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10 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri la produzione industriale è calata ben oltre le attese a gennaio, di -3,4% m/m dopo il -1,1% di dicembre; il livello dell’output è ai minimi da fine 2020.
Il calo potrebbe essere stato amplificato dalle modifiche metodologiche.
La flessione è risultata diffusa a tutte le componenti ed è imputabile principalmente al picco dell’ondata pandemica.
Nei prossimi mesi, nonostante il miglioramento sul fronte sanitario, l’industria sarà frenata dai rincari e dalle difficoltà di approvvigionamento di materie prime (non solo energetiche).
L’industria dovrebbe contribuire negativamente alla crescita del valore aggiunto nel 1° trimestre, e gli effetti della guerra in Ucraina potrebbero pesare non solo nel breve termine.

STATI UNITI – Ieri, i dati della Jobs and Labor Turnover Survey di gennaio hanno confermato il persistente eccesso di domanda sul mercato del lavoro, con 11,3 mln di posizioni aperte, poco sotto il record storico di dicembre (11,4 mln) e dimissioni sempre elevate, a 4,3 mln.
Le posizioni aperte sono pari a 1,7 volte il numero di disoccupati: anche con un ritorno della partecipazione ai livelli pre-Covid, la forza lavoro sarebbe insufficiente a coprire la domanda attuale.
Le condizioni del mercato del lavoro implicano ulteriore pressione verso l’alto sui salari.

 

COMMENTI:

CRISI UCRAINA – Oggi e domattina, la riunione informale del Consiglio Europeo discuterà gli sviluppi della crisi ucraina, di come rafforzare la difesa europea e dei piani per ridurre la dipendenza dalle importazioni di carbone, petrolio e gas dalla Russia.

BCE – La riunione di oggi della BCE doveva essere quella del cambio di passo verso la normalizzazione della politica monetaria.
L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto i piani: ora il programma di riduzione degli acquisti dovrebbe essere accantonato, per passare a una fase di vigile osservazione degli sviluppi.
Nell’immediato, la BCE potrebbe considerare di rendere più flessibile l’APP indicando un plafond cumulato bimestrale o trimestrale per gli acquisti netti in modo da reagire con maggiore agilità a eventuali sviluppi negativi nei prossimi mesi.

STATI UNITI – La Camera ha approvato un’estensione delle leggi di spesa fino a settembre, per un totale di 1,5 tln di dollari, con un aumento complessivo di 88 mld rispetto all’anno precedente, includendo 13,6 mld a favore dell’Ucraina, 730 mld per programmi domestici e 782 mld per la difesa.
L’accordo bipartisan permetterà di approvare la legge in Senato entro fine settimana.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ampiamente ieri, riflettendo soprattutto il recupero dell’euro, ma guidato comunque da un miglioramento del sentiment generale di mercato collegato anche a un’ampia correzione delle quotazioni petrolifere dopo la notizia che Emirati Arabi e Iraq sarebbero favorevoli ad aumenti della produzione.
Oggi è in programma un incontro (il primo dall’inizio del conflitto) tra i ministri degli esteri di Russia e Ucraina per cercare di trovare un accordo.
Sul fronte macro oggi i dati di inflazione dovrebbero mostrare un nuovo ampio aumento convalidando lo scenario di avvio del ciclo di rialzi dei tassi Fed al FOMC di mercoledì prossimo, a beneficio del dollaro – anche se in questi giorni il driver principale restano gli sviluppi sul fronte russo-ucraino.
Oggi il biglietto verde risentirà anche, di riflesso, della reazione dell’euro all’esito della riunione BCE.

