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10 Giugno 2020 – nota economica giornaliera

AREA EUROEurostat ha rivisto al rialzo il dato sul PIL del 1° trimestre, a -3,6% t/t da una lettura preliminare a -3,8% t/t, e dopo il +0,1% t/t registrato nel 4°trim. dello scorso anno.
Si conferma comunque il minimo storico. La crescita tendenziale è stata anch’essa rivista al rialzo di un decimo, a -3,1%.
La caduta dell’attività economica è dovuta soprattutto alla domanda interna finale (contributo: -3,5%): i consumi privati sono scesi di -4,7% t/t mentre gli investimenti di -4,3% t/t.
Il commercio estero ha sottratto quattro decimi al PIL, con entrambi i flussi in netto calo (importazioni -3,6% t/t, esportazioni -4,2% t/t).
Dopo un primo bimestre discreto, le misure di distanziamento sociale introdotte da diversi paesi dell’Eurozona nel mese di marzo hanno impattato negativamente soprattutto i servizi (commercio, trasporti e servizi ricettivi e di ristorazione, ed anche arte, intrattenimento e servizi collegati).
In prospettiva, stimiamo una contrazione congiunturale decisamente più ampia nel secondo trimestre (-12,7% t/t), seguita da un parziale rimbalzo nel terzo trimestre, e in minor misura nei trimestri successivi.
Nel 2020 la crescita del PIL dovrebbe segnare un calo di almeno -8,3%, ma restano rischi verso il basso: se il recupero potrebbe essere relativamente rapido nell’industria e nelle costruzioni, la ripresa è incerta nei servizi.

CINA – L’inflazione dei prezzi al consumo è scesa più delle attese (Consenso Bloomberg 2,7% a/a) portandosi a 2,4% a/a in maggio da 3,3% in aprile, con un calo dello 0,8% m/m.
L’inflazione continua ad essere trascinata al ribasso dal calo dei prezzi nel comparto degli alimentari per il terzo mese consecutivo (-3,5% a/a) e, in misura minore, delle utenze domestiche e dei trasporti. L’inflazione dei prezzi dei beni è in netto rallentamento (3,3% a/a) ma rimane superiore a quella dei servizi (1,0% a/a), mentre l’inflazione core è rimasta stabile a 1,1% a/a.
L’inflazione dei prezzi alla produzione rimane negativa e ha messo a segno un ulteriore calo in maggio (-3,7% a/a) rispetto ad aprile (-3,1% a/a), spinta al ribasso dal calo dei prezzi dei beni industriali e delle materie prime. La debolezza della domanda interna e il calo delle materie prime manterranno ancora le pressioni al ribasso sull’inflazione nel corso dell’estate.

