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08 Giugno 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – Le vendite al dettaglio sono cadute di un ulteriore -10,5% m/m, dopo il -21,3% m/m (rivisto al ribasso di quasi un punto) di marzo.
Come il mese precedente, le vendite di alimentari sono cresciute di +0,6% m/m, pertanto il crollo è dovuto interamente ai non alimentari (-38%m/m a marzo, -24% m/m ad aprile). Su base annua, la flessione per le vendite totali è pari a -26,3% (+6,1% per gli alimentari, -52,2% per i non alimentari).
Tutti i gruppi di prodotti non alimentari registrano variazioni tendenziali negative. I più colpiti sono calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-90,6%), mobili, articoli tessili e arredamento (-83,6%), abbigliamento e pellicceria (-83,4%) e giochi, giocattoli, sport e campeggio (-82,5%), mentre il calo minore si registra, non sorprendentemente, peri prodotti farmaceutici (-3,5%).
Il dettaglio tendenziale per tipologia distributiva mostra che le vendite alimentari sono cresciute più nei piccoli esercizi (+11,2%)che nella grande distribuzione(+6,9%).
Per quanto riguarda i non alimentari, si nota un divario tra gli esercizi specializzati (-76,8%), maggiormente colpiti dalla chiusura imposta dalle misure di isolamento, e gli esercizi non specializzati (-1,5%), che sono rimasti per lo più aperti; l’unica forma di vendita in crescita è il commercio elettronico, che anzi accelera a +27,1%.
La flessione delle vendite ad aprile è stata meno accentuata del previsto (sostenuta da alimentari e commercio elettronico). C’è da attendersi un rimbalzo su base congiunturale a maggio, vista la riapertura di tutte le attività commerciali dal 18 del mese, che con ogni probabilità proseguirà a giugno.
Tuttavia, la variazione tendenziale resterà negativa ancora a lungo.

GERMANIA – In aprile si è verificato un nuovo brusco calo della produzione industriale:-17,9% m/m, dopo che già a marzo era stato registrato un minimo storico (-8,9% m/m). Sull’anno il dato è calato a -25,3% da -11,3% precedente.
Le restrizioni imposte dalla seconda metà di marzo, sia dal governo tedesco che dagli esecutivi dei maggiori partner commerciali del Paese, hanno colpito soprattutto l’industria dell’auto (-74,6% m/m) e la produzione di beni di investimento (-35,3% m/m).
L’edilizia, che ha parzialmente compensato il crollo nel manifatturiero a marzo, in aprile ha segnato una flessione di -4,1%m/m; in ogni caso, nelle costruzioni l’impatto delle restrizioni è stato meno drammatico che nell’industria in senso stretto. In calo di -7,2% anche la produzione energetica.