EURL’euro è risalito ampiamente ieri, da 1,08 a 1,10 EUR/USD, guidato ancora dalle speculazioni della possibile preparazione di un piano UE per nuove emissioni di eurobond per finanziare energia e difesa che potrebbe essere discusso al summit di Versailles in programma oggi e domani (la Commissione Europea ha smentito, spiegando che si tratta di un’ipotesi avanzata da alcuni stati membri), dall’ampio arretramento delle quotazioni petrolifere e dall’attesa per l’incontro odierno tra i ministri degli esteri di Russia e Ucraina.
Oggi comunque un test chiave per l’euro sarà la riunione BCE.
Prima del conflitto, questa avrebbe dovuto essere l’occasione per annunciare formalmente un’accelerazione del processo di normalizzazione monetaria, con avvio dei rialzi dei tassi BCE quest’anno. Alla luce del conflitto invece questa sarà la riunione in cui verrà di fatto formalizzato il rinvio del processo di normalizzazione.
L’incertezza in un contesto di guerra porterà la BCE a cercare di prendere tempo.
Sarà comunque importante verificare come sarà gestita la riduzione dell’APP nel breve, data la necessità di essere pronti a fronteggiare eventuali shock negativi collegati al conflitto.
A marzo la BCE pubblica anche lo scenario aggiornato di crescita e inflazione, ma a causa dell’elevata incertezza dovuta al conflitto potrebbe optare per fornire degli scenari alternativi.
Sarà importante verificare anche come la BCE si porrà di fronte al tema centrale dell’aggravarsi del quadro inflazionistico a causa del conflitto, che richiederà prima o poi alla BCE di iniziare a normalizzare le condizioni monetarie per contrastare l’eccessiva salita dell’inflazione.
L’euro dovrebbe indebolirsi a fronte del rinvio dell’avvio del processo di normalizzazione, ma essendo questo ampiamente scontato, l’effetto negativo potrebbe essere piuttosto contenuto.
Importante infine sarà verificare se il messaggio veicolato dalla BCE modificherà le aspettative che il mercato ancora ha mantenuto di un primo rialzo dei tassi BCE a fine anno: qualora si riducessero significativamente l’euro ne risentirebbe negativamente e in tal caso valuteremmo se rivedere ancora al ribasso la previsione del cambio, almeno al di là del breve.

GBPLa sterlina è risalita ieri contro dollaro da 1,30 a 1,31 GBP/USD grazie all’arretramento delle quotazioni petrolifere e al miglioramento di sentiment del mercato, ma il recupero è stato inferiore a quello dell’euro, rispetto al quale la valuta britannica si è infatti indebolita da 0,83 a 0,84 EUR/GBP.
La prosecuzione del ciclo di rialzi BoE dovrebbe presto tornare a favorire la sterlina, soprattutto contro euro.
Indicazioni importanti arriveranno dalla riunione BoE di giovedì prossimo, che vedrà un altro rialzo dei tassi.

JPYLo yen si è indebolito sia contro dollaro da 115 a 116 USD/JPY, complice la risalita dei rendimenti a lunga USA e il ridimensionamento della risk aversion, sia contro euro da 125 a 128 EUR/JPY, complice soprattutto il rimbalzo dell’EUR/USD.
Il calo contro dollaro potrebbe ampliarsi oggi se i rendimenti a lunga USA saliranno ulteriormente sui dati di inflazione USA.
Il calo potrebbe essere più blando contro euro se il cambio EUR/USD reagirà al ribasso all’esito della riunione BCE.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi verrà diffuso il dato sui prezzi alla produzione in gennaio, attesi in ulteriore accelerazione rispetto al 22,6% a/a (massimo da almeno il 1998) di dicembre.

STATI UNITI – Oggi verrà pubblicato il CPI di febbraio, atteso in aumento di 0,7% m/m (7,8% a/a), dopo 0,6% m/m di gennaio, spinto da alimentari ed energia.
L’indice core dovrebbe ancora una volta essere in rialzo sostenuto, 0,5% m/m (6,4% a/a), dopo 0,6% m/m di gennaio.
I rischi per entrambi gli indici sono verso l’alto, in particolare per quanto riguarda il comparto dei servizi abitativi e ricreativi.
Il picco dell’inflazione non è ancora stato raggiunto: la previsione per marzo è di ulteriore rialzo, ben oltre l’8% a/a a seconda della traiettoria dei prezzi della benzina nella prossima settimana.