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06 Ottobre 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – Le vendite al dettaglio di agosto hanno segnato un robusto rimbalzo del +4,4% m/m, dopo il -1,8% m/m precedente (rivisto al ribasso da -1,3% m/m). Sull’anno, le vendite sono cresciute del +4,0% a/a dal +0,2% a/a (rivisto al ribasso da +0,6% a/a) di luglio.
L’aumento è marcato per i beni non alimentari (+6,1% m/m), in particolare per le vendite per corrispondenza e via internet (+12,4%) ed il tessile, l’abbigliamento e le calzature (+7,7% m/m), e meno forte per gli alimentari, le bevande ed il tabacco (+2,4% m/m), ed il carburante per autotrazione (+2,1% m/m).
Lo spaccato per Paese vede la Francia (+6,2% m/m) collocarsi al di sopra della media dell’Eurozona, mentre la Germania (+3,1% m/m) e la Spagna (+1,5% m/m) registrano una crescita più debole.
Nei prossimi mesi i consumi dovrebbero mantenersi sopra i livelli pre-COVID, anche se permangono rischi al ribasso.
– Il dato finale del PMI servizi è stato rivisto al rialzo di quattro decimi rispetto alla stima flash, a 48,0. L’indice si colloca in territorio recessivo dopo i 50,5 punti di agosto.
Peggiorano i nuovi affari (a 48,1) ma migliora l’occupazione, che fa registrare una contrazione più lenta rispetto ai mesi precedenti. Le aspettative restano ancorate in territorio fortemente espansivo (da 56,5 a 59,3): da giugno, si registra ottimismo nella maggior parte delle imprese coinvolte nell’indagine.
Non c’è alcuna evidenza di pressioni inflattive diffuse: al contrario, aggregando manifatturiero e servizi emerge una lieve tendenza all’aumento dei prezzi di input (52,3) ed un calo dei prezzi di output (47,8).
Il PMI composito, rivisto al rialzo di tre decimi a 50,4, è coerente con un’espansione solamente marginale dell’economia dell’Eurozona, guidata esclusivamente dalla forte crescita del settore manifatturiero.
Lo spaccato per Paese ha visto il PMI servizi francese confermare il calo registrato dalla stima flash, da 51,5 a 47,5. L’indice composito resta in territorio recessivo a 48,5 (da 51,6 di agosto): le indicazioni riflettono il timore di una risalita della curva dei contagi.
L’indice dei servizi è crollato da 47,7 a 42,4 in Spagna, fornendo il primo segnale concreto di ripercussioni economiche negative legate alla seconda ondata epidemica.
In Germania, il PMI dei servizi è stato rivisto al rialzo a 50,6 da 49,1 della stima flash, ma rimane più basso del valore registrato in agosto (52,5). Di conseguenza, l’indice composito della Germania è passato a 54,7 (da 53,7 della stima flash e 54,4 di agosto): il dato è coerente con una robusta espansione dell’economia.
La prima lettura del PMI servizi per l’Italia ha segnato un miglioramento a 48,8 (da 47,1 di agosto).
L’indice della delle aspettative resta su valori molto alti (68,2); è aumentata lievemente l’occupazione (da 47,3 a 47,5), pur restando su valori depressi. L’indice composito è passato da 49,5 a 50,4.
L’indagine congiunturale di settembre segnala un’Eurozona a due velocità: alla forte performance dell’economia tedesca si contrappone una ripresa debole ed incerta negli altri grandi Paesi.

GERMANIA – Gli ordini all’industria sono cresciuti del 4,5% m/m ad agosto, da 3,3% m/m a luglio (dato rivisto al rialzo), in linea con le nostre stime. La variazione annua passa a -2,2%.
Sul mese gli ordini esteri hanno segnato un aumento superiore di quelli domestici, trainati dalle commesse dirette all’eurozona (+14,6% m/m).
Gli ordini all’industria si trovano ora solo a -3,6% rispetto al livello di febbraio.
La ripresa del giro d’affari nel comparto industriale tedesco continua ad avanzare solidamente dai minimi di aprile.

