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07 Maggio 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– Il dato finale del PMI servizi di aprile ha segnato un nuovo crollo da 26,4 a 12,0.
Si tratta del peggior risultato dal luglio del 1998, ed ha coinvolto, con riferimento alle componenti dell’indice, soprattutto l’attività corrente, scesa a 11,7 da 24,0 precedente.
Anche l’indice dell’occupazione è diminuito per il secondo mese consecutivo e dal tasso più severo in quasi 22 anni di analisi; al contrario, le aspettative hanno mostrato un aumento, seppur leggero.
Lo spaccato per Paesi vede, come nel caso del manifatturiero, Francia, Italia e Spagna registrare un valore al disotto della media dell’Eurozona, mentre la Germania subisce una flessione meno severa.
Inoltre, Italia, Spagna e Francia hanno segnato i valori peggiori sia dell’attività che dei nuovi ordini, mentre la perdita di posti di lavoro è stata particolarmente forte in Spagna.
Il PMI composito dell’area euro ha toccato anch’esso il minimo da luglio del 1998, passando a 13,6 (da 29,7), con un rialzo di un decimo rispetto alla stima flash.
L’indagine congiunturale di aprile risente pienamente degli effetti negativi del COVID-19, derivanti dalle azioni intraprese per limitare l’impatto della pandemia.
– Le vendite al dettaglio di marzo sono crollate del -11,2% m/m, dopo il +0,6% m/m di febbraio, per effetto delle misure restrittive adottate dalla seconda metà del mese per combattere il contagio di COVID-19.
Il calo ha coinvolto soprattutto i beni non alimentari, che hanno visto una flessione del -23,1% m/m in marzo. Sull’anno, le vendite sono scese del -9,2% a/a dal +2,5% a/a di febbraio.
Lo spaccato per Paesi vede Francia (-17,4% m/m) e Spagna (-14,4% m/m) registrare un valore al disotto della media dell’Eurozona, mentre la Germania (-5,6% m/m) ha subito una flessione meno severa.
I consumi sono visti in drastico calo anche ad aprile, sulla scia dell’impatto negativo sulla domanda della pandemia di COVID-19.

ITALIA – L’indice PMI servizi è sceso ulteriormente ad aprile, dopo essere già crollato a marzo, toccando un nuovo minimo storico a 10,8 (da 17,4 precedente).
L’indice sui nuovi affari ha raggiunto il livello senza precedenti di 9,1 (da 13,8 di marzo). Viceversa, le aspettative sui nuovi affari hanno mostrato un recupero da 35,6 a 44,5.
L’occupazione nei servizi è anch’essa ai minimi storici (da 41,7 a 35,1).

GERMANIA
 – A marzo, il dato destagionalizzato e corretto per gli effetti di calendario sulla produzione industriale ha registrato un crollo del -9,2% m/m, da +0,3% precedente, il calo più pesante dal gennaio 1991. Sull’anno, la produzione è diminuita del -11,6% a/a da -1,8% a/a di febbraio.
Come già segnalato dal rapporto sugli ordinativi (vedi news di ieri e sotto), la contrazione è trainata dal comparto automobilistico (-31,1% m/m) e dai beni di investimento (-16,5%), dati che riflettono la chiusura precauzionale di molti stabilimenti.
La contrazione della produzione è stata più limitata per gli intermedi (-7,4%) e i beni di consumo (-7,5%).
Anche la produzione di energia è scesa (-6,4% m/m), mentre le costruzioni hanno registrato, in controtendenza, una crescita del +1,8% m/m. Da metà marzo la Germania è stata interessata da un confinamento parziale; molte imprese hanno optato per la sospensione volontaria dell’attività produttiva, anche perché la domanda risultava debole. Tuttavia ad aprile la fiducia economica è caduta ai minimi storici e la produzione dovrebbe essere stata ancora in flessione.
– A marzo, i nuovi ordinativi sono calati di -15,6% m/m e -16,0% a/a, toccando così il minimo storico. Il crollo è dovuto principalmente alla caduta dei beni di investimento (-22,6% m/m), mentre hanno registrato una flessione meno severa i beni intermedi (-7,5% m/m) ed i beni di consumo (-1,3% m/m). La contrazione degli ordini esteri (-16,1%) è stata di poco superiore a quella degli ordini interni (-14,8%).
Di conseguenza, lo spaccato per settori vede la componente auto subire il peggior calo (-29,4%), seguita dalla produzione di macchinari (-16,4% m/m), mentre il settore farmaceutico ha segnato un aumento dei nuovi ordini del +3,8% m/m. La situazione è migliorata di poco soltanto dopo Pasqua, e quindi anche i dati aprile saranno molto deboli.