GIAPPONE – Gli ordini di macchinari ad aprile calano di -12% m/m, dopo -0,4% m/m di marzo, ben al di sotto delle previsioni di consenso (-8,6% m/m). I dati iniziano a dare un contorno alla contrazione del PIL attesa per il 2° trimestre: gli ordini di aprile registrano una contrazione di -11,5% rispetto al 1° trimestre.
Gli ordini nel manifatturiero sono in calo di -2,6% m/m ad aprile, dopo -8,2% m/m di marzo, con la contrazione complessiva concentrata nel settore non manifatturiero, con un calo di -20,2% m/m, dopo +5,3% m/m a marzo.
Gli ordini correggono nelle costruzioni di -11,6% m/m e nel commercio di -17,9% m/m. La debolezza è estesa agli ordini dall’estero, in flessione di -21,6% m/m. I dati sono in linea con l’aspettativa di una riduzione del PIL nel 2° trimestre trainata sia dalla domanda domestica sia dalla domanda estera.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Covid-19 update
Contagi 1.979.850, nuovi contagi 24.800, decessi 112.006, guarigioni 524.855 (JHU).
Hassett, presidente del Council of Economic Advisers dell’amministrazione Trump, ha detto che la probabilità di un pacchetto di stimolo per la “fase 4è molto elevata e che la Casa Bianca è favorevole all’introduzione di nuove misure di stimolo in Congresso, senza però entrare nei dettagli riguardo alla forma dei nuovi interventi.
Al momento, i repubblicani sembrano inclini a non rinnovare l’integrazione di 600 dollari settimanali ai sussidi statali, introdotta ad aprile e in scadenza a fine luglio, mentre hanno proposto un possibile bonus per il ritorno al lavoro.
Il pacchetto di circa 3 tln di dollari approvato alla Camera poche settimane fa non ha trovato consensi fra i repubblicani, che finora si sono opposti all’estensione di supporto agli stati e agli enti locali per circa 500 mld e all’aumento di trasferimenti alle famiglie.
La dimensione di interventi nella fase 4 potrebbe essere intorno a 2 tln.
– La riunione del FOMC dovrebbe traghettare la politica monetaria a una fase di assestamento, dopo quella di emergenza dettata dalla crisi di liquidità causata dalla pandemia.
Con la riapertura dell’economia e l’inizio di una ripresa che potrà essere lunga e faticosa, la Fed sposterà l’accento sullo scenario futuro e sulla gestione delle aspettative.
Le proiezioni macroeconomiche e dei tassi dovrebbero delineare una crescita graduale e incerta, un tasso di disoccupazione in calo, ma persistentemente al di sopra del livello di più lungo termine, inflazione sotto il 2%e tassi stabili fino al 2022.
Il FOMC potrebbe presentare uno scenario centrale e degli scenari alternativi, oppure delineare una forchetta di previsioni per le variabili macroeconomiche, che rifletta la perdurante incertezza sull’evoluzione epidemiologica ed economica sottolineata più volte da Powell e dagli altri esponenti della Fed.
Nelle previsioni, sarà importante vedere l’entità della dispersione fra i partecipanti, ma dovrebbe emergere un consenso intorno a uno scenario centrale molto cauto sulla crescita e sull’inflazione.
* Sui tassi è in preparazione un rafforzamento della forward guidance, basato su riferimenti a date specifiche o a livelli per le variabili macro (tasso di disoccupazione o, più probabilmente, inflazione), che potrebbe essere già annunciato oggi, con l’obiettivo di ancorare le aspettative e l’inclinazione della curva. Con la fine del lockdown e l’inizio della ripresa, diventa cruciale per la Fed segnalare in modo convincente che una svolta verso l’alto per i tassi è molto lontana. Vincoli espliciti legati a livelli delle variabili macro conterrebbero aumenti dell’inclinazione della curva probabili quando i dati entrano in una fase di miglioramento (come già avvenuto con l’employment report di maggio).
Nel dibattito sulla forward guidance, riportato poi nei verbali e discusso forse da Powell oggi, ci saranno aperture per una possibile introduzione del controllo della curva come complemento alla forward guidance più tradizionale. Finora gli esponenti del FOMC che ne hanno parlato, hanno indicato la possibilità di imporre limiti ai rendimenti sul tratto 2-3 anni, che però potrebbe non essere sufficiente ad ancorare le scadenze più lunghe.
* Sul bilancio, il Comitato dovrebbe segnalare un cambiamento negli obiettivi del programma di acquisto di titoli, gestito finora come uno strumento mirato a garantire liquidità, con acquisti annunciati su base settimanale (in calo costante dai picchi di aprile, fino al livello attuale di 4 mld al giorno per i Treasury).
Il FOMC potrebbe indicare che il programma di acquisti sposta il proprio obiettivo verso quello tipico del QE, cioè di supporto alla ripresa. In questo contesto, potrebbe essere delineato un sentiero per gli acquisti su un orizzonte più lungo rispetto all’attuale settimana, pur mantenendo l’accento sulla natura illimitata del programma. Questo cambiamento potrebbe essere solo discusso, ma non ancora introdotto, alla riunione di oggi.
* Sui programmi di credito di emergenza, Powell dovrebbe ribadire la volontà di essere disponibile a erogare prestiti per sostenere tutti i settori dell’economia e di adattare i programmi in essere in base alle necessità. Questo è emerso chiaramente con i diversi aggiustamenti apportati ai termini dei programmi annunciati ad aprile, e in partenza in queste settimane.
L’ultimo intervento, due giorni fa, ha allentato le condizioni del Main Street Lending Program (500 mld), mirato a piccole e medie imprese, riducendo l’ammontare minimo e aumentando quello massimo dei prestiti, estendendone la durata (a 5 anni) e concedendo il rinvio del ripagamento del capitale per due anni.
* Infine, Powell dovrebbe segnalare che l’economia è ben lontana dall’essere al sicuro e che potrebbero essere necessari altri interventi di stimolo, sia fiscale sia monetario. La conferenza stampa dovrebbe reiterare che la Fed è disposta a usare tutti gli strumenti disponibili per sostenere la ripresa, e sottolineare che la politica monetaria non è al capolinea, ma ha ancora spazio per agire in modo efficace.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è tornato a scendere ieri, ma con modalità diverse rispetto alle scorse settimane e che potrebbero quindi segnalare l’avvio di una nuova fase di mercato. Il calo è stato infatti guidato dal rafforzamento di yen e franco svizzero, nel loro ruolo di safe haven sul calo delle borse USA e il leggero aumento della risk aversion.
Per quanto riguarda lo yen ha inciso anche a sfavore del biglietto verde l’eventualità che la Fed apra a qualche forma di controllo della curva dei rendimenti.
Molto importante sarà quindi l’esito del FOMC di questa sera.
Le attese sono che la Fed lasci invariati i termini di policy. Quanto alle proiezioni macro, queste delineeranno una crescita incerta con tassi stabili sull’orizzonte di previsione. Il messaggio sarà di grande cautela sulla ripresa futura, ragion per cui la politica monetaria dovrà restare accomodante e pronta a fornire nuovo stimolo se necessario.
Tra gli strumenti che potrebbero essere valutati prossimamente vi sono un rafforzamento della forward guidance (riferimento a date specifiche o a livelli delle variabili macro, i.e. inflazione o disoccupazione) e il controllo della curva.
Quest’ultimo potrebbe indebolire il dollaro, ma probabilmente soprattutto come impatto iniziale. Sfavorevoli per il biglietto verde sarebbero anche delle proiezioni di crescita che mostrassero una ripresa difficile e lenta.
Tuttavia è possibile che la Fed, data l’incertezza estremamente elevata su questo punto, decida come altre banche centrali di fornire scenari alternativi invece che una sola previsione centrale, proprio per evitare di veicolare un messaggio che potrebbe essere fuorviante.

