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09 Novembre 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – A settembre, le vendite al dettaglio hanno registrato una correzione pari a -0,8% m/m (in valore) dopo l’ampio aumento di agosto (+8,2% m/m, dato “gonfiato” al rialzo dal rinvio dei saldi estivi). Su base annua, le vendite sono in accelerazione, a +1,3%.
Il calo nel mese è dovuto ai non alimentari (-1,3%), mentre la crescita sull’anno è trainata dagli alimentari (+3,8%). Il commercio elettronico, pur rallentando, resta la forma distributiva più dinamica (+24,9% a/a).
La tendenza per gruppi di prodotti non alimentari è assai eterogenea: alcuni comparti sembrano essersi avvantaggiati dallo shock COVID (si veda il +10,6% delle dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia e il +7,2% di utensileria per la casa e ferramenta); viceversa, i prodotti più penalizzati sono calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-8,7%), giochi, giocattoli, sport e campeggio (-7,2%) e cartoleria, libri, giornali e riviste (-7,1%).
Torna a flettere, dopo il balzo di agosto dovuto ai saldi, l’abbigliamento (-2,4%).
Il rallentamento delle vendite a partire da settembre era segnalato dall’andamento degli indici di mobilità verso i negozi, che è proseguito a ottobre; su questa tendenza già in frenata agiranno le nuove misure restrittive introdotte dal DPCM di novembre: la chiusura della maggior parte degli esercizi commerciali nelle regioni rosse (nonché dei centri commerciali nel fine settimana in tutta Italia) avrà effetti rilevanti sulle vendite al dettaglio di novembre, e sui consumi di contabilità nazionale nel 4° trimestre.

STATI UNITI – L’employment report di ottobre conferma il quadro di miglioramento del mercato del lavoro e di crescita solida degli occupati nel settore privato (+906 mila), con una forte correzione del tasso di disoccupazione a 6,9%.
• Gli occupati non agricoli sono in rialzo di 638 mila, dopo 661 mila di settembre, e segnano il sesto aumento consecutivo, pur restando inferiore di 10,1 mln rispetto a febbraio.
Il dato complessivo è frenato dalla correzione nel settore pubblico (-268 mila), mentre nel settore privato la crescita dell’occupazione totale è solida, a 902 mila, circa in linea con quella di settembre.
*Nell’industria, gli occupati aumentano di 123 mila, con rialzi nel manifatturiero (38 mila) e nelle costruzioni (84 mila).
*I servizi privati registrano un incremento di 783 mila, con una dinamica soddisfacente per tempo libero e ospitalità (271 mila), sanità e istruzione (79 mila), servizi alle imprese (208 mila), commercio al dettaglio (104 mila).
*Nel settore pubblico prosegue la riduzione dell’organico (-268 mila), sia a livello statale e locale, per via del drammatico peggioramento delle finanze pubbliche, sia a livello federale per la fine dei contratti per il censimento 2020.
*L’occupazione rilevata dall’indagine presso le famiglie, più volatile di quella presso le imprese, balza di 2,243 mln.
• Il tasso di partecipazione è in aumento di 0,3 pp, a 61,7%, 1,7 pp al di sotto del livello di febbraio, con un aumento della forza lavoro di 724 mila.
Ci sono ancora 6,7 mln di persone che non partecipano alla forza lavoro ma vorrebbero un’occupazione, con un segnale di persistente eccesso di offerta sul mercato.
• Il tasso di disoccupazione è in forte calo, grazie al rialzo massiccio degli occupati (v. sopra, indagine presso le famiglie), e corregge di un intero punto percentuale, a 6,9%. I disoccupati sono in flessione di 1,5 mln, e si attestano a 11,1 mln, circa il doppio rispetto al livello di febbraio. Prosegue l’aumento della quota di disoccupati permanenti.
