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06 Settembre 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – In luglio, la produzione industriale è calata di -0,6% m/m, dopo il -1,1% (rivisto da -1,5%) di giugno. La variazione tendenziale migliora da -4,7% a -4,2% a/a.
Nel manifatturiero si è registrata una contrazione di -0,8% m/m, dovuta alla flessione della produzione di beni intermedi e beni di investimento; la produzione di beni di consumo è risalita di 0,6% m/m. In calo la produzione di energia (-1,3% m/m), mentre sono tornate a crescere le costruzioni (+0,2% m/m).
I sondaggi PMI ed Ifo avevano avvisato che una ripresa era poco probabile, almeno nel manifatturiero; inoltre, ieri anche gli ordinativi erano stati deboli. I dati confermano che il PIL tedesco potrebbe registrare un nuovo trimestre di marginale contrazione. Alla luce del dato tedesco, è probabile una lieve contrazione anche dell’indice di produzione per l’intera Eurozona, che sarà pubblicato la prossima settimana.

STATI UNITI
La stima ADP degli occupati non agricoli privati ad agosto registra un aumento di 195 mila, al di sopra delle aspettative di consenso per un rialzo di 149 mila. Gli occupati sono stimati in crescita in tutte le dimensioni di impresa. I servizi creano 184 mila posti, con aumenti solidi nei servizi alle imprese, in sanità e istruzione, nei trasporti e nell’ospitalità.
Nell’industria, si riporta una variazione di 11 mila posti, positiva sia per le costruzioni (+6 mila) sia per il manifatturiero (+6 mila), mentre l’estrattivo è in flessione (-2 mila).
I dati danno qualche rischio verso l’alto per l’employment report in uscita il 6/9 e mantengono un quadro positivo del mercato del lavoro.
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 31 agosto sono poco variati, a 217 mila da 216 mila della settimana precedente, e non danno indicazioni di svolta ciclica.
– L’ISM non manifatturiero aumenta a 56,4 ad agosto da 53,7 di luglio, dando un segnale incoraggiante per la prosecuzione della ripresa. Lo spaccato dell’indagine è decisamente positivo: attività a 61,5 (da 53,1), ordini a 60,3 (da 54,1), nonostante un calo dell’indice degli ordini esteri a 50,5 (da 53,5). La componente occupazione corregge a 53,1 (da 56,2), ma continua a segnalare espansione. Fra i settori, solo il commercio all’ingrosso riporta contrazione dell’attività.
I commenti delle imprese sono generalmente positivi, con indicazioni ottimistiche per lo scenario del 4° trimestre, anche se vengono segnalati effetti negativi dalla guerra dei dazi.
Il messaggio dell’indagine è di proseguimento dell’espansione a ritmi solidi in diversi settori e moderati in gran parte degli altri. Secondo l’ISM, un livello dell’indice non manifatturiero a 56,4 è associato con una crescita del PIL di 2,7%. I dati limitano la portata negative del passaggio dell’indice manifatturiero a 49,1 ad agosto.

 

COMMENTI:

ITALIA
– Dopo il giuramento dei ministri, il nuovo governo Conte si è insediato ed è in carica, anche se sarà nella pienezza dei poteri solo dopo la votazione della fiducia in Parlamento (attesa lunedì alla Camera e martedì al Senato). Nel primo Consiglio dei Ministri, l’esecutivo ha nominato Paolo Gentiloni come candidato italiano alla Commissione UE.
Per Gentiloni si parla di un incarico di alto profilo come commissario al commercio, alla concorrenza o agli affari economici e monetari (quest’ultima sarebbe probabilmente la scelta più proficua per l’Italia, in quanto assicurerebbe verosimilmente una certa dose di flessibilità nel giudizio sulla prossima legge di bilancio).
Gentiloni incontrerà già oggi la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ma la decisione sarà presa la prossima settimana (martedì).
– È atteso a mercati chiuso il pronunciamento di Moody’s sul rating sovrano dell’Italia, attualmente “Baa3” con outlook stabile. Lo scorso giugno, l’agenzia aveva definito determinante la legge di bilancio 2020 per l’evoluzione del merito di credito italiano; è verosimile pertanto un nulla di fatto, in attesa di maggiori dettagli sui punti programmatici e sulla politica di bilancio del nuovo governo. Nei giorni scorsi sono arrivati i comunicati di Fitch e Standard and Poor’s dopo la formazione del nuovo esecutivo: Fitch ha parlato di un rischio ridotto di scontro con la Ue sui conti pubblici, pur aggiungendo che il rischio politico rimane elevato; anche secondo S&P, la formazione del governo facilita l’approvazione del budget, pur non avendo per ora un impatto immediato sul rating sovrano dell’Italia.

