prezzi delle auto nuove sembrano avere svoltato, aprendo una fase in flessione grazie al miglioramento delle scorte.
L’abitazione continuerà a trainare l’indice dei servizi verso l’alto, ma la variazione prevista per gli affitti e gli affitti figurativi potrebbe ritracciare a 0,7% m/m da 0,8% m/m di settembre.
Il trend degli affitti rilevati dallo Zillow Observed Rent Index ha registrato un netto rallentamento a settembre, confermando il trend in calo in atto dall’estate, che dovrebbe trasferirsi con qualche mese di ritardo sulla componente affitti del CPI.