I dati confermano che il mercato del lavoro rimane in miglioramento, ma richiede ancora il sostegno della politica fiscale, alla luce di circa 10 mln di posti ancora mancanti rispetto a febbraio e mln di persone in meno nella forza lavoro.
• L’indice delle ore lavorate è in rialzo di 0,8% m/m, con indicazioni solide per l’attività di ottobre. I salari orari crescono di 0,14% m/m.
• I dati sono positivi per lo scenario del reddito da lavoro e confermano il proseguimento della ripresa, senza però modificare la valutazione di uno scenario economico non sostenibile senza ulteriori interventi fiscali a sostegno delle famiglie.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Il rapporto settimanale ECDC sull’epidemia di Covid-19 mostra una situazione di crisi diffusa, con i ricoveri in terapia intensiva a 2,1 ogni 100mila abitanti (54% del livello di picco) ed elevati in 28 paesi, nonché mortalità quindicinale in incremento per il 51° giorno consecutivo a 40,2 ogni milione di abitanti.
Il monitoraggio dell’eccesso di mortalità (EuroMoMo) evidenzia nella 43° settimana un eccesso elevato in Italia e Belgio, moderato in Spagna, Francia, Slovenia e Olanda; basso in Regno Unito e Svizzera.
Le misure restrittive introdotte recentemente potrebbero portare a un miglioramento nelle prossime settimane, anche se meno rapido rispetto a quello osservato dove sono state adottate in una fase meno avanzata dell’epidemia, come in Irlanda.

STATI UNITI
Associated Press ha dichiarato che Biden ha vinto sia la Pennsylvania, sia il Nevada, assegnandogli quindi 290 delegati all’Electoral College, contro i 214 ottenuti da Trump.
Restano incerti i risultati di Georgia e North Carolina, non più cruciali per la vittoria. Nel voto popolare, la maggioranza è indiscutibile, con 75,2 mln di voti per Biden e 70,8 mln per Trump.
La nomina a presidente avverrà il 20 gennaio 2021e fino ad allora il percorso per la presidenza potrebbe avere ancor qualche ostacolo.
Gli stati dovranno certificare i delegati entro l’8 dicembre: prima di quella data potrebbero esserci riconteggi e ricorsi da parte di Trump.
Lo scenario centrale, nonostante le turbolenze possibili nei prossimi due mesi (ricorsi e riconteggi), è comunque di una presidenza Biden, con un Congresso diviso.
Il Senato è in una situazione di parità (se pure con una maggioranza quasi probabilmente repubblicana e due seggi in Georgia con un’elezione suppletiva il 5 gennaio).
La Camera resterà democratica, ma con una maggioranza ridimensionata. In questo quadro, non c’è spazio per grandi riforme o modifiche radicali e controverse alla legislazione vigente.
Ma c’è il segnale che il Congresso e la presidenza sono spinti dagli elettori verso il centro e verso posizioni che possono portare a legiferare in modo costruttivo su alcuni temi urgenti e importanti per il paese: gestione dell’economia e della sanità durante la pandemia, immigrazione, ambiente, integrazione razziale. Non è detto quindi che il governo diviso del 2021 rappresenti uno scenario negativo per un paese sempre più polarizzato e portato verso gli estremi.
Il risultato elettorale infatti può rappresentare un meccanismo di controllo per riportare la leadership dei partiti verso il centro.
Biden, che ha avuto un risultato più soddisfacente rispetto a quello del partito democratico nel suo complesso, avrà un’investitura a governare su posizioni centriste, limitando l’espansione delle frange democratiche più progressiste.
Il partito repubblicano, d’altra parte, che ha avuto un successo maggiore rispetto a quello di un presidente politicamente imprevedibile e con visioni “estreme” in alcune aree (sanità, commercio, immigrazione),potrà riportare il baricentro verso visioni potenzialmente più conciliabili con quelle dei democratici.
