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10 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è calata più del previsto a dicembre, di -1% m/m, dopo il robusto incremento di 2,1% m/m (rivisto al rialzo da 1,9%) di novembre.
Su base tendenziale la crescita ha rallentato al 4,4% da 6,6%.
Nonostante la contrazione di dicembre l’industria è comunque salita di 0,5% t/t nel 4° trimestre mentre nel 2021 la produzione è cresciuta in media dell’11,8% rispetto al 2020.
Lo scenario per la manifattura italiana a inizio 2022 appare però meno promettente: la produzione potrebbe essere calata anche a gennaio, penalizzata dal rincaro dell’energia, mentre la recrudescenza dei contagi potrebbe aver inciso sulle ore lavorate per via delle quarantene.

 

COMMENTI:

BCEJoachim Nagel, presidente della Bundesbank, ha dichiarato che se le prospettive di inflazione resteranno le stesse in marzo, si esprimerà a favore di una normalizzazione della politica monetaria.
Ciò implicherebbe interrompere gli acquisti netti “nel corso del 2022”, e poi alzare i tassi ufficialiprima della fine di quest’anno”.
Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo BCE, ha legato la possibilità di una correzione della politica monetaria all’eventualità che l’inflazione sia sopra l’obiettivo nel medio termine. Schnabel ha puntualizzato che le modifiche saranno comunque “graduali”.
Le dichiarazioni di Nagel, Schnabel e, nei giorni scorsi, Knot e Lagarde, non sono coerenti con uno scenario di rialzo dei tassi nei mesi estivi, mentre sono compatibili con una mossa nel quarto trimestre 2022.

STATI UNITI – Ieri, Mester (Cleveland Fed) ha dato un quadro positivo dell’economia e ha detto che a suo avviso l’inflazione scenderà, ma resterà sopra il 2% nel 2022 e nel 2023.
Mester ritiene che potrebbe essere opportuno vendere una parte dei titoli MBS per accelerare la transizione verso un portafoglio composto principalmente da Treasury.
Secondo Mester, a meno di eventi inattesi, sarà appropriato alzare i tassi a marzo, seguendo un sentiero più veloce rispetto al 2015, dato che l’inflazione è considerevolmente più elevata e il mercato del lavoro più sotto pressione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha fatto una pausa tra ieri e oggi nella propria risalita, stabilizzandosi comunque nel range degli ultimi giorni, una dinamica non incoerente con la sostanziale assenza di novità dopo l’employment report di venerdì a fronte dell’attesa per l’importante dato di inflazione di oggi e un generalizzato ridimensionamento della risk aversion sui mercati.
Le previsioni sono per un altro ampio aumento dell’inflazione.
Se dovesse rivelarsi anche superiore alle aspettative, potrebbe aumentare la probabilità di un rialzo di 50 pb al FOMC di marzo, e il dollaro dovrebbe beneficiarne rafforzandosi.

EURL’euro si è stabilizzato ieri nel range del giorno precedente tra 1,1401 e 1,1447 EUR/USD, prevalendo l’attesa per il dato di inflazione USA di oggi.
Il cambio infatti ha tratto solo scarso e breve beneficio dalle dichiarazioni di Nagel, che ha aperto a un’eventuale accelerazione dell’aggiustamento di policy se le prospettive di inflazione resteranno le stesse in marzo.
Altri discorsi BCE sono in programma oggi e restano da monitorare attentamente.
In ogni caso se l’inflazione USA non deluderà l’euro dovrebbe arretrare, almeno leggermente.
Il downside dovrebbe essere contenuto (entro quota 1,13 EUR/USD con supporti chiave a 1,1400 EUR/USD) per via dell’elevata attenzione con cui la BCE sta seguendo l’evolversi dello scenario di inflazione.

