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6 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il PMI servizi è salito a gennaio a 51,2 da 49,9 di dicembre: si tratta di un massimo dal giugno scorso.
L’indagine riporta un deciso miglioramento dell’attività e delle aspettative per i prossimi mesi.
I progressi di manifattura e servizi hanno riportato anche l’indicatore composito al di sopra del livello critico, a 51,2 da 49,6 di dicembre.
Le indicazioni sui prezzi confermano la presenza di pressioni inflattive ancora intense: rallenta la crescita dei prezzi degli input mentre resta stabile quella degli output, suggerendo che in questa fase il rallentamento dei prezzi nei servizi è più lento che nell’industria.

AREA EURO – A dicembre il PPI è cresciuto di 1,1% m/m dopo la flessione di -1% m/m del mese precedente.
La crescita annua ha rallentato dunque al 24,6% da un precedente 27%, un ritmo ancora sostenuto ma in progressiva frenata rispetto al record storico di 43,5% toccato lo scorso agosto.
Il picco dovrebbe essere ormai alle spalle e i recenti sviluppi sui mercati delle materie prime suggeriscono che i prezzi alla produzione dovrebbero tornare a calare su base congiunturale già a partire da gennaio.

GERMANIA – Questa mattina gli ordinativi industriali hanno mostrato un recupero di +3,2% m/m in dicembre dopo il -4,4% m/m di novembre (rivisto da -5,3% m/m); se escludiamo gli ordini su larga scala, il dato risulta in calo di -0,6% m/m.
Il rimbalzo nel mese è dovuto sia alle commesse domestiche (5,7% m/m) che, in minor misura, estere (1,2% m/m).
Gli ordini di beni di investimento sono invariati, mentre quelli di beni intermedi sono cresciuti del +9,7% m/m per via soprattutto dei materiali per produzione e distribuzione elettrica; di contro, sono scesi i beni di consumo (-3,3% m/m).
Inoltre, gli ordinativi su base annua restano in territorio negativo (-10,1%).
Il fatturato è calato di -1,7% m/m.

FRANCIA – Venerdì la produzione industriale è cresciuta a sorpresa per il secondo mese a dicembre (1,1% m/m da un precedente 2%).
L’output è stato sostenuto dalla produzione di energia, ancora sulla scia della fine degli scioperi nella raffinazione; nel solo settore manifatturiero il progresso è più limitato (0,3% m/m da 2,4% di novembre).
Il dato nasconde ampie differenze tra i settori produttivi: trainanti sono stati la farmaceutica e i trasporti (che beneficiano dei minori problemi di approvvigionamento), a fronte di ampie flessioni per i comparti alimentare, tessile, elettronico.
La produzione industriale è attesa tornare a calare nei prossimi mesi.

STATI UNITI
 – Gli occupati non agricoli a gennaio sono balzati di 517 mila, spinti dai servizi privati, con aumenti diffusi a tutti i settori, interrompendo il trend verso il basso dei mesi precedenti.
Il tasso di disoccupazione è sceso ancora, a 3,4% con il tasso di partecipazione stabile, correggendo per la revisione della popolazione.
I salari orari sono in rialzo di 0,3% m/m (4,4% a/a), confermando il trend di rallentamento visto nell’autunno.
I dati sono in netto contrasto con i segnali pre-recessivi delle indagini e dei dati di attività.
Il processo di disinflazione in atto per prezzi e salari per ora sta avvenendo senza costi in termini di occupazione, rendendo incerto il sentiero dei tassi.
– L’ISM dei servizi di gennaio ha sorpreso verso l’alto, risalendo a 55,2 da 49, di dicembre, con ordini e attività in territorio espansivo e occupazione a 50.
Le imprese riportano miglioramenti dal lato della logistica e della capacità, con segnali di trend generalmente positivi.
L’occupazione è invariata e riflette in alcuni casi ancora difficoltà a reperire manodopera e in altri riduzione di occupati.
In base alla relazione storica dell’indice con il PIL, i dati di gennaio sono coerenti con una crescita di 1,8% ann., dopo la contrazione registrata a dicembre.

