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7 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri nell’Eurozona le vendite al dettaglio hanno registrato un modesto rimbalzo a gennaio (0,33% m/m) dopo la flessione di -1,6% m/m (rivista da -2,7%) del mese precedente.
Il dato lascia le vendite in rotta per una contrazione di -0,6% t/t nel 1° trimestre del 2023 e suggerisce che la domanda per consumi resta fiacca, in coerenza con indici di fiducia delle famiglie in recupero ma su livelli ancora depressi.

GERMANIA – Questa mattina gli ordini all’industria sono cresciuti per il secondo mese consecutivo a gennaio (non accadeva da un anno), dell’1% m/m dopo il 3,4% di dicembre.
La crescita è ancora più ampia (2,9% m/m) se si escludono gli ordini su larga scala.
L’aumento è dovuto esclusivamente alle commesse estere (+5,5% m/m) – in particolare dai Paesi extra UE (+11,2% m/m), in presenza di un calo degli ordini domestici (-5,3% m/m) – e ai beni capitali (+8,9% m/m, di cui +19,9% dai Paesi al di fuori dell’Eurozona), mentre sono scesi sia gli ordini di beni di consumo (-5,5% m/m) che quelli di beni intermedi (-8,9% m/m).
Su base annua, gli ordinativi restano in territorio negativo (-10,9% a/a).
Il fatturato è salito di 0,2% m/m.

 

COMMENTI:

BCE – L’austriaco Holzmann si è schierato ieri esplicitamente a favore di una estensione dei rialzi dei tassi BCE ben oltre il 4%, sostenendo che la politica monetaria diventerà restrittiva soltanto sopra tale livello.
Tale valutazione contrasta con quelle di altri governatori, come Villeroy de Galhau.
Holzmann ritiene necessari almeno altri 4 rialzi da 50pb.
Secondo Holzmann, inoltre, anche la riduzione del portafoglio APP dovrebbe essere accelerata.
Le dichiarazioni di Philip Lane, membro del comitato esecutivo BCE, sono state più sfumate: anch’egli ritiene necessari altri rialzi dei tassi dopo quello di marzo, ma la loro dimensione dipenderà dai dati e dall’evoluzione delle previsioni economiche.
In particolare, Lane ha indicato come cruciali: le indagini congiunturali, i dati di inflazione di marzo e aprile, i sondaggi condotti dalla stessa BCE, le informazioni su salari e occupazione e anche i piani fiscali che i governi UE pubblicheranno entro fine aprile.

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati in uscita, ma l’evento del giorno sarà l’audizione di Powell sullo scenario dell’economia e della politica monetaria di fronte alla Commissione Bancaria del Senato.
Powell darà un aggiornamento della visione della Fed dopo le sorprese positive su consumi e mercato del lavoro, da un lato, e l’interruzione del trend verso il basso dell’inflazione, dall’altro.
Pur sottolineando che i dati potrebbero essere distorti da difficoltà di destagionalizzazione e volatilità, Powell dovrebbe segnalare che di fronte a conferme di mancato rallentamento della crescita, della domanda di lavoro e dell’inflazione, il FOMC risponderà con tassi più alti, più a lungo, e non esiterà ad aumentare ulteriormente la restrizione monetaria, oltre quanto previsto in precedenza.
Il focus sarà quindi sui dati di febbraio in uscita nei prossimi giorni, prima della riunione del 22 marzo: mercato del lavoro di febbraio (10 marzo), posizioni aperte e dimissioni (8 marzo), CPI (14 marzo), vendite al dettaglio (15 marzo), produzione industriale (17 marzo).
A nostro avviso, l’aggiornamento delle proiezioni del FOMC vedrà uno spostamento verso l’alto sia per i tassi sia per l’inflazione.

