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09 Settembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Le vendite al dettaglio sono tornate a calare a luglio, di -0,5% m/m in valore e -0,7% m/m in volume (dopo il balzo di +1,9% e +2% m/m rispettivamente a giugno). La variazione tendenziale è comunque salita a +2,6% da +1,3% precedente (in valore). Si conferma la maggiore vivacità della grande distribuzione rispetto alle imprese operanti su piccole superfici (+3,3% vs +0,9% a/a), in particolare dei discount di alimentari (+7,2% a/a); accelera il commercio elettronico (+23,2% a/a). Il progresso su base annua si estende a tutte le tipologie di prodotti: restano trainanti le dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia (+6,4%) e le calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+6,1%), mentre all’estremo opposto risulta poco più che stagnante il gruppo della cartoleria, libri, giornali e riviste (+0,1%). Nel trimestre estivo, le vendite sono in rotta per una crescita di 0,6% t/t in valore e 0,4% t/t in volume, da 0,2% t/t dei mesi primaverili.
Ciò suggerisce che i consumi delle famiglie possano crescere di uno-due decimi nel  trimestre in corso, dopo la stagnazione registrata nel 2° trimestre.

ITALIA – Come si legge nella “Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana”, nel mese di agosto l’indicatore anticipatore ha fatto segnare un’ampia flessione, suggerendo il “proseguimento della fase di debolezza dei livelli di attività economica”. Il peggioramento e l’elevata instabilità del quadro congiunturale sono dovuti secondo Istat soprattutto alle turbolenze geopolitiche legate alla “guerra tariffaria” e all’aumento dei rischi di “hard Brexit”.

STATI UNITI – L’employment report ad agosto dà indicazioni positive sul mercato del lavoro, anche se meno brillanti di quanto atteso dal consenso. Gli occupati non agricoli aumentano di 130mila, dopo 159 mila a luglio (rivisto da 164 mila). I dati dei due mesi precedenti sono rivisti complessivamente verso il basso di -20 mila unità. La variazione mensile media da inizio anno, a 158 mila, conferma che la dinamica occupazionale sta rallentando rispetto al 2018 (media mensile: +224 mila), pur restando al di sopra della crescita media della forza lavoro.
• Il settore privato crea 96 mila posti in rallentamento da +148 mila di luglio. La disaggregazione fra settori registra crescita diffusa, ma più debole in diversi sotto-settori.
Nei servizi privati, i nuovi occupati sono 84 mila, con variazioni moderate per sanità e istruzione (48 mila), servizi alle imprese (37 mila), ospitalità e ricreazione (+12 mila); il commercio al dettaglio elimina 11 mila posizioni. Nell’industria, le costruzioni sono positive
(+14 mila), e il manifatturiero sorprende verso l’alto con un aumento di 3 mila (dopo +4
mila a luglio, rivisto da +16 mila); l’estrattivo invece registra un calo di -5 mila. Nel settore pubblico l’occupazione aumenta di 34 mila unità, sulla scia di una variazione di 28 mila per il governo federale, spinta da 25 mila assunzioni temporanee per attività collegate al censimento.
• L’indagine presso le famiglie rileva un incremento di occupazione di 590 mila (media a 3
mesi, +373 mila). La forza lavoro è in rialzo di 571 mila (media a 3 mesi, +425 mila).
• Il tasso di partecipazione è in netto rialzo a 63,2%, da 63% di luglio, tornando sul massimo
da inizio 2019. Il tasso di disoccupazione è invariato a 3,7% per il terzo mese consecutivo e
si mantiene in un intervallo circoscritto fra 3,6 e 3,8% da febbraio, sempre al di sotto del
tasso di più lungo termine stimato dal FOMC a 4,2%.
• I salari orari accelerano, con un aumento di 0,4% m/m (3,2% a/a), confermando che la
scarsità di manodopera si sta trasferendo sulle retribuzioni. Le ore lavorate sono in rialzo di
0,3% m/m, con una variazione sostenuta nel manifatturiero (+0,5% m/m).
I dati confermano il quadro positivo del mercato del lavoro, con un sostegno solido per i
fondamentali dei consumi. I punti rilevanti da registrare sono complessivamente positivi: aumento della partecipazione, incrementi occupazionali al di sopra della media di più lungo termine della forza lavoro, accelerazione della dinamica salariale, variazione positiva delle ore lavorate, in particolare nel manifatturiero. La crescita dell’occupazione dovrebbe proseguire nei prossimi trimestri, pur rallentando verso ritmi compresi fra 100 e 150 mila nuovi occupati al mese, più adeguati a una crescita del PIL vicina al 2% e della forza lavoro intorno allo 0,5% a/a. Nel complesso, le informazioni congiunturali sono in linea con il proseguimento della ripresa, nonostante la guerra dei dazi e l’aumento dell’incertezza sulla politica commerciale, ma questo non modifica la stance espansiva adottata dal FOMC e la volontà della Fed di agire con tagli dei tassi preventivi.

