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9 Maggio 2022 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Venerdì, gli occupati non agricoli di aprile sono aumentati di 428 mila, e restano 1,2 mln al di sotto del livello di febbraio 2020.
La dinamica occupazionale è stata robusta e diffusa alla maggior parte dei settori (ricreazione: 78 mila, manifatturiero: 55 mila, servizi alle imprese: 41 mila).
I dati di febbraio e marzo sono stati rivisti complessivamente verso il basso di 39 mila, ma la media a 3 mesi rimane molto elevata, a 523 mila.
L’occupazione rilevata con l’indagine presso le famiglie, tipicamente molto volatile, è calata di -353 mila, circa in linea con la flessione della forza lavoro (-363 mila).
Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile a 3,6%, nonostante il calo di 2 decimi del tasso di partecipazione, a 62,2% (1,2 pp sotto il livello pre-Covid).
Il numero di disoccupati e la disoccupazione hanno circa recuperato le condizioni pre-pandemiche.
La crescita dei salari orari è rallentata su base mensile a 0,3% m/m, ma su base annua rimane elevata (5,5% m/m) e incompatibile con l’obiettivo di inflazione della Fed.
I dati danno supporto al sentiero di rapida rimozione dello stimolo monetario atteso per i prossimi trimestri.

CINA – Il rallentamento del commercio estero è stato molto marcato, anche se inferiore alle attese di consenso, in parte a causa degli effetti del lockdown prolungato di Shanghai e dei conseguenti problemi logistici e in parte a causa del rallentamento della domanda mondiale evidenziato dal calo degli ordini esteri non solo in Cina ma anche in importanti partner commerciali come Eurozona, Giappone, Corea.
La dinamica delle esportazioni, dopo quasi un anno di crescita tendenziale a due cifre, è rallentata da 14,7% a/a in marzo a 3,9% a/a in aprile (consenso Bloomberg: 2,7% a/a).
Il rallentamento dell’export, che ha riguardato soprattutto i prodotti dell’elettronica, è stato molto marcato verso i tre maggiori Paesi dell’area euro (da 20,1% a/a in marzo a 2,2% a/a in aprile), mentre è stato più moderato verso gli USA (da 22,4% a/a in marzo a 9,4% in aprile); l’export verso il Giappone è risultato in calo del 9,4% a/a.
La dinamica delle importazioni è stata invece piatta rispetto al marginale calo di -0,1% a/a nel mese di marzo e alle attese di consenso di una flessione di -3% a/a.
Sono scese in particolare le importazioni dai 3 principali Paesi dell’area euro (-15,8% in aprile dopo il -10,8% a/a di marzo) e dal Giappone (-15,1% a/a in aprile da -9,8% a/a in marzo).
Il calo dell’import dagli Stati Uniti è stato più contenuto (-1,2%a/a) mentre sono saliti gli acquisti dall’area ASEAN6 (+3,2% a/a).
I dati in volume segnalano un calo rispetto al mese precedente delle materie prime industriali ed energetiche e soprattutto dei circuiti integrati.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEAAncora nessun accordo nell’Unione Europea in merito alla sospensione delle importazioni di petrolio e prodotti petroliferi dalla Russia, tema che blocca l’annuncio del sesto pacchetto di sanzioni.
La discussione verte in questo momento sulle deroghe richieste da alcuni Stati membri: in particolare, la Bulgaria vuole un’esenzione di due anni; concessioni sarebbero già state fatte a Slovacchia e Ungheria.
Una nuova riunione COREPER dovrebbe svolgersi domani.

BCE – Venerdì, il governatore di Banque de France Villeroy de Galhau ha espresso un’opinione piuttosto netta su quello che dovrebbe essere il percorso futuro della politica monetaria: i tassi ufficiali dovrebbero tornare positivi entro fine anno e quindi convergere a un livello fra 1% e 2%.
Il movimento sarà comunque graduale e la BCE dovrà essere “pragmatica”: quando i tassi si avvicineranno al livello neutrale, occorrerà valutare se saranno sufficienti a garantire il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione.
Una preferenza per tassi positivi entro fine anno è stata espressa anche da Rehn e Holzmann.
Riguardo al rischio di frammentazione, Villeroy ha evocato la possibilità di nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine per rimediare a possibili penurie di liquidità in alcune giurisdizioni, oltre a ipotizzare una riedizione dello SMP, cioè acquisti netti “flessibili integrati da un meccanismo di sterilizzazione degli effetti monetari, oppure un programma di acquisti che includa l’impegno a rivendere i titoli entro qualche tempo.