 

COMMENTI:

BCE – Dalla BCE, il governatore belga Pierre Wunsch ha dichiarato che i mercati hanno interpretato male la comunicazione BCE di giovedì, perché la BCE non passerà da 50pb a zero, ma semmai da 50 a 25pb di rialzo.
Secondo Wunsch, che pure ha ammesso che gli sviluppi dipenderanno dai dati, se l’inflazione core si manterrà sul 5%, tassi al 3,5% sarebbero il minimo.
Toni un po’ più accomodanti nelle dichiarazioni del governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco: egli ha rimarcato il calo delle aspettative di inflazione, l’andamento migliore delle attese dei prezzi del gas naturale e l’assenza di segnali che indichino l’avvio di una spirale prezzi-salari.
Secondo Visco, la restrizione “può proseguire con la giusta cautela”, bilanciando il rischio di una restrizione troppo graduale con quello di un inasprimento eccessivo.

STATI UNITI – Il focus sarà sull’ampio flusso di discorsi dalla Fed, fra cui anche un intervento di Powell, che dovrebbero dare un aggiornamento dello scenario di politica monetaria dopo i dati del mercato del lavoro di gennaio.
In particolare, sarà importante vedere il peso relativo attribuito al rallentamento di inflazione e costo del lavoro rispetto ai segnali ancora sorprendentemente forti dei nonfarm payrolls.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, più che recuperando il calo post-FOMC venerdì sull’employment report che ha sorpreso in positivo (ampio aumento degli occupati e calo del tasso di disoccupazione contro attese rispettivamente di calo e di aumento).
La settimana entrante non propone dati di rilievo, ma vari discorsi Fed, utili per capire l’orientamento di policy alla luce dei dati sul mercato del lavoro.
Il dollaro potrebbe riuscire a stabilizzarsi anziché tornare a scendere rapidamente se la Fed, anche alla luce dei dati di venerdì, indicherà che non ha fretta di chiudere il ciclo di rialzi dei tassi.
Il nuovo test chiave sarà poi la settimana prossima con i dati di inflazione.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in calo tornando a 1,07 EUR/USD sui dati USA dopo essere salito fino a 1,10 EUR/USD post-FOMC.
Dai pochi dati dell’area in uscita in settimana si attendono indicazioni miste (negativi quelli di produzione industriale in Germania e Italia, in aumento l’inflazione tedesca), per cui in questi giorni il cambio potrà rispondere più agli input sul fronte USA muovendosi in range.
Affinché possa riprendere a salire appare necessario che torni ad essere più forte il disallineamento BCE-Fed, che negli ultimi giorni si è leggermente affievolito.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in calo sia contro dollaro da 1,24 a 1,20 GBP/USD sia contro euro da 0,87 a 0,89 EUR/GBP, ulteriormente penalizzata dall’employment report USA.
La settimana entrante proporrà qualche discorso BoE, da seguire per eventuali aperture sull’entità del prossimo rialzo di tassi (50 pb o 25 pb) e, venerdì, il PIL del 4° trimestre atteso in miglioramento dopo la contrazione del 3°.
Tuttavia, è possibile che il driver rimangano gli input sul fronte USA, per cui temporaneamente la sterlina potrebbe mantenersi ancora sulla difensiva, prima di tornare a risalire contro dollaro all’avvicinarsi della chiusura del ciclo di rialzi Fed.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana in calo contro dollaro sulla risalita dei rendimenti a lunga USA post-employment report, scendendo oggi fino a 132 USD/JPY dai massimi post-FOMC a 128 USD/JPY.
Se non vi saranno spunti in questi giorni che facciano nuovamente scendere i rendimenti SA, lo yen potrà mantenersi temporaneamente sulla difensiva.
Più laterale la dinamica contro euro prevalentemente tra 140 e 142 EUR/JPY, per via del calo dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Il focus sarà giovedì in Germania sulla stima di gennaio dei prezzi al consumo.
In calendario questa settimana anche i dati di produzione industriale di dicembre in Germania e Italia, che dovrebbero entrambi registrare una contrazione dell’output.
– Per quanto riguarda i dati odierni, le vendite al dettaglio nell’Eurozona dovrebbero essere tornare a calare in misura marcata a dicembre, stimiamo di -2,5% m/m (-2,7% a/a): il morale dei consumatori rimane al di sotto della media di lungo periodo, e i dati nazionali già pubblicati sulle vendite hanno registrato pesanti flessioni che lasciano un’eredità particolarmente negativa anche sul 1° trimestre del 2023.

STATI UNITI – Oggi negli non ci sono dati in uscita e l’agenda è quasi vuota durante la settimana, con informazioni non rilevanti per lo scenario.
Il deficit della bilancia commerciale di dicembre dovrebbe tornare ad ampliarsi e la fiducia dei consumatori a inizio febbraio dovrebbe registrare un modesto calo.