GIAPPONE – La seconda stima del PIL del 2° trimestre è rivista verso il basso, come atteso, con una crescita di 0,3% t/t (1,3% t/t ann.) da 0,4% t/t (1,8% t/t ann.) della stima preliminare, sulla scia di un’ampia revisione degli investimenti fissi delle imprese (a +0,2% t/t da +1,5% t/t della prima stima). Gli investimenti sono su un sentiero di graduale rallentamento, in parte attribuibile alla debolezza della domanda estera. Gli investimenti pubblici sono invece stati rivisti verso l’alto, e risultano in crescita di 1,8% t/t (da 1% t/t) e i consumi restano in aumento solido con una variazione di 0,6% t/t, spinti anche dall’arrivo del rialzo dell’imposta sui consumi a ottobre. La domanda domestica, in aumento di 0,6% t/t, sostiene la crescita complessiva, mentre le esportazioni nette sottraggono 0,3 pp. La previsione per il 3° trimestre è di crescita moderatamente positiva, prima dell’attesa contrazione del 4° trimestre dovuta alla restrizione fiscale in arrivo. 

 

COMMENTI:
ITALIA – Il nuovo governo Conte si presenta alla Camera per ottenere la fiducia ed entrare nella pienezza dei poteri. L’aula è convocata alle ore 11, la votazione finale è attesa in serata. Il voto non dovrebbe presentare criticità, visto che alla Camera l’esecutivo può contare su un minimo di 341 seggi (riferibili a M5S, PD e LEU) contro una maggioranza richiesta di 316; a questo “zoccolo duro” dovrebbero comunque aggiungersi altri voti a favore. Nel suo discorso il Presidente del Consiglio potrebbe fornire maggiori dettagli in merito ai principali punti
programmatici del suo esecutivo. Intanto venerdì, come atteso, Moody’s ha lasciato invariato il rating sovrano dell’Italia, a Baa3 con outlook stabile (dall’agenzia non sono giunti commenti).

BREXIT – Oggi si terrà un vertice fra Regno Unito e Irlanda dal quale il primo ministro irlandese, però, non si attende alcuna svolta. Sul fronte interno, oggi dovrebbe essere promulgata la legge che dovrebbe obbligare il governo a evitare un’uscita senza accordo, anche se non si deve escludere che il governo tenti di aggirarla o di rendere inevitabile che l’UE respinga la richiesta di estensione. Il segretario agli esteri Raab ha dichiarato ieri che l’esecutivo intende “verificare il limite di ciò che legalmente impone”. Ieri la Francia ha minacciato di porre il veto a una nuova proroga dell’art. 50. Infine, il primo ministro dovrebbe riproporre la mozione che richiede elezioni anticipate, ma difficilmente otterrà la maggioranza qualificata richiesta.

