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9 Ottobre 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Poco fa Destatis ha pubblicato il dato di agosto sulla produzione industriale tedesca, scesa per il quarto mese di -0,2% m/m (-2% a/a), dopo la flessione di -0,6% m/m (rivista da -0,8%) di luglio.
La contrazione è imputabile principalmente ad energia (-6,6% m/m) e costruzioni (- 2,6% m/m); il dato è influenzato anche dal calo di impianti e macchinari (-2,3% m/m) cui però si è contrapposto una crescita dell’automotive (+7,6% m/m da -9,4% m/m di luglio).
In agosto, l’output manifatturiero è cresciuto di +0,5% m/m per via di un aumento di beni capitali (+1,3% m/m) e, in minor misura, di beni intermedi (+0,5% m/m), che ha più che compensato il calo dei beni di consumo (-1,4% m/m).
Nei comparti energivori, l’output ha registrato un aumento di +0,9% nel mese, e resta in contrazione di -8,3% su base annua.
Il dato lascia la produzione in rotta per un calo intorno a -1,8% t/t nel 3° trimestre, dopo il -1,3% t/t registrato nei mesi primaverili.

STATI UNITI – Venerdì i nonfarm payrolls di settembre hanno sorpreso verso l’alto registrando un aumento di 336 mila e revisioni per i due mesi precedenti per un totale di +119 mila posti, con un’accelerazione della media trimestrale a 266 mila (equivalente alla media degli ultimi 12 mesi).
La variazione maggiore delle aspettative si è verificata nonostante la tendenza al ribasso dei dati di settembre dovuta a problemi di destagionalizzazione legati al ritorno dei lavoratori dell’istruzione dopo la pausa estiva.
La crescita occupazionale è stata diffusa a tutti i settori, spinta dal maggior dinamismo delle assunzioni nette nei servizi privati (+234 mila, più di metà per via dell’intrattenimento e ospitalità e della sanità), nel settore pubblico (+73 mila) e, in minor misura, nel manifatturiero (+17 mila).
L’indagine presso le famiglie non ha mostrato sostanziali differenze rispetto alla rilevazione di agosto con un tasso di disoccupazione stabile al 3,8%, così come quello di partecipazione (62,8%) e il rapporto occupazione-popolazione (60,4%).
A contrastare i dati occupazionali più robusti delle attese c’è un lento raffreddamento della crescita salariale: la variazione mensile dei salari orari medi è stata di 0,2%, in linea con il mese precedente, con una variazione tendenziale in lieve rallentamento a 4,2% a/a. Inoltre, le ore settimanali lavorate sono costanti a 34,4.
I dati di settembre confermano lo stato di buona salute del mercato del lavoro americano e potrebbero fornire maggiori argomenti a favore di un nuovo rialzo dei tassi entro fine anno.
Tuttavia, alla riunione di novembre ci aspettiamo ancora un atteggiamento attendista della banca centrale americana, sulla scia del graduale raffreddamento dei salari e delle pressioni inflazionistiche core ma anche della restrizione delle condizioni finanziarie operata dai mercati con il rialzo dei tassi a medio e lungo termine.

 

COMMENTI:     

BCE – In un’intervista pubblicata anche sul sito della BCE, la presidente Lagarde ha detto di auspicare un accordo sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita, in quanto darebbe chiarezza sul sentiero delle politiche fiscali.
Per Knot (Olanda), con i tassi all’attuale livello abbiamo una buona possibilità di riportare l’inflazione al 2%. Secondo Vuj?i? (Croazia) e Vasle (Slovenia) dovrebbe essere possibile conseguire l’obiettivo senza che l’eurozona entri in recessione.
Lo scarso appetito dei governatori per un nuovo rialzo dei tassi dovrebbe essere ulteriormente calato con il recente rialzo dei tassi a lungo termine.
Oggi sono attesi interventi di Hernandez de Cos, De Guindos, Centeno e ancora Knot.

ITALIAVisco (Banca d’Italia) ha dichiarato al FT che la causa delle tensioni sul debito pubblico italiano va ricondotta alla preoccupazione degli investitori per il potenziale di crescita di lungo termine dell’economia. A suo giudizio, la risposta ai mercati dovrebbe includere due elementi: “la visione di un piano a lungo termine di crescita” e “azioni a breve e medio termine sugli squilibri fiscali”.

GERMANIA – Ieri in Germania le elezioni in Baviera ed Assia hanno visto la vittoria dei cristiano sociali della CDU-CSU ed un forte avanzamento del partito di estrema destra AfD, che ha fatto segnare il miglior risultato della sua storia in regioni non proprio amichevoli.

STATI UNITI – Sul fronte degli eventi, i verbali della riunione del FOMC di settembre dovrebbero confermare il momento attendista della banca centrale e potrebbero contenere maggiori informazioni sulla revisione al rialzo rispetto a giugno dei tassi obiettivo per i prossimi due anni.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo, riprendendosi comunque temporaneamente venerdì sull’employment report che ha mostrato un aumento degli occupati superiore alle attese.
Oggi il dollaro apre di nuovo al rialzo, in parte sulla tenuta dei rendimenti e in parte sull’aumento della risk aversion dopo le nuove tensioni in Medio Oriente (attacco di Hamas ad Israele).
Sul fronte dati, l’appuntamento chiave sarà giovedì con l’inflazione USA attesa in calo: se non vi saranno sorprese verso l’alto il dollaro potrebbe tornare a cedere.

EUR L’euro ha chiuso la settimana passata in leggero rialzo risalendo a 1,05 EUR/USD ma oggi apre di nuovo cedevole sia di riflesso al dollaro sia sui dati di produzione industriale tedesca che confermano una dinamica trimestrale negativa.
In assenza di dati chiave nell’area in questi giorni i driver saranno soprattutto quelli di dollaro, per cui se l’inflazione USA dovesse sorprendere verso l‘alto l’euro si indebolirebbe ancora.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in lieve rialzo contro dollaro a 1,22 GBP/USD ma questa mattina è di nuovo in calo, principalmente di riflesso al recupero generalizzato del dollaro.
Il ridursi della probabilità attesa di mercato di un altro rialzo BoE entro fine anno (oggi al 46%) contribuisce a minare la tenuta della valuta britannica.
Se infatti l’inflazione USA dovesse sorprendere verso l’alto la sterlina si indebolirebbe ancora.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata tornando sui livelli di partenza contro dollaro in area 149 USD/JPY e oggi è poco mosso, complici sia la stretta vigilanza sul cambio delle autorità domestiche sia la risk aversion per la questione mediorientale.
I driver di dollaro resteranno la chiave nei prossimi giorni ed eventuali sorprese verso l’alto dall’inflazione USA tornerebbero a indebolire lo yen.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La settimana entrante si prospetta povera di indicatori congiunturali.
I dati di produzione industriale di agosto dovrebbero registrare un leggero rimbalzo dell’output in dopo le flessioni del mese precedente.
In calendario anche le stime finali d’inflazione di settembre in Francia e Germania, attese confermare quanto emerso nelle letture preliminari.

STATI UNITI – La settimana entrante vedrà la pubblicazione del dato di inflazione di settembre, atteso in salita rispetto allo scorso mese sull’indice headline, supportato dalla crescita del comparto energetico, e in continua tendenza discendente sull’indice core.
La fiducia dei consumatori potrebbe calare ancora ad ottobre, frenata dalle molteplici fonti di incertezza emerse nell’ultimo mese sulla traiettoria dell’economia americana.