STATI UNITI – La stima ADP dei nuovi occupati non agricoli privati ad aprile è di -20,236 mln, dopo -27 mila a marzo, in linea con le previsioni. Il calo degli occupati è diffuso a tutte le dimensioni di impresa: piccole imprese -6 mln, medie imprese -5,26 mln, grandi imprese -8,96 mln.
La disaggregazione per settore mostra una contrazione di -4,23 mln per l’industria (-1,67 mln manifatturiero, -78 mila estrattivo, -2,48 mln costruzioni) e un collasso di -16,01 mln nei servizi.
All’interno dei servizi, il crollo principale riguarda il comparto di ospitalità e ricreazione (-8,61 mln), ma ampi cali si registrano anche per istruzione/sanità (-971 mila), servizi alle imprese (-1,17 mln), finanza (-216 mila), con -1,3 mln negli altri segmenti.
Nella rilevazione ADP sono considerati occupati tutti coloro che risultano dipendenti nel mese, anche se non hanno ricevuto un compenso. Pertanto, potrebbero essere inclusi fra gli occupati anche gli individui “temporaneamente disoccupati” nella definizione dell’indagine dell’employment report, cioè coloro che sono stati messi in aspettativa ma non licenziati. Il calo degli occupati rilevato dal BLS e in pubblicazione questo venerdì potrebbe essere maggiore, dato che la definizione di occupato richiede un compenso, anche parziale.

CINA
– Le esportazioni, dopo il calo del 6,6% registrato a marzo, sono salite del 3,5% a/a in aprile mentre le importazioni sono scese di-14,2% dopo il calo limitato all’1% registrato in marzo.
In termini cumulati le esportazioni sono scese di-9% a/a nei primi quattro mesi dell’anno mentre le importazioni sono scese del -5,2% a/a.
Le prospettive del commercio estero restano comunque negative data la debolezza della domanda interna che si somma a quella della domanda estera, come si evince dal calo delle componenti degli ordini esteri in tutti i maggiori partner commerciali.
– Il PMI del settore dei servizi rilevato da Caixin-Markit è salito da 43 in marzo a 44,4 in aprile, rimanendo in territorio di contrazione, a differenza di quello rilevato dal NBS, salito a 52,1. Le componenti dell’occupazione e degli ordini sono rimaste al di sotto di 50, mentre le aspettative sono salite per il terzo mese consecutivo, portandosi a 57,9, poco al di sotto del livello di dicembre (58,3).
Il dato segnala una debolezza del settore dei servizi molto maggiore di quella del manifatturiero.
L’indice composito è salito di quasi un punto portandosi a 47,6.

COMMENTI:

AREA EURO – Nelle previsioni economiche pubblicate ieri la Commissione Europea prevede quest’anno una contrazione del PIL di -7,7% a/a, seguita da un rimbalzo di 6,3% a/a nel 2021 se la pandemia resterà sotto controllo malgrado l’allentamento graduale delle restrizioni.
L’impatto sul tasso di disoccupazione è stimato in circa 2 punti percentuali (9,6% nel 2020), riassorbito per circa metà nel 2021. L’effetto sul saldo di parte corrente è giudicato circa neutrale, mentre il disavanzo del settore pubblico è previsto passare dallo 0,6% del 2019 a 8,5% del PIL nel 2020; anche nel 2021 il saldo aggregato resterebbe sopra la soglia del 3%.
La stima 2020 equivale a 942 miliardi di euro di assorbimento di risorse finanziarie, contro i 77 del 2019, di cui 229 in Germania, 222 in Francia e 181 miliardi in Italia.
Per quanto concerne l’inflazione, la Commissione valuta che gli effetti di domanda e il calo del prezzo del petrolio prevalgano su eventuali altre spinte al rialzo legate allo sconvolgimento delle catene del valore e al calo della produttività dovuto alle misure di distanziamento sociale: la stima è di +0,2% nel 2020 e 1,1% nel 2021.

ITALIA – Le stime di crescita della Commissione Ue (contenute nelle “Previsioni Economiche di Primavera”) sono più negative di quelle del governo per il 2020 (-9,5% contro -8%), ma vedono un rimbalzo più marcato l’anno prossimo (6,5% contro 4,7%).
Le proiezioni di finanza pubblica sono più pessimistiche di quelle del DEF sia sul deficit 2020 (visto a 11,1% contro 10,4% del governo, mentre la stima 2021 è quasi allineata), sia sul debito nell’intero biennio (stime: 158,9% nel 2020 e 153,6% nel 2021, rispetto alle proiezioni governative di 155,7% e 152,7%).
Condividiamo l’idea della Commissione che, rispetto allo scenario delineato dal Governo, i rischi sulla crescita siano verso il basso quest’anno e verso l’alto l’anno prossimo, e che i rischi sul debito siano al rialzo su tutto l’orizzonte previsivo.

