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10 Febbraio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è calata marginalmente a dicembre, di -0,2% m/m, dopo l’alta volatilità dei mesi precedenti (ottobre +1,4%, novembre -1,4% m/m).
Il dato è stato più debole del previsto, e lascia la produzione inferiore del 3,7% al livello pre-pandemia (di febbraio), in calo del 2% su base annua e dell’11,4% per l’intero 2020.
L’output è diminuito di -0,8% t/t nel trimestre finale dell’anno: l’industria dovrebbe dunque aver sottratto circa due decimi al PIL.
A dicembre, la produzione è stata trascinata al ribasso da beni strumentali e beni di consumo non durevoli (entrambi in calo di-0,8% m/m), mentre la produzione di beni durevoli, beni intermedi ed energia è aumentata di oltre un punto percentuale nel mese.
Il dettaglio per settore conferma la drammatica recessione in due comparti: tessile e raffinazione (rispettivamente -28,5% e -16,5%a/a); anche il farmaceutico subisce una battuta d’arresto (-10,9%); tra i settori industriali in crescita rispetto a un anno prima troviamo gomma e plastica (+10,9%), chimica (+7,5%), apparecchiature elettriche (+6,8%), metalli (+6,2%) e altre industrie manifatturiere (+1,9%).
A gennaio, è possibile una ripresa dell’output, anche se la produzione di auto a inizio anno potrebbe soffrire delle difficoltà di approvvigionamento di semiconduttori.
In ogni caso l’industria dovrebbe tornare a contribuire al PIL a inizio 2021, trainata dalla domanda estera (l’indice PMI manifatturiero ha visto un’accelerazione nella crescita dell’output a gennaio, da 52 a 54,4).
Vediamo un moderato rimbalzo della produzione industriale nel primo trimestre (+0,4% t/t), coerente con una crescita del PIL solo marginalmente positiva.
Per quest’anno nel complesso, vediamo un recupero dell’output dell’8,3%.
Questo scenario implica una accelerazione a partire dal secondo trimestre, su cui i rischi al momento restano verso il basso.

CINA – L’inflazione dei prezzi al consumo è scesa nuovamente in territorio negativo passando da +0,2% a/a in dicembre a -0,3% a/a in gennaio, principalmente a causa di un effetto base favorevole dovuto alla diversa cadenza del capodanno cinese, che nel 2019 cadeva in gennaio.
Anche l’inflazione core è scesa in territorio negativo, passando da +0,4% a/a in dicembre a -0,3% a/a in gennaio, toccando il minimo dal 2009.
Il calo è similmente spiegato da un forte effetto base favorevole e in parte dalla spinta al ribasso della deflazione del comparto dell’abbigliamento, dei trasporti e delle utenze domestiche.
L’inflazione del comparto dei trasporti, ancora negativa in termini tendenziali (-4,6% a/a), è salita dello 0,9% m/m sia in dicembre sia in gennaio a causa all’aumento dei prezzi dei carburanti.
Quest’ultimo insieme a un effetto base che diventerà nettamente sfavorevole da febbraio ad aprile contribuirà ad invertire la spinta nei prossimi mesi. Lo stesso effetto si avrà nel comparto degli alimentari.
L’inflazione, sia totale sia core, dovrebbe quindi tornare a salire fino alla primavera.
L’inflazione dei prezzi alla produzione è invece tornata in territorio positivo dopo 11 mesi assestandosi a +0,3% in gennaio (da -0,4% in dicembre) trainata dall’aumento dei prezzi delle materie prime.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il Presidente incaricato Mario Draghi incontrerà oggi le parti sociali (tra cui Confindustria e sindacati) nonché i rappresentanti di regioni ed enti locali.
Ieri i principali partiti hanno ribadito di voler sostenere il nuovo esecutivo, con la sola eccezione di Fratelli d’Italia (resta incerta la posizione di Liberi e Uguali).
La novità di ieri è che il Movimento 5 Stelle ha rinviato la consultazione tra gli iscritti sulla piattaforma Rousseau, che avrebbe dovuto tenersi tra oggi e domani.
Intanto, secondo indiscrezioni, i punti programmatici che sarebbero emersi dall’incontro di Draghi con i principali partiti riguarderebbero una riforma in senso progressivo delle aliquote Irpef, la lotta all’evasione fiscale, passi avanti nel processo di integrazione europea, una rimodulazione del calendario scolastico assieme all’aumento degli organici, una accelerazione della campagna vaccinale attraverso la creazione di una piattaforma informatica comune e assunzione di nuovo personale.
L’ex presidente della BCE potrebbe salire al Quirinale per sciogliere la riserva domani o venerdì, e il giuramento del nuovo governo potrebbe svolgersi sabato; secondo fonti di stampa, si profila una squadra mista tra tecnici e politici, che non dovrebbe includere i leader dei principali partiti.

BCE – In un’intervista a Der Spiegel, Fabio Panetta ha spiegato che l’eventuale euro digitale non prevedrebbe limiti di utilizzo nei pagamenti, ma potrebbero essere previsti limiti agli importi che ciascuno può detenere, “oppure scoraggiarne l’accumulo offrendo rendimenti penalizzanti oltre tale limite”, in modo da limitare il rischio di fuoriuscita di depositi dal sistema bancario.
Le banche “ricoprirebbero un ruolo importante nella distribuzione, non dissimile da quanto accade con il contante”, e la BCE vuole “interagire con le banche in qualità di partner”.
Secondo Panetta, “se le banche dovessero registrare deflussi di depositi potremmo offrire loro più liquidità”.
I tempi del progetto sono di 4 o 5 anni: all’inizio dell’estate 2021 il consiglio direttivo della BCE deciderà se proseguire l’iniziativa; la soluzione tecnica e l’ambito operativo saranno definite nei 18 mesi successivi; quindi, il Consiglio direttivo avvierà la fase realizzativa.