STATI UNITI – L’employment report a maggio sorprende verso l’alto con un aumento di 2,5 mln di occupati non agricoli (contro attese di consenso per un calo di -7,5 mln), e un calo del tasso di disoccupazione a 13,3% da 14,7% di aprile. Il tasso di disoccupazione a 13,3% è ampiamente al di sotto delle aspettative di consenso, che vedevano un rialzo verso il 20%.Il tasso di disoccupazione allargato a individui marginalmente attaccati alla forza lavoro e part-time per motivi economici corregge a 21,2% da 22,8%, ma resta ben lontano da 7% di febbraio.
L’aumento di occupati è guidato proprio dai settori più colpiti dalla pandemia (in particolare ricreazione e ospitalità e commercio al dettaglio, che rappresentano circa la metà dell’aumento di posti), mentre si registra un’ampia contrazione nel settore pubblico (-585 mila).
I dati danno un segnale incoraggiante per le prospettive della ripresa della crescita nella parte centrale dell’anno, ma non sono sufficienti a far prevedere un ritorno della disoccupazione sui livelli pre-pandemia in tempi rapidi.
Gli occupati non agricoli privati crescono di 3,094 mln. Per quanto riguarda l’industria, l’estrattivo resta debole con un calo di -20 mila, mentre le costruzioni e il manifatturiero rimbalzano con rialzi di 464 mila e 225 mila, rispettivamente. Nel manifatturiero, gli occupati nel settore auto sono poco variati (+26.600) indicando più stabilizzazione che ripresa, anche per via di problemi nella catena produttiva.
I servizi privati aumentano di 2,425 mln, con variazioni ampie in tutti i segmenti: commercio e trasporti +368 mila, commercio al dettaglio (+367 mila, con un rialzo di tutti i comparti tranne i negozi di elettronica, le officine auto e gli esercizi di vendita di prodotti per la cura della persona e per la salute), servizi alle imprese (+127 mila), servizi di smaltimento rifiuti (+109 mila).
Spicca la ripresa di occupati nei settori al centro dei licenziamenti dei mesi scorsi: istruzione e sanità (424 mila, ma con un calo per i lavoratori degli ospedali), tempo libero e ospitalità (+1,239 mln).
Fra i servizi che registrano contrazioni si trovano quindi quelli che avevano avuto ampia espansione nella fase del lockdown, mentre restano deboli i settori collegati ai trasporti: distributori di benzina, trasporti aerei e ferroviari.
Nel settore pubblico, la riduzione di organico è concentrata a livello statale (-84 mila), ma soprattutto locale (-487 mila, con un calo di -309 mila nell’istruzione).
Da febbraio, i disoccupati sono in aumento di 15,2 mln (il calo di occupati di marzo è stato rivisto a 1,4mln da -700 mila della prima stima).
L’indagine presso le famiglie registra un aumento di occupati di 3,839 mln e un incremento della forza lavoro di 1,746 mln. Il tasso di occupazione risale e 52,8% da 51,3% di aprile, ma rimane ampiamente al di sotto del livello di marzo (60%). Il tasso di partecipazione sale a 60,8% da 60,2% di aprile e resta 1,9 pp al di sotto del livello di marzo.
I disoccupati temporanei calano di 2,7 mln a 15,3 mln (da 16,2 mln di aprile).
I salari orari calano di -0,9% m/m, dopo gli aumenti artificiali dei mesi precedenti, con indicazioni di rientro al lavoro degli individui con i redditi più bassi, maggiormente colpiti dai licenziamenti di aprile. Le ore lavorate aumentano di 4,3% m/m, dopo -15,1% m/m di aprile e -1,9% m/m di marzo, e puntano a una ripresa della produzione a maggio.
I dati segnalano che la riapertura delle attività, diffusa in molti stati da metà maggio, ha già determinato il ritorno al lavoro di circa un decimo degli individui licenziati o messi in aspettativa ad aprile.
La ripresa diffusa a tutti gli stati fra fine maggio e inizio giugno fa prevedere un ulteriore incremento di occupati a giugno. Tuttavia, la crescita nella parte finale dell’anno dipenderà anche dall’estensione dello stimolo fiscale e dalla sopravvivenza delle imprese nei settori con attività aggregative. Il rimbalzo estivo di crescita e occupazione è praticamente garantito, ma il sentiero successivo è ancora irto di ostacoli e soggetto a rischi verso il basso.

CINA – Le esportazioni sono scese del 3,3% a/a in maggio dopo un aumento del 3,5% a/a in aprile. Il calo è stato inferiore alle attese (Consenso Bloomberg: -6,5% a/a) e ha riguardato soprattutto l’area ASEAN 6 e, in misura minore l’area euro e gli Stati Uniti. Le esportazioni verso il Giappone hanno invece registrato solo un rallentamento. Le importazioni sono scese del 16,7% a/a, più che in aprile (-14.2%) e più delle attese (Consenso Bloomberg -7,9% a/a), trainate al ribasso dal calo delle importazioni da tutti i maggiori partner commerciali, e in particolare dall’area euro (-30% a/a) e dagli Stati Uniti (-13,5% a/a).
Le prospettive del commercio estero restano negative nei prossimi mesi, vista la contrazione degli ordini sia interni sia esteri non solo in Cina ma nei principali partner commerciali.