SPAGNA – Le “Previsioni Economiche di Primavera” della Commissione Europea prevedono quest’anno una contrazione del PIL di -9,4% a/a, seguita da un rimbalzo di +7,0% a/a nel 2021 se la pandemia resterà sotto controllo malgrado l’allentamento graduale delle restrizioni. L’impatto sul tasso di disoccupazione è stimato in un aumento di +4,8 punti percentuali (18,9% nel 2020), riassorbito per poco meno di 2 punti nel 2021.
Il disavanzo del settore pubblico è previsto passare dal 2,8% del 2019 a 10,1% del PIL nel 2020, con il debito che dovrebbe superare la soglia del 115% del PIL; anche nel 2021 il deficit resterebbe alto, a 6,7%. Per quanto concerne l’inflazione, la Commissione prevede una stagnazione dei prezzi per il 2020, ed una crescita dell’1,0% per il prossimo anno.

STATI UNITI Covid-19 update
Contagi 1.228.603, nuovi contagi 24.300, decessi 73.431, guarigioni 189.910 (Fonte: JHU)
Il Tesoro ha comunicato che aumenterà la dimensione delle aste, in particolare sulle scadenze lunghe, e ha annunciato che emetterà 20 mld del nuovo titolo a 20 anni (in emissione il 20/5/2020), mentre prevede di mantenere un ammontare ampio di liquidità sul conto presso la Fed, pari a circa 800 mld a fine giugno, circa il doppio di quanto atteso a febbraio.
L’indebitamento complessivo dovrebbe aumentare di 2,99 tln nel 2° trimestre. Le indicazioni del Tesoro puntano a un cambiamento della distribuzione delle emissioni nette viste nell’ultimo mese e mezzo, quando le necessità di finanziamento erano state coperte prevalentemente con T-bill (in aumento di 1.37 tln da fine marzo), che hanno superato il 20% del debito totale.
Barkin (Richmond Fed) ha detto che a suo avviso l’attuale contrazione sarà seguita da una ripresa probabilmente lenta e incerta.
Barkin ha sottolineato che le misure fiscali messe in atto sono indispensabili, ma ha anche indicato i rischi collegati al massiccio rialzo del debito pubblico associato.
Secondo Barkin, il trend del debito/PIL, previsto oltre il 100% a fine anno, in futuro dovrà essere invertito attraverso una combinazione di minore spesa, maggiore crescita e maggiori entrate per evitare un eventuale aumento del costo degli interessi.
Kaplan (Dallas Fed) ha detto che la contrazione del PIL nel 2° trimestre potrebbe essere intorno a -25/-30% t/t ann., con la disoccupazione che potrebbe toccare il 20% e calare solo gradualmente verso il 10% a fine anno. Kaplan ha affermato che in questo contesto la politica monetaria dovrà esser molto accomodanteper un periodo esteso di tempo” e che la Fed farà “quello che deve fare” in termini di allentamento monetario.
– Un’analisi della NY Fed ha valutato l’allocazione dei fondi del Paycheck Protection Program (PPP) – istituito con il CARES Act e mirato a erogare credito alle piccole imprese per sostenere le spese per il personale e la gestione ordinaria (affitti, utility). Il programma entro due settimane dall’apertura ha esaurito i fondi (349 mld) e il Congresso ha approvato recentemente un’espansione di 310 mld.
Gli autori concludono che non si può escludere una misallocazione dei fondi del PPP sulla base delle informazioni disponibili, con implicazioni rilevanti per l’efficienza della distribuzione del credito fra imprese e settori.
In che area geografica vanno i prestiti? L’analisi usa il numero di contagi come proxy per l’impatto dell’epidemia per area e rileva che il numero di prestiti erogati non è correlato alla severità dell’epidemia. Per esempio, solo il 20% delle piccole imprese nello stato di NY ha ricevuto prestiti dal PPP, mentre in altri Stati meno colpiti la percentuale di imprese con prestiti accettati supera il 40%.
Un risultato analogo si ottiene usando il numero di richieste di sussidi di disoccupazione o i decessi per capita come indicatori della profondità della crisi epidemiologica. Gli autori rilevano problemi di causalità: il numero di contagi potrebbe essere un indicatore fuorviante della situazione economica, perché in Stati come la California, con misure molto restrittive (e costose economicamente) i contagi potrebbero essere stati tenuti maggiormente sotto controllo.
Caratteristiche delle imprese che ricevono il credito. Un altro risultato che emerge dall’analisi è che i prestiti sono stati erogati in percentuale maggiore a imprese che avevano già linee di credito bancario, suggerendo che le banche (che poi trasmettono le domande alla Small Business Administration) tendano a privilegiare i clienti esistenti rispetto a quelli nuovi.
In quali settori operano le imprese che ricevono i fondi? I dati mostrano un’allocazione prevalente dei fondi a imprese che operano in settori apparentemente più protetti, come le costruzioni, i servizi alle imprese e la sanità, mentre ricevono meno assistenza i settori maggiormente colpiti dall’epidemia (ospitalità e ristoranti).È possibile che gli operatori nel settore dell’ospitalità ritengano che la contrazione non sia temporanea e abbiano deciso di licenziare e/o chiudere l’attività, oppure ancora che la dimensione del monte salari sia mediamente inferiore a quella di altri settori.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è salito ulteriormente ieri arrivando così a riassorbire il calo della settimana scorsa, ancora sostanzialmente favorito dal suo ruolo di safe haven che contribuisce a fornirgli supporto anche di fronte a dati USA negativi (come del resto altrove) a causa della pandemia. Oggi apre in leggero arretramento, complici in parte le rinnovate tensioni USA-Cina, ma la dinamica dovrebbe mantenersi laterale all’interno del range dell’ultimo mese.

