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9 Giugno 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri il PIL del 1° trimestre è stato rivisto al ribasso di due decimi, risultando ora in contrazione di -0,1% su base congiunturale (+1% a/a dall’1,3% della stima preliminare); la revisione è dovuta alle correzioni al ribasso dei dati tedesco e irlandese comunicate la scorsa settimana.
Lo spaccato delle componenti conferma che è stata la domanda interna, sia per consumi privati che pubblici (in calo rispettivamente di -0,3% e -1,6% t/t), a frenare la crescita, nonostante il rimbalzo degli investimenti fissi (+0,6%) dopo l’ampio calo di fine 2022.
Anche le scorte hanno fornito un apporto negativo.
Il contributo del canale estero è rimasto positivo grazie alla forte riduzione dell’import a fronte di una sostanziale stagnazione dell’export (-1,3% contro -0,1% t/t).
Dopo due trimestri di modesta contrazione la crescita del PIL dovrebbe tornare positiva già nel trimestre in corso, intorno a 0,3% t/t per restare su ritmi di espansione congiunturale nell’ordine di 0,2% nel 2° semestre; per l’intero 2023 stimiamo una crescita a 0,6%.

STATI UNITI – Ieri, le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione al 3 giugno sono salite a 261 mila, da 233 mila della settimana precedente, toccando il massimo da ottobre 2021.
I sussidi erano rimasti circa stabili nei mesi scorsi, fra 230 e 250 mila, dopo l’eliminazione di un apparente trend oltre 260 mila associato a frodi in Massachusetts.
Il rialzo di inizio giugno andrà confermato, poiché potrebbe essere legato a problemi di destagionalizzazione intorno a Memorial Day.
I sussidi esistenti al 27 maggio invece hanno corretto marginalmente, calando a 1,757 mln.

CINA
 – L’inflazione dei prezzi al consumo è lievemente salita da un minimo di 0,1% a/a in aprile a 0,2% a/a in maggio, in linea con le attese di consenso, registrando un calo per il quarto mese consecutivo (-0,2% m/m).
L’inflazione totale è mantenuta bassa dalla deflazione del comparto dei trasporti (da -3,3% a/a in aprile a -3,9% a/a in maggio) e di quello delle spese per l’abitazione (-0,2% a/a), nonché dal rallentamento dell’inflazione dei beni e servizi vari e delle spese per la cultura e l’intrattenimento.
Al contrario la dinamica tendenziale dell’inflazione nel comparto degli alimentari è risalita, da 0,4% a/a in aprile a 1% a/a in maggio, ma esclusivamente a causa di un effetto base sfavorevole.
L’inflazione core è marginalmente diminuita, da 07% a/a in aprile a 0,6% a/a in maggio, guidata per lo più dal rallentamento nel comparto dei servizi (da 1% a/a in aprile a 0,9% a/a in maggio).
– La deflazione dei prezzi alla produzione si è accentuata, passando da -4,3% a/a in aprile a -4,6% a/a in maggio (consenso Bloomberg -4,3% a/a), registrando un calo dello 0,9% m/m.
La deflazione è guidata dai beni alla produzione, in particolare del settore minerario ed estrattivo (-11,5% in maggio da -8,5% in aprile) e dalle materie prime (-7,7% a/a in maggio).
Il miglioramento atteso nel mercato del lavoro nei prossimi mesi dovrebbe alimentare un aumento dell’inflazione dei servizi e, in misura minore, dei beni non alimentari, tuttavia dati inferiori alle nostre attese nella prima metà dell’anno abbassano il profilo per la seconda metà e mantengono bassa la media annua, puntando ad una revisione al ribasso della nostra previsione annua per il 2023 dell’1,7% a/a, al di sotto dell’1,5% a/a.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ampiamente ieri sul dato dei sussidi di disoccupazione che sono saliti più delle attese.
La reattività al dato è stata particolarmente elevata perché dopo l’employment report di solo una settimana fa il mercato stava ormai scontando un altro rialzo Fed, non già la prossima settimana, ma al successivo FOMC di luglio.
Questo è anche il nostro scenario centrale.
La prospettiva che la Fed non abbia chiuso il ciclo di rialzi dei tassi dovrebbe offrire supporto al biglietto verde nel breve, ma non necessariamente garantirne un nuovo ampio apprezzamento, perché anche le altre principali banche centrali stanno proseguendo con i rialzi.
Al di là del breve manteniamo invece attese di indebolimento del dollaro, in prospettiva di un’inversione di policy della Fed all’inizio dell’anno prossimo.

