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10 Febbraio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – Le vendite al dettaglio sono tornate ad aumentare a dicembre, di +0,5% m/m, dopo il calo dei due mesi precedenti (-0,2% m/m a novembre). La crescita è dovuta ai non alimentari. La variazione tendenziale risulta poco variata per il quarto mese consecutivo, a 0,9%.
Si riduce il divario fra grande distribuzione (+0,1% a/a) e imprese operanti su piccole superfici (-0,9% a/a), e riaccelera il commercio elettronico dopo il rallentamento del mese precedente (a 38,3% a/a).
La tendenza per gruppi di prodotti resta variegata: spicca il balzo per le dotazioni per informatica, telecomunicazioni e telefonia (+6,6%) e per calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+6,1%), mentre si registrano flessioni marcate per farmaceutici (-2,5%) e cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,9%).
Le vendite al dettaglio hanno chiuso il trimestre con un incremento solo marginale (+0,1% t/t sia in valore che in volume), in rallentamento rispetto ai tre mesi precedenti (+0,5% t/t in valore e +0,3% t/t in volume). Ciò suggerisce che i consumi di contabilità nazionale, dopo il robusto 0,4% t/t visto nel 3° trimestre (massimo da due anni e mezzo), possano essere cresciuti solo marginalmente nella parte finale dell’anno.

FRANCIA – La produzione industriale nel mese di dicembre è scesa del -2,8% m/m, dopo lo 0,0% (rivisto da 0,3%) di novembre. La variazione tendenziale ha registrato un -3,0% a/a in dicembre, da 0,9% a/a (rivisto da 1,3%) del mese precedente.
Lo spaccato per settori ha segnato un calo della produzione manifatturiera (-2,6% m/m), e delle costruzioni (-2,7% m/m). Il quarto trimestre del 2019 si chiude con un debole -0,6% t/t. Un’inversione di tendenza è prevista nei mesi iniziali del 2020, in linea con i risultati delle prime indagini congiunturali.
L’espansione attesa rischia di essere in parte spiazzata dagli effetti negativi sull’economia provenienti dall’impatto dell’epidemia di 2019-nCoV in Cina.

STATI UNITI – L’employment report di gennaio registra una riaccelerazione della dinamica occupazionale, con una variazione di occupati non agricoli di 225 mila (consenso: 165 mila, media a 3 mesi: 211 mila): nonostante la spinta dovuta al clima mite in alcuni comparti (costruzioni, ospitalità), i dati sono indubbiamente solidi.
La revisione delle serie collegata all’aggiustamento dei fattori stagionali per l’indagine presso le imprese e della stima di diversi elementi dell’indagine presso le famiglie (fra cui, la popolazione), riporta un sentiero più moderato per la crescita degli occupati nel 2019, che però si mantiene elevata (mm 12 mesi a 171 mila).
• Il settore privato crea 206 mila posti, con un aumento di 32 mila nell’industria e di 174 mila nei servizi. Nell’industria, la spinta viene dalle costruzioni, con occupati in rialzo di 44 mila per via del clima straordinariamente mite, mentre il manifatturiero elimina 12 mila posti e l’estrattivo segna un livello stabile. Nei servizi, le variazioni più solide sono nell’ospitalità (+36 mila per il secondo mese consecutivo), istruzione/sanità (+72 mila), trasporti (+35 mila); sono invece deboli il commercio al dettaglio (-7 mila), i servizi finanziari (-1000) e gli occupati temporanei (-2 mila). Il settore pubblico crea 19 mila posti (+12 mila per il governo federale).
• L’indagine presso le famiglie mostra un calo di occupati di -89 mila (media 3 mesi: 57 mila), un modesto incremento della forza lavoro (+50 mila, media a 3 mesi: 68 mila) e un balzo del tasso di partecipazione di 2 decimi a 63,4%, sul massimo da metà 2013. Di conseguenza, il tasso di disoccupazione risale marginalmente a 3,6% da 3,5% dei due mesi precedenti.
• Nonostante la dinamica persistentemente solida dell’occupazione i salari orari non accelerano, con un aumento di 0,2% m/m (3,1% a/a), dopo 0,1% m/m (3% a/a) a dicembre.
Le ore lavorate sono invariate nel settore privato, anche nel manifatturiero, nonostante il blocco della produzione del 737 Max di Boeing.
I dati occupazionali sono un’altra sorpresa verso l’alto, a conclusione di un mese di informazioni complessivamente al di sopra delle attese. Quali sono le implicazioni per il trend della crescita?
La dicotomia manifatturiero/servizi rimane aperta, con il quadro sempre debole nel manifatturiero.
Nel settore, la crescita di occupati è stata nulla fra ottobre e gennaio e rivela condizioni fragili alla vigilia di potenziali shock negativi da Boeing, dal settore auto debole e dalla trasmissione di vincoli all’offerta legati al blocco produttivo in Cina. Pur in uno scenario indubitabilmente positivo, la previsione è che questi fattori portino a un rallentamento della dinamica occupazionale a febbraio e nel resto del trimestre: la stagionalità dovrebbe ridurre il contributo delle costruzioni, mentre gli effetti del coronavirus dovrebbero avere impatti negativi sul manifatturiero e sull’ospitalità.
Coronavirus e debolezza del manifatturiero dovrebbero a nostro avviso determinare un rallentamento della crescita nel 1° trimestre 2020 concentrando ulteriormente il sostegno dell’espansione nel comparto dei consumi.

