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09 Ottobre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Le vendite al dettaglio sono calate ancora ad agosto, di -0,6% m/m per il secondo mese consecutivo (dopo il balzo di +1,9% che si era registrato a giugno). La variazione tendenziale è rallentata a 0,7 (da 2,4% precedente).
Nel mese la flessione è più ampia per gli alimentari (-0,9% m/m), mentre su base annua sono meno dinamici i non alimentari (+0,4%). Si conferma la maggiore vivacità della grande distribuzione rispetto alle imprese operanti su piccole superfici (+1,2% vs -0,5% a/a), in particolare dei discount di alimentari (+5,2% a/a); resta vivace il commercio elettronico (+19,4% a/a).
Il dettaglio per tipologia di prodotto è misto. Da un lato, mostrano incrementi tendenziali uguali o superiori al 2% diversi comparti: mobili, articoli tessili e arredamento; prodotti di profumeria e cura della persona; calzature, articoli in cuoio e da viaggio; altri prodotti (tra cui gioiellerie e orologerie).
Dall’altro, le flessioni più marcate (di poco superiori al punto e mezzo percentuale) si registrano per elettrodomestici, radio, tv e registratori, e per cartoleria, libri, giornali e riviste.
Nel trimestre estivo, le vendite sono in rotta per una crescita di 0,1% t/t in valore e zero in volume, dopo lo 0,1% t/t dei mesi primaverili. Ciò suggerisce che i consumi delle famiglie possano mostrare una sostanziale stagnazione anche nel 3° trimestre, dopo quella vista nei tre mesi precedenti.

 

COMMENTI:

ITALIA – Le audizioni dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio e di Banca d’Italia sulla NADEF presso la Commissione parlamentare per la programmazione economica e il bilancio hanno evidenziato i seguenti punti:
1) lotta all’evasione:
l’UPB osserva che l’obiettivo di ricavare 7 miliardi da misure di contrasto all’evasione fiscale è ambizioso, e “sembrerebbe opportuno non fare affidamento su risorse incerte e a volte di natura non permanente ai fini dell’aggiustamento dei conti pubblici”; la Banca d’Italia raccomanda un approccio “cauto, ricordando che i progressi nel contrasto all’evasione richiedono tempo;
2) clausole di salvaguardia:
secondo l’UPB, gli obiettivi di deficit e debito risultano ancora affidati alla presenza di non trascurabili clausole di salvaguardia su IVA e accise per gli anni a partire dal 2021 (ma di dimensione minore che in passato, osserva Banca d’Italia, anche se l’entità non è ad oggi nota);
3) debito:
il sentiero di calo del rapporto debito/PIL è soggetto secondo UPB a rischi rilevanti, e anche il baseline configura un mancato rispetto della regola del debito europea che potrebbe portare la Commissione a valutare nuovamente l’apertura di una procedura di disavanzo eccessivo sulla base del criterio del debito;
4) interventi espansivi:
la Banca d’Italia sottolinea come i moltiplicatori delle misure di stimolo all’economia appaiano prudenti, in quanto un aumento della spesa per investimenti pubblici può avere effetti macroeconomici significativi, con un valore del moltiplicatore di bilancio anche superiore all’unità (purché le risorse siano impiegate in modo efficiente), e la riduzione del cuneo fiscale può dare uno stimolo “non irrilevante, seppur graduale, all’economia”.
Peraltro, in merito al tema dell’aumento degli investimenti pubblici, l’UPB avverte che “elevati investimenti aggiuntivi rispetto a quelli già previsti a legislazione vigente sembrano tuttavia di complessa realizzazione anche perché implicherebbero una significativa riqualificazione dell’amministrazione pubblica verso tali obiettivi”;
5) strategia di medio termine:
secondo Banca d’Italia, una strategia credibile di riduzione del debito dovrebbe implicare da un lato che si programmino nel medio periodo avanzi primari abbastanza elevati, anche attraverso l’utilizzo di imposte meno distorsive, dall’altro che non si prescinda da “una strategia organica di riforme strutturali, tali da innalzare il potenziale di crescita dell’economia”.

AREA EURO – L’Eurogruppo nella formazione allargata tornerà questa sera a discutere del cosiddetto Budgetary Instrument for Convergence and Competitiveness (BICC). Gli Stati Membri sono divisi su diversi aspetti del progetto che dovrebbe dotare l’Eurozona di un piccolo bilancio autonomo. L’Eurogruppo nella configurazione ordinaria si occuperà anche delle nomine al comitato esecutivo BCE. Infatti, oltre a Benoît Coeuré, il cui mandato scade a fine anno, è sorta ora la necessità di rimpiazzare la dimissionaria Sabine Lautenschläger, che cesserà dal suo incarico il 31 ottobre.