Quindi, è possibile che, con l’uscita di scena di Trump e il ridimensionamento dell’ala Sanders-Ocasio Cortez e in parte Warren, si aprano spiragli di cooperazione fra un’amministrazione Biden e un Senato ancora guidato da McConnell per ottenere qualche risultato, meno eclatante di una profonda riforma tributaria, ma costruttivo in termini di sostegno all’economia e di riduzione delle fratture sociali.
McConnell e Biden vengono da una tradizione politica di cooperazione fra i partiti e, in assenza della personalità divisiva di Trump, si potrebbe ricostruire un clima accettabile in Congresso.
Inoltre, Biden avrà spazio comunque, attraverso i suoi poteri esecutivi, per riportare gli USA sul sentiero abbandonato della cooperazione internazionale, sia politica, sia commerciale, sia ambientale.
Nelle prossime settimane il focus sarà sul team a cui Biden assegnerà la gestione della transizione, mentre Trump metterà a punto l’ultimo attacco legale alla validità delle elezioni.
Pur con il rischio di boicottaggio dell’amministrazione in carica, la composizione del “transition team” darà un primo assaggio di come il nuovo presidente recepisce il mandato elettorale ottenuto. Oggi Biden dovrebbe annunciare la formazione di un team per la gestione della pandemia, composto da esperti di sanità e scienziati, e nei prossimi giorni dovrebbe essere annunciata una strategia di coordinamento delle diverse agenzie pubbliche interessate, in modo da poter predisporre interventi rapidi, attraverso ordini esecutivi, non appena sarà attuato il passaggio del potere.
Per quanto riguarda le posizioni principali di governo, i nomi dei candidati dovrebbero essere comunicati intorno a Thanksgiving, tenendo conto che dovranno essere approvati dal Senato (e quindi essere accettabili anche da una potenziale maggioranza repubblicana).
Esponenti della campagna Biden hanno detto che i primi annunci saranno per le posizioni che riguardano sanità, economia, e problemi sociali e ambientali, a conferma delle priorità che il nuovo presidente ha elencato nel suo primo discorso dopo l’assegnazione della maggioranza dei delegati.
Entro questa settimana invece dovrebbero circolare i nomi per le posizioni apicali dello staff della Casa Bianca, primo fra tutti il chief of staff.
Un punto importante per l’efficacia della transizione è che il team di Biden riceva al più presto fondi pubblici, spazi e strumenti tecnologici per poter operare. Questo dipende dall’accettazione della sconfitta da parte del presidente uscente e dal riconoscimento del passaggio da parte della General Services Administration, che sblocca finanziamenti e processi operativi.
In conclusione, il leitmotiv di un “presidente che unisce il paese” potrebbe permettere di sostituire il programma di grandi aumenti di spesa e di imposte, con una combinazione di misure di più basso profilo ma con la capacità di interrompere il trend di ininterrotta polarizzazione culminata nella spaccatura totale emersa durante la presidenza Trump.
– I nuovi contagi continuano a crescere, e hanno superato 126 mila casi nei dati di ieri, con un aumento del 57% rispetto alle due settimane precedenti (fonte: NYT).
In 45 stati i nuovi casi sono in aumento, con ritmi di crescita straordinariamente elevati soprattutto nel midwest e negli stati rurali del centro. Negli stati rimanenti, la traiettoria è verso l’alto, ma su livelli molto più contenuti.
Per ora le misure restrittive sono attuate, come in primavera e in estate, a livello locale e in modo diversificato, con effetti modesti ma visibili sull’attività dei consumatori. Tuttavia, gli indicatori settimanali di attività del manifatturiero restano in rialzo (produzione di acciaio, traffico merci), confermando la dicotomia fra manifatturiero e servizi in questo ciclo anomalo, con il primo in espansione grazie allo spostamento della domanda dai servizi ai beni.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in ampio calo, avvicinandosi ai minimi di settembre – che sono anche i minimi dell’anno. Il test chiave dovrebbe tuttavia essere oggi o comunque questa settimana, dopo che sabato è stata ufficialmente annunciata la vittoria di Biden che ha ottenuto 290 delegati contro i 214 di Trump.