EURL’euro ha avuto una giornata movimentata ieri, prima scendendo sotto i minimi del giorno precedente e poi salendo sopra i massimi. È quindi tornato da 1,12 a 1,13 EUR/USD, ma è rimasto comunque al di sotto dei massimi della scorsa settimana.
Cruciale sarà l’esito del FOMC. Se la Fed sarà in grado di “rassicurare” i mercati, nonostante la comprensibile incertezza che continua a prevalere, il dollaro dovrebbe iniziare a riprendersi e l’euro – di riflesso – smettere di salire.

GBPLa sterlina ha leggermente ampliato iI range di oscillazione di lunedì, restando comunque a 1,26-1,27 GBP/USD contro dollaro e 0,88-0,89 EUR/GBP contro euro.
La sostanziale assenza di indicazioni direzionali è dovuta sia alla scarsità di novità rilevanti sul fronte domestico sia all’attesa per il FOMC di oggi.
Dalla BoE Cunliffe ha affermato che i tassi negativi sono uno degli strumenti che la banca centrale potrebbe prendere in considerazione. Intanto, per oggi, anche la sterlina risentirà dell’esito del FOMC, di riflesso alla reazione del dollaro.

JPYLo yen ha ampliato il rafforzamento già avviato lunedì, sia contro dollaro da 108 a 107 USD/JPY sia contro euro da 122 a 121 EUR/JPY, complici il calo delle borse USA, un seppur lieve aumento della risk aversion, e l’eventualità che la Fed punti verso il controllo della curva.
Cruciale sarà l’esito del FOMC: se favorevole al dollaro lo yen dovrebbe fare marcia indietro.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – La produzione industriale di aprile dovrebbe registrare un crollo dell’ordine del -27% m/m, dopo il -16,2% m/m di marzo. Il mese di aprile ha visto il fermo delle attività in tutti i principali settori produttivi. La variazione annua è attesa a -42,2% da -17,3%. Le attività produttive sono riprese dalla seconda metà di maggio, il che dovrebbe essere coerente con un recupero congiunturale dell’output sia in maggio che in giugno.

STATI UNITI – Il CPI a maggio dovrebbe essere invariato su base mensile, con una dinamica annua in ulteriore rallentamento (0,3% a/a), ma con una stabilizzazione della componente energia.
Anche l’indice core dovrebbe essere stabile, dopo due contrazioni mensili consecutive, con una variazione di 1,3% a/a.
Fra i beni core, l’abbigliamento dovrebbe recuperare, dopo due mesi fortemente negativi.
Per i servizi ex-energia i prezzi dovrebbero essere in rialzo di 0,1% mm, sempre al di sotto della media storica, ma in ripresa dopo il -0,4% m/m di aprile, con contributi meno negativi di tariffe aeree e alberghi, a fronte di prezzi ancora in rialzo per i servizi sanitari.
Le aspettative di inflazione delle famiglie sono in rialzo, sulla scia degli aumenti dei prezzi dei beni e servizi di prima necessità causati da vincoli all’offerta e da aumenti dei costi.
Al contrario, la Fed e i previsori privati si aspettano un periodo di disinflazione nei prossimi mesi, in parte collegato al crollo nei settori in cui la domanda è stata quasi azzerata durante il lockdown.