EUR – L’euro è sceso ulteriormente ieri da 1,08 a 1,07 EUR/USD, sul moderato deterioramento di sentiment seguito alla sentenza della corte costituzionale tedesca.
Nel frattempo è stato reso noto che slitta di qualche settimana la proposta della Commissione Europea sul “recovery fund che era attesa in questi giorni. Oggi l’euro apre in marginale rialzo, ma resta privo di spunti di forza propria. Le oscillazioni dovrebbero mantenersi nel range 1,07-1,08 EUR/USD.

GBP – La sterlina, che ieri era scesa sia contro dollaro da 1,24 a 1,23 GBP sia contro euro da 0,86 a 0,87 EUR/GBP, è parzialmente risalita questa mattina dopo l’annuncio di politica monetaria della BoE sull’esito della riunione di ieri. La Bank of England infatti ha lasciato invariati sia i tassi a 0,10% (all’unanimità) sia il QE (con una maggioranza di 7 su 9: Saunders e Haskel avrebbero preferito un aumento) indicando che lo stimolo monetario in essere è al momento appropriato ma dicendosi pronta ad aumentarlo ulteriormente se necessario per sostenere la crescita e favorire il ritorno a target dell’inflazione.

JPY – Lo yen si è rafforzato ulteriormente ieri sia contro dollaro da 106,62 a 105,97 USD/JPY sia contro euro da 115 a 114 EUR/JPY, rispetto al quale ha rivisto massimi abbandonati nel 2016, traendo ancora beneficio dalla risk aversion globale che rimane comunque elevata.
Oggi apre in leggero arretramento, sul miglioramento di sentiment registrato sui mercato asiatici dopo il dato sulle esportazioni cinesi che è risultato inaspettatamente positivo, aprendo uno spiraglio verso l’ipotesi di un possibile miglioramento del quadro economico dopo il crollo dell’attività dovuto alla pandemia. A meno di altri sviluppi chiaramente favorevoli, lo yen dovrebbe comunque rimanere supportato.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Le nuove richieste di sussidio di disoccupazione nella settimana conclusa il 2 maggio dovrebbero essere intorno a 3,2mln, da 3,8mln della settimana precedente. I sussidi continuativi nella settimana conclusa il 25 aprile dovrebbero toccare i 20mln.

FRANCIA – La produzione industriale è attesa crollare di oltre il 20% m/m a marzo. La rilevazione di marzo è soggetta a un livello eccezionale di incertezza a seguito delle misure di confinamento adottate dal Governo dal 15 marzo. In media mensile, nell’industria la sospensione dell’attività si sarebbe aggirata attorno a 5 giorni (la forchetta va però da 1 a oltre 8 giorni a seconda dei settori secondo i dati raccolti nell’ultima settimana di marzo). La variazione annua dell’output precipiterebbe a -22,2%,la variazione trimestrale a -7,4% t/t.