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8 Settembre 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri la crescita del PIL nel 2° trimestre è stata rivista al rialzo di due decimi a 0,8% t/t (4,1% a/a).
È stata la domanda interna a guidare la crescita (i consumi privati sono cresciuti di 1,3% t/t, quelli pubblici di 0,6% e gli investimenti fissi di 0,9%), mentre il canale estero ha fornito un contributo negativo per via di importazioni in aumento a ritmi superiori alle esportazioni (1,8% contro 1,3% t/t) mentre è risultato nullo quello delle scorte.
Grazie ad un solido 1° semestre (anche il dato relativo ai primi tre mesi dell’anno è stato rivisto al rialzo a 0,7% t/t), la variazione acquisita per il 2022 è pari al 3,2%.
Le nostre previsioni contemplano una stagnazione del PIL nel 3° trimestre e una contrazione tra fine 2022 e inizio 2023, coerenti con una crescita annua al 3,1% nel 2022 e sotto lo 0,5% nel 2023.
Anche l’aumento degli occupati è stato rivisto verso l’alto di un decimo a 0,4% t/t (2,7% a/a)

ITALIA – Il volume delle vendite al dettaglio è tornato a crescere a luglio, ma il rimbalzo di 1% m/m non è sufficiente a recuperare la pesante flessione (-1,7%) registrata nel mese precedente.

STATI UNITI
– Il Beige Book riporta attività in media poco variata, con consumi e manifatturiero in crescita, mercato del lavoro sotto pressione, con qualche segnale di contenimento delle tensioni su salari e ritenzione dei dipendenti, pur in presenza di diffusi aumenti per compensare in parte l’aumento dell’inflazione.
I prezzi restano elevati con pressioni attese almeno fino a fine anno.
– In termini di dati, ieri la bilancia commerciale di luglio ha mostrato una netta chiusura del deficit, sceso a -70,6 mld da -80,9 mld di giugno.
I flussi commerciali sono in calo, con esportazioni in modesto aumento e importazioni in calo, in termini nominali.
In termini reali, i dati di luglio mostrano un aumento dell’export di 3,5% t/t e un calo dell’import di -2,5% t/t rispetto alla media del 2° trimestre, con indicazioni di un probabile ampio contributo positivo, superiore a 1pp, alla crescita estiva.

GIAPPONE – La seconda stima del PIL del 2° trimestre ha sorpreso verso l’alto, con una variazione di 0,9% t/t e 3,5% t/t ann., da 0,5% t/t e 2,2% t/t ann., rispettivamente.
L’ampia revisione è dovuta principalmente agli investimenti non residenziali alle scorte, oltre a un marginale miglioramento sia dei consumi sia del canale estero.
I dati mostrano una dinamica solida della domanda domestica, in parte spinta dalla riapertura dell’economia dopo l’ondata pandemica di inizio anno.
La previsione per il 3° trimestre è di crescita positiva, ma in fisiologico rallentamento rispetto alla primavera.

 

COMMENTI:

BCEI mercati si attendono che la BCE oggi alzi i tassi ufficiali di 75 punti base, continuando a segnalare che i tassi saliranno ancora nei prossimi mesi.
Non si prevedono novità sul fronte dei reinvestimenti delle scadenze APP, tema che potrebbe essere invece affrontato a dicembre.
Ci aspettiamo che il corridoio dei tassi per ora non sia toccato, e prevediamo quindi lo stesso aumento per DFR, MRO e MLF.
Le previsioni di crescita saranno invariate o in lieve rialzo per il 2022, in netto ribasso per il 2023.
Le proiezioni di inflazione saranno nuovamente riviste al rialzo, e in misura marcata.
Il tasso di inflazione core 2024 ci dirà qualcosa sul terminal rate previsto da BCE: a giugno, un tasso a 3 mesi inferiore al 2% non era sufficiente a riportare l’inflazione al 2%.