STATI UNITI – L’ISM servizi a settembre aumenta a 57,8 (da 56,9 di agosto), contro aspettative di mercato di un modesto calo, con segnali di espansione per il quarto mese consecutivo.
Lo spaccato dell’indagine è positivo, con l’indice di attività a 63, gli ordini in forte rialzo a 61,5, l’occupazione a 51,8 (primo dato sopra 50 da febbraio) e i tempi di consegna a 54,9.
I partecipanti all’indagine danno commenti generalmente ottimistici sulle condizioni di attività e dell’economia, pur rilevando l’ampio livello di incertezza dovuto all’evoluzione sanitaria e preoccupazione in alcuni segmenti collegati ai servizi aggregativi.
Le imprese riportano ancora problemi di capacità produttiva e di logistica, rilevanti ora man mano che i volumi aumentano.
Su 17 settori, 16 sono in espansione, mentre è in contrazione solo il settore dei servizi professionali.
Il direttore dell’indagine riporta che un livello dell’indice composito a 57,8 corrisponderebbe a una crescita del 3,2% ann. sulla base della relazione storica fra l’indice e la dinamica del PIL, non molto distante da quello che ci aspettiamo per il PIL del 4° trimestre.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il governo ha finalmente licenziato la Nota di Aggiornamento al DEF, che era slittata dalla scorsa settimana. I principali indicatori hanno rispettato le attese della vigilia.
Per il 2021, l’obiettivo di indebitamento netto è fissato al 7 % del PIL (dal 10,8% del 2020), rispetto a un tendenziale al 5,7%: la differenza (pari all’1,3% del PIL ovvero oltre 22 miliardi di euro) si configura come lo spazio di bilancio per la manovra espansiva 2021. L’indebitamento è visto poi calare ulteriormente negli anni successivi, sino al 3% nel 2023.
Il disavanzo primario, atteso superare il 7% del PIL quest’anno, dovrebbe gradualmente migliorare successivamente, sino ad azzerarsi nell’ultimo anno dell’orizzonte di previsione.
Il disavanzo strutturale, dopo il minimo di 6,4% nel 2020, dovrebbe ridursi sino al 3,5% nel 2023 (con un miglioramento vicino al punto percentuale l’anno nel triennio 2021-23).
Il debito pubblico, nel quadro programmatico, è visto al 155,6% del PIL l’anno prossimo, dal 158% di quest’anno; per gli anni successivi viene delineato un percorso di graduale rientro, sino al 151,5% nel 2023, con l’obiettivo (molto ambizioso, a nostro avviso) di riportare il debito al di sotto del livello pre-Covid (attorno al 130%) entro la fine del decennio.
Riteniamo che la principale criticità del nuovo quadro di finanza pubblica consista nell’ottimismo delle previsioni di crescita, non tanto per il 2021 (6%), quanto soprattutto per il biennio 2022-23 (3,8% e 2,5% rispettivamente).
Il governo confida in un impatto positivo della manovra di bilancio sul PIL pari a 0,9% nel 2021, 0,8% nel 2022 e 0,7% nel 2023.
D’altronde, l’ottimismo sulla crescita appare condizione necessaria per prospettare una riduzione del rapporto debito/PIL, che tornerebbe a salire nel 2022 nel caso in cui la crescita fosse meno disallineata rispetto al PIL potenziale dell’Italia.
Al momento in cui scriviamo, non è stato ancora diffuso il documento completo, che dovrebbe includere anche uno scenario “avverso, che, in caso di recrudescenza della curva dei contagi da COVID-19, con chiusure selettive e nuove misure di distanziamento sociale, vedrebbe un PIL in calo di ben -10,5% quest’anno e in ripresa di appena 1,8% il prossimo.
Il comunicato-stampa successivo al Consiglio dei Ministri indica sommariamente gli interventi che saranno inseriti nel “Piano nazionale di ripresa e resilienza”: sostegno dei lavoratori e dei settori produttivi più colpiti per tutta la durata della crisi da COVID-19; rilancio degli investimenti attraverso le risorse messe a disposizione dal programma “Next Generation EU”; riforma fiscale con l’obiettivo di migliorare l’equità, l’efficienza e la trasparenza del sistema tributario riducendo anche il carico fiscale sui redditi medi e bassi (coordinata con l’introduzione di un assegno universale per i figli).