AUSTRALIA – La Reserve Bank of Australia ha alzato il tasso ufficiale di liquidità di 25 punti base, come ampiamente previsto, portandolo al 3,60% (massimo da oltre un decennio), ma ha lasciato intendere di aver quasi terminato la stretta, dato che la spesa per i consumi sta rallentando e i rischi al rialzo su inflazione e dinamiche salariali si sono ridotti.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in lieve calo ieri per via della non-salita dei rendimenti USA e del rientro della risk aversion.
Un primo test chiave sulla capacità di tenuta del biglietto verde si avrà oggi con l’audizione di Powell che dovrebbe indicare la necessità di rivedere verso l’alto il sentiero di rialzi Fed dopo le sorprese dai dati di febbraio.
Se poi anche l’employment report venerdì dovesse fornire altre sorprese verso l’alto, il dollaro dovrebbe tornare a rafforzarsi.

EURL’euro ha aperto la settimana al rialzo, pur mantenendosi in area 1,06 EUR/USD, favorito sia dall’arretramento del dollaro sia dalla maggior salita dei rendimenti euro sulle dichiarazioni di Holzmann che si è espresso a favore di un sentiero di rialzi BCE molto aggressivo (almeno altri 200 pb).
La sua posizione però non è quella della maggioranza, anzi la BCE è divisa sul percorso da seguire dopo marzo.
Tuttavia, il dubbio che la BCE possa alzare di più rappresenta un fattore favorevole all’euro, che oggi comunque reagirà soprattutto alle parole di Powell: se queste faranno risalire il dollaro, l’euro arretrerà (supporti chiave nella fascia 1,0630-1,0530 EUR/USD).

GBPLa sterlina invece ha aperto la settimana in calo ieri, seppure solo marginale da 1,2048 a 1,1991 GBP/USD, penalizzata dall’elevata incertezza sul sentiero dei tassi BoE, anche con riferimento alla decisione di brevissimo termine (prossima riunione del 23 marzo) dove non è ancora chiaro se l’atteso rialzo debba essere di 25 pb o 50 pb.
La valuta britannica si è infatti indebolita anche contro euro, pur mantenendosi in area 0,88 EUR/GBP.
I driver USA saranno pertanto dominanti e se oggi le dichiarazioni di Powell faranno rafforzare il dollaro la sterlina arretrerà ulteriormente sia contro dollaro sia – probabilmente – contro euro.

JPYAnche lo yen ha aperto la settimana al rialzo contro dollaro da 136 a 135 USD/JPY sulla non-salita dei rendimenti a lunga USA, ma se oggi le dichiarazioni di Powell dovessero far risalire i rendimenti la valuta nipponica arretrerebbe di nuovo.
Contro euro invece lo yen si è indebolito ieri da 144 a 145 EUR/JPY complice la maggior salita dell’EUR/USD, ma sta già recuperando oggi.

AUDIl dollaro australiano si è indebolito questa notte, sia rispetto al dollaro USA da 0,67 a 0,66 AUD/USD sia rispetto all’euro da 1,58 a 1,59 EUR/AUD, sull’esito della riunione della Reserve Bank of Australia.
La RBA infatti ha sì alzato i tassi come da attese di altri 25 pb a 3,60%, ma ha lasciato intendere che il ciclo di rialzi potrebbe essere prossimo alla chiusura, in quanto ritiene che l’inflazione abbia raggiunto il picco e vada ora scendendo per rientrare a target nel 2025 mentre la crescita, che ha già iniziato a rallentare l’anno scorso, dovrebbe indebolirsi ulteriormente sia quest’anno sia il prossimo portandosi sotto trend.
Il mercato ora sconta con probabilità piena un altro rialzo di 25 pb e con probabilità compresa tra 80% e 90% un secondo e ultimo rialzo di 25 pb.
Le condizioni ancora tirate sul mercato del lavoro lasciano comunque la RBA in allerta.
In vista dell’avvicinarsi della chiusura del ciclo di rialzi RBA rivediamo leggermente al ribasso il profilo atteso del dollaro australiano a 0,66-0,68-0,70-0,73 AUD/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 0,67-0,70-0,72-0,75 AUD/USD.
I rischi dello scenario di previsione per l’AUD sono leggermente verso il basso.
Il profilo atteso risulta rivisto verso il basso anche contro euro a 1,60- 1,59-1,57-1,53 EUR/AUD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,56-1,55-1,52-1,50 EUR/AUD.

 

PREVISIONI:

SPAGNA – In calendario oggi i dati di produzione industriale in Spagna, attesa in modesta crescita per il secondo mese in gennaio.