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9 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri le vendite al dettaglio, dopo la flessione di dicembre, sono tornate a crescere a gennaio, sia in valore (1,7% m/m da -0,2%) che in volume (1,2% m/m da -0,7%), trainate soprattutto dagli alimentari.
Su base annua, le vendite sono in aumento di +6,2% in valore (con i discount di alimentari che fanno segnare un +10,1%, e con l’unica flessione che riguarda i farmaceutici), ma in calo di -2,4% in volume.
Tuttavia, il dato di gennaio lascia le vendite in volume in rotta per un’espansione di 0,8% t/t nel trimestre corrente, dopo il calo superiore al punto percentuale visto in ciascuno dei due trimestri precedenti.

AREA EURO – Ieri il PIL del 4° trimestre è stato rivisto al ribasso di un decimo, risultando ora stagnante su base congiunturale (+1,8% a/a); la revisione è dovuta alle correzioni al ribasso dei dati tedesco e irlandese comunicate la scorsa settimana.
Anche lo spaccato delle componenti ha rispettato le attese: è stata la domanda interna, sia per consumi che per investimenti (in calo rispettivamente di -0,9% e -3,6% t/t), a frenare la crescita, mentre scorte ed esportazioni nette hanno fornito un apporto positivo.
Il contributo del canale estero è sintesi di un ampio calo per l’import a fronte di una sostanziale stagnazione dell’export (-1,9% contro 0,1% t/t).
Nel trimestre corrente, il PIL potrebbe risultare ancora stagnante, in quanto la domanda domestica potrebbe mostrare un recupero ma dovrebbe quantomeno attenuarsi l’ampio contributo positivo degli scambi con l’estero.
L’attività economica è attesa tornare a crescere dalla primavera, in coerenza con i segnali di recupero giunti dalle indagini; per l’intero 2023 stimiamo una crescita a 0,6%.

STATI UNITI
– Il Beige Book ha rilevato attività in lieve aumento e continuo miglioramento delle strozzature all’offerta. Il manifatturiero riporta stagnazione, dopo un periodo di contrazione, il commercio al dettaglio rileva variazioni modeste o stabilità, e nelle costruzioni l’attività rimane debole.
Le imprese indicano che l’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse frenano il potere d’acquisto delle famiglie, mentre le banche riportano calo di domanda di prestiti e restrizioni delle condizioni finanziarie.
Il mercato del lavoro rimane “solido”, con aumenti dell’occupazione “modesti o moderati” e un leggero miglioramento della disponibilità di manodopera.
I salari sono in aumento moderato e in alcuni distretti si riporta una riduzione delle pressioni salariali.
La previsione è di ulteriore rallentamento della dinamica salariale durane l’anno.
Sul fronte dei prezzi, le pressioni inflazionistiche restano diffuse, ma gli aumenti dei prezzi sono in via di riduzione in molte aree, con l’aspettativa di proseguimento del trend.
Nel complesso, il rapporto dà un quadro più in linea con i trend di moderazione visti in autunno, piuttosto che con il boom di attività rilevato dai dati di gennaio.
– La stima ADP degli occupati non agricoli privati di febbraio ha registrato una variazione di 242 mila, dopo una stima di 119 mila per gennaio.
I dati mostrano una flessione di -61 mila di occupati nelle piccole imprese (fino a 50 addetti), che conferma un trend negativo ininterrotto da agosto 2022.
Per le altre dimensioni di impresa, invece, l’occupazione è in crescita complessivamente solida (308 mila). Disaggregando per settore, gli occupati sono in crescita nel manifatturiero (43 mila), nell’estrattivo (25 mila) e in calo di 16 mila nelle costruzioni.
Nei servizi, tutti i comparti sono in rialzo, con l’eccezione dei servizi alle imprese, in flessione di -35 mila.
I salari continuano a crescere a un ritmo molto sostenuto (7,2% a/a).
I dati ADP recentemente non hanno avuto capacità previsiva per i nonfarm payrolls, pertanto vanno letti con cautela.
– La Job Openings and Labor Turnover Survey di gennaio ha mostrato un calo delle posizioni aperte a 10,8 mln (-410 mila).
Le correzioni più ampie si sono registrate nelle costruzioni, nell’ospitalità e nella ristorazione.
Le dimissioni volontarie sono scese a 3,9 mln (-207 mila), mentre i licenziamenti sono aumentati a 1,7 mln (+241 mila).
I dati nel complesso segnalano riduzione della domanda di lavoro e maggiore incertezza da parte degli occupati riguardo alla probabilità di trovare un impiego migliore.
– Il deficit della bilancia commerciale a gennaio ha registrato un incremento a -68,3 mld, da – 67,2 mld, grazie a variazioni solide sia dell’export (3,4% m/m) sia dell’import (3% m/m), in parte guidate da comparti volatili e dalla riapertura delle attività produttive in Cina.