GBPLa sterlina si è rafforzata ulteriormente ieri pur mantenendosi in area 1,35 GBP/USD contro dollaro ma poi ha chiuso in lieve arretramento, anche se sta risalendo oggi.
La dinamica contrastata a livello intra-day è dovuta sia alla generalizzata fase di attesa per i dati di inflazione USA di oggi sia a fattori specifici all’economia britannica, in particolare l’incertezza sul timing preciso del prossimo rialzo dei tassi BoE (marzo o maggio) e la questione del protocollo nordirlandese (ieri Johnson ha minacciato l’azione unilaterale del Regno Unito, di sospensione dei controlli su alcune merci dirette verso l’Irlanda del Nord e provenienti dalla Gran Bretagna se l’UE non viene incontro alle richieste del Regno Unito).
Sul fronte BoE ieri Pill ha ribadito che nei prossimi mesi i tassi continueranno a salire, spiegando che invece è più incerto lo scenario al di là del breve e similmente a Broadbent ha detto che il proprio voto per un rialzo di 25 pb invece di 50 pb alla riunione del 3 febbraio è stato finemente bilanciato e guidato anche dalla volontà di contenere la reazione di mercato prevenendo il formarsi di aspettative troppo aggressive.
Oggi è in programma un discorso di Bailey e sarà importante seguire anche questo per cogliere ulteriori indicazioni in merito alla probabilità o meno di un prossimo rialzo già a marzo.
Contro euro la sterlina si è mantenuta pressoché stabile, ancora in area 0,84 EUR/GBP, tra ieri e oggi.
Oggi se i dati di inflazione USA non deluderanno la sterlina potrebbe leggermente arretrare sul dollaro, ma meno dell’euro per via della maggior velocità di azione della BoE rispetto alla BCE nel breve, soprattutto in caso di eventuali dichiarazioni hawkish da parte di Bailey.

JPYLo yen si è stabilizzato ieri sui minimi del giorno precedente contro dollaro in area 115 USD/JPY ma ha accelerando l’indebolimento oggi complici sia l’attesa per l’inflazione USA di oggi sia le dichiarazioni di Kuroda che ha indicato che è prematuro parlare di exit strategy rispetto alla strategia ultra-accomodante attuale durante il suo mandato (che terminerà ad aprile 2023).
Lo yen è in calo anche contro euro da 131 a 132 EUR/JPY.
L’indebolimento contro dollaro dovrebbe ampliarsi oggi se l’atteso aumento dell’inflazione USA favorirà la salita dei rendimenti a lunga USA.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi la Commissione Europea pubblica le previsioni macroeconomiche d’inverno. L’aggiornamento ad interim di febbraio (che non include le proiezioni sugli indicatori di finanza pubblica) potrebbe evidenziare una nuova revisione al ribasso delle previsioni sulla crescita del PIL nel 2022, intorno al 4% (da 4,3%) e una revisione verso l’alto delle previsioni per il 2023, probabilmente intorno al 2,5% (da 2,3%).
È inoltre probabile una ampia revisione al rialzo delle stime di inflazione, che tre mesi fa si attestavano al 2,2% per il 2022 e all’1,4% per il 2023.

STATI UNITI – Oggi il focus sarà sul CPI di gennaio.
La previsione è un aumento di 0,5% m/m sia per l’indice headline sia per quello core, con l’inflazione sui massimi da 40 anni (7,3% a/a e 5,9% a/a, rispettivamente).
I beni dovrebbero ancora registrare variazioni sostenute, con le auto usate in rialzo solido, intorno a 0,8% m/m.
Nei servizi, l’abitazione dovrebbe mantenersi su un trend compreso fra 0,3% e 0,4% m/m per via dell’accelerazione degli affitti.
Le tariffe aeree dovrebbero essere ancora deboli per via di Omicron, mentre nella ristorazione, dovrebbe prevalere l’impatto dei rialzi salariali rispetto a eventuali ricadute dall’aumento dei contagi.
Eventuali sorprese verso l’alto potrebbero spostare il consenso nel FOMC verso un rialzo di 50 pb a marzo.