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06 Marzo 2020 – nota economica giornaliera

GERMANIA – In gennaio, i nuovi ordinativi industriali sono cresciuti del 5,5% m/m dopo essere calati del -2,1% a dicembre. Su base tendenziale, la variazione passa da -8,9% a -1,4% a/a in gennaio. La ripresa resta confermata anche escludendo le grandi commesse: .2,3% m/m.
Lo spaccato geografico evidenzia che il rimbalzo è legato agli ordini esteri (+10,5% m/m), in particolare dal resto dell’area euro, mentre gli ordini domestici sono calati. Le indagini congiunturali indicavano una ripresa nel settore manifatturiero, grazie ai miglioramenti registrati per gli indici dei nuovi ordini e delle esportazioni. Tuttavia, le prospettive sono minacciata dagli effetti negativi sull’economia del COVID-19.

 

COMMENTI:

ITALIA – Dopo la riunione del Consiglio dei Ministri, il governo ha annunciato di aver stanziato le risorse per un nuovo pacchetto di misure economiche necessario a fronteggiare gli effetti della diffusione del virus COVID-19.
Il governo chiederà al Parlamento l’autorizzazione ad aumentare il saldo netto da finanziare di 7,5 miliardi sia in termini di competenza che di cassa; l’impatto sull’indebitamento netto è di 6,35 miliardi ovvero lo 0,3% del PIL.
Le misure saranno dettagliate la settimana prossima, e includono:
1) un incremento delle risorse destinate al sistema sanitario pubblico, al sistema della protezione civile e alle forze dell’ordine;
2) interventi di sostegno dei redditi, salvaguardia dell’occupazione e potenziamento degli ammortizzatori sociali;
3) misure specifiche per le aziende dei territori e dei settori produttivi interessati con particolare intensità dagli effetti dell’emergenza sanitaria;
4) interventi per fronteggiare gli effetti della crisi sulla liquidità delle imprese, anche attraverso la concessione di garanzie sui debiti delle stesse.
Il Governo si impegna a riprendere il percorso di convergenza verso l’Obiettivo di Medio Termine dall’anno prossimo, ribadendo gli obiettivi già previsti sul deficit nominale per il 2021 e 2022 (-1,8% e -1,4 %, rispettivamente).
Secondo il ministro Gualtieri, il decreto non esaurisce le iniziative del governo, che lavorerà sia per ulteriori misure di sostegno alla domanda interna (in particolare per accelerare lo sblocco degli investimenti già stanziati), sia per ottenere una risposta concertata e coordinata a livello europeo all’emergenza. Il pacchetto di stimolo deciso dal governo appare giustificato dalla clausola di flessibilità prevista nel Patto di Stabilità e Crescita per circostanze eccezionali, e non dovrebbe incontrare resistenze da parte della Commissione.
Inoltre, gli spazi di intervento sono resi possibili dall’andamento migliore del previsto dei saldi nel 2019, con effetti positivi anche sul tendenziale 2020.
Allo stato delle cose, nonostante i rischi al ribasso sulla crescita, il deficit 2020 potrà a nostro avviso essere contenuto nel range 2,4-2,5%.
Nella riunione del Consiglio dei Ministri, il governo ha anche disposto il rinvio sine die del referendum costituzionale, originariamente previsto per il 29 marzo.