Se i mercati si mantengono in modalità risk-on il dollaro resterà probabilmente sotto pressione. Il rischio che lo stimolo fiscale sia di dimensioni ridotte con un Congresso diviso e che aumentino le attese di nuovi interventi espansivi da parte della Fed può agire a sfavore del biglietto verde.
Tuttavia, in un secondo momento, se le prospettive altrove non si riveleranno migliori che negli USA, dovrebbe esservi ancora spazio di recupero per il dollaro.
In questi giorni intanto saranno da monitorare anche le eventuali reazioni di mercato ai ricorsi presentati da Trump, che al momento sono state pressoché latenti.
Pochi i dati in uscita: l’inflazione attesa stabile o in lieve calo, e la fiducia delle famiglie, attesa in lieve aumento, ma suscettibile di maggiori variazioni in funzione delle reazioni al voto USA.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in risalita da 1,16 a 1,18 EUR/USD sul generalizzato calo del dollaro. A questi livelli il cambio è da monitorare attentamente per la rottura delle resistenze chiave intorno a 1,1820 EUR/USD.
I temi post-elettorali USA rimangono il driver principale, ma i dati dell’area, attesi deboli o comunque di tenore misto (ZEW tedesco e produzione industriale francese, italiana e dell’area), dovrebbero contribuire a limitare l’upside.
Importante giovedì il discorso di Lagarde. Nel brevissimo comunque i rischi potrebbero essere leggermente sbilanciati verso l’alto per via della generalizzata debolezza del dollaro.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro, non solo per la debolezza di quest’ultimo ma anche per effetto dell’esito della riunione BoE, salendo da 1,28 a 1,31 GBP/USD. Meno direzionale invece contro euro oscillando tra 0,89 e 0,90 EUR/GBP.
In questo caso, oltre ai temi USA, l’attenzione sarà su eventuali sviluppi sul fronte dei negoziati con l’UE: i colloqui riprendono infatti già oggi, con il capo-negoziatore UE Barnier che torna appositamente a Londra mostrando toni positivi.
Dato tuttavia il contesto complessivo, soprattutto in funzione della pandemia, la reazione positiva della sterlina in caso di raggiungimento di un accordo dovrebbe essere contenuta, mentre maggiore sarebbe quella negativa in caso di no-deal.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro per via della generalizzata debolezza di quest’ultimo da minimi in area 105 a massimi in area 103 USD/JPY, indebolendosi invece contro euro da massimi in area 121 a minimi in area 123 EUR/JPY, per via della maggior forza dell’EUR/USD.
Anche in questo caso i temi post-elettorali USA resteranno il driver principale, ma l’upside dello yen rispetto al dollaro dovrebbe essere limitato o comunque di breve durata: le autorità giapponesi in questa fase monitorano attentamente che venga preservata la stabilità del cambio. Oggi infatti apre in calo.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La settimana è piuttosto povera di indicatori congiunturali. L’indice ZEW tedesco, prima indagine relativa al mese di novembre, dovrebbe mostrare una decisa correzione.
La tornata di dati sulla produzione industriale nei principali Paesi darà indicazioni miste, ma le prospettive per il trimestre in corso appaiono decisamente meno rassicuranti.

STATI UNITI – La settimana ha pochi dati in uscita. Il focus sarà su eventuali contestazioni relative all’esito elettorale.
Fra i dati macro, le informazioni di rilievo riguarderanno i prezzi di ottobre. Il CPI e il PPI dovrebbero essere in aumento di 0,2% m/m, con qualche rischio verso il basso per il CPI, sia headline sia core.
La fiducia dei consumatori risentirà dell’esito elettorale e dovrebbe essere in moderato rialzo(a meno di grave crisi istituzionale sulla validità dei voti) a novembre.