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06 Febbraio 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– Il dato finale del PMI servizi ha registrato una revisione a 52,5 della stima flash (52,2), ma l’indice resta più basso rispetto al dato di dicembre (52,8). Lo spaccato per Paesi mostra una più debole prestazione del settore dei servizi per Francia e Spagna, mentre le restanti nazioni coperte dall’indagine hanno segnato un miglioramento rispetto a dicembre. L’indice dei nuovi ordinativi è stabile a 52,1, e le imprese dei servizi si sono mostrate più positive sul futuro.
Il PMI composito per l’area euro è passato a 51,3, valore più alto della stima flash e del dato di dicembre, entrambi pari a 50,9.
Gli indici sono coerenti con una crescita dell’Eurozona di 0,3-0,4% t/t nel primo trimestre 2020. L’indagine non riflette ancora l’impatto dell’epidemia di 2019-nCoV in Cina: il blocco dei voli da e per il paese asiatico potrebbe riflettersi negativamente sul turismo e sul suo indotto, influendo negativamente sui PMI in febbraio e marzo.
– Le vendite al dettaglio sono calate a dicembre, di -1,6% m/m dopo il +0,8% m/m di novembre, sulla scia della flessione registrata in Germania (-3,3% m/m).
La tendenza annua è vista in rallentamento a 1,3% dal 2,3% di novembre. Il 4° trimestre si chiude con una stagnazione nelle vendite al dettaglio, dopo lo 0,5% t/t dei tre mesi precedenti.

STATI UNITI
 – La stima ADP degli occupati non agricoli privati registra una variazione di 291 mila posti, molto al di sopra delle attese (consenso Bloomberg: 158 mila), in rialzo rispetto a 202 mila del mese precedente. L’industria crea 54 mila posti, di cui 47 mila nelle costruzioni e 10 mila nel manifatturiero, mentre espelle 2 mila occupati. Come visto anche con i dati di attività, il settore delle costruzioni è stato sostenuto sia dal clima mite, sia dalla domanda di abitazioni sempre elevata.
La creazione di posti nel manifatturiero è più sorprendente, alla luce dei dati delle indagini non particolarmente forti per l’occupazione e del blocco produttivo di Boeing.
Nei servizi privati l’occupazione aumenta di 237 mila, con incrementi diffusi a tutti i settori e particolarmente marcati nell’ospitalità, in sanità e istruzione e in servizi alle imprese. I dati mettono rischi verso l’alto per le previsioni dei nuovi occupati di gennaio in pubblicazione con l’employment report.
– Il deficit della bilancia commerciale a dicembre si allarga a -48,9 mld di dollari, da -43,7 mld di novembre. L’allargamento del deficit è dovuto a un rialzo dell’export (0,8% m/m) insufficiente a controbilanciare l’incremento delle importazioni (+2,7% m/m).
In termini reali, il canale estero continua a essere un fattore positivo per la crescita del 4° trimestre, anche se i dati di dicembre dovrebbero portare una revisione verso il basso del contributo delle esportazioni nette.
Su base annua, il deficit commerciale si riduce per la prima volta in sei anni. Il deficit totale cala a 616,8 mld, con una flessione del disavanzo con la Cina (a 345,6 mld) dovuta a un calo delle importazioni del 16,2% a fronte di una correzione dell’export di 11,3%. A fine 2019, invece il deficit è in aumento per il terzo anno consecutivo con il Messico e l’UE. Nel 1° trimestre, l’impatto dell’epidemia di coronavirus in Cina potrebbe frenare le esportazioni verso gli USA, per via dei blocchi produttivi a inizio anno, con una ulteriore chiusura (transitoria) del deficit bilaterale USA-Cina e di quello complessivo.
– L’ISM non manifatturiero a gennaio aumenta a 55,5 da 55 di dicembre (consenso: 55,1) e sale sul massimo da agosto 2019. Ordini e attività sono in ripresa, a 56,2 e 60,9, rispettivamente, mentre l’occupazione, pur restando in territorio espansivo, corregge a 53,1 (minimo da settembre) da 54,8 di dicembre. L’indagine riporta crescita in 12 settori e rallentamento in sei e valutazioni moderatamente ottimistiche per l’attività. In base alla relazione storica fra l’indice composito e il PIL, i dati di gennaio indicherebbero una crescita di 2,4% t/t ann. Le informazioni delle indagini del manifatturiero e del non manifatturiero a gennaio per ora puntano a un’accelerazione della crescita nel 1° trimestre dal 2,1% t/t ann. di fine 2019, ma vanno lette con cautela dato che non incorporano i possibili effetti dell’epidemia di coronavirus e del blocco produttivo di Boeing.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Come atteso, il Senato ha votato per l’assoluzione di Trump nel processo di impeachment. Il voto è stato lungo linee di partito, con la sola eccezione di Romney che ha votato a favore della rimozione del presidente. Il processo di impeachment ha determinato un’ulteriore polarizzazione politica e ha spostato il partito repubblicano saldamente nelle mani di Trump, con conseguenze durature per il contesto politico americano, anche oltre le elezioni presidenziali di novembre.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è rafforzato ulteriormente, rivedendo massimi abbandonati due mesi fa, favorito inizialmente dalla notizia – poi smentita – della scoperta di una cura per il coronavirus, e poi dai dati – occupati ADP e ISM non manifatturiero – che sono risultati migliori delle attese. Domani sarà la volta dell’employment report, atteso positivo. A meno di delusioni dai dati il biglietto verde dovrebbe riuscire a consolidare, chiudendo la settimana al rialzo. A migliorare il sentiment generale di mercato ha contribuito oggi la notizia che la Cina ha annunciato il dimezzamento dei dazi su alcune importazioni dagli USA, per mitigare le ricadute economiche del coronavirus.