STATI UNITI
I discorsi dalla Fed di ieri, come prevedibile, non sono di aiuto per valutare la probabilità di un nuovo intervento sui tassi alla riunione di marzo.
Williams (NY Fed) ha affermato che il taglio appena attuato offre “supporto significativo” all’economia, ma ha aggiunto che “il coronavirus pone rischi in evoluzione per l’economia USA (…) e lo scenario è in evoluzione e altamente incerto”.
Williams ha implicitamente aperto la porta a nuovi interventi, sottolineando che la Fed “nelle prossime settimane e nei prossimi mesi continuerà a monitorare da vicino gli sviluppi e le implicazioni per lo scenario economico” e userà i propri “strumenti e agirà come appropriato per sostenere l’economia”.
Kaplan (Dallas Fed) ha dichiarato il proprio sostegno al taglio dei tassi del 3 marzo giustificato dalla rapida evoluzione dei rischi, che era tale da portare a una “significativa rivalutazione dello scenario”. Riguardo a eventuali nuovi interventi, Kaplan è stato meno aperto di Williams e ha solo detto che non si sente di “fare supposizioni su quello che faremo alla riunione di marzo”, con una linea più simile a quella di Bullard che aveva detto di non voler mettere troppa attenzione sulla riunione di marzo.
Anche Warren si è ritirata dalla corsa alla nomination democratica, alla luce dei risultati deludenti di Super Tuesday. Warren ha detto che la sua candidatura era un tentativo di evitare il “bipolarismo”, evidente invece nell’esito del voto, fra una linea “progressiva” e una “moderata”. Prendendo atto del fatto che “evidentemente (si era) sbagliata”, Warren ha dichiarato che sta considerando se dare il proprio appoggio a Biden o a Sanders. Il suo elettorato appare diviso fra Biden e Sanders.
Il Senato ha approvato il disegno di legge di spesa per il Covid-19, che prevede uscite per 8,3 mld di dollari, suddivise fra ricerca, terapie, sostegno a stati ed enti locali, prestiti a piccole imprese, fondi allocati a organizzazioni estere e fondi per l’acquisto di dosi di eventuali futuri vaccini in modo da garantire una minimizzazione dei prezzi.
Il disegno di legge andrà ora alla firma del presidente e dovrebbe essere approvato a breve. I democratici hanno indicato che se necessario, in caso di diffusione ampia del virus, verranno approntate altre misure di sostegno. La California ha dichiarato lo stato di emergenza e nello stato di Washington sono state chiuse le scuole.
Secondo il vice segretario alla sanità USA, il tasso di mortalità del Covid-19 dovrebbe essere fra lo 0,1% e l’1%.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha ripreso a scendere toccando nuovi minimi e cancellando così completamente il rialzo messo a segno da inizio anno, penalizzato dall’ulteriore aumento delle attese di mercato di altri tagli dei tassi Fed e dalla conseguente discesa dei rendimenti USA sia a breve sia a lunga, dove questi ultimi (scadenza a dieci anni) hanno raggiunto i minimi storici.
L’incertezza da coronavirus resta il tema centrale e potrebbe far passare in secondo piano oggi l’employment report, dal quale comunque non si attendono indicazioni favorevoli al dollaro perché si prevede un rallentamento della dinamica occupazionale rispetto ai livelli molto forti del mese precedente. Dai discorsi Fed in calendario, così come è stato per quelli più recenti, difficilmente arriveranno indicazioni precise sulle prossime mosse – e loro timing – per contrastare gli effetti del coronavirus, pur venendo probabilmente mantenuto l’impegno ad agire ancora in caso di necessità. Il dollaro si appresta pertanto a chiudere anche questa settimana al ribasso.

EUR – L’euro è risalito andando a rivedere massimi abbandonati la scorsa estate al di sopra di 1,1290 EUR/USD, traendo beneficio dal generalizzato indebolimento del dollaro, attraverso l’ulteriore smantellamento dei carry trades. Tecnicamente, con lo sfondamento della resistenza chiave già più volte menzionata di 1,1170 EUR/USD si avrebbe l’uscita dal fronte ribassista, ma questo non significa che si riapra già il fronte rialzista in quanto eventuali rialzi fino a 1,1450 rientrerebbero comunque in un “normale ritracciamento” e non comprometterebbero la possibilità che il cambio torni a scendere successivamente. Prima fascia di resistenza dai livelli attuali a 1,1300-1,1350 EUR/USD.

GBP – La sterlina si è rafforzata ulteriormente da 1,28 a 1,29 GBP/USD traendo anch’essa beneficio dal calo del dollaro. Contro euro però si è indebolita, in area 0,86 EUR/GBP, per via della salita più ampia dell’EUR/USD, dinamica coerente in quanto sulla valuta britannica pesa in questa fase l’incertezza sui negoziati con l’UE.
Il primo round negoziale iniziato lunedì e chiusosi ieri ha infatti confermato la distanza delle posizioni di partenza tra le parti, a indicare che le trattative saranno tutt’altro che agevoli.
Dalla BoE intanto il governatore uscente Carney ha dichiarato ieri che la banca centrale adotterà tutte le misure necessarie per sostenere l’economia di fronte ai rischi da coronavirus, ribadendo il coordinamento con il Tesoro. La prossima riunione BoE si terrà il 26 marzo e il mercato sconta pienamente un taglio dei tassi in tale occasione.

