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6 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA
 – Venerdì la seconda stima ha confermato che nel 4° trimestre il PIL è calato di -0,1% t/t mentre è stata rivista a 1,4% da 1,7% la variazione tendenziale.
Sono stati soprattutto consumi privati e scorte a frenare la crescita (-0,9% e -1,1% rispettivamente i contributi alla crescita congiunturale) mentre investimenti ed esportazioni nette hanno fornito un apporto positivo (+0,4% e +1,4% rispettivamente).
– A febbraio il PMI servizi è salito a 51,6 da 51,2, in territorio espansivo per il secondo mese e al livello più elevato da giugno 2022.
Sia l’indice manifatturiero che quello relativo ai servizi sono ora su livelli coerenti con un’espansione dell’attività; l’indice composito si è attestato a 52,2 da 51,2 del mese precedente

FRANCIA – La produzione industriale a gennaio ha riportato a sorpresa un calo di ben -1,9% m/m da +1,5% del mese precedente.
Il dato è appesantito da ampie flessioni in alcuni settori come trasporti, farmaceutica, chimica, estrazione e produzione di energia.
Sostanzialmente invariato invece l’output nelle costruzioni (0,2% m/m da -1,3% precedente).

AREA EURO – In Eurozona il PPI è calato più delle attese di -2,8% m/m da un precedente 1,1% m/m.
La flessione è però spiegata interamente dal calo dei prezzi dell’energia a fronte di una decisa riaccelerazione per i costi dei beni non energetici.
La variazione annua rallenta al 15% da 24,5% (11,1% da 12,4% escludendo l’energia) grazie anche ad effetti base favorevoli ma i ritmi di crescita congiunturali suggeriscono che nonostante i minori costi energetici e la normalizzazione delle strozzature all’offerta le pressioni a monte delle filiere produttive restano severe.

STATI UNITI – Venerdì l’ISM dei servizi di febbraio è rimasto circa stabile a 55,1, da 55,2 di gennaio.
L’indice di attività, a 56,3, rimane in territorio ampiamente espansivo, anche se è in calo di 4,1 da gennaio, mentre gli ordini, a 62,6, sono in rialzo per il secondo mese consecutivo dopo un calo a dicembre.
L’indice occupazione segnala accelerazione, a 54 da 50 di gennaio.
Le imprese riportano miglioramento dell’attività in diversi settori e segnalano persistenti pressioni su costi e prezzi.
L’indagine sembra essere in linea con una riaccelerazione della crescita a inizio anno.

 

COMMENTI:

BCE – Dal fronte BCE, Centeno (Portogallo) lamenta che l’aumento dei tassi è stato troppo rapido e che dopo marzo le decisioni dovranno essere giustificate dai dati.
La presidente Lagarde ha qualificato come “molto probabile” un rialzo dei tassi di 50pb a marzo; invece, non si è sbilanciata riguardo ai mesi seguenti, limitandosi a ripetere che le decisioni dipenderanno dai dati.
Lagarde ha anche detto che le proiezioni dello staff probabilmente includeranno stime di crescita più alte nel 2023, mentre quelle di inflazione scenderanno nel 2023 ma resteranno “vischiose” negli anni seguenti.