GIAPPONE – La seconda stima del PIL del 1° trimestre registra una revisione al rialzo, con una variazione di -0,6% t/t (-2,2% t/t ann.), da -0,9% t/t (-3,4% t/t ann.) della stima preliminare. La revisione è dovuta principalmente agli investimenti non residenziali, in aumento di 1,9% t/t, rispetto a -0,5% t/t della prima stima, e deriva dai dati trimestrali delle società.
Questi potrebbero essere meno attendibili rispetto alla media, per via di una partecipazione alla raccolta dei dati limitata dalla chiusura di molte imprese durante lo stato di emergenza.
I consumi sono rivisti marginalmente verso il basso (a -0,8% t/t, da -0,7% t/t), con un ampio freno nel comparto dei servizi. La previsione è che il 2° trimestre registri un crollo di -6,9% t/t, spinto verso il basso dai consumi e dal canale estero, seguito da un rimbalzo nei trimestri successivi. Nel 2020, la contrazione annua dovrebbe essere vicina a -6%, mentre nel2021 la crescita è prevista intorno al 3%, con il livello del PIL al di sotto di quello di fine 2019 fino a inizio 2022.

 

COMMENTI:

ITALIA – La Banca d’Italia ha presentatole proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2020-22 elaborate nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, coerenti con le stime per l’area dell’euro diffuse giovedì dopo la riunione del Consiglio direttivo della BCE. Le proiezioni sono basate sulle informazioni disponibili al 19 maggio per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 22 maggio per i dati congiunturali (dunque non includono la revisione al ribasso del dato sul PIL del 1° trimestre comunicata da Istat il 29 maggio).
Rispetto alle stime pubblicate lo scorso 15 maggio nella nota “L’impatto della pandemia di COVID-19 sull’economia italiana: scenari illustrativi”, lo scenario centrale sul PIL vede un’ulteriore revisione al ribasso di due decimi, a -9,2% per quest’anno, mentre la proiezione per il 2021 è stata mantenuta a +4,8%.
Le stime sono più ottimistiche del consenso e delle nostre previsioni per il 2020 e invece più caute per quanto riguarda l’anno prossimo. Particolarmente colpiti gli investimenti, visti calare del 15% quest’anno e in recupero di appena 4,7% nel 2021.
Banca d’Italia vede un’inflazione sostanzialmente nulla per tutto il biennio e un calo molto ampio dell’occupazione quest’anno (-3,9%), seguito da un rimbalzo di 2,4% nel 2021. Il tasso di disoccupazione è atteso toccare un massimo in termini di media annua non quest’anno ma l’anno prossimo, all’11% (restando molto vicino al picco anche nel 2022, nonostante un ulteriore recupero del PIL pari al 2,5%).
La nota delinea poi un secondo scenario sotto ipotesi più pessimistiche, ovvero assumendo:
1) che la contrazione del commercio mondiale sia più marcata che nello scenario di base (pari a circa il 20% nell’anno in corso);
2) che, in conseguenza di nuovi focolai, siano adottate nuove misure di contenimento a cavallo tra 3° trimestre 2020 e 1° trimestre 2021;
3) che vi sia un deterioramento delle condizioni finanziarie (incremento dei rendimenti a lungo termine di 50 punti base, irrigidimento delle condizioni del credito pari a circa la metà di quanto osservato durante la crisi finanziaria globale).
Queste ipotesi avrebbero effetti negativi aggiuntivi sul PIL nell’anno in corso rispettivamente di -1,5, -1,3 e -1,2 punti percentuali, pertanto in questo quadro il PIL scenderebbe quest’anno di circa quattro punti in più rispetto al primo scenario (-13,1%); la ripresa sarebbe più modesta nel 2021(3,5%). A nostro avviso, il nuovo scenario centrale di Banca d’Italia è soggetto a rischi verso il basso quest’anno, e verso l’alto l’anno prossimo.

STATI UNITI – Covid-19 update
Contagi 1.942.363, nuovi contagi 22.700, decessi 110.514, guarigioni 506.367 (Fonte: JHU).
Con le primarie che si sono svolte in 8 Stati il 2 giugno, Biden ha superato la soglia di 1991 delegati necessari per ottenere la nomination come candidato democratico alle elezioni presidenziali.
Secondo NBC, Biden ha ora 2000 delegati, mentre mancano ancora i risultati di 10 primarie (di cui tre fra il 7 e il 9 giugno). La convention per la nomina definitiva si svolgerà a Milwaukee fra il 17 e il 20 agosto.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo (la terza di fila) ma ha leggermente recuperato nella giornata di venerdì grazie all’employment report che è risultato migliore delle attese.
Nei prossimi giorni il focus sarà sul FOMC, che dovrebbe lasciare invariati i parametri di policy, ma potrebbe iniziare a dare delle indicazioni sulla strategia d’azione dei prossimi mesi, in particolare sulla forward guidance e/o sul sentiero degli acquisti di titoli. I dati continueranno a indicare che il peggio dovrebbe essere alle spalle.
Questo tuttavia dovrebbe essere vero in generale, non solo per gli USA. Per favorire un rafforzamento del dollaro sarà quindi necessario che i dati USA sorprendano in positivo o che quelli altrove deludano. Per questa settimana comunque la discesa del biglietto verde potrebbe almeno fare una pausa se i dati USA non deluderanno.