STATI UNITI
 – Oggi l’evento principale è il discorso di Powell, l’ultimo in programma prima del periodo di silenzio pre-riunione.
Powell dovrebbe ribadire l’impegno della Fed ad agire senza esitazione per riportare sotto controllo l’inflazione, con tassi in territorio restrittivo per un periodo prolungato, anche a costo di una recessione.
Powell dovrebbe sottolineare la lezione dei cicli del passato, come già fatto a Jackson Hole, ricordando che una risposta della Fed non sufficientemente incisiva e duratura può avere costi maggiori rispetto a interventi credibili e prolungati, mantenuti in vigore fino a quando l’inflazione non è definitivamente domata.
Powell probabilmente non si sbilancerà esplicitamente sulla dimensione del rialzo del 21 settembre, ma dovrebbe segnalare che un altro intervento da 75pb è possibile e che la Fed valuterà i dati già usciti e quelli in arrivo la prossima settimana, ribadendo che è il quadro d’insieme e non un singolo dato a determinare il sentiero dei tassi.
Il messaggio dovrebbe essere hawkish e determinato, come a fine agosto.
– Ieri, Brainard (vice-presidente Fed) ha affermato che la banca centrale dovrà portare i tassi in territorio restrittivo e mantenerli su tali livelli “per un certo tempo”, evitando il rischio di farli scendere troppo presto.
Secondo Brainard, a un certo punto i rischi di eccedere con i rialzi appariranno accanto a quelli di non alzare abbastanza: il rimo degli interventi potrebbe rallentare in autunno, ma ci vorranno “diversi mesi” di variazioni mensili dell’inflazione contenute.
Mester (Cleveland Fed) ha detto che non prevede una recessioneperché il mercato del lavoro è così forte”, ma i rischi stanno aumentando.
Mester ritiene che la Fed debba portare i tassi “un po’ sopra” il 4%, per rendere più restrittive le condizioni finanziarie, generando un rallentamento dell’economia e un aumento della disoccupazione.
Ora, a suo avviso, è troppo presto per concludere che l’inflazione abbia toccato il picco.
I discorsi e i dati usciti per ora rendono probabile un intervento di 75 pb alla riunione di settembre.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro, dopo essere salito ieri verso un nuovo massimo, ha poi invertito al ribasso nel pomeriggio, chiudendo in calo, indebolito dal recupero dell’azionario sul calo dei prezzi del petrolio e dei rendimenti.
Dovrebbe però trattarsi di una reazione temporanea e già oggi apre in leggero rialzo.
Il sentiero dei tassi USA e le fragilità del contesto globale rimangono infatti favorevoli al dollaro nel breve.
Da seguire intanto oggi l’intervento di Powell che dovrebbe offrire sostegno all’ipotesi di un rialzo di 75 pb al FOMC del 21 settembre.
In giornata il dollaro si muoverà anche di riflesso alla reazione dell’euro sull’esito della riunione BCE.

EURL’euro è risalito ieri da 0,98 a 1,00 EUR/USD, non su fattori di forza propria ma perlopiù di riflesso al generalizzato ritracciamento del dollaro.
Oggi apre infatti di nuovo in lieve calo, complice anche la minaccia russa di interrompere le forniture di petrolio e gas dalla Russia qualora l’Europa imponesse un tetto sui prezzi.
Importante sarà oggi l’esito della riunione BCE, sia per la decisione sui tassi, attesi in aumento di 75 pb, sia per le nuove previsioni di crescita e inflazione, che saranno riviste rispettivamente al ribasso e al rialzo.
Un sentiero di rialzi BCE più sostenuto può offrire supporto all’euro, ma non favorendone un rafforzamento – almeno non in questa fase – quanto piuttosto limitandone il downside.
L’effetto negativo sull’economia dell’area del recente aumento dei prezzi del gas in relazione all’evoluzione del conflitto russo-ucraino lascia infatti l’euro esposto a nuova debolezza nel futuro prossimo.
Entità e durata di tale debolezza dipenderanno dall’effettiva evoluzione dei prezzi energetici e dall’efficacia delle misure che verranno adottate dai governi per contrastare il caro-energia.