STATI UNITI – È iniziato il flusso di discorsi dalla Fed dopo la riunione del FOMC.
Bullard (St Louis Fed) ha indicato che ci sono due possibili modi per valutare di quanto la Fed sia “dietro la curva”.
Utilizzando la più benevola delle stime di regole di policy, i Fed Funds dovrebbero essere a 3,6%, contro il livello attuale di 0,875%, con una distanza stimata di 275 pb.
Tuttavia, in base al rendimento a 2 anni pari a 2,7%, che incorpora la forward guidance del FOMC, il ritardo è minore, e pari a solo 90 pb.
La credibilità della Fed e l’utilizzo della forward guidance riducono quindi la distanza dei tassi dal minimo necessario a riportare l’inflazione sotto controllo.
Secondo Bullard è comunque indispensabile che il Comitato metta in atto le indicazioni fornite con la forward guidance già annunciata.
Kashkari (Minneapolis Fed) ha ribadito che la Fed “come minimo” dovrà agire in linea con la recente forward guidance.
Kashkari però ha detto anche che la Fed non è in ritardo e che la sua credibilità ha già contribuito a rimuovere stimolo monetario a un ritmo molto veloce.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana al rialzo aprendo oggi in salita verso nuovi massimi, sorretto ancora dalle prospettive di robusta restrizione Fed, a maggior ragione dopo il buon employment report di venerdì, e da un nuovo aumento della risk aversion, complici l’incertezza sul fronte russo-ucraino e l’inasprirsi delle misure restrittive conto la pandemia in Cina.
L’appuntamento chiave della settimana sarà con i dati di inflazione mercoledì, che dovrebbero mostrare un rallentamento per l’indice headline.
Questo potrebbe privare di parziale sostegno il dollaro, anche se la variazione è dovuta a un confronto statistico favorevole sul dato annuale e al calo della componente energia su quello mensile.
Si dovrà pertanto guardare alla dinamica dell’inflazione core, per la quale si attende invece un incremento mensile: in tal caso il dollaro dovrebbe restare supportato.
Se – al contrario – il dato dovesse deludere, il dollaro potrebbe ritracciare al ribasso, a meno di un contestuale significativo aumento della risk aversion.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata pressoché stabile in un intorno di 1,0500 EUR/USD dove apre anche oggi, su livelli pertanto di debolezza, solo marginalmente al di sopra dei minimi del 28 aprile a 1,0470 EUR/USD.
Tuttavia, è riuscito a evitare nuovi minimi – per ora – nonostante il dollaro abbia inaugurato nuovi massimi, grazie al leggero restringimento dei differenziali di rendimento, al susseguirsi di dichiarazioni BCE che aprono almeno virtualmente a un primo rialzo dei tassi anticipato a luglio.
Questo è un tema importante che potrebbe continuare a fornire sostegno all’euro.
Nel brevissimo però i rischi sono verso il basso (target ribassisti in area 1,03 EUR/USD, downside nella fascia 1,02-1,00 EUR/USD), anche in funzione degli sviluppi sul fronte del conflitto, in particolare sul tema di un’eventuale sospensione delle importazioni di petrolio russo, su cui l’UE non ha ancora raggiunto un accordo.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata in ampio calo verso nuovi minimi contro dollaro da 1,26 a 1,22 GBP/USD, aggiornandoli di nuovo oggi, e correggendo anche contro euro da 0,83 a 0,85 EUR/GBP.
Nel breve i rischi restano verso il basso per via del deterioramento del quadro di crescita e inflazione domestico, che porterà la BoE a proseguire con i rialzi dei tassi ma in misura comunque più contenuta rispetto alla Fed.
Venerdì i dati di Pil del 1° trimestre non saranno negativi, mostrando solo una lieve decelerazione, ma questo non basterà a risollevare le sorti della sterlina, a meno di un’ampia sorpresa positiva, che avrebbe però solo effetto temporaneo.

JPYLo yen ha aperto la settimana oggi indebolendosi verso nuovi minimi contro dollaro da 130 a 131 USD/JPY, sulla salita verso nuovi massimi dei rendimenti a lunga USA, e il movimento potrà proseguire se questi saliranno ancora.
Lo yen è in calo anche contro euro da 137 a 138 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La settimana è piuttosto povera di indicatori congiunturali.
L’indice ZEW tedesco, prima indagine relativa al mese di maggio, dovrebbe confermare i rischi al ribasso sulla crescita legati al difficile contesto internazionale.
La produzione industriale in Italia e nell’Eurozona potrebbe aver visto una contrazione nel mese di marzo, sull’onda del rincaro dei prezzi energetici.
Infine, la seconda lettura dell’inflazione di aprile in Germania e Francia confermerà l’accelerazione registrata nella stima flash.
Oggi non sono previsti dati in uscita.

STATI UNITI – Il focus questa settimana sarà sui dati dell’inflazione di aprile.
Il CPI dovrebbe essere in aumento di 0,2% m/m, grazie a una correzione della componente energia, mentre l’indice core dovrebbe aumentare di 0,4% m/m.
Le variazioni annue inizieranno a calare per il confronto con il 2021, ma l’attenzione sarà concentrata sulla dinamica mensile degli indici core.
Il PPI è atteso in rialzo di 0,5% m/m e i prezzi all’import dovrebbero essere in aumento di 0,6% m/m.
La fiducia dei consumatori nella lettura preliminare di maggio è prevista in calo, dopo il recupero visto ad aprile.
Oggi non ci sono dati in uscita negli USA.