Seguci su twitter

Categorie

9 maggio 2023 – nota economica giornaliera

CINA – Le esportazioni in dollari sono salite dell’8,5% a/a in aprile, poco al di sopra delle attese (consenso: 8,0% a/a) ma in netto rallentamento dal 14,8% a/a di marzo.
Le esportazioni restano ancora sostenute dall’accelerazione delle vendite verso il Giappone (da -4,5% a 11,5% a/a) e, in misura minore, verso l’Unione Europea (3,9% a/a); le esportazioni verso l’area ASEAN 6, pur rimanendo ancora in espansione, hanno invece registrato una ampia frenata (da 36,5% a a 4,6% a/a), mentre quelle verso gli USA e l’area euro 3 (Italia, Germania, Francia) restano in contrazione.
Accelerano ancora le esportazioni verso la Russia (da 136,4% a 153,1% a/a), che in aprile hanno superato quelle verso la Germania (9,6 contro 9,1 miliardi di dollari).
La dinamica delle importazioni in dollari si è ulteriormente contratta, passando da -1,4% a – 7,9% a/a in aprile, un dato molto inferiore alle attese. La flessione è guidata soprattutto dalla contrazione dell’import dal Giappone (-15,8% a/a), dall’area ASEAN6 (-6,4% a/a) e dagli USA (-3,1% a/a). Resta invece marginalmente positiva (0,9% a/a) la dinamica dell’import dall’area euro, seppur in rallentamento rispetto al mese precedente.
I dati destagionalizzati segnalerebbero una contrazione delle esportazioni e delle importazioni anche in termini congiunturali, offrendo un segnale di debolezza della domanda sia estera sia interna.
Il saldo commerciale dei primi quattro mesi dell’anno si è portato a 294 miliardi di dollari, quasi 91 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2022.

 

COMMENTI:                                  

BCE – I discorsi BCE in agenda (Lane, Vasle, Vuj?i?) dovrebbero confermare l’intenzione di alzare ancora i tassi alle prossime riunioni di politica monetaria.
La SMA (Survey of Monetary Analysts), pubblicata ieri dalla BCE ma condotta prima della riunione di politica monetaria, mostra una previsione mediana del terminal rate al 3,75%, con aspettative di modesti tagli dei tassi nel 2024, malgrado previsioni di inflazione core ben superiori al 2% fino al quarto trimestre 2024.
Il consenso degli analisti prevedeva un sostanziale azzeramento dei reinvestimenti APP da luglio.

STATI UNITI
 – Oggi ci sarà il primo incontro fra Biden e i leader del Congresso, sia democratici sia repubblicani, per affrontare il tema del limite del debito.
Per il momento, né il presidente né i repubblicani hanno dato segnali di disponibilità a trattare e mantengono posizioni totalmente contrastanti.
Il presidente non intende accettare condizioni per alzare il limite del debito, e i repubblicani mantengono le richieste di riduzione della spesa come prerequisito per qualsiasi negoziato.
Pochi giorni fa, Yellen ha avvertito che le misure straordinarie potrebbero terminare già il 1° giugno e sottolineato che il Congresso deve agire per evitare una catastrofe economica e una possibile crisi costituzionale.
Le parti oggi potrebbero discutere una sospensione temporanea del limite, fino a settembre, per dare tempo ai negoziati di avanzare.
Tuttavia, la polarizzazione del Congresso rende estremamente difficile il raggiungimento di un compromesso.
Per evitare un default in caso di mancato accordo a ridosso della “data X”, il presidente potrebbe invocare il 14° emendamento della Costituzione, che richiede di tutelare la solidità del debito degli Stati Uniti, emettendo debito al di là del limite legale, per soddisfare gli impegni finanziari.
– Ieri, la Senior Loan Officers Opinion Survey condotta dalla Fed ad aprile, come atteso, ha mostrato un ulteriore aumento della percentuale di banche che restringono le condizioni di tutte le tipologie di prestiti sia alle famiglie sia alle imprese.
Anche le condizioni dei mutui erogati per investimenti in costruzioni commerciali sono diventate più restrittive (per il 66,7% delle banche).
Le banche riportano una riduzione della domanda per tutte le tipologie di prestiti da parte di imprese e famiglie.
Riguardo agli standard di credito per i mutui commerciali, le banche hanno reso più stringenti le condizioni per tutto lo scorso anno.
Inoltre, le banche riportano che la restrizione delle condizioni su tutti i prestiti è dovuta all’aumento dell’incertezza dello scenario e a preoccupazioni per il finanziamento e per la liquidità.
Infine, le istituzioni finanziarie prevedono ulteriore aumento della restrizione nel resto del 2023.
L’indagine conferma l’aspettativa di un trend in calo dei prestiti nei prossimi trimestri, con la percentuale di banche in fase restrittiva ormai chiaramente sui livelli tipici delle recessioni.
– Dalla Fed, il Financial Stability Report segnala preoccupazione per la fragilità del sistema bancario e indica che lo scenario economico e la disponibilità di fondi potrebbero determinare un’ulteriore contrazione del credito, con conseguenze negative per l’attività economica.
Bullard (St Louis Fed) ha detto che a suo avviso la turbolenza del sistema bancario non dovrebbe causare una recessione.
La sua opinione è che lo scenario economico sia caratterizzato solo da un rallentamento della crescita sotto il potenziale.
Goolsbee (Chicago Fed) invece ha detto che sta iniziando il credit crunch e che “la recessione è una possibilità”.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in marginale rialzo ieri (e ancora in salita stamani) sull’analogo movimento dei rendimenti dopo la pubblicazione della Senior Loan Officers Opinion Survey, che ha mostrato una restrizione delle condizioni del credito ma su livelli coerenti (per ora) più con una recessione collegata alla poderosa restrizione monetaria attuata che a un credit crunch.
Tuttavia, dal Financial Stability Report della Fed emerge preoccupazione per le fragilità del sistema bancario, prospettando rischi verso il basso sullo scenario di crescita USA, ad ulteriore supporto di una previsione di tendenziale indebolimento del dollaro.