BREXITI negoziati per la revisione dell’accordo con l’UE sembrano già falliti.
I toni si sono alzati dopo che fonti ministeriali britanniche, riportate da diversi quotidiani locali, hanno giudicato “essenzialmente impossibile non solo ora, ma sempre” raggiungere un’intesa a causa delle condizioni europee sull’Irlanda del Nord, che implicherebbero un veto all’uscita dell’Irlanda del Nord dall’unione doganale UE.
Il presidente dell’UE, Tusk, ha reagito duramente alla notizia, riportata da The Spectator, che un’altra fonte del governo avrebbe minacciato in una nota ritorsioni contro gli altri Stati dell’Unione in caso di rigetto della proposta.

STATI UNITI
– L’indagine di impeachment del presidente Trump si trova a una svolta gravissima e particolarmente rischiosa. L’Amministrazione ha annunciato che non coopererà con le commissioni della Camera.
Il consigliere legale della Casa Bianca ha affermato che, poiché “all’indagine manca qualsiasi legittimo fondamento costituzionale, qualsiasi pretesa di equità o anche le più elementari protezioni di giusto processo, non ci si può aspettare che il ramo esecutivo vi partecipi”.
In una lettera inviata a Pelosi e alle commissioni coinvolte, si afferma che l’inchiesta è “pericolosa”, “illegittima” e “costituzionalmente non valida”, dando particolare peso al fatto che la Camera non ha votato formalmente l’apertura dell’indagine. La lettera accompagna il divieto di testimoniare di fronte alle commissioni per i dipendenti convocati.
La Casa Bianca ripete l’accusa ai democratici di minacciare i testimoni con il segnale che una loro mancata partecipazione all’indagine verrebbe trattata come “ostruzione di giustizia”.
Pelosi ha risposto reiterando che “persistenti sforzi” per nascondere gli eventi verranno considerati come “ulteriore evidenza di ostruzione”. Un giudice federale che sta considerando un caso collegato all’indagine e darà un parere entro fine mese, ha affermato grande “deferenza” per l’autorità della Camera nel condurre le procedure di impeachment. Secondo il giudice un voto alla Camera per l’apertura dell’indagine non è necessario, anche se renderebbe il caso più netto.
Gli sviluppi dell’indagine si spostano ora in campo legale, con un probabile scontro fra la Camera, che ha emesso mandati di comparizione per diversi dipendenti dell’amministrazione, e la Casa Bianca, che minaccia di bloccare le testimonianze se resterà aperta l’inchiesta di impeachment.
In un’indagine WSJ/NBC, il 55% degli intervistati ritiene che il Congresso debba perseguire l’inchiesta sulla questione dell’Ucraina, con il 24% che ritiene ci sia già evidenza sufficiente per un impeachment e il 24% che ritiene necessario proseguire con l’indagine per valutare l’evidenza.
Il 39% invece pensa che non ci sia evidenza sufficiente per condurre l’indagine. Le informazioni dell’indagine mostrano una maggior partecipazione popolare alla questione ucraina rispetto a quella collegata all’indagine del consigliere speciale Mueller.
Powell (presidente Fed) ieri ha dato indicazioni importanti per gli sviluppi della politica monetaria. In un discorso su il presidente della Fed ha segnalato che presto verrà annunciato un aumento degli acquisti di titoli a breve termine, con l’obiettivo di contrastare la carenza di liquidità registrata da settembre in poi. Powell ha detto che è arrivata l’ora di fornire una maggiore quantità d riserve attraverso un aumento dell’attivo del bilancio della Fed. Powell ha sottolineato che “questo non è QE (…) in nessun senso è QE”.
L’obiettivo dei nuovi interventi, non ancora definiti in termini di tempistica e dimensione, non è dare stimolo all’economia ma affrontare l’eccesso di domanda di liquidità: per questo gli acquisti riguarderanno titoli a breve termine.
Alla riunione di settembre erano state date indicazioni che rendevano probabile un annuncio di svolta sul bilancio già alla riunione di fine ottobre: i verbali di settembre, in pubblicazione oggi, daranno indicazioni al riguardo, ma le dichiarazioni di Powell potrebbero superare, almeno sulla tempistica, quanto verrà riportato dai verbali. L’annuncio di un intervento imminente sul bilancio riduce l’incertezza sui tassi a breve collegata alle tensioni dell’ultimo mese.
Per quanto riguarda un eventuale taglio dei tassi alla prossima riunione, Powell non si è sbilanciato, affermando che la Fed seguirà “attentamente” le informazioni in arrivo per determinare la decisione di fine mese. Powell ha dato un segnale indiretto di quanto l’andamento del mercato sia rilevante per la determinazione dei tassi a breve in un commento sull’inclinazione della curva dei rendimenti, ancora negativa nonostante i due recenti tagli dei tassi. In risposta a una domanda sull’argomento, Powell ha detto che non è una questione da affrontare “immediatamente”, ma che non sarebbe opportuno rimanere con una curva invertita “per un periodo di tempo esteso”.
La Fed pubblica i verbali della riunione del FOMC di settembre. I verbali daranno maggiori informazioni sulla divisione all’interno del comitato sull’opportunità di intervenire con ulteriori tagli dei tassi preventivi pur in presenza di un quadro macro ancora relativamente tranquillizzante.
Il voto sui tassi e il grafico a punti hanno mostrato un’ampia dispersione di opinioni al riguardo e i verbali potrebbero informare su eventuali condizioni richieste per tagliare ancora i tassi. Nel documento ci dovrebbe essere anche un’analisi delle tensioni sulla liquidità e degli strumenti con cui la Fed intende affrontarli nei prossimi mesi, soprattutto a ridosso della chiusura d’anno. In particolare, potrebbero esserci informazioni sulla probabile riapertura anticipata del programma di acquisto titoli, mirata in questa fase ad aumentare le riserve a disposizione del mercato interbancario.
I verbali saranno importanti per valutare la probabilità di nuovi tagli dei tassi, ma va notato che sono “datati”. Dalla riunione di settembre in poi, l’incertezza sulla politica commerciale (nuovi dazi contro l’UE per il caso Airbus) e quella politica in senso stretto (apertura dell’indagine di impeachment del Presidente) sono aumentate, mentre i dati macro hanno dato sorprese negative (indici ISM di settembre e consumi di agosto più deboli delle attese). Pertanto, manteniamo la nostra previsione di un nuovo taglio dei tassi a dicembre, e di annuncio di ripresa degli acquisti di titoli in tempi relativamente brevi.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è rafforzato ieri proseguendo il recupero di lunedì, favorito dalla debolezza di altre valute (euro e sterlina in primis) e da un sentiment favorevole che vede l’economia USA più robusta in questa fase rispetto alle altre principali economie anche grazie alla percezione dell’efficacia dell’azione di policy della Fed.
Ieri Powell, nel segnalare che presto verrà annunciato un aumento degli acquisti di titoli a breve termine per contrastare la carenza di liquidità registrata dal mese scorso, ha detto che la Fed monitora attentamente la situazione su tutti i fronti per salvaguardare i propri obiettivi, spiegando in particolare di non voler assecondare le spinte disinflazionistiche che potrebbero rivelarsi prevalenti nel contesto internazionale attuale.
Evans ha dichiarato che i rischi verso il basso sono maggiori di quelli verso l’alto e che questo potrebbe rendere appropriato un altro taglio dei tassi. La prospettiva di un altro taglio dei tassi non dovrebbe rivelarsi sfavorevole per il dollaro, perché nel caso della Fed, dato il livello di partenza dei tassi, la politica monetaria conserva ancora buoni margini di efficacia.
Ieri infatti il biglietto verde ha subìto solo un effimero quanto marginale cedimento sui dati dei prezzi alla produzione che hanno deluso mostrando addirittura un calo e da lì ha poi accelerato al rialzo. In programma oggi un altro discorso di Powell e la pubblicazione dei verbali del FOMC, che in questo caso sono meno rilevanti per capire le prossime mosse della Fed perché “superati” dai più recenti e numerosi discorsi Fed. In assenza di altri spunti significativi il dollaro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.