STATI UNITI
Powell oggi dovrebbe ribadire la necessità di mantenere una politica accomodante a lungo e ripetere che ci vorrà del tempo prima che il FOMC inizi a discutere una possibile riduzione dello stimolo, segnalando che lo scenario è ancora soggetto ad ampia incertezza sul fronte della pandemia.
Powell dovrebbe anche riaffermare che la relazione fra disoccupazione e inflazione si è allentata, e non richiede azioni preventive da parte della Fed, anche in presenza di una eventuale rapida riaccelerazione della crescita.
Il presidente della Fed dovrebbe anche ricordare nuovamente che nei prossimi mesi l’inflazione sarà in rialzo temporaneo e che la Fed non reagirà a incrementi transitori e di origine statistica.
– Il primo giorno del processo di impeachment di Trump ha visto la presentazione delle posizioni delle due parti, con una performance brillante, nella forma e nella sostanza, della squadra democratica a fronte di argomenti deboli e mal strutturati da parte della difesa.
Alla conclusione delle presentazioni, il Senato ha votato a favore della regolarità del processo, con 56 voti favorevoli e 44 contrari. Sei repubblicani si sono uniti ai 50 democratici.
Al momento lo scenario centrale è che solo pochi senatori repubblicani votino contro Trump, lasciando i democratici con una maggioranza insufficiente a ottenere una condanna dell’ex-presidente.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ampiamente ieri, vedendo erodersi tutta la salita della settimana scorsa. Il movimento è ancora legato all’employment report di venerdì, oltre che all’arretramento registrato ieri dai rendimenti USA.
La tendenza rialzista di fondo non dovrebbe essere compromessa, ma la rimonta del dollaro potrebbe incontrare nuovi ostacoli se il nuovo piano di stimolo fiscale, che potrebbe prospettarsi più ampio del previsto, dovesse favorire una risalita più forte dell’inflazione.
Se infatti il calo dei rendimenti reali dovesse prevalere sul rialzo di quelli nominali, il biglietto verde potrebbe risentirne.

EURL’euro è risalito da 1,20 a 1,21 EUR/USD, come riflesso della correzione del dollaro.
Le dinamiche di dollaro sono talmente prevalenti che ieri neppure il dato di produzione industriale italiano, peggiore delle attese, ha frenato l’euro.
Analogamente, un’eventuale delusione oggi da quello di produzione francese non sarebbe in grado di compromettere la tenuta della moneta unica se il dollaro rimane sotto pressione a livello generalizzato.

GBPAnche la sterlina è salita sul generalizzato calo del dollaro, aggiornando nuovamente i massimi contro il biglietto verde in area 1,38 GBP/USD, mantenendosi invece ancora in area 0,87 EUR/GBP contro euro.
La valuta britannica trae beneficio anche dal positivo procedere della campagna vaccinale nel Regno Unito.
Finché il dollaro resta sulla difensiva, la sterlina rimane supportata. Tuttavia, un test dell’effettiva forza della sterlina si avrà venerdì, sui dati di PIL del 4° trimestre, attesi deboli.

JPYAnche lo yen si è rafforzato ampiamente sul calo del dollaro da 105 a 104 USD/JPY. In questo caso l’arretramento dei rendimenti USA ha pesato di più.
La valuta nipponica è salita infatti anche contro euro, pur restando in area 126 EUR/JPY.
Da seguire oggi la reazione dello yen in caso di riflessi del dato di inflazione USA sui rendimenti – nominali e reali – statunitensi.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – A dicembre, le indagini congiunturali indicano una modesta ripresa della produzione industriale a +0,1% m/m (-2,2% a/a), dopo il -0,9% m/m (-4,6% a/a) di novembre.
Il miglioramento deriverebbe dal rilassamento delle misure di contenimento nella seconda metà del mese.
Nel 4° trimestre l’industria dovrebbe aver contribuito positivamente al PIL.

STATI UNITI – Il CPI a gennaio è previsto in rialzo di 0,3% m/m, dopo 0,4% m/m di dicembre, sulla scia di un ulteriore incremento dei prezzi energetici.
Il CPI core dovrebbe aumentare di 0,2% m/m dopo 0,1% m/m.
La componente beni dovrebbe continuare a registrare variazioni mediamente più ampie rispetto a quelle dei servizi, per via degli effetti congiunti del deprezzamento del dollaro e delle strozzature all’offerta nella produzione/distribuzione dei prodotti.
Per i servizi, i prezzi dovrebbero rimanere compressi nel settore abitazione, con un continuo rallentamento della dinamica degli affitti e livelli di attività ancora ridotti nell’ospitalità.
Il trend dell’inflazione subirà un balzo in primavera per via dell’effetto confronto con i mesi del lockdown del 2020, portando la variazione dei prezzi in area 3% per un periodo limitato, seguito da un ritorno atteso poco sopra il 2% nella seconda metà dell’anno.