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08 Febbraio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – Le vendite al dettaglio hanno mostrato un parziale recupero a dicembre, dopo l’ampio calo del mese precedente. Il rimbalzo è dovuto all’allentamento delle misure restrittive su mobilità e commercio al dettaglio.
Le vendite sono salite di +2,5% m/m dopo il -6,9% di novembre.
La variazione annua è rimasta in negativo (-3,1%), ma è migliorata rispetto al mese precedente (-8,5%).
Il rimbalzo di dicembre, così come il calo di novembre, è dovuto interamente ai beni non alimentari.
Su base annua, restano non sorprendentemente in territorio ampiamente negativo i comparti più colpiti dalle chiusure degli esercizi commerciali ovvero abbigliamento e pellicceria (-23,4%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-14,6%); viceversa, lo shock COVID sembra aver favorito il settore delle dotazioni per informatica, telecomunicazioni e telefonia, che registra un progresso su base annua di +15,3%.
Le uniche forme distributive a salvarsi dal calo annuo delle vendite sono gli esercizi a prevalenza alimentare (da notare il +15,7% dei discount di alimentari) e il commercio elettronico (+33,8%).
Le vendite potrebbero tornare a calare a gennaio, sulla scia della nuova stretta nelle misure anti-COVID, seguita da un allentamento nel mese corrente.

GERMANIA – La produzione industriale è rimasta invariata su base mensile, mentre rispetto a un anno prima risulta in calo di -1,0% a/a.
I dati sono peggiori delle nostre attese, malgrado la revisione al rialzo di novembre, e in linea con il consenso.
Le indagini congiunturali, i dati sul traffico autostradale di merci e il fatturato avevano segnalato che l’attività industriale era stata vivace anche a dicembre.
In effetti, l’indice manifatturiero è salito di 0,9% m/m, poco meno della nostra stima, e il calo dell’indice complessivo riflette l’andamento molto negativo della produzione di energia (-2,9% m/m); positivo anche l’andamento delle costruzioni +3,2% m/m.
L’output potrebbe contrarsi temporaneamente a gennaio, sulla scia delle misure restrittive adottate non solo in Germania ma anche in altri Paesi dell’Eurozona.

