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06 Dicembre 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Anche la produzione industriale di ottobre, come già gli ordini, delude le aspettative (consenso: +0,1% m/m) e segna una contrazione di -1,7% m/m (-5,3% a/a), dopo -0,6% m/m a settembre. Nel manifatturiero la correzione dell’output prosegue, con un calo di -1,7% m/m, dopo -1,3% m/m di settembre. Per tipologia di beni, si registra un incremento dei beni intermedi (+1% m/m) e dei beni di consumo (+0,3% m/m), mentre i beni capitali sono in flessione di -4,4% m/m.
Anche le costruzioni sono deboli (-2,8% m/m). La produzione nelle utility, invece, è in rialzo di +2,3% m/m. Le prospettive del settore industriale sono marginalmente migliorate negli ultimi mesi, grazie all’allentamento delle tensioni sulle politiche commerciali, ma la situazione corrente, per quanto stabilizzata, appare ancora debole.

AREA EURO – Il dato finale sul tasso di crescita del PIL per il terzo trimestre segna uno 0,2% t/t e 1,2% a/a, in linea sia con la stima preliminare, che con il dato del secondo trimestre. L’espansione nel trimestre è dovuta alla domanda interna, con un aumento dei consumi privati (+0,5% t/t), della spesa pubblica (+0,4% t/t) e degli investimenti (+0,3% t/t). Rispetto al trimestre precedente, si nota una accelerazione dei consumi delle famiglie e viceversa un marcato rallentamento degli investimenti delle imprese. Il commercio estero ha dato un apporto negativo di un decimo, per via di un aumento dell’import più marcato di quello dell’export. Un freno al PIL della stessa entità è venuto dalle scorte. Tra i maggiori Paesi, una crescita congiunturale doppia rispetto alla media è stata registrata da Spagna, Belgio e Olanda (0,4% t/t), mentre è rimasta anemica l’espansione in Germania e Italia (0,1% t/t). Nel 4° trimestre, il PIL potrebbe essere sostenuto da una ripresa della domanda estera. Le indagini sono coerenti con un possibile rallentamento a 0,1% t/t, ma la dinamica del PIL è stata nella fase recente meno debole di quanto suggerito dagli indici anticipatori.

AREA EURO – L’occupazione è rallentata ulteriormente nel terzo trimestre, a 0,1% da 0,2% t/t su base congiunturale e a 0,9% da 1,2% in termini tendenziali (su base annua, si tratta di un minimo dal 2° trimestre 2015). Tra i principali Paesi, è stato il Belgio a registrare la crescita più elevata nel trimestre (0,4% t/t), mentre Germania, Italia e Spagna hanno fatto segnare un incremento di appena un decimo in linea con la media eurozona. Sospettiamo che la dinamica occupazionale possa rallentare ancora nei prossimi trimestri.

AREA EURO – Le vendite al dettaglio sono calate ancora a ottobre, di -0,6% m/m dopo che il dato precedente è stato rivisto al ribasso a -0,2% da +0,1% m/m della prima stima. Su base annua, le vendite hanno frenato a 1,4% da 2,7% precedente. Si segnala un ritmo tendenziale superiore alla media in Irlanda (3,5%) e Spagna (2,5%), mentre tassi di crescita negativi si registrano in Slovenia, Slovacchia e Lettonia.

STATI UNITI – Il deficit della bilancia commerciale a ottobre segna un’ampia riduzione, a -47,2 mld di dollari, da -51,1 mld di settembre, toccando il minimo da giugno 2018. Le esportazioni sono in calo di -0,2% m/m (dopo -0,9% m/m di settembre), ma le importazioni crollano per il secondo mese consecutivo, con una correzione di -1,7% m/m, dopo -1,6% m/m. Il saldo dei servizi è circa invariato a 20,8 mld, mentre quello dei beni segna un restringimento a -68 mld da -71,7 mld. Mentre ad agosto e settembre gran parte della riduzione delle importazioni era dovuta al petrolio, a ottobre tutto il calo dell’import è dovuto ai beni ex-petrolio. In parte questo calo è collegato agli effetti dello sciopero di GM (minori importazioni nel settore auto) e in parte alla riduzione delle scorte accumulate precedentemente in preparazione per i rialzi attesi dei dazi. È probabile che questi due fattori di freno dell’import siano transitori e che nel resto del trimestre si assista a una ripresa dei flussi. Dal lato dell’export, a ottobre si registra un aumento per il petrolio e un calo per gli altri beni. In termini reali, la correzione di importazioni ed esportazioni di beni è anche più ampia che in termini nominali e dà supporto alla previsione di un contributo positivo del canale estero alla crescita del 4° trimestre, nonostante le aspettative di recupero delle importazioni nella parte finale dell’autunno.

STATI UNITI – I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 30 novembre calano a 203 mila da 213 mila della settimana precedente, riportando verso il basso la media a 4 settimane. I dati sono rilevati nella settimana di Thanksgiving e possono essere influenzati da problemi di destagionalizzazione.