JPY – Anche lo yen è tornato a rafforzarsi sul nuovo aumento della risk aversion da coronavirus risalendo verso i massimi estivi contro dollaro da 107 a 105 USD/JPY, meno contro euro, da 119 a 118 EUR/JPY, per via della contestuale salita dell’EUR/USD. Se il sentiment non migliora la valuta nipponica può salire ancora: resistenza chiave il massimo di agosto a 104,44 USD/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
– Il deficit della bilancia commerciale a gennaio è previsto in ampliamento, a -49,5 mld di dollari da -48,9 mld di dicembre, con l’aspettativa di aumento delle importazioni maggiore rispetto alla dinamica attesa dell’export. I dati non rifletteranno ancora gli effetti dell’epidemia di coronavirus in Cina, ma dovrebbero confermare la persistente debolezza dei flussi commerciali. La previsione è un contributo negativo delle esportazioni nette nel 1° trimestre intorno a -0,3pp.
– L’employment report di febbraio dovrebbe registrare un rallentamento della dinamica occupazionale dopo il sorprendente rialzo di gennaio. Gli occupati non agricoli sono previsti in aumento di 175 mila dopo 291 mila di gennaio.
Il settore manifatturiero dovrebbe registrare un modesto calo di occupati per il 3° mese consecutivo, causato dalle ricadute (per ora limitate) del blocco produttivo di Boeing e del coronavirus: le indagini di settore e il PMI Markit flash hanno evidenziato una dinamica circa stagnante degli occupati manifatturieri.
Le costruzioni dovrebbero segnare un rallentamento dopo due mesi di aumenti molto sostenuti spinti soprattutto dal clima più mite della media stagionale.
I servizi privati rappresentano il maggiore rischio per i dati, alla luce del crollo del PMI Markit dei servizi, entrato in territorio recessivo con la stima flash di febbraio e con un calo dell’indice occupazione a 50,7, sui minimi da aprile 2017, se si escludono i mesi fra agosto e novembre 2019 indirettamente influenzati dallo sciopero di GM. La previsione per i servizi privati è di rallentamento della dinamica occupazionale a 150 mila da 174 mila di gennaio, concentrata nei settori dell’ospitalità (che nell’ultimo anno ha creato 322 mila posti), nel commercio, già da tempo strutturalmente debole, e nei servizi alle imprese.
Nel settore pubblico, sta iniziando la stagione centrale per la raccolta dei dati del censimento 2020 da parte del Census Bureau, che programma di assumere circa 500 mila per le operazioni di raccolta ed elaborazione dei dati. Finora, il governo federale ha assunto 16 mila persone fra dicembre e gennaio. Sulla base dei dati del censimento 2010, la previsione è una variazione complessiva di 30 mila occupati federali a febbraio, in accelerazione successiva (in media +60 mila sia a marzo sia ad aprile) fino a un picco a maggio di circa +450 mila, seguita poi da riduzioni concentrate fra giugno e agosto.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe essere stabile a 3,6%, con un recupero dell’occupazione rilevata con l’indagine presso le famiglie compensato da un rallentamento della partecipazione. Un indicatore da seguire con maggiore attenzione nel 1° trimestre è quello delle ore lavorate, già debole da molti mesi soprattutto nel manifatturiero e probabilmente in ulteriore calo con il blocco produttivo di Boeing.
I salari orari dovrebbero aumentare di 0,3% m/m dopo 0,2% m/m a gennaio, anche sulla scia del rialzo del salario minimo in 20 stati. La variazione tendenziale tuttavia dovrebbe correggere, scendendo a 3% a/a e confermando che il picco della dinamica salariale è ormai alle spalle ed è stato toccato un anno fa (a 3,5% a/a). Nel complesso i dati dovrebbero essere in linea con un ridimensionamento della crescita occupazionale sul trend precedente fine 2019-inizio 2020.