EURL’euro ha chiuso la settimana al rialzo da 1,10 a 1,13 EUR/USD, grazie soprattutto all’esito della riunione BCE. Ha comunque parzialmente ritracciato venerdì da 1,13 a 1,12 EUR/USD, sui dati USA, un segnale che ulteriori rialzi ampi e protratti della moneta unica dovrebbero essere possibili solo in caso di una performance dell’economia dell’area migliore di quella USA.
I dati di questa settimana, tra cui stima finale del Pil del 1° trimestre e produzione industriale di aprile, negativi, non saranno in grado di fornire questo tipo di spunto per l’euro.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana al rialzo da 1,23 a 1,27 contro dollaro, pur rientrando parzialmente a 1,26 GBP/USD venerdì sui dati USA. Più stabile invece contro euro nel range 0,88-0,90 EUR/GBP.
Il quarto round di negoziati con l’UE si è chiuso sena progressi di rilievo, ma la sterlina non sembra averne risentito sia perché il tema dominante dei giorni scorsi è rimasto quello del generalizzato miglioramento di sentiment in fase di uscita dal lockdown sia perché almeno formalmente i capi-negoziatori si sono dimostrati possibilisti su maggiori progressi nei prossimi mesi.
Intanto si avvicina la scadenza di fine giugno, data ultima entro la quale il Regno Unito può chiedere all’UE un’estensione del periodo di transizione. Finora il governo Johnson ha ribadito di non voler scegliere questa opzione, ma se – anche all’ultimo – dovesse invece cambiare posizione, la sterlina ne beneficerebbe. Nel frattempo rimane agganciata ai trend comuni e potrebbe mantenersi supportata finché il sentiment globale si mantiene moderatamente favorevole.
Resta tuttavia a rischio di correzione in caso di delusioni dai dati domestici o di eventuali aperture della BoE a tassi negativi perché l’incertezza post-Brexit aggrava le ricadute economiche negative della pandemia.

JPYLo yen ha chiuso la settimana in calo sia contro dollaro da 107 a 109 USD/JPY sia contro euro da 119 a 124 EUR/JPY, penalizzato dal generalizzato miglioramento di sentiment.
Quest’ultimo tuttavia sembra avere più i connotati di un relief rally che, data l’incertezza che tuttora permane circa gli sviluppi e gli effetti della pandemia, potrebbe essere in via di esaurimento. Il calo dello yen rimane dunque reversibile.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Il calendario economico dell’area euro vedrà la lettura finale del PIL Eurozona del primo trimestre, che ci aspettiamo confermi la stima preliminare a -3,8% t/t. Sono in uscita anche i dati di produzione industriale di aprile per l’Eurozona, la Germania, l’Italia e la Francia: ci aspettiamo un ulteriore e diffuso crollo dell’attività che potrebbe preludere a un inizio di risalita da maggio.

STATI UNITI – Il focus della settimana negli Stati Uniti sarà sulla riunione del FOMC, che dovrebbe lasciare gli strumenti di policy invariati, ma potrebbe iniziare a delineare la strategia di azione dei prossimi trimestri, in particolare quando e come verranno modificati la forward guidance e le informazioni sul sentiero degli acquisti di titoli.
Fra i dati, le informazioni con frequenza settimanale saranno al centro dell’attenzione: nuove richieste di sussidio, sussidi esistenti e vendite settimanali, che dovrebbero confermare il miglioramento collegato alla fine del lockdown.
I dati mensili sui prezzi (CPI, PPI e prezzi all’import) di maggio dovrebbero indicare una stabilizzazione, dopo due mesi ampiamente negativi.
La fiducia dei consumatori preliminare di giugno potrebbe risentire negativamente dei disordini sociali delle ultime settimane, frenando l’aumento di ottimismo collegato alla fine del lockdown.