STATI UNITI
 –  Kaplan (Dallas Fed) ha ribadito che a suo avviso ulteriore sostegno fiscale è indispensabile per il proseguimento della ripresa.
Secondo Kaplan, il contributo che la Fed potrebbe ancora dare alla crescita sarebbe essenzialmente un’estensione dei termini dei programmi per il credito di emergenza per famiglie e imprese.
Evans (Chicago Fed) ha detto che se la nuova strategia di politica monetaria della Fed, con un obiettivo di inflazione media, fosse stata in vigore in passato, molto probabilmente i rialzi dei tassi del 2015 e 2016 sarebbero stati evitati. È difficile dire oggi se poi nel 2017 l’inflazione sarebbe stata stabilmente al 2%, su livelli tali da giustificare rialzi successivi. Secondo Evans, ritardare i rialzi forse avrebbe permesso all’inflazione di raggiungere il 2%.
Anche Evans ha ribadito che è assolutamente necessario ulteriore stimolo fiscale, incluso nel suo scenario previsivo. Evans prevede un miglioramento definitivo dell’economia verso fine 2021 e un tasso di disoccupazione intorno al 4% nel 2023
– La presidente della Camera Pelosi ha detto che i democratici potrebbero essere disponibili a procedere con legislazione separata a favore delle linee aeree, rispetto al pacchetto in discussione. Pelosi ha richiesto alle linee aeree di rinviare la decisione di licenziare definitivamente i lavoratori messi in aspettativa. Le due maggiori linee aeree avevano comunicato la volontà di effettuare licenziamenti per 32 mila dipendenti a inizio ottobre, data di scadenza delle misure a supporto del settore messe in atto in primavera.
Intanto proseguono ii negoziati fra Pelosi e Mnuchin sul pacchetto generale, alla ricerca di un accordo che colmi le distanze fra 2,2 tln proposti dai democratici e 1,6 tln rilanciato dai repubblicani.
Entrambi i partiti propongono un’integrazione dei sussidi di disoccupazione (di entità diversa), un trasferimento diretto di fondi alle famiglie, oltre a sostegno per le linee aeree.
Le dispute restano aperte sui trasferimenti agli stati, l’entità dell’integrazione ai sussidi e altre forme di assistenza.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in calo sul rientro della risk aversion prodotto dalla notizia di possibili progressi sul fronte del pacchetto di stimolo fiscale e della dimissione di Trump dall’ospedale. Nel brevissimo termine l’evoluzione dell’avversione al rischio rimane il driver principale del biglietto verde. Successivamente la variabile discriminante sarà la performance della crescita.
L’ISM non-manifatturiero ha sorpreso positivamente, salendo contro attese di calo.

EURL’euro ha aperto la settimana in salita sul generalizzato rientro del dollaro mantenendosi comunque in area 1,17 EUR/USD. I dati dell’area hanno sorpreso positivamente, con il PMI servizi finale che ha mostrato un’inaspettata revisione al rialzo e le vendite al dettaglio che sono rimbalzate più del previsto.
Il driver principale in questi giorni restano però i temi USA. Sono comunque da seguire anche i vari discorsi BCE in calendario (Lagarde oggi) soprattutto per valutare come la BCE interpreta l’evoluzione recente dei contagi per il possibile impatto sulla crescita dell’area, tema che riacquisterà centralità per il cambio nel brevissimo termine.

JPYLo yen ha aperto la settimana in calo contro dollaro sul rientro della risk aversion, restando però in area 105 USD/JPY. Contro euro il calo è stato da 123 a 124 EUR/JPY per la contestuale salita dell’EUR/USD. L’evoluzione dell’avversione al rischio resterà il driver principale nel breve.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in rafforzamento contro dollaro in area 1,29 GBP/USD sul generalizzato arretramento del biglietto verde e sul mood moderatamente positivo circa l’esito dei negoziati post-Brexit con l’UE, ma in lieve calo contro euro in area 0,90 EUR/GBP per via della maggior salita dell’EUR/USD, coerente date le incertezze post-Brexit.
Ferma restando la centralità della dinamica del dollaro, le notizie sui negoziati post-Brexit restano cruciali per il cambio.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Il deficit commerciale ad agosto è previsto in allargamento a -65,5mld di dollari, da -63,6 mld di luglio. I dati dell’interscambio di beni di agosto mostrano un nuovo ampliamento del saldo negativo, guidato dall’aumento dell’import di 3,1% m/m, che più che compensa la ripresa delle esportazioni (2,8% m/m). Il canale estero dovrebbe dare un contributo di -0,3pp nel 3° trimestre.