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10 Gennaio 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – L’inflazione è salita di un decimo al 5% a/a a dicembre, massimo dall’inizio delle rilevazioni nel 1998.
Riteniamo che nel corso del 2022 il trend per l’inflazione sarà discendente ma il ritorno sotto quota 2% è previsto solo a marzo 2023; inoltre, la forte incertezza sull’andamento dei prezzi energetici rende le proiezioni molto instabili.
Anche l’inflazione BCE core è cresciuta di un decimo al 2,7% a/a guidata dall’accelerazione dei prezzi dei beni manufatti.
– L’indice di composito di fiducia economica ESI della Commissione Europea è calato al 115,3 da 117,6 a dicembre, penalizzato dall’impatto della risalita dei contagi sull’attività nei servizi, su livelli coerenti con una frenata della ripresa a fine anno.
– A novembre le vendite al dettaglio sono cresciute di +1,0% m/m da +0,3% m/m precedente.

FRANCIA
– La produzione industriale è calata di -0,4% m/m da +0,9% m/m di ottobre: nel caso di una stagnazione a dicembre, l’output industriale chiuderebbe il 4° trimestre in contrazione.
– La spesa per consumi è rimbalzata di +0,8% m/m da -0,6% m/m.

STATI UNITI – Venerdì, l’employment report di dicembre ha dato informazioni miste, ma complessivamente in linea con un mercato del lavoro sotto pressione.
I nuovi occupati registrati dall’indagine presso le imprese sono stati 199 mila (media a 3 mesi: 365 mila), ma l’occupazione rilevata con l’indagine presso le famiglie è cresciuta di 651 mila, dopo 1,1 mln a novembre.
Il tasso di disoccupazione è sceso a 3,9% da 4,2%, con la forza lavoro circa invariata, e i salari orari sono aumentati di 0,6% m/m (4,7% a/a).
Nell’insieme i dati segnalano che ormai la massima occupazione è qui, ora.

 

COMMENTI:

BCE – Sul fronte BCE, Philip Lane ha ribadito di attendersi che l’inflazione cali nel corso del 2022, diventando marginalmente inferiore all’obiettivo nel biennio 2023-24.
Isabel Schnabel ha ammesso che gli shock temporanei di offerta, come quello energetico, giustificano una deviazione dagli obiettivi di inflazione; tuttavia, basterebbe che il prezzo del petrolio restasse sui livelli del novembre 2021 perché l’inflazione raggiunga l’obiettivo nel 2024.
Inoltre, la transizione energetica introduce rischi al rialzo nella previsione di inflazione di medio termine. Schnabel prospetta due scenari in cui la politica monetaria dovrà cambiare strada: il primo è quello di un aumento eccessivo delle aspettative di inflazione; il secondo, l’introduzione di una carbon tax associata a misure redistributive che ne compensino gli effetti negativi sulla domanda.
Oggi non sono in agenda discorsi, mentre domani la presidente Lagarde interverrà alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente della Bundesbank, Nagel.

STATI UNITI
– L’audizione di Powell in Congresso per la sua conferma a presidente della Fed sarà un evento centrale: probabilmente Powell darà supporto alla previsione di un anticipo della svolta dei tassi e di una riduzione del bilancio in tempi relativamente ravvicinati.
Daly (San Francisco Fed), pur senza specificare quando prevede la svolta dei tassi, ha detto di essere d’accordo con l’accelerazione del tapering decisa a dicembre e ha indicato che “dopo uno o due rialzi” potrebbe essere appropriato iniziare a ridurre la dimensione del bilancio.
A nostro avviso, nello scenario ora centrale di svolta a marzo, la Fed potrebbe iniziare a non rinnovare tutti i titoli in scadenza a settembre.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha mantenuto una dinamica perlopiù laterale nelle ultime tre settimane, assestandosi però su livelli marginalmente più bassi rispetto ai massimi raggiunti in corrispondenza del FOMC del 15 dicembre, complici soprattutto nei giorni prenatalizi il ritorno dei mercati in modalità risk-on e in chiusura d’anno l’aggiustamento, comunque modesto, delle posizioni speculative (lieve riduzione del lungo dollaro).
Il biglietto verde ha poi aperto l’anno nuovo al rialzo, per tornare a correggere venerdì, sull’employment report che ha mostrato un aumento degli occupati inferiore alle attese.
Nel complesso però il rapporto sul mercato del lavoro è stato favorevole e in generale le premesse per un’anticipazione, forse già a marzo, del primo rialzo dei tassi Fed, restano valide.
In tale direzione si sono mosse infatti in questo periodo sia le aspettative sui tassi sia i rendimenti (a breve e a lunga).
Questa settimana si avranno due test importanti in proposito, domani con l’audizione di Powell e mercoledì, con i dati di inflazione, che dovrebbero mostrare un nuovo significativo aumento.
A meno di delusioni, il dollaro dovrebbe pertanto tornare a rafforzarsi, proseguendo il recupero in corso già quest’oggi.