STATI UNITI
– L’employment report di transizione a gennaio, in attesa degli effetti positivi del nuovo stimolo fiscale e della frenata dei contagi.
I dati del mese scorso mostrano una stagnazione dell’occupazione privata, controbilanciata da un incremento dell’occupazione pubblica, dovuto all’aumento di posti nell’istruzione a livello statale e locale, probabilmente temporaneo.
Il calo del tasso di disoccupazione di 4 decimi è in parte il risultato di una riduzione della partecipazione (oltre che del balzo degli occupati nell’indagine presso le famiglie).
Gli occupati non agricoli aumentano di 49 mila, dopo -227 mila di dicembre (rivisto da -140 mila), con variazioni generalmente modeste in molti settori. I dati di novembre e dicembre sono rivisti verso il basso complessivamente di -159 mila. Il settore privato crea solo 6 mila posti.
Gli occupati non agricoli a gennaio sono inferiori a quelli di febbraio 2020 di 9,9 mln (-6,5%).
La variazione contenuta dell’occupazione è riconducibile solo in parte ai settori direttamente colpiti dagli effetti della pandemia e delle misure di contenimento (ospitalità e ricreazione, commercio al dettaglio). Rispetto ai dati di dicembre, si rileva una più generalizzata debolezza sia nell’industria, sia nei servizi privati.
Le informazioni dell’employment report di gennaio non sono brillanti, ma non preoccupano, alla luce delle aspettative effetti positivi collegati alla riduzione dei contagi e delle misure di contenimento da un lato, e dell’arrivo di nuovo stimolo fiscale dall’altro.
 * Nell’industria, gli occupati sono pressoché stabili (-4 mila), con flessioni di -3.000 nelle costruzioni e -10 mila nel manifatturiero, a fronte di un rialzo di 9 mila nell’estrattivo.
I dati per costruzioni e manifatturiero dipingono un quadro più negativo di quanto emerga dalle indagini e da altri indicatori e non vanno letti come un segnale di svolta negativa, bensì come una frenata temporanea parzialmente dovuta a Covid e in parte probabilmente soggetta a future revisioni verso l’alto.
 * I servizi privati registrano un incremento di +10 mila, con andamenti ancora contrastanti nei diversi settori a seconda dell’impatto della pandemia. Sono sempre deboli ricreazione e ospitalità (per un totale di -61 mila, con -19.400 nella ristorazione, -23.200 nella ricreazione e 18.300 nell’ospitalità), commercio al dettaglio (-38 mila) e trasporti(-50 mila).
Risultano invece in rialzo l’istruzione (33.900), i servizi alle imprese (+97 mila), e i servizi finanziari (+8.000).
 * Il settore pubblico crea 43 mila posti, con una riduzione di -24 mila a livello federale più che controbilanciata dall’aumento a livello statale (31 mila) e locale (+36 mila), concentrati nel settore dell’istruzione.
Il BLS segnala che i risultati nel settore dell’istruzione sono viziati dalla flessione occupazionale del 2020, che distorce la destagionalizzazione e fa apparire più solido del dovuto il rialzo di gennaio, sia nel settore privato sia nel settore pubblico.
* Gli occupati e la forza lavoro rilevati con l’indagine presso le famiglie sono influenzati dall’aggiornamento dei dati della popolazione civile che genera, fra gli altri cambiamenti, una riduzione della popolazione civile di -476 mila, della forza lavoro di -200 mila e degli occupati di -180 mila. Controllando per l’aggiustamento, secondo il BLS gli occupati sono in rialzo di 381 mila, a fronte di un calo di forza lavoro di -206 mila. Il tasso di disoccupazione è a 6,3% (in calo di 4 decimi).
 * I disoccupati, a 10,1 mln, sono pari a quasi il doppio del livello di febbraio 2020 (5,7 mln).
I sotto-occupati e gli individui marginalmente attaccati alla forza lavoro nel complesso sono poco variati rispetto a novembre, ma restano su livelli molto superiori a quelli di febbraio.
Gli occupati part-time per motivi economici sono 6 mln, in aumento di 1,6 mln da febbraio 2020; gli individui non nella forza lavoro che vorrebbero un’occupazione sono 7 mln (+1,9 mln da febbraio 2020). Nel complesso quindi circa 13 mln di persone vorrebbero un lavoro che non hanno e di questi poco meno di metà non ha accesso a sussidi di disoccupazione perché non partecipa alla forza lavoro.
 * I salari orari sono in via di normalizzazione, con un incremento di 0,2% m/m, per via del ritorno al lavoro di una parte degli individui con salari al di sotto della media.
 * Le ore lavorate nel settore privato, con un incremento 1,1% m/m segnalano che la produzione a novembre dovrebbe restare in espansione, in linea anche con le indicazioni delle indagini presso le imprese. Nel manifatturiero l’aumento è di 0,7% m/m e nelle costruzioni di 0,4% m/m, con segnali espansivi per la produzione industriale nonostante la debolezza dei dati relativi agli occupati.

– Il deficit della bilancia commerciale di dicembre si riduce a -66,6 mld di dollari da -69 md di novembre.
Le esportazioni sono in rialzo di 3,4% m/m, e più che contro bilanciano l’incremento dell’import di +1,5% m/m.

 

COMMENTI:

ITALIA – Continua il lavoro del Presidente incaricato Mario Draghi per la formazione di un nuovo Governo. L’ex presidente della BCE vedrà questa mattina le parti sociali, mentre dalle 15 comincia il secondo giro di consultazioni coi principali partiti politici, che terminerà domani alle 17 con l’incontro con il Movimento 5 Stelle (oggi sono in calendario le consultazioni con i partiti minori, si entra nel vivo domani con le maggiori forze politiche).
Dopo la chiusura del primo giro, tutti i gruppi hanno espresso la loro intenzione di partecipare alla nuova maggioranza, con l’eccezione di Fratelli d’Italia (che dovrebbe astenersi) e di Liberi e Uguali, la cui posizione resta incerta per l’imbarazzo nella coabitazione con la Lega.
All’interno del Movimento 5 Stelle, la pattuglia di “dissidenti” che non intende votare la fiducia a Draghi dovrebbe essere limitata tra i 10 e i 30 parlamentari in tutto.
Il Presidente incaricato potrebbe salire al Colle per sciogliere la riserva mercoledì 10,e il giuramento del nuovo esecutivo potrebbe avvenire entro venerdì 12; il voto di fiducia in Parlamento dovrebbe tenersi in tempo per permettere al Governo di prendere le nuove decisioni sulla gestione della pandemia, visto che il DPCM contenente le attuali misure scade lunedì 15.