 

COMMENTI:

ITALIA – Al 26° congresso degli operatori dei mercati finanziari, organizzato a Brescia da ASSIOM FOREX, il ministro dell’economia Gualtieri ha affermato che il deficit 2019 potrebbe risultare inferiore alle previsioni per circa 3 miliardi; inoltre, i risparmi sulla spesa per interessi inducono a un certo ottimismo anche per il 2020.
In merito al ciclo, Gualtieri si è detto fiducioso in un recupero dell’attività economica a inizio 2020 dopo la battuta d’arresto inattesa vista a fine 2019.
Gualtieri ha poi indicato “tre cantieri” di politica economica da affrontare come prioritari:
(1) la riforma fiscale per ridurre le imposte sul lavoro ma anche l’onere indiretto del fisco attraverso una semplificazione delle regole tributarie;
(2) la spending review e la digitalizzazione e semplificazione per migliorare la componente dinamica dell’offerta;
(3) il rilancio degli investimenti pubblici e privati, e l’avvio dei progetti infrastrutturali già stanziati (4 miliardi già partiti grazie all’iniziativa del Ministero dei Traporti e Infrastrutture).
Il governatore della Banca d’Italia Visco ha dichiarato che le ultime stime ufficiali dell’istituto (crescita del PIL pari a 0,5% quest’anno, 0,9% nel 2021 e 1,1% nel 2022) sono soggette a rilevanti rischi al ribasso.
Si è ridotta l’incertezza politica, ma permane una “cronica vulnerabilità” legata alle prospettive di medio termine della finanza pubblica e della crescita economica, anche dovuta le incognite sull’attuazione degli aumenti delle imposte indirette previsti dalle clausole di salvaguardia nel 2021 e nel 2022 (rispettivamente pari all’1,1% e all’1,4% del PIL).

ITALIA – Fitch ha confermato i rating “BBB/F-2”, con outlook negativo. L’agenzia si attende una crescita del PIL di 0,2% quest’anno (da 0,4% della stima precedente) e 0,6% l’anno prossimo (la ripresa verrebbe soprattutto da una graduale normalizzazione del commercio globale, pur in un contesto ancora debole per consumi privati e investimenti). Il debito pubblico è visto in aumento al 137% del PIL nel 2021.
Tra i fattori positivi, Fitch sottolinea che l’Italia ha un livello contenuto dell’indebitamento del settore privato, un favorevole profilo di scadenze del debito pubblico (6,9 anni), una posizione debitoria con l’estero marginale ed un significativo avanzo delle partite correnti.
• Un eventuale downgrade potrebbe derivare dai seguenti fattori:
(1) una crescita economia più debole del previsto, o un allentamento della politica fiscale, che portino a un significativo peggioramento della dinamica del debito pubblico;
(2) sviluppi politici che impattino negativamente le politiche economiche e fiscali.
• Viceversa, una stabilizzazione dell’outlook potrebbe scaturire dai seguenti eventi:
(1) sviluppi più favorevoli del previsto sul fronte delle politiche fiscali;
(2) una ripresa più forte del previsto, o un miglioramento nelle prospettive di medio termine derivante dall’implementazione di efficaci riforme strutturali.
Il prossimo pronunciamento da parte di Fitch è atteso il 10 luglio. Non ci aspettiamo nei prossimi mesi eventi in grado di spostare l’attuale orientamento attendista delle agenzie di rating.

