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9 Novembre 2021 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Questa mattina, i dati sulla bilancia commerciale di settembre hanno mostrato una flessione per l’export (-0,7% m/m) a fronte di un incremento di un decimo per l’import; il surplus in termini destagionalizzati è risultato pari a 13,2 miliardi dai 13 miliardi del mese precedente.

STATI UNITI – Ieri, l’agenda è stata dominata ancora una volta dall’inflazione, con le aspettative dei consumatori e una fitta agenda di discorsi dalla Fed focalizzati sull’inflazione e sul possibile anticipo della svolta dei tassi.
L’indagine presso le famiglie condotta dalla NY Fed a ottobre mostra un rialzo delle aspettative di inflazione a 5,7% (da 5,3%) sull’orizzonte a 1 anno e stabilità a 4,2% sull’orizzonte a 3 anni.
Le famiglie sono molto ottimiste riguardo alle condizioni attese del mercato del lavoro.

 

COMMENTI:

BCEPhilip Lane, membro del comitato esecutivo BCE, ha ribadito ieri che la Banca centrale vede l’attuale fiammata inflazionistica in larga parte come transitoria, perché legata a effetti base, a un rincaro dell’energia che nel medio termine agirà come freno della domanda, e a colli di bottiglia che saranno colmati in parte dall’espansione dell’offerta, e in parte dalla moderazione della domanda.
Secondo Lane, una restrizione della politica monetaria oggi sarebbe controproducente, perché non servirebbe a ridurre l’inflazione corrente mentre ridurrebbe quella di medio termine, che si prevede inferiore all’obiettivo.

STATI UNITI
 – Dalla Fed, tutti i discorsi riportano previsioni di diminuzione delle pressioni inflazionistiche, ma sottolineano i rischi verso l’alto sui prezzi e la disponibilità della Fed a reagire se necessario.
Clarida, vice-presidente della Fed, ha riconosciuto le spinte sull’inflazione dovute agli squilibri fra domanda e offerta, ma ritiene che si ridurranno senza effetti persistenti su prezzi e salari.
Tuttavia, un altro anno di inflazione sui livelli del 2021, ben al di sopra di un “overshoot moderato”, sarebbe un insuccesso di policy.
Evans (Chicago Fed), si aspettava maggiore progresso sui prezzi e teme che ci sia un aumento di pressioni diffuse, ma continua a vedere un contesto di tassi bassiper diverso tempo”.
Bullard (St Louis Fed) ha sottolineato che il mercato del lavoro è molto forte e ritiene che se l’inflazione sarà “più persistente di quanto si prevede ora” la Fed potrebbe dover agire “un po’ prima per tenere l’inflazione sotto controllo”.
Secondo Harker (Philadelphia Fed), gli aumenti di prezzi si stanno diffondendo, ma dovrebbero moderarsi l’anno prossimo. In caso contrario, la banca centrale è pronta ad agire come necessario.
A suo avviso, i tassi non saliranno prima della conclusione del tapering.
George (Kansas City Fed) ha detto che è chiaro che “i rischi di un periodo prolungato di inflazione elevata sono aumentati” e “l’argomento a favore della pazienza” è diminuito, segnalando possibile divergenza rispetto ai segnali più accomodanti di Powell che aveva citato l’opportunità di essere pazienti in questa fase.
In calendario ci sono altri discorsi dalla Fed, che dovrebbero ribadire i timori sull’inflazione, pur sottolineando la natura transitoria delle pressioni inflazionistiche.
– Il momento della decisione riguardo alla presidenza della Fed si avvicina.
È stato riportato che Biden la settimana scorsa ha incontrato separatamente Powell e Brainard, un segnale che la conferma di Powell non è scontata.
Quarles, membro del Board della Fed, ha annunciato che si dimetterà a fine dicembre, aprendo una posizione nel Board.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in calo nonostante i rendimenti, e le aspettative di mercato sui tassi, siano risaliti ieri.
Il punto è che si tratta di una salita parziale, che li lascia ancora al di sotto dei massimi recenti: il messaggio trasmesso dalla Fed all’ultimo FOMC impedisce infatti di anticipare ulteriormente il timing atteso dell’avvio del ciclo di rialzi dei tassi.
Se tuttavia si avrà una sequenza di dati sufficientemente favorevole da far risalire maggiormente tassi attesi e rendimenti, anche il dollaro dovrebbe beneficiarne.
Il ritracciamento in corso dovrebbe pertanto essere parziale e temporaneo.
In attesa del primo test chiave domani con l’inflazione, oggi usciranno i PPI, che dovrebbero confermare il permanere di pressioni verso l’alto.

EURL’euro di converso ha aperto la settimana al rialzo, ma mantenendosi nel range stretto dell’ultima settimana tra 1,15 e 1,16 EUR/USD.
Il ri-allargamento dei differenziali di rendimento sia a breve sia a lunga contribuisce a contenere l’upside della moneta unica, che non ha infatti ritrovato slancio neppure dopo lo ZEW tedesco di questa mattina che ha mostrato un ampio miglioramento delle aspettative contro attese di calo.
La distanza tra Fed e BCE in termini di svolta di policy penalizza infatti l’euro, sul quale rimane il rischio di nuova debolezza sull’orizzonte da qui allo scavalco dell’anno.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana al rialzo sia contro dollaro da 1,34 a 1,36 GBP/USD sia contro euro, mantenendosi però qui in area 0,85 EUR/GBP.
Il movimento riflette in parte l’arretramento generalizzato del dollaro e in parte un riaggiustamento rispetto alla reazione post riunione BoE, in quanto il mancato rialzo di questo mese è da intendersi solo rinviato di poco (a febbraio o, in caso di ampie sorprese positive dai dati domestici – però non molto probabili – a dicembre).
A meno di spunti particolari dagli interventi BoE in programma oggi (Bailey e Broadbent), la sterlina dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi mantenendosi al di sopra dei minimi post-riunione BoE.

JPYLo yen ha aperto la settimana al rialzo sia contro dollaro da 113 a 112 USD/JPY sia contro euro da 131 a 130 EUR/JPY.
Nonostante infatti i rendimenti USA siano parzialmente saliti ieri, rimangono al di sotto dei massimi recenti e in un contesto di mercato speculativo ampiamente corto yen questo non è sufficiente a favorire un’ulteriore discesa della valuta giapponese dopo l’ampio calo recente che lo aveva trascinato verso minimi abbandonati tre anni fa.
Il calo dovrebbe riprendere quando saliranno maggiormente i rendimenti USA.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – L’indice ZEW è atteso ancora in correzione a novembre, per effetto della persistenza di colli di bottiglia nella catena produttiva e dei timori circa una recrudescenza dei contagi.
L’indice sulle aspettative è visto calare a 18,5 da 22,3 punti; l’indicatore sulla situazione corrente dovrebbe scendere a 19,5 punti da 21,6 di ottobre.

STATI UNITI – Oggi è in pubblicazione il PPI di ottobre, atteso in rialzo di 0,5% m/m, con indicazioni che le spinte inflazionistiche non accennano a ridursi.
I prezzi dei beni dovrebbero mantenersi su un trend di aumento solido, spinto anche dalle auto, e l’inflazione dei servizi dovrebbe riaccelerare, con una ripresa per la sanità e le tariffe aeree.