BCEIn un’intervista a Le Journal du Dimanche, la presidente della BCE, Lagarde, ha ammesso che la situazione è ancora caratterizzata da numerose incertezze, ma che si sono ragioni per essere ottimisti, e che il 2021 sarà un anno di ripresa.
Nell’intervista, Lagarde ha nuovamente ribadito la natura simmetrica della flessibilità insita nel PEPP.
In risposta a una domanda sui rischi creati dalla politica monetaria espansiva, la presidente ha dichiarato di non vedere nulla che sia motivo di preoccupazione, malgrado segnali locali di sopravvalutazione del mercato immobiliare in alcune città in Francia, Germania, Belgio e Lussemburgo.
Quando la crisi sarà superata, non si dovrà togliere contemporaneamente lo stimolo fiscale e monetario, ma rimuoverlo gradualmente.
Riguardo all’appello per la cancellazione del debito pubblico detenuto dall’Eurosistema, Lagarde ha definito la misura “inconcepibile, perché violerebbe il trattato sull’UE.

STATI UNITI – Il focus della settimana per il Congresso sarà il processo di impeachment di Trump, che inizia domani.
Tuttavia, parallelamente, prosegue il lavoro dell’amministrazione per determinare la linea da seguire sullo stimolo fiscale. Senato e Camera hanno approvato la risoluzione di budget che incorpora l’American Rescue Plan (ARP) per 1,9 tln, preparando il terreno per un eventuale utilizzo della procedura di reconciliation.
Nonostante dichiarazioni di volontà di cooperare con l’opposizione, l’amministrazione sembra sempre più incline a perseguire un pacchetto di dimensioni vicine a quelle dell’ARP, ignorando i negoziati con i repubblicani.
La volontà dell’amministrazione, difesa anche da Yellen, di “agire in grande”, se svincolata da considerazioni legate all’avanzato miglioramento dell’economia rispetto a un anno fa, associa a rischi verso l’alto sulla crescita anche rischi di surriscaldamento.
Un pacchetto bipartisan o comunque un intervento mirato intorno a 1 tln di dollari manterrebbe un minimo di disciplina fiscale, permettendo di introdurre misure essenziali per sostenere il reddito disponibile e lo sforzo sanitario contro la pandemia, con un bilancio di rischi accettabile su crescita e inflazione.
Se invece fosse approvato un pacchetto da 1,9 tln potrebbero crearsi rischi inflazionistici, alla luce del fatto che l’output gap diventerebbe ampiamente positivo e vincoli di offerta impedirebbero la trasmissione dello shock alla domanda.
In un commento sul Washington Post, Summers ha segnalato questi rischi, ma la risposta “politica di Yellen ribadisce che un pacchetto da 1,9 tln permetterebbe di raggiungere la piena occupazione entro l’anno prossimo e sottolinea che fra tutti i rischi, il principale è quello di non sostenere in modo adeguato i lavoratori e combattere la pandemia.
Riguardo al rischio di ripresa dell’inflazione citato da Summers, Yellen concede che “è un rischio che dobbiamo considerare” ma conclude affermando, da studiosa dell’inflazione, che “abbiamo gli strumenti per affrontare quel rischio, se si materializzerà”.
La risposta di Yellen dà un’indicazione dello sforzo politico dell’amministrazione, che sembra concentrare l’intervento fiscale su trasferimenti anche “a pioggia” e non solo mirati all’emergenza pandemia.
Come ha detto Biden, la classe media non sarà dimenticata.
I rischi di questa strategia sono elevati per l’equilibrio della ripresa, a nostro avviso.
Le prossime settimane, dopo la fine del (probabilmente breve e inconcludente) processo di impeachment, chiariranno il bilancio dei rischi fiscali.