STATI UNITI – La Fed ha pubblicato il Monetary Policy Report (MPR), che Powell presenterà in Congresso durante due audizioni questa settimana.
Il rapporto giudica positivamente il quadro macroeconomico, che mostra continua crescita a ritmi “moderati” e ulteriore rafforzamento del mercato del lavoro. Per quanto riguarda l’inflazione, la Fed sottolinea che la dinamica dei prezzi resta sotto l’obiettivo del 2%, ma attribuisce parte del rallentamento del 2019 a fattori transitori e indica che le aspettative sono stabili.
Secondo la Fed, “i rischi verso il basso sembrano essersi ridotti nella parte finale dell’anno, con un po’ di diminuzione dei conflitti sulla politica commerciale, segnali di stabilizzazione della crescita all’estero e allentamento delle condizioni finanziarie. Più recentemente, le possibili ricadute degli effetti del coronavirus in Cina hanno presentato un nuovo rischio per lo scenario”.
Questo sarà il punto cruciale delle audizioni di Powell: quanta preoccupazione mostrerà il presidente e quanto peso darà alla presenza di un nuovo rischio verso il basso, potenzialmente significativo (anche se probabilmente transitorio) e con contorni temporali e geografici ancora molto incerti?
Oltre al rischio coronavirus, nel MPR si dedica spazio al ruolo del settore manifatturiero come possibile fattore scatenante di una recessione, sottolineando che rallentamenti di entità simile a quello del 2019 in genere “rientrano”, ma in caso di indebolimento più marcato, contrazioni del manifatturiero tipicamente sono associate all’entrata in recessione. In questa ottica, la probabile contrazione collegata al blocco produttivo di Boeing, insieme a possibili effetti prolungati del coronavirus, mantengono il focus sul manifatturiero come anello debole di questo ciclo maturo.
Riguardo alla politica monetaria, il MPR afferma che il sentiero del tasso dei fed funds dipenderà dallo scenario economico e dai rischi delineati da informazioni e dati in arrivo. Le proiezioni di dicembre vedono tassi in marginale rialzo nel 2021: su questo fronte a nostro avviso è possibile una revisione verso il basso in occasione dei prossimi aggiornamenti. Per ora, il focus è sull’operatività e sulla dimensione del bilancio che mantenga un “ampio livello di riserve” e permetta il controllo dei tassi di policy e la liquidità del mercato monetario, riducendo gradualmente l’utilizzo delle operazioni di rifinanziamento.

STATI UNITI Trump presenterà oggi la proposta di budget dell’amministrazione per il 2021-31.
I punti fondamentali della proposta sono concentrati dal lato delle spese, che vedrebbero una riduzione complessiva di 4,4 tln di dollari nel periodo 2021-31 rispetto alla legislazione vigente e un ritmo di crescita più contenuto.
Sul decennio, la spesa per assistenza e previdenza dovrebbero vedere una riduzione di circa 2 tln di dollari, con tagli a Medicare, Medicaid e altri programmi di sostegno alle fasce basse di reddito.
La Casa Bianca propone un taglio alla spesa discrezionale ex-difesa del 5% (assistenza, istruzione, ricerca, aiuti internazionali), a fronte di un aumento di 0,3% per la difesa nel 2021; per il finanziamento del muro con il Messico si richiedono 2 mld di dollari (contro i 5 mld richiesti nel budget precedente).
Dal lato delle entrate, la proposta prevede un’estensione dei tagli delle imposte attuati con la riforma tributaria e in scadenza entro il 2025.
Il budget della Casa Bianca ipotizza una crescita media del PIL del 3% nel decennio, una graduale riduzione del deficit fino all’azzeramento previsto nel 2038. Il sentiero virtuoso del deficit è sostenuto non solo dal taglio delle spese, ma anche dalla previsione di crescita di 1 pp superiore al costo medio del debito, stimato al 2%. La proposta di budget non è strettamente rilevante per la politica fiscale di breve termine, ma rappresenta probabilmente la base della campagna elettorale di Trump, con indicazioni di riduzione della dimensione del governo (taglio ai programmi di assistenza), trend delle imposte inferiore a quello dei decenni precedenti e ipotesi (non realistiche) di accelerazione della crescita intorno al 3%.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La produzione industriale è attesa tornare a calare a dicembre, dopo la pausa di novembre. Ci aspettiamo una flessione di -0,6% m/m, dopo il marginale incremento (di un decimo) visto il mese precedente. La variazione annua resterebbe in territorio negativo (per il 10° mese consecutivo), a -1,2% da -0,6% precedente (corretto per gli effetti di calendario).
Il trimestre potrebbe chiudere con una contrazione dell’attività produttiva circa in linea con quella registrata nei tre mesi precedenti (-0,6% t/t), coerente con un contributo ancora negativo dell’industria al valore aggiunto. Dalle indagini sono giunti i primi timidi segnali di stabilizzazione, ma il nuovo shock sul settore manifatturiero mondiale (e sul commercio internazionale) potrebbe spostare in avanti il punto di svolta per l’industria italiana.

AREA EURO – La settimana vedrà la seconda stima del dato sul PIL Eurozona, che dovrebbe confermare il rallentamento a 0,1% t/t a fine 2019, e la prima lettura del PIL tedesco, visto almeno altrettanto debole che nei tre mesi precedenti. La produzione industriale è attesa in calo sia in Italia che nella media area euro a dicembre.

STATI UNITI – I dati di rilievo in uscita riguardano l’attività economica e i prezzi di gennaio, ma a inizio settimana il focus sarà sulle audizioni di Powell in Congresso. Le vendite al dettaglio dovrebbero essere in aumento, mentre la produzione industriale è prevista in calo, per via del blocco produttivo del 737 MAX di Boeing, con indicazioni di recessione del settore manifatturiero, probabilmente transitorio, a inizio anno.
L’inflazione dovrebbe mantenersi contenuta, con il CPI core atteso in rialzo e i prezzi all’import in calo per via della flessione del petrolio. La fiducia dei consumatori a febbraio dovrebbe risentire delle preoccupazioni per la diffusione del coronavirus e segnare una modesta flessione.