GIAPPONE – La stima finale del PIL del 4° trimestre ha sorpreso verso il basso, riportando quasistagnazione, contro attese per una revisione verso l’alto della variazione preliminare di 0,2% t/t.
I dati riportano una crescita dei consumi di 0,3% t/t, più moderata rispetto alla prima lettura di 0,5% t/t, e una correzione (invariata) degli investimenti fissi privati di -0,5% t/t, dopo due trimestri di crescita solida.
Le scorte hanno dato un contributo nullo, mentre il contributo delle esportazioni nette è stato rivisto marginalmente verso l’alto a 0,4 pp.
Nel 1° trimestre la crescita complessiva dovrebbe riaccelerare, grazie al trend positivo dei consumi di servizi e alle misure fiscali di contenimento dei prezzi energetici in vigore da febbraio.

CINA
 – L’inflazione dei prezzi al consumo è rallentata da 2,1% a/a in gennaio a 1% a/a in febbraio, ben al di sotto delle attese (Consenso Bloomberg: 1,9% a/a), registrando un calo di -0,5% m/m, principalmente grazie al rientro, specie per i beni, degli aumenti stagionali di gennaio legati al Capodanno.
La spinta verso il basso è venuta soprattutto dal comparto alimentare (dove l’inflazione è rallentata da 6,2% a/a in gennaio a 2,6% a/a in febbraio, con un calo di -2% m/m) e da trasporti e comunicazioni (da 2% a/a in gennaio a 0,1% a/a in febbraio; -0,5% m/m), nonché da istruzione e intrattenimento e dai beni e servizi vari.
L’inflazione è moderatamente accelerata solo nel comparto delle spese mediche (da 0,8% a/a in gennaio a 1% a/a in febbraio), mentre la deflazione nel comparto delle spese per l’abitazione, costante da ottobre, è rimasta invariata a -0,1% a/a.
L’inflazione core, dopo aver toccato l’1% a/a in gennaio, è scesa a 0,6% a/a in febbraio, tornando sui minimi dell’autunno 2022.
– L’inflazione dei prezzi alla produzione, dopo il calo di -0,8% a/a in gennaio, è scesa di -1,4% a/a in febbraio, poco di più delle attese di consenso (-1,3% a/a), soprattutto grazie ad un effetto base favorevole.
I prezzi sono infatti rimasti invariati rispetto al mese precedente dopo due mesi di cali.
La spinta al ribasso è guidata dalla deflazione nel comparto dei beni di produzione, in particolare manufatti e materie prime, e dal rallentamento dell’inflazione dei prezzi di consumo.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – In vista della scadenza della clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità e Crescita a fine 2023, la Commissione Europea ha presentato la guidance sugli indirizzi di politica fiscale per il 2024.
Al momento le discussioni sulla riforma delle regole sono ancora in corso ma quando verranno presentate le raccomandazioni country-specific, a maggio, Bruxelles inizierà ad integrare gli indirizzi della proposta di modifica presentata lo scorso novembre (target differenziati per paese e formulati sulla base dell’evoluzione della spesa primaria netta).
Le raccomandazioni riguarderanno anche il costo fiscale delle misure varate per fronteggiare la crisi energetica.

BCE – Il governatore di Banca d’Italia, Visco, ha criticato i membri del consiglio direttivo BCE che esternano opinioni sull’andamento futuro dei tassi, ricordando che, a causa dell’incertezza dello scenario, il consiglio ha deciso di procedere con un approccio “riunione per riunione” e dipendente dai dati, incompatibile con la formulazione di un indirizzo a lungo termine.

STATI UNITI – Ieri, Powell nell’audizione alla Camera ha ripetuto che i dati determineranno la dimensione del rialzo dei tassi alla prossima riunione, sottolineando che non è stata ancora presa una decisione al riguardo.
Powell ha detto che sono in arrivo alcuni dati “potenzialmente importanti”, in particolare quelli sul mercato del lavoro in uscita venerdì 10 e quelli sull’inflazione in pubblicazione la prossima settimana (CPI e PPI).
Il messaggio è rimasto hawkish, con segnali di probabili revisioni verso l’alto del punto di arrivo dei tassi alla luce delle revisioni ai dati dell’autunno, oltre che dei dati forti di gennaio, che hanno capovolto i trend di attività e inflazione apparentemente in atto a fine 2022.