STATI UNITI
– Il discorso di Powell sullo scenario economico chiuderà la serie di interventi prima del silenzio pre-riunione del FOMC. Il presidente della Fed manterrà spalancata la porta per ulteriore stimolo, riaffermando l’impegno a intervenire per sostenere l’espansione a fronte di rischi dalla domanda globale e dalla politica commerciale. Ma il punto rilevante ora è quanto Powell intenderà avvicinare la posizione della Fed a quella del mercato che sconta tre tagli entro gennaio e tassi all1% entro fine 2020. La Fed potrebbe ritirare il riferimento a misure di “aggiustamento di metà ciclo” utilizzato a fine luglio e sottolineare invece i probabili effetti già in atto dell’aumento di incertezza.
– La Fed ha pubblicato un’analisi degli effetti sulla crescita derivanti dall’incertezza sulla politica commerciale[1]. Il lavoro costruisce degli indici di incertezza basati sulle citazioni di termini collegati alle decisioni di politica commerciale nella stampa e nei testi di accompagnamento delle relazioni trimestrali delle imprese quotate sui mercati azionari americani. I dati mostrano una prima ondata di incertezza nella parte iniziale del 2018, e un secondo shock, molto più ampio, nel corso del 2019. Secondo le stime del lavoro della Fed, l’effetto cumulato dei due shock sarebbe pari a un freno alla crescita del PIL poco al di sopra di 1pp, causato principalmente da un calo degli investimenti di circa -1,8 pp. Gli autori del lavoro sottolineano l’incertezza delle stime dovuta al fatto che gli shock alla politica commerciale dell’ultimo biennio sono senza precedenti.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ieri è sceso ulteriormente nonostante le notizie favorevoli per quanto riguarda le relazioni commerciali con la Cina (annuncio che le trattative sui dazi ripartiranno a inizio ottobre e già da metà settembre ci saranno consultazioni approfondite) ma poi è risalito sui dati domestici, risultati migliori del previsto. La stima degli occupati ADP e l’ISM non-manifatturiero hanno entrambi sorpreso positivamente mostrando rispettivamente un incremento contro attese di calo e un incremento più ampio delle aspettative.
Oggi sarà la volta dell’employment report, che dovrebbe delineare un quadro positivo del mercato del lavoro, evidenziando però un rallentamento della dinamica occupazionale, a conferma dei segnali di un rallentamento più diffuso dell’economia USA rispetto alla prima parte dell’anno. A meno di sorprese favorevoli il dollaro potrebbe quindi risentirne negativamente, anche se in misura contenuta alla luce della correzione già subìta negli ultimi giorni.
Più decisivo per la dinamica del biglietto verde potrebbe rivelarsi invece il discorso di Powell in vista del prossimo FOMC del 17-18 settembre, dove ci si attende un altro taglio dei tassi. Il presidente della Fed verosimilmente ribadirà l’impegno ad agire in modo appropriato per sostenere la ripresa, lasciando aperte le porte a ulteriore stimolo monetario. Quello che però sarà importante capire è se questo stimolo sia ancora da intendersi come un “aggiustamento di metà ciclo” – interpretazione che dovrebbe rivelarsi favorevole al dollaro – o se sia invece da interpretarsi come risposta a un aumentato rischio di rallentamento dell’economia USA, a causa della debole congiuntura globale e delle tensioni commerciali con la Cina – lettura che dovrebbe essere invece sfavorevole per il dollaro.

EURL’euro ieri è salito fino a un nuovo massimo di 1,1084 EUR/USD ma poi ha fatto marcia indietro sui dati USA migliori delle attese, in particolare sull’ISM non-manifatturiero. La reazione indica che al momento la moneta unica rimane priva di spunti di forza propria in ragione della debole congiuntura dell’area, cui si aggiungono rischi verso il basso sia a fronte del rallentamento globale e delle politiche commerciali USA-Cina sia a fronte di Brexit, in particolare per l’economia della Germania. Anche i dati di produzione industriale tedesca di stamani hanno infatti deluso mostrando un’altra contrazione contro attese per un blando rimbalzo. Né si attendono sorprese positive dalla seconda stima del Pil dell’area per il 2° trimestre in uscita questa mattina.
L’attenzione oggi sarà ancora sui dati statunitensi e sul discorso di Powell: in caso di indicazioni favorevoli sull’economia USA la rimonta dell’euro si interromperebbe. Supporti ancora a 1,1000-1,0970-1,0950 EUR/USD e resistenze a 1,1070-1,1100 EUR/USD.