EURL’euro si è mantenuto stabile nel range stretto di 1,12-1,13 EUR/USD nelle ultime tre settimane, non venendo di fatto penalizzato dall’allargamento dei differenziali di rendimento osservato a inizio gennaio.
La possibilità che, in base alla dinamica dell’inflazione, che anche venerdì ha sorpreso mostrando un nuovo aumento contro attese di calo, la BCE vada acquisendo più avanti un atteggiamento meno accomodante contribuisce a contenere il downside della moneta unica.
Sotto osservazione in proposito sarà domani l’intervento di Lagarde alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente della Bundesbank, Nagel.
Tuttavia, sembra esservi ancora spazio per un ulteriore indebolimento del cambio al concretizzarsi dello scenario di avvio anticipato dei rialzi Fed, soprattutto in caso di delusioni dai dati di crescita dell’area alla luce della nuova ondata pandemica.

GBPAnche la sterlina ha mostrato una dinamica direzionale nelle ultime tre settimane, risalendo soprattutto contro dollaro da 1,31 a 1,36 GBP/USD, ma anche contro euro da 0,85 a 0,83 EUR/GBP, aggiornando qui i massimi a inizio anno.
Il restringimento dei differenziali di rendimento rispetto agli USA è stato il driver principale del recupero della valuta britannica, esprimendo l’attesa per un secondo rialzo dei tassi BoE già alla prossima riunione del 3 febbraio.
Anche il miglioramento di sentiment in merito all’evoluzione degli sviluppi sul fronte pandemico ha contribuito favorevolmente.
Questa settimana da seguire saranno venerdì i dati di produzione industriale e del PIL mensile relativi a novembre.
Se le attese positive non saranno deluse la sterlina potrebbe riuscire a consolidare, a meno di sviluppi sfavorevoli sul fronte dei colloqui con l’UE in programma nei prossimi giorni in merito alla questione nordirlandese: il ministro degli esteri britannico Liz Truss ha nuovamente prospettato l’opzione di sospendere unilateralmente i controlli sulle merci dirette verso l’Irlanda del Nord qualora non si trovasse una soluzione soddisfacente.

JPYPiù direzionale è stata invece la dinamica dello yen, che è andato indebolendosi nelle ultime tre settimane, in funzione, come era stato prospettato, della più robusta salita dei rendimenti USA.
Il calo contro dollaro ha condotto da 113 a 116 USD/JPY, riproponendo qui a inizio anno livelli abbandonati cinque anni fa, e contro euro da 127 a 131 EUR/JPY.
Negli ultimi giorni lo yen ha leggermente ritracciato al rialzo, ma dovrebbe esservi spazio per aggiornare i minimi recenti sull’ulteriore salita attesa dei rendimenti USA.
Nel breve, tuttavia sarà da seguire anche l’evoluzione della risk aversion, soprattutto con riferimento agli sviluppi sul fronte pandemico: un eventuale nuovo aumento dell’avversione al rischio tornerebbe a favorire lo yen.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Questa settimana la stima annua del PIL tedesco nel 2021 offrirà maggiori spunti sulla performance dell’economia nel 4° trimestre.
– La produzione industriale dovrebbe essere tornata a calare a novembre.
– In Francia la stima finale dovrebbe confermare la stabilizzazione dell’inflazione a dicembre.
– Questa mattina i dati sul mercato del lavoro di novembre dovrebbero riportare una stabilizzazione del tasso di disoccupazione al 9,4% in Italia e in calo di un decimo al 7,2% nel complesso dell’Eurozona.

STATI UNITI
 – Il focus questa settimana sarà sul CPI di dicembre, atteso in rialzo di 0,4% m/m per l’indice headline e 0,5% m/m per quello core, sulla scia di persistenti rincari sia per i beni sia per i servizi.
Su base tendenziale la variazione dei due indici dovrebbe toccare il 7% a/a e 5,3% a/a, rispettivamente, sui massimi dal 1982.
Il PPI di dicembre dovrebbe registrare ancora incrementi sostenuti, ma dare segnali di marginale moderazione del trend inflazionistico.
– Le vendite al dettaglio di dicembre sono previste invariate su base mensile e in calo di -0,4% m/m in termini reali, con indicazioni di rallentamento per la dinamica dei consumi di inizio 2022.
– La produzione industriale di dicembre dovrebbe segnare una variazione di 0,4% m/m, con un moderato sostegno del settore auto.
– Infine, la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (prel.) dovrebbe essere in modesto rialzo a 71,5 da 70,6, ma con rischi verso il basso per l’aumento dei contagi.