EUR – L’euro ha aperto la settimana in arretramento da 1,10 a 1,09 EUR/USD indebolito dal riallargamento dei differenziali di rendimento, con i rendimenti euro che sono saliti meno di quelli USA complici dati dell’area un po’ più deboli delle attese (in primis la contrazione superiore al previsto ieri della produzione industriale tedesca), a supporto della recente revisione verso il basso del profilo atteso dei tassi BCE attuata dal mercato, che oggi prezza pienamente un rialzo di 25 pb e con probabilità appena inferiore al 70% un altro, ultimo, aumento di 25 pb.
Questo non compromette comunque lo scenario di ulteriore rafforzamento dell’euro nei prossimi mesi, perché resta la previsione che la Fed inizi a tagliare i tassi con ampio anticipo rispetto alla BCE.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in leggero calo contro dollaro da 1,26 GBP/USD (dove aveva appena aggiornato i massimi) a 1,25 GBP/USD, di riflesso al generalizzato rafforzamento del biglietto verde.
L’arretramento è stato tuttavia inferiore a quello dell’euro, rispetto al quale infatti la sterlina è in rafforzamento da 0,87 a 0,86 EUR/GBP (massimi da dicembre), sorretta da attese di mercato che la BoE alzi i tassi più della BCE (di 25 pb in più) entro l’estate.
I rischi sul sentiero dei rialzi BoE sono verso l’alto, ma l’incertezza sul preciso punto di arrivo è elevata: il quadro dovrebbe chiarirsi giovedì, sull’esito della riunione BoE, soprattutto in base alle nuove previsioni di crescita e inflazione che verranno pubblicate nel MPR aggiornato.

JPYLo yen ha aperto la settimana in marginale calo contro dollaro ieri da 134 a 135 USD/JPY sulla salita dei rendimenti a lunga USA, ma ha già recuperato questa notte sulle dichiarazioni del neo-governatore della BoJ.
Ueda ha infatti specificato che se l’inflazione si immetterà stabilmente sul sentiero verso il target (stanno già emergendo primi segnali che potrebbero condurre in tale direzione) il controllo della curva verrà abbandonato e la banca centrale avvierà anche la riduzione del bilancio.
Confermiamo pertanto la previsione di ulteriore apprezzamento dello yen al di là del breve.
Lo yen oggi è in rafforzamento anche contro euro da 148 a 147 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – L’indagine condotta dalla National Federation of Independent Business presso le piccole imprese ad aprile dovrebbe confermare la valutazione pessimistica delle prospettive economiche vista a marzo.
L’elemento cruciale da osservare nell’indagine è la valutazione della disponibilità del credito, che già nell’indagine di marzo aveva subìto un netto calo, sui minimi dalla crisi finanziaria del 2008.