GBPLa sterlina si è rafforzata ulteriormente sia contro dollaro da 1,22 a 1,23 GBP/USD sia contro euro da 0,90 a 0,89 EUR/GBP, sorretta dall’aspettativa che un rinvio di Brexit, grazie alla legge anti no-deal, possa se non ridurre il rischio di un’uscita senza accordo perlomeno offrire più tempo per predisporre tutti i preparativi necessari a fronteggiare anche questa eventualità, mitigando così le ricadute negative sull’economia britannica. Oggi intanto la legge anti no-deal sarà al vaglio della Camera dei Lord e, se verrà approvata, lunedì si voterà di nuovo sulla mozione per andare a elezioni anticipate. L’approvazione della legge anti no-deal dovrebbe favorire ulteriormente la sterlina, ma non sarebbe sufficiente a metterla al riparo da nuova successiva debolezza.
Resta infatti ancora da sciogliere il nodo elezioni, che Johnson vorrebbe tenere il 15 ottobre, prima del vertice UE in cui si dovrebbe cercare di trovare un accordo per l’uscita. Al momento i sondaggi danno i conservatori in vantaggio sui laburisti, per cui non è da escludersi il rischio che in caso di vittoria dei Tories Johnson possa comunque decidere di portare il Regno Unito fuori dall’UE il 31 ottobre anche senza alcun accordo. A meno quindi di un nuovo flusso di notizie su Brexit favorevoli già oggi, la spinta rialzista della valuta britannica potrebbe essere per ora in via di esaurimento.

JPYLo yen ha corretto in misura più significativa sia contro dollaro da 106 a 107 USD/JPY sia contro euro da 117 a 118 EUR/JPY, indebolito dal generale miglioramento di sentiment (soprattutto dopo la notizia che Stati Uniti e Cina riprenderanno le trattative sui dazi) e dai dati USA più positivi del previsto che hanno trascinato al rialzo i rendimenti dei Treasuries lungo tutta la curva. I dati USA saranno importanti anche oggi per la dinamica della valuta giapponese così come il discorso di Powell: se le indicazioni favoriranno un consolidamento dei rendimenti statunitensi, lo yen dovrebbe mantenersi sulla difensiva.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La seconda stima dovrebbe confermare che il PIL nel secondo trimestre è cresciuto di 0,2% t/t da 0,4% t/t grazie al contributo delle esportazioni nette dovuto alla frenata delle importazioni, mentre la domanda interna ha ristagnato. La crescita acquisita si trova ora all’1,0%. Nel trimestre in corso non ci attendiamo alcuna riaccelerazione, a motivo della perdurante debolezza del settore manifatturiero.

STATI UNITI – L’employment report di agosto dovrebbe confermare un quadro positivo del mercato del lavoro, nonostante le tensioni commerciali, ma anche il trend in rallentamento della dinamica occupazionale, ormai evidente per quanto riguarda gli occupati nel settore privato.
La previsione è di aumento degli occupati non agricoli di 140 mila, al di sotto del dato di luglio (164 mila). Per gli occupati privati, la crescita attesa è di 120 mila, ben al di sotto della media mensile del 2018 (215 mila), dei primi 7 mesi del 2019 (157 mila) e degli ultimi tre mesi (136 mila).
La crescita della forza lavoro dovrebbe portarsi su un trend in calo nei prossimi trimestri, dopo un anno e mezzo di partecipazione circa stabile. Il tasso di disoccupazione dovrebbe essere invariato a 3,7%, come a giugno e luglio, con qualche rischio verso il basso in caso di una correzione del tasso di partecipazione a 62,9%, dopo il rialzo a 63% di luglio.
I salari orari, attesi in rialzo di 0,3% m/m per il quarto mese consecutivo, dovrebbero confermare il trend retributivo superiore al 3% (3,1% a/a).
Alla luce delle tensioni commerciali di nuovo in aumento e degli interventi dei partecipanti al FOMC, i dati relativi al periodo fra le due riunioni sono relativamente poco importanti: lo scenario centrale vede un taglio dei tassi a 1,75%-2% alla riunione di settembre, sia con dati forti sia con dati deboli.


[1] D. Caldara et al., Does Trade Policy Uncertainty Affect Global Economic Activity?, FEDS Notes, settembre 2019