GIAPPONE – La spesa delle famiglie a ottobre è in calo di -5,1% m/m (consenso: -3,2% m/m), sulla scia degli effetti del rialzo dell’imposta sui consumi e di condizioni metereologiche avverse dovute a un tifone. La debolezza dei consumi è maggiore di quanto atteso e mette rischi verso il basso per la contrazione già prevista per il 4° trimestre. Il governo ieri ha annunciato un pacchetto fiscale supplementare molto più ampio di quanto inizialmente indicato, con misure previste per 13,2 tln di yen, mirato ad agire su tre fronti: sostegno alla spesa per affrontare catastrofi naturali, espansione del supporto controciclico per contenere il rallentamento della crescita, e interventi di lungo termine. Il primo ministro ha indicato che la spesa per il prossimo anno sarà finanziata da un budget supplementare di 4,3 tln di yen.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Secondo fonti cinesi, le trattative Usa-Cina proseguono, con la comunicazione fra i gruppi che conducono i negoziati. Il portavoce del ministero del commercio cinese ha ribadito che, in caso di raggiungimento di un accordo per la “fase uno”, ci dovrebbe essere anche una riduzione dei dazi. La comunicazione cinese segnala che l’approvazione di due disegni di legge critici della politica cinese (uno verso Hong Kong e l’altro verso le comunità della regione di Xinjiang) non ha per ora modificato l’atteggiamento del governo cinese verso i negoziati commerciali.
Mercoledì Trump aveva dichiarato che le trattative stavano andando “molto bene”, mentre il giorno prima aveva detto che non c’è una scadenza per un accordo, che potrebbe anche essere posposto a dopo le elezioni. Il tempo stringe per vedere qualche risultato prima dell’entrata in vigore del prossimo rialzo dei dazi annunciato dagli USA per il 15 dicembre.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è sceso ieri per il quinto giorno di fila, ancora sulla scia dei deboli dati USA dei giorni precedenti e del flusso di notizie contrastanti sui negoziati commerciali USA-Cina. Oggi importante sarà la pubblicazione dell’employment report, atteso positivo, con il numero di nuovi occupati previsto in aumento. Se i dati non deluderanno, il dollaro dovrebbe recuperare almeno parte del calo subìto in settimana. Il prossimo appuntamento chiave sarà il FOMC di mercoledì. Nel frattempo restano da monitorare gli sviluppi sul fronte USA-Cina, soprattutto in vista dei nuovi aumenti dei dazi USA su prodotti cinesi che dovrebbero entrare in vigore il 15 dicembre.

EUR – Come atteso, l’euro si è sostanzialmente stabilizzato entro il range del giorno precedente tra 1,10 e 1,11 EUR/USD approfittando della debolezza del dollaro, ma il test importante si avrà oggi con l’employment report USA: se non deluderà il cambio dovrebbe arretrare, erodendo almeno parte dei progressi degli ultimi giorni. Un’eventuale chiusura sotto 1,1070 EUR/USD confermerebbe il trend ribassista già in atto. Il prossimo appuntamento di rilievo per l’area euro sarà la riunione BCE di giovedì prossimo, ma nel frattempo anche per la moneta unica continueranno a rilevare gli sviluppi sul fronte USA-Cina, come riflesso della reazione del dollaro.

GBP – La sterlina ha aggiornato i massimi sia contro dollaro in area 1,31 GBP/USD sia contro euro in area 0,84 EUR/GBP, supportata dal consolidarsi delle attese di una vittoria (piena) dei Conservatori alle elezioni di giovedì prossimo. A meno di novità favorevoli dai sondaggi elettorali, la valuta britannica potrebbe temporaneamente fermarsi su questi livelli e, almeno per oggi, muoversi anch’essa di riflesso al dollaro in funzione dei dati USA sul mercato del lavoro.

JPY – In assenza di spunti nuovi lo yen si è stabilizzato contro dollaro entro il range del giorno precedente in area 108 USD/JPY, mentre è sceso leggermente contro euro – restando comunque a 120 EUR/JPY – per la maggior tenuta dell’EUR/USD. Se i dati USA di oggi non deluderanno dovrebbe indebolirsi, tornando a 109 USD/JPY e 121 EUR/JPY. Sviluppi USA-Cina da monitorare.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
– L’employment report di novembre dovrebbe essere positivo, con una ripresa della dinamica occupazionale, dopo la frenata dovuta allo sciopero dei lavoratori di GM. Le informazioni della stima ADP sono state più deboli delle attese e mettono qualche rischio verso il basso sulla previsione per i payroll.
Gli occupati non agricoli sono previsti in rialzo di 190 mila, dopo 128 mila del mese precedente, con il rientro di circa 45 mila lavoratori in sciopero fra metà settembre e fine ottobre.
Il settore privato dovrebbe creare 180 mila posti, con un rimbalzo nel manifatturiero dovuto alla fine dello sciopero (ma una variazione marginalmente negativa al netto dello sciopero, dopo un aumento netto a ottobre); nei servizi, la sanità e i servizi alle imprese dovrebbero registrare incrementi sempre sostenuti, fra 30 e 40 mila, mentre l’ospitalità dovrebbe vedere un rallentamento, dopo +61 mila a ottobre.
Nel settore pubblico gli occupati dovrebbero aumentare di 10 mila unità.
Il tasso di disoccupazione potrebbe tornare al 3,5% da 3,6% di ottobre, sulla scia di una possibile correzione del tasso di partecipazione, in aumento fino a 63,3% a ottobre da 62,8% di maggio. I salari orari sono previsti in rialzo di 0,3% m/m, dopo due mesi di variazioni al di sotto della media recente, con una riaccelerazione della dinamica annua a 3,1% a/a. I dati dovrebbero confermare, al netto degli effetti dello sciopero di GM, il graduale rallentamento della dinamica occupazionale in atto da inizio anno che dovrebbe portare i nuovi occupati verso una media mensile di circa 110 mila nel corso del 2020.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a dicembre (prel.) è prevista in marginale correzione a 96,5 da 96,8 di novembre, in linea con la modesta correzione registrata anche dagli altri indici di fiducia. Le condizioni correnti dovrebbero essere in flessione, a fronte di una tenuta delle aspettative.