STATI UNITI – Il discorso di Powell sullo scenario economico non ha modificato in modo rilevante il messaggio della Fed, con una valutazione della congiuntura americana sempre positiva, anche se soggetta a rischi significativi legati alla crescita globale e all’incertezza sulla politica commerciale.
Powell ha affermato che lo scenario centrale resta di crescita moderata, e che la Fed non ha
“affatto” aspettative di recessione mentre conduce la politica monetaria in modo da affrontare i rischi esistenti. Powell, evitando il riferimento a riduzioni dei tassi come “aggiustamento di metà ciclo”, ha sottolineato che la svolta della Fed verso un “sentiero di tassi attesi più basso” ha dato supporto all’economia e contribuito al mantenimento di uno scenario favorevole nonostante i venti contrari in atto. Secondo Powell, l’employment report di agosto è stato solido e coerente con una crescita dei consumi in grado di contrastare la debolezza del settore manifatturiero.
Implicitamente, il presidente della Fed ha mantenuto aperta la porta per il taglio dei tassi di 25 pb atteso per settembre, senza dare indicazioni per il sentiero successivo, al di là dell’impegno ad agire “come appropriato per sostenere l’espansione” di fronte ai rischi verso il basso.

CINA – La PBOC ha annunciato venerdì un taglio del coefficiente di riserva obbligatoria (required reserve ratio, RRR) di 50pb per tutte le banche con effetto dal 16 settembre. In aggiunta, le banche commerciali delle città che operano solo all’interno delle rispettive province godranno di un ulteriore taglio del coefficiente di 100pb, che sarà implementato in due tranche da 50pb ciascuna, il 15 ottobre e il 15 novembre. La Banca centrale calcola che il taglio immetterà liquidità per ca. CNY 900 miliardi, di cui 800 miliardi dal taglio generalizzato e 100 miliardi da quello differenziato. La PBOC ha ribadito la propria contrarietà a uno stimolo monetario massiccio e generalizzato, spiegando che il taglio del coefficiente è mirato soprattutto a garantire una sufficiente liquidità in particolare in vista delle scadenze fiscali di metà settembre, nonché a favorire una diminuzione del costo di finanziamento per le piccole e medie imprese, riconfermando che la politica monetaria rimarrà prudente secondo le indicazioni date anche dal Comitato per lo Sviluppo e la Stabilità Finanziaria date a inizio settimana e successivamente dal Consiglio di Stato. Entrambi avevano infatti auspicato l’utilizzo di ulteriori misure controcicliche e mirate per supportare l’economia e un maggior coordinamento tra politica monetaria e politica fiscale. La recente ridefinizione (dal 20 agosto) del calcolo del prime rate sui prestiti alla clientela (con uno spread sul tasso applicato nelle operazioni di rifinanziamento a lungo termine) e la sua applicazione a tutti i nuovi prestiti, inclusi i mutui, in futuro contribuirà al graduale superamento del sistema duale dei tassi d’interesse e all’abbandono progressivo dei tassi benchmark, migliorando il meccanismo di trasmissione monetaria, che al momento rimane ancora debole. Tra marzo del 2018 e la metà del 2019 il coefficiente di riserva obbligatoria è stato ridotto di 350pb per le grandi banche e di 550pb per le banche rurali ma, mentre i tassi a tre mesi sul mercato monetario sono scesi di ca. 180bp, secondo i dati pubblicati dalla PBOC il tasso medio applicato ai prestiti alla clientela è sceso solo di 30pb. Dati i crescenti rischi al ribasso sullo scenario e la debolezza del meccanismo di trasmissione monetaria ci aspettiamo che la PBOC possa effettuare un altro taglio del RRR a cavallo d’anno (100pb), ricorrendo anche a tagli dei tassi sulle operazioni di rifinanziamento (ipotizziamo 25pb entro fine anno, seguiti da altri 50pb nel 2020). Sul fronte della politica economica e fiscale il governo ha annunciato già da fine agosto ulteriori misure a sostegno dei consumi privati (tra altre, un allentamento delle restrizioni sull’acquisto di auto e incentivi all’acquisto di auto elettriche) e auspicato un’accelerazione delle emissioni speciali dei governi locali per fornire supporto al finanziamento delle infrastrutture. Questa indicazione potrebbe sottintendere un prossimo innalzamento della quota di emissioni per quest’anno o un anticipo su quella del 2020. Manteniamo invariato il nostro scenario, che incorporava già a giugno l’aumento dei dazi al 25% su tutte le importazioni dagli USA, di rallentamento della crescita da 6,6% nel 2018 a 6,2% nel 2019 e a 5,9% nel 2020, con rischi al ribasso provenienti da una dinamica del credito più debole delle attese e da un ulteriore inasprimento della disputa commerciale.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata in calo. Venerdì ha corretto sull’employment report che ha mostrato un aumento degli occupati inferiore alle attese. Anche se nel complesso gli altri dati del rapporto confermano il buono stato di salute del mercato del lavoro, il numero dei non-farm payrolls indica comunque un rallentamento della dinamica occupazionale, in linea con la decelerazione della crescita del Pil. Infatti anche la reazione dei rendimenti USA sul dato è stata immediatamente ribassista sia sul tratto breve che su quello lungo della curva.