CANADA – La Bank of Canada, come atteso, ha mantenuto il tasso di policy invariato a 4,50%, dopo un aumento di 25pb a gennaio.
La pausa nel sentiero di rialzo dei tassi iniziato a marzo 2022 è giustificata dal rallentamento dell’inflazione sotto il 6% e dalla stagnazione dell’attività vista nel 4° trimestre.
La BoC a gennaio aveva preparato la pausa, considerata necessaria per valutare gli effetti della restrizione già attuata, e ha ribadito che il programma rimane valido.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha sostanzialmente consolidato ieri i guadagni post-audizione di Powell e oggi apre in lieve (normale) ritracciamento in attesa dei dati chiave di domani sul mercato del lavoro.
Se dovessero sorprendere ancora verso l’alto il dollaro si rafforzerebbe ulteriormente
, in quanto, se poi anche i dati di inflazione martedì prossimo dovessero mostrare aumenti superiori alle attese la Fed potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di tornare a rialzi dei tassi più ampi, di 50 pb invece di 25 pb.

EURL’euro è sceso ancora ieri, anche se di poco, fino a un minimo di 1,0523 EUR/USD, penalizzato dall’ulteriore allargamento dei differenziali di rendimento, vista la maggior salita dei rendimenti USA.
Oggi apre in lieve recupero, ma perlopiù di riflesso al ritracciamento del dollaro, e resta esposto a ulteriori cali nei prossimi giorni se i dati USA (a partire dall’employment report domani) dovessero sorprendere verso l‘alto (supporti chiave in area 1,04 EUR/USD, con downside entro quota 1,02 EUR/USD).
Il downside dovrebbe comunque essere limitato perché i dati area euro stanno iniziando a prospettare rischi verso l’alto anche sul sentiero dei rialzi dei tassi BCE.

GBPAnche la sterlina ha approfondito il calo contro dollaro ieri, ma restando in area 1,18 GBP/USD e avviando un recupero – fino a riaffacciarsi a 1,19 GBP/USD – prima dell’euro, rispetto al quale sta infatti risalendo da 0,89 a 0,88 EUR/GBP.
Anche la valuta britannica resta tuttavia esposta a nuova debolezza qualora i dati USA dovessero sorprendere verso l’alto, soprattutto contro dollaro, ma anche contro euro, in particolare se i dati di produzione industriale nel Regno Unito in uscita domattina confermeranno le attese di peggioramento (contrazione).

JPYAnche lo yen si è indebolito ancora ieri contro dollaro da 136 a 137 USD/JPY ma sta recuperando oggi sul ritracciamento del biglietto verde.
Resta tuttavia esposto a ulteriori cali domani se l’employment report USA dovesse sorprendere verso l’alto.
Importante sarà comunque nel frattempo anche la riunione BoJ di questa notte
, l’ultima guidata da Kuroda.
Le attese sono che l’assetto di policy rimanga invariato, massimamente espansivo, il che non agirebbe a favore dello yen.
Sarà tuttavia importante verificare se la BoJ vorrà almeno riportare alcune considerazioni a favore di eventuali modifiche dell’assetto di policy in direzione meno espansiva se il quadro economico si evolvesse in direzione coerente con una revisione della politica monetaria – il che agirebbe invece a favore dello yen.
Contro euro lo yen oggi è in recupero da 144 a 143 EUR/JPY grazie al maggior rafforzamento dello yen contro dollaro oggi rispetto a quello dell’EUR/USD.

CAD – Il dollaro canadese si è indebolito ieri sia rispetto al dollaro USA da 1,37 a 1,38 USD/CAD sia rispetto all’euro da 1,44 a 1,45 EUR/CAD sull’esito della riunione della Bank of Canada che ha mantenuto i tassi invariati a 4,50 %, confermando la prospettiva di pausa nel sentiero dei rialzi dei tassi già anticipata a gennaio, per via dello scenario di calo dell’inflazione e di deterioramento del quadro di crescita dell’economia domestica.
La BoC ha comunque ribadito di essere pronta a tornare ad alzare i tassi qualora i dati dovessero mostrare maggiori pressioni inflazionistiche anche in Canada.
Al momento però la revisione verso l’alto del sentiero dei rialzi Fed prevale, agendo a favore del dollaro USA, per cui il dollaro canadese può restare ancora sulla difensiva nel breve e l’attuale divergenza d policy tra BoC e Fed prospetta un dollaro canadese meno forte di quanto atteso in precedenza anche successivamente.
Rivediamo pertanto al ribasso il profilo atteso del dollaro canadese rispetto a quello USA a 1,39-1,36-1,32-1,30 USD/CAD a 1m-3m6m-12m dal precedente 1,36-1,32-1,30-1,28 USD/CAD.
Chiarificatrice sarà comunque la prossima riunione della BoC, il 12 aprile, perché in tale occasione verrà pubblicato il MPR aggiornato con le nuove previsioni di crescita e inflazione, importanti per valutare meglio le prospettive del sentiero di policy in corso d’anno.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi sono in uscita le richieste di sussidi di disoccupazione al 4 marzo, attese sempre su livelli coerenti con un mercato del lavoro al pieno impiego.