EUR – L’euro si è indebolito ieri, scendendo da un massimo di 1,0995 a un minimo di 1,0939 EUR/USD, nonostante la sorpresa positiva dei dati di produzione tedesca che hanno mostrato un incremento contro attese per un’altra contrazione e nonostante il calo dei PPI statunitensi.
Il fallito tentativo di raggiungere e rompere la prima resistenza chiave di 1,1000 EUR/USD ha favorito il ribasso, a ulteriore conferma della sostanziale assenza di spunti di forza propria della moneta unica, penalizzata dal livello dei tassi (bassi e in territorio negativo) soprattutto nel confronto con quelli USA.
Oggi apre in recupero, ma si tratta perlopiù di un movimento tecnico che lascia comunque il cambio all’interno del range dell’ultima settimana. In assenza di spunti che portino a minacciare il primo livello di resistenze chiave a 1,1070 EUR/USD, resta in essere il trend ribassista.

GBP – La sterlina ha corretto sia contro dollaro da 1,2302 a 1,2193 GBP/USD sia contro euro da 0,8919 a 0,8999 EUR/GBP penalizzata dagli sviluppi non favorevoli sul fronte Brexit. Secondo fonti britanniche la cancelliera Angela Merkel, incontrando Johnson, avrebbe posto come condizione che l’Irlanda del Nord rimanga nell’unione doganale, richiesta che il premier britannico avrebbe respinto come inaccettabile.
I toni tra UE e governo britannico si sono fatti più tesi e il rischio che i negoziati falliscano è aumentato. Tuttavia, secondo la stampa britannica, starebbe crescendo significativamente l’opposizione interna al partito conservatore contraria a un’uscita senza accordo. In assenza di sviluppi favorevoli su Brexit, la sterlina rimane a rischio di ulteriore debolezza.

JPY – Lo yen si è rafforzato sia contro dollaro da 107 a 106 USD/JPY sia contro euro, rispetto al quale si è mantenuto però in area 117 EUR/JPY, favorito da un nuovo generalizzato aumento della risk aversion in relazione all’attesa per i negoziati USA-Cina che riprendono domani e venerdì e agli sviluppi di Brexit. A meno di altre novità la valuta nipponica dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.