Il biglietto verde è risalito successivamente sul discorso del presidente della Fed Powell, ma non abbastanza da riuscire a recuperare il calo post-employment report. Powell ha detto infatti di non aspettarsi alcuna recessione negli Stati Uniti, spiegando che l’economia è forte, il mercato del lavoro è in buona salute, e la performance dei consumi è positiva. Ha inoltre rassicurato sul fatto che la Fed continuerà ad agire come appropriato per sostenere l’espansione, seguendo tutti gli sviluppi e i rischi geopolitici fino al prossimo meeting. Powell ha tuttavia ammesso che l’incertezza sulle politiche commerciali frena gli investimenti di alcune imprese, e che nel contesto attuale le banche centrali hanno meno capacità di sostenere l’economia in caso di rallentamento/recessione.
La settimana entrante propone altri dati che la Fed seguirà con attenzione in vista del prossimo FOMC del 17-18 settembre: l’inflazione giovedì, attesa in aumento, l’indice di fiducia del Michigan venerdì atteso in miglioramento e, soprattutto, le vendite al dettaglio, venerdì, attese invece in rallentamento. Il dato più significativo dovrebbe essere quest’ultimo, in quanto eventuali segnali di rallentamento dei consumi, che finora sono stati il punto di forza dell’economia USA, sarebbero valutati con attenzione dalla Fed per capire se lo stimolo da elargire possa essere solo un aggiustamento di metà ciclo o debba configurarsi come un intervento più massiccio. Sul dato delle vendite al dettaglio, a meno di sorprese positive, il dollaro rischia dunque di scendere nuovamente.
Almeno temporaneamente comunque il biglietto verde potrà essere influenzato anche dall’esito della riunione BCE di giovedì, di riflesso alla reazione dell’euro.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo, ma si è trattato di un recupero poco
significativo che ha semplicemente riportato il cambio da 1,09 a 1,10 EUR/USD, a testimonianza della scarsità di spunti di forza propria della moneta unica data la debole congiuntura dell’area.
Venerdì in particolare si è rafforzato sull’employment report USA, ma la salita è stata
completamente annullata poco dopo sul discorso di Powell.
La settimana entrante propone un test importante con la riunione BCE di giovedì, dove le attese sono per un taglio del tasso sui depositi, di 20 pb, e un pacchetto di altre misure di stimolo non-convenzionali. Per l’impatto immediato sul cambio è probabile che più che le misure adottate rilevino le nuove stime di crescita e inflazione e il messaggio sullo scenario dell’area. Il livello dei tassi, negativi, è un elemento penalizzante per l’euro, che porta a interpretare le fasi rialziste del cambio come rimbalzi transitori piuttosto che come avvio di un trend rialzista. La moneta unica potrebbe dunque anche rafforzarsi temporaneamente (ma in misura limitata) se la BCE dovesse riuscire a veicolare un messaggio moderatamente positivo sull’outlook di crescita e inflazione, ma – a meno di sorprese – al momento non appare molto probabile che l’azione di policy della BCE sia in grado – autonomamente – di consentire all’euro lo sfondamento al rialzo della fascia di resistenza 1,1070-1,1170 EUR/USD.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in calo, sia contro dollaro a 106,90 USD/JPY sia contro euro a 117,86 EUR/JPY. Venerdì si è rafforzato sul calo dei rendimenti USA seguìto all’employment report, ma poi è arretrato, seppure solo parzialmente, sul discorso di Powell. Anche questa settimana i driver resteranno i dati USA, attraverso la reazione che ad essi mostreranno i rendimenti dei Treasuries, insieme all’evoluzione della risk aversion, che nei giorni scorsi si era ridimensionata dopo la notizia che entro il mese prossimo Stati Uniti e Cina riprenderanno le trattative sui dazi. A meno di un significativo miglioramento di sentiment del mercato e/o di dati USA che sorprendano in positivo, lo yen dovrebbe mantenersi ancora abbastanza supportato.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata al rialzo sia contro dollaro a 1,2281 GBP/USD sia contro euro a 0,8973 EUR/GBP, ma venerdì ha ritracciato al ribasso. Mentre infatti la legge anti no-deal è passata anche alla Camera dei Lord e oggi dovrebbe diventare legge a tutti gli effetti ottenendo il sigillo della Regina, i partiti di opposizione di comune accordo hanno annunciato che anche oggi voteranno contro la mozione del premier Boris Johnson che vorrebbe indire elezioni anticipate il 15 ottobre. L’opposizione punta in questo modo a scongiurare il rischio che lo scioglimento delle Camere impedisca al Parlamento di controllare che Johnson, se non riuscirà a trovare un accordo con l’UE, chieda il rinvio di Brexit, come stabilito dalla legge anti no-deal.
L’incertezza sulla data (e l’esito) delle elezioni, che si aggiunge all’incertezza sulle modalità e sulle conseguenze di Brexit, rischia di erodere almeno parte dei guadagni messi a segno dalla sterlina la scorsa settimana.
Sul fronte dati usciranno oggi quelli sulla produzione industriale e manifatturiera, da cui si attende ancora contrazione, e domani quelli sul mercato del lavoro, attesi moderatamente positivi, ma non tali da garantire un rafforzamento autonomo della sterlina. In programma questa mattina un discorso di Vlieghe (BoE).