EUR – Simmetricamente l’euro ha corretto, scendendo nuovamente da 1,10 a 1,09 EUR/USD, sopraffatto dal generalizzato rafforzamento del dollaro. Non hanno pertanto aiutato i PMI, che pure sono stati rivisti al rialzo, a conferma di quanto ipotizzavamo ieri circa la minore reattività ai dati dell’area rispetto a quelli USA. Dalla produzione industriale francese e tedesca in uscita domani si attendono segnali di debolezza, il che dovrebbe mantenere l’euro sulla difensiva.

GBP – La sterlina si è rafforzata sia contro dollaro da 1,29 a 1,30 GBP/USD sia contro euro, rimanendo comunque in area 0,84 EUR/GBP, favorita dalla revisione al rialzo del PMI servizi. Successivamente però ha ritrattato contro dollaro, per via del generalizzato rafforzamento della valuta statunitense. Se l’employment report non deluderà potrebbe mantenersi ancora sulla difensiva. L’upside rimane in ogni caso contenuto a causa dei rischi verso il basso dovuti all’incertezza sui negoziati con l’UE.

JPY – Lo yen si è indebolito ancora, approfondendo il calo in area 109 USD/JPY contro dollaro, sulle notizie della scoperta di una cura per il coronavirus e sui dati USA. Contro euro è sceso da 120 a 121 EUR/JPY ma poi ha ritracciato chiudendo al rialzo, complice il calo dell’EUR/USD. Se l’employment report non deluderà la valuta nipponica dovrebbe restare sulla difensiva, ferma restando la reattività al flusso di notizie sul coronavirus.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – A dicembre, ci aspettiamo una crescita per i nuovi ordinativi all’industria manifatturiera di +1,0% m/m. L’aumento dovrebbe compensare in parte il calo (-1,3% m/m) di novembre, grazie anche alla ripresa degli ordini per le grandi commesse. L’indagine PMI, inoltre, ha indicato una evoluzione futura positiva degli ordinativi, rispetto alla più prudente indagine IFO.

STATI UNITI – La stima della crescita della produttività nel 4° trimestre dovrebbe riaccelerare, con una variazione attesa di 1,6% t/t ann., dopo -0,2% del trimestre estivo.