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8 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA
 – Questa mattina la produzione industriale è cresciuta più del previsto a inizio anno, di +3,5% m/m dopo il -2,4% m/m registrato a dicembre (dato rivisto al rialzo da -3,1%).
Rispetto ad un anno fa l’output risulta in flessione di -1,6%.
Il manifatturiero ha visto una crescita dell’output dell’1,9% m/m, spiegata interamente dal recupero dei beni intermedi (6,9% m/m); di contro sono scesi sia i beni di consumo (-1,8% m/m) che i beni capitali (-0,6% m/m).
La produzione di energia è aumentata dello 0,4% m/m; le costruzioni hanno visto un balzo del 12,6% su base mensile, dopo il forte calo di fine 2022 (-7,5% m/m).
I settori energivori hanno registrato una crescita di 6,8% m/m.
– Le vendite al dettaglio hanno registrato una leggera flessione di -0,3% m/m in gennaio.

AREA EURO – Ieri il Consumer Expectations Survey della BCE di gennaio ha evidenziato un calo della mediana dell’inflazione percepita (9,5% da 9,9%).
Anche le aspettative a un anno hanno corretto di un decimo a 4,9% mentre a tre anni hanno registrato una più ampia flessione a 2,5% da un precedente 3%.
Le aspettative di crescita restano negative ma migliorano ancora (-1,2% da -1,5%) mentre sono rimaste invariate quelle relative all’accesso al credito.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Il focus sarà ancora sulla politica monetaria, con la seconda audizione di Powell in Congresso. Il testo sarà lo stesso presentato ieri in Senato, e il messaggio che emergerà durante la discussione dovrebbe mantenersi hawkish.
Il punto centrale dell’audizione di ieri ha riguardato non solo la probabilità elevata di revisioni verso l’alto delle previsioni dei tassi, ma anche la possibilità di una riaccelerazione del ritmo dei rialzi.
Infatti, Powell ha detto che, poiché i più recenti dati economici sono stati più forti delle attese, “il livello finale dei tassi di interese sarà probabilmente più elevato di quanto anticipato in precedenza”.
Inoltre, se una restrizione più veloce fosse giustificata dalla totalità dei dati, il FOMC “sarebbe pronto ad aumentare il ritmo dei rialzi dei tassi”.
Nell’analisi delle condizioni correnti, Powell ha sottolineato che la recente inversione dei trend verso il basso di occupazione, produzione e spesa potrebbe essere in parte dovuta a difficoltà di destagionalizzazione.
Tuttavia, a suo avviso, l’estensione del cambiamento dei trend rispetto all’autunno suggerisce che le pressioni inflazionistiche siano più elevate di quanto atteso al momento della scorsa riunione.
Dall’audizione di Powell sono emerse due implicazioni importanti per la politica monetaria.
Prima di tutto, indipendentemente dalle informazioni che verranno pubblicate nelle prossime due settimane, le proiezioni dei tassi e dell’inflazione saranno probabilmente riviste verso l’alto a marzo.
In secondo luogo, se i dati in uscita nei prossimi giorni (mercato del lavoro, CPI, vendite al dettaglio, produzione industriale) confermeranno trend in riaccelerazione per attività e prezzi, il Comitato potrebbe tornare a rialzi da 50pb alla riunione di marzo.
Fra il 10 e il 17 marzo si decideranno quindi le sorti della prossima mossa della Fed.
A nostro avviso, i dati di attività non saranno tali da determinare un aumento del ritmo dei rialzi, ma è sempre più probabile che la politica monetaria mantenga tassi più alti, più a lungo per via della persistenza di un’inflazione elevata.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato significativamente sulle parole di Powell, che ha confermato che alla luce delle sorprese verso l’alto dai dati i tassi dovranno salire più di quanto previsto in precedenza, aggiungendo che se la totalità dei dati” dovesse suggerire la necessità di tornare a rialzi più ampi la Fed procederà in tal senso.
Ora, pertanto, cruciali saranno i prossimi dati
, a partire dall’employment report di venerdì, in vista del quale saranno intanto da seguire oggi gli occupati ADP, attesi in aumento: eventuali sorprese verso l’alto favorirebbero ulteriormente il dollaro.
La seconda audizione di Powell dovrebbe ribadire il messaggio di ieri.

EURL’euro ha corretto ampiamente da 1,06 a 1,05 EUR/USD sull’audizione di Powell, di riflesso alla salita del dollaro.
Oggi, a meno di toni molto hawkish da parte di Lagarde, dovrebbe mantenersi sulla difensiva o comunque stabilizzarsi: in questi giorni cruciali saranno i driver di dollaro.
Eventuali sorprese positive dai dati USA indebolirebbero ancora l’euro (supporti chiave nel corridoio 1,0500-1,0470 EUR/USD con downside di breve nella fascia 1,04-1,02 EUR/USD).

GBPAnche la sterlina ha corretto sulle dichiarazioni di Powell da 1,20 a 1,18 GBP/USD contro dollaro, e più dell’euro rispetto al quale si è indebolita da 0,88 a 0,89 EUR/GBP sotto il peso dell’incertezza sul sentiero dei rialzi BoE.
Dalla BoE Mann ha indicato che la sterlina potrebbe scendere ulteriormente se non ha ancora prezzato del tutto la prospettiva di tassi Fed più elevati.
Se i dati USA dovessero sorprendere positivamente, la sterlina si indebolirebbe ancora.
Da seguire oggi il discorso di Dhingra (BoE) che alle ultime due riunioni ha dissentito votando per tassi fermi.

JPYAnche lo yen ha corretto contro dollaro sulle parole di Powell da 135 a 137 USD/JPY, ma meno dell’euro rispetto al quale ieri si è rafforzato da 145 a 144 EUR/JPY.
Se i dati USA dovessero sorprendere verso l’alto lo yen scenderebbe ancora contro dollaro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – In Eurozona dopo la revisione al ribasso dei dati tedesco e irlandese ci aspettiamo che la crescita del PIL nel 4° trimestre del 2022 venga limata di un decimo, a zero.
Lo spaccato delle componenti dovrebbe registrare un calo della domanda interna, diffuso a consumi e investimenti, a fronte di un contributo positivo da parte di scorte e esportazioni nette.
– In calendario anche il dato sulle vendite al dettaglio di gennaio in Italia.

STATI UNITI – Oggi sono in uscita il deficit della bilancia commerciale di gennaio, atteso in aumento a -69 mld, e la stima ADP degli occupati non agricoli privati di febbraio.