STATI UNITI-Covid19 – La curva dei contagi prosegue nella discesa iniziata a metà gennaio.
Il 7 febbraio i nuovi casi sono stati pari a 87.727, con la media settimanale a 117.993, inferiore del 31% rispetto a due settimane prima.
Tuttavia, il quadro positivo dei contagi è soggetto ai rischi di una nuova svolta verso l’alto, sulla scia della diffusione di varianti del virus e in particolare di quella inglese (B.1.1.7).
I casi di questa variante sono presenti in 33 stati e sono già in rapida crescita in Florida e California.
Il CDC prevede che entro marzo questa variante diventerà dominante negli USA. Uno studio condotto da Scripps Institute insieme ad altri istituti di ricerca utilizzando dati più recenti è coerente con la previsione del CDC.
La campagna vaccinale prosegue, con una media giornaliera di 1,4 mln vaccinazioni, circa il doppio rispetto a metà gennaio. Finora, il 9,5% della popolazione ha ricevuto almeno una dose e il 2,8% è stato vaccinato con le due dosi.
L’FDA potrebbe dare il via libera al vaccino di J&J entro fine febbraio, con inizio della distribuzione immediato e probabile accelerazione dell’immunizzazione.
Il vaccino di J&J richiede una sola dose e la società ha già disponibili ampie riserve da distribuire.
Gli USA hanno acquistato 100 mln di dosi da J&J per consegna entro giugno e hanno l’opzione di aumentare ulteriormente il proprio ordine.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, ma ha corretto venerdì pomeriggio, dopo l’employment report, che ha mostrato un basso aumento occupazionale, con revisione peggiorativa sul mese precedente (calo degli occupati superiore a quanto stimato inizialmente).
La settimana entrante propone pochi dati (a parte la fiducia delle famiglie attesa in miglioramento) e l’attenzione sarà anche sull’evoluzione del processo di approvazione del nuovo pacchetto di stimolo fiscale. Se non vi saranno spunti positivi l’ascesa del dollaro potrebbe subire una pausa temporanea, ma le premesse per il trend di fondo rimangono favorevoli.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in calo da 1,21 a 1,20 EUR/USD, passando per minimi in area 1,19 EUR/USD, salvo recuperare parte del calo venerdì sull’employment report USA.
La settimana entrante propone pochi spunti rilevanti, a parte i dati di produzione industriale italiani e francesi, attesi in miglioramento.
Il tema centrale resta il confronto di performance tra crescita dell’area e crescita USA, sfavorevole all’euro. Un’eventuale pausa nell’arretramento del cambio, di riflesso a una possibile pausa nella salita del dollaro, dovrebbe essere temporanea.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana risalendo sui livelli di apertura a 1,37 GBP/USD contro dollaro e in rafforzamento contro euro da 0,88 a 0,87 EUR/GBP grazie all’esito della riunione BoE.
La settimana entrante propone pochi spunti se si esclude il PIL del 4° trimestre, atteso debole.
Tale dato non dovrebbe però penalizzare la sterlina perché già scontato dal mercato in quanto già anticipato anche dalle stime fornite dalla BoE al termine della riunione di giovedì scorso.

JPYLo yen ha chiuso la settimana in calo sul dollaro da 104 a 105 USD/JPY, recuperando in parte venerdì sui dati USA.
Contro euro si è rafforzato da 127 a 126 EUR/JPY, per il calo dell’EUR/USD, rientrando in parte venerdì sui dati USA.
La dinamica contro dollaro e contro euro dovrebbe restare ancora tendenzialmente divergente.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La settimana è piuttosto povera di indicatori congiunturali. Sono in uscita i dati di produzione industriale di dicembre nei tre principali Paesi, attesi in media mostrare un incremento di attività su base congiunturale.
La seconda lettura dell’inflazione tedesca di gennaio dovrebbe confermare la crescita vista nella prima stima.

STATI UNITI – La settimana ha pochi dati in uscita negli e il focus sarà sull’inizio del processo di impeachment in Senato e su eventuali progressi dei negoziati riguardo a un nuovo pacchetto anti-COVID.
In termini di dati, il CPI di gennaio dovrebbe registrare incrementi moderati, in attesa dell’accelerazione prevista per i mesi primaverili.
La prima stima della fiducia dei consumatori a febbraio dovrebbe essere in rialzo sulla scia dell’arrivo di nuovo stimolo fiscale e del miglioramento del quadro sanitario.