GBPLa sterlina si è deprezzata ulteriormente contro dollaro raggiungendo ieri nuovi minimi chiave a 1,1404 GBP/USD, al di sotto dei minimi, sempre in area 1,14 GBP/USD, toccati dopo il referendum sull’uscita dall’UE nel 2016 e dopo lo scoppio della pandemia nel 2020.
Per ritrovare livelli più bassi bisogna tornare indietro al 1985, quando il cambio aveva toccato i minimi storici in area 1,05 GBP/USD.
L’accelerazione ribassista della valuta britannica in questi giorni è dovuta in parte a una certa dose di incertezza politica, in attesa dell’annuncio oggi da parte di Liz Truss del piano di misure per contrastare il caro energia, che secondo gli esperti potrebbe arrivare ad avvicinarsi ai 100 miliardi di sterline.
Questo, unitamente alla possibilità che il nuovo governo metta in atto i tagli delle tasse ventilati in campagna elettorale, genera preoccupazione per lo stato dei conti pubblici, in una fase dove già la dinamica di fondo dei flussi con l’estero non è incoraggiante.
La combinazione di misure di politica monetaria e fiscale per contrastare la sfavorevole congiuntura domestica dovrebbe impedire che la situazione precipiti, ma nel breve la sterlina rimane ancora esposta a rischi di nuova debolezza.
Tra ieri e oggi la sterlina si è indebolita anche contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP, portandosi più vicina ai minimi di giugno (che si collocavano in area 0,87 EUR/GBP).

JPYLo yen, dopo aver raggiunto ieri nuovi minimi contro il dollaro a un soffio da 145,00 USD/JPY ha parzialmente recuperato sul generalizzato ritracciamento del biglietto verde aprendo anche oggi in area 143 USD/JPY.
Nel breve i rischi restano tuttavia verso il basso, in funzione della dinamica dei rendimenti a lunga USA, che dovrebbero avere ancora qualche margine di salita.
Contro euro invece lo yen si è indebolito visibilmente ieri, da 141 a 144 EUR/JPY, riavvicinandosi ai minimi recenti di giugno, complice il recupero dell’EUR/USD, ma oggi sta parzialmente recuperando, seguendo il parziale ritracciamento in atto dell’EUR/USD.

CADIl dollaro canadese si è rafforzato ieri rispetto al dollaro USA sull’esito della riunione della BoC che ha alzato i tassi come atteso di 75 pb a 3,25%, ma il rafforzamento è stato modesto, da 1,32 a 1,31 USD/CAD e in parte è stato il riflesso del contestuale generalizzato ritracciamento del biglietto verde.
Contro euro si è infatti indebolito ieri da 1,30 a 1,31 EUR/CAD e rispetto al dollaro USA oggi apre di nuovo in calo.
La BoC infatti ha ribadito che i rialzi proseguiranno per contrastare l’inflazione che resta elevata mentre le condizioni del mercato del lavoro sono tirate, ma l’entità futura dei rialzi dipenderà dall’evoluzione del quadro generale e il rallentamento atteso in Canada già a partire dal secondo semestre a fronte di una tendenza calante delle quotazioni petrolifere lascia il dollaro canadese esposto a nuova debolezza nel breve rispetto al biglietto verde con un recupero successivo che dovrebbe rivelarsi contenuto.

AUDIl dollaro australiano si è indebolito questa mattina, pur restando in area 0,67 AUD/CAD, dove però è vicino ai minimi di luglio in area 0,66 AUD/USD, penalizzato dalle dichiarazioni del governatore della RBA Philip Lowe, che ha indicato che al procedere dei rialzi dei tassi il ritmo dei rialzi andrà rallentando.
Questo offre supporto allo scenario di un dollaro australiano che rimane pertanto esposto a nuova debolezza nel breve mentre successivamente il recupero atteso dovrebbe restare di entità moderata.