EURL’euro si è rafforzato visibilmente ieri sui dati USA da 1,0694 a 1,0786 EUR/USD.
Ne ritocchiamo tuttavia al ribasso la previsione di più breve termine a 1m da 1,10 a 1,09 EUR/USD perché abbiamo introdotto nel nostro scenario un altro rialzo dei tassi Fed, non la prossima settimana, ma a luglio.
Questo, offrendo sostegno al dollaro, dovrebbe rallentare il trend rialzista di fondo atteso dell’euro. Tuttavia la tendenza di fondo del cambio dovrebbe mantenersi rialzista perché ci aspettiamo che la BCE alzi comunque i tassi più della Fed nei prossimi mesi (altre tre volte entro settembre) e che li tenga invece fermi quando la Fed inizierà a tagliarli.
Lasciamo pertanto invariato il profilo previsivo al di là del breve a 1,11-1,12-1,14 EUR/USD a 3m-6m-12m.
I rischi dello scenario sono comunque generalmente verso il basso, ovvero per un euro che possa rivelarsi più debole delle attese, principalmente perché nel contesto di incertezza globale il quadro di crescita dell’area, pur atteso in miglioramento, potrebbe rivelarsi meno positivo del previsto (oggi anche il dato di produzione italiana ha deluso).

GBPAnche la sterlina si è apprezzata ieri contro dollaro da 1,24 a 1,25 GBP/USD sui dati USA e il rafforzamento è stato leggermente superiore a quello dell’euro rispetto al quale si è rafforzata da 0,86 a 0,85 EUR/GBP.
Il mercato infatti continua a scontare un sentiero di rialzi dei tassi BoE superiore (di quasi 50 pb) a quello atteso per i tassi BCE, ma il rischio è che prossimamente possa rivederlo al ribasso, per cui il vantaggio di cui ora la valuta britannica sta godendo rispetto alla moneta unica potrebbe dileguarsi.
Inoltre, il quadro complessivo dell’economia britannica rimane sia attualmente sia in termini prospettici più negativo rispetto a quello dell’area euro.
Manteniamo pertanto una previsione di rafforzamento della sterlina rispetto al dollaro inferiore a quella dell’euro, con l’effetto che al di là del breve la valuta britannica dovrebbe indebolirsi rispetto alla moneta unica verso 0,87-0,88-0,89 EUR/GBP a 3m-6m-12m.
Sull’orizzonte a 1m invece la revisione verso il basso della previsione dell’EUR/USD comporta una revisione verso l’alto per la previsione della sterlina rispetto alla moneta unica a 0,86 EUR/GBP dalla precedente 0,88 EUR/GBP.

JPYAnche lo yen si è rafforzato ieri contro dollaro sui dati USA da 140 a 138 USD/JPY.
Anche in questo caso, tuttavia, alla luce della revisione verso l’alto sul sentiero atteso dei rialzi dei tassi Fed, rivediamo al ribasso il profilo atteso dello yen contro dollaro, a 134-130-125-120 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 132-127-124-120 USD/JPY, soprattutto perché, diversamente dalla BCE, la BoJ mantiene ancora un assetto di policy massimamente espansivo.
Ne risulta di conseguenza in parte rivisto al ribasso anche il profilo atteso dello yen contro euro a 145-144-140- 136 EUR/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 145-141-138-136 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi la produzione industriale potrebbe mostrare un parziale rimbalzo ad aprile, di 0,2% m/m dopo la contrazione registrata in ciascuno dei primi tre mesi dell’anno (-0,6% a marzo).
Tuttavia, anche nel secondo trimestre l’output potrebbe contrarsi (in coerenza con quanto suggerito dalle indicazioni sulla produzione nelle indagini), fornendo un modesto contributo negativo al valore aggiunto nel trimestre in corso.
Per l’intero 2023 la produzione industriale potrebbe subire una contrazione dell’ordine di un punto percentuale.