STATI UNITI – Per la politica monetaria, Powell, nelle audizioni in Congresso sullo scenario economico e sulla politica monetaria, dovrebbe segnalare preoccupazione per i segnali forti dal mercato del lavoro e dall’inflazione.
Dalla Fed, Daly (San Francisco Fed) ha detto che nonostante la restrizione monetaria attuata finora, l’inflazione rimane molto sopra l’obiettivo e tutte le sue componenti continuano a crescere al di sopra dei loro trend storici.
Inoltre, i dati sono stati volatili, rendendo incerta le tendenze dei prezzi e confermando che “c’è ancora lavoro da fare”.
Daly ha anche evidenziato l’incertezza relativa alle caratteristiche strutturali dell’economia, che potrebbero avere modificato i trend disinflazionistici in atto prima della pandemia.
In conclusione, Daly ha indicato che “sarà probabilmente necessaria ulteriore restrizione, mantenuta per un periodo più prolungato”.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in marginale arretramento, mostrando una reazione contrastata sull’ISM non-manifatturiero di venerdì: inizialmente è salito, in quanto l’indice è sceso solo marginalmente, meno del previsto, e la componente occupazione è migliorata, poi però ha corretto, complici sia il calo della componente prezzi sia fattori tecnici, dal momento che il biglietto verde si è già rafforzato ampiamente in febbraio sulle sorprese verso l’alto dai dati.
Ora una tendenziale stabilizzazione è normale in attesa di informazioni nuove che aiutino a mettere a fuoco con più precisione lo scenario dei tassi Fed.
In tal senso cruciali saranno domani e mercoledì le audizioni di Powell e poi venerdì l’employment report, che dovrebbe mostrare un rientro della crescita occupazionale su livelli più bassi rispetto ai numeri molto elevati del mese scorso.
Se però i dati dovessero ancora sorprendere verso l’alto e/o Powell assumere toni particolarmente hawkish, il dollaro avrebbe spazio per rafforzarsi ancora.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana in marginale consolidamento in area 1,06 EUR/USD, sia di riflesso alla dinamica del dollaro, sia sorretto dal rafforzarsi di attese di mercato per un sentiero di rialzi BCE più marcato rispetto alla Fed nei prossimi mesi.
La divisione che comunque emerge all’interno della BCE sulla strategia da seguire dopo marzo contribuisce a frenare lo slancio rialzista del cambio.
Questa settimana cruciali saranno i driver USA: se favoriranno il dollaro l’euro potrebbe arretrare di nuovo in area 1,05 EUR/USD (supporti chiave nel corridoio 1,0530-1,0470), in caso contrario l’euro dovrebbe stabilizzarsi (range 1,06-1,07EUR/USD, con upside in area 1,08 EUR/USD).
Da seguire comunque anche i discorsi BCE (Lagarde mercoledì) e i dati di produzione tedesca, attesa in recupero, nonché la stima finale del PIL dell’area, per la quale si attende una limatura verso il basso di un decimo (entrambi mercoledì).

GBP – Anche la sterlina ha chiuso la settimana in marginale consolidamento contro dollaro da 1,19 a 1,20 GBP/USD, ma rischia di indebolirsi sui dati domestici di produzione industriale, venerdì, attesi in peggioramento.
Cruciali, tuttavia, anche in questo caso saranno i driver USA: se torneranno a far rafforzare il dollaro la sterlina si ritroverà sulla difensiva.
Contro euro la valuta britannica dovrebbe tendenzialmente mantenersi in range, mostrando tuttavia una tendenza all’indebolimento in prospettiva di minori rialzi dei tassi BoE rispetto alla BCE nei prossimi mesi e della perdurante incertezza sull’entità del rialzo BoE (25 o 50 pb?) alla riunione del 23 marzo.

JPY – Similmente lo yen ha chiuso la settimana in marginale consolidamento contro dollaro da 136 a 135 USD/JPY, in linea con la dinamica dei rendimenti a lunga USA in calo venerdì.
In questi giorni determinanti saranno i driver USA, lasciando esposto lo yen a rinnovata debolezza se il dollaro dovesse tornare a rafforzarsi.
Venerdì tuttavia cruciale sarà anche l’esito della riunione BoJ, l’ultima presieduta da Kuroda.
Le attese sono che in questa occasione la strategia di policy venga mantenuta invariata, ma più importanti saranno i commenti sulle prospettive future: anche solo considerazioni sulla possibilità di avviare un’exit strategy in presenza di dinamiche inflazionistico/salariali che portassero in quella direzione potrebbero essere in grado di fornire sostegno allo yen.
Contro euro la dinamica dello yen è leggermente più vivace, comunque nel range 143-145 EUR/JPY per via delle oscillazioni dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Oggi le vendite al dettaglio dovrebbero mostrare un rimbalzo solo parziale a gennaio (0,6% m/m) dopo la pesante flessione di dicembre (-2,7% m/m).
– La settimana vedrà la pubblicazione dei dati sull’attività industriale tedesca di gennaio che ci aspettiamo registrino un incremento sia per gli ordinativi che per la produzione, in linea con quanto emerso dalle indagini di fiducia.
– In calendario anche le stime finali dell’inflazione tedesca di febbraio e del PIL area euro del 4° trimestre (che potrebbe risultare stagnante, dopo la prima stima di +0,1% t/t, in scia alle revisioni al ribasso registrate dai dati tedesco e irlandese).

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati di rilievo in uscita.
In settimana l’agenda ha pochi dati, ma ha alcuni appuntamenti cruciali.
Sul fronte dei dati, l’employment report di febbraio sarà cruciale per valutare i trend sottostanti del mercato del lavoro dopo il boom dei nonfarm payrolls di gennaio.
La previsione è per un ritorno al trend di fine 2022.