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Il focus sarà sulla riunione della BCE, che dovrebbe annunciare una revisione delle sue previsioni macroeconomiche e, in connessione a quest’ultima, un nuovo “pacchetto” di misure espansive. Malgrado le dichiarazioni contrarie di alcuni membri del consiglio direttivo, le aspettative del mercato sono molto elevate: taglio dei tassi di 10-20pb e annuncio della ripresa degli acquisti netti nell’ambito dell’APP.
– I dati sulla produzione industriale di luglio sono attesi mostrare un moderato recupero in Francia e Italia, dopo il calo del mese precedente, e una stagnazione per la media dell’eurozona, sulla quale peserà la flessione registrata in Germania.

STATI UNITI – La settimana ha diversi dati di rilievo in uscita negli Stati Uniti. Alla luce della debolezza del settore manifatturiero, il contributo dei consumi alla crescita diventa sempre più rilevante: perciò le vendite al dettaglio di agosto saranno il focus principale, con una previsione di aumento di 0,3% m/m, dopo diversi mesi molto solidi. Sul fronte dell’inflazione, il CPI core dovrebbe essere in aumento di 0,2% m/m, confermando la moderata ripresa della dinamica inflazionistica dopo l’indebolimento di inizio anno. Anche le indagini di fiducia saranno rilevanti: quella dei consumatori dell’Univ. of Michigan, che ad agosto ha segnato un ampio calo sulla scia di timori per gli effetti dei dazi, è attesa in modesto miglioramento, e quella delle piccole imprese, prevista in calo.