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5 Settembre 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Venerdì i prezzi alla produzione hanno mostrato una brusca accelerazione a luglio, a 4% m/m da 1,3% di giugno, raggiugendo su base annua un nuovo massimo dal 1982 al 37,9%.

STATI UNITI – Venerdì, il rapporto sul mercato del lavoro di agosto ha dato un quadro sempre positivo, con una variazione dei nonfarm payrolls di 315 mila, dopo 526 mila di luglio, e di 308 mila nel settore privato, sostenuta in tutti i comparti sia dei beni sia dei servizi.
Le revisioni dei due mesi precedenti hanno ridotto complessivamente gli occupati di 107 mila, ma la media a tre mesi resta solida, a 378 mila.
La vera sorpresa è arrivata dal rialzo di 2 decimi del tasso di disoccupazione, a 3,7%, dovuto all’aumento della partecipazione dopo mesi di stagnazione o moderato calo.
Il tasso di partecipazione rimane comunque ancora 1 pp al di sotto del livello pre-pandemico e resta coerente con un persistente eccesso di domanda.
I salari orari sono cresciuti di 0,3% m/m (5,2% a/a), segnalando moderazione rispetto ai mesi precedenti.
Nel complesso, i dati di agosto danno informazioni incoraggianti per la Fed, con la dinamica occupazionale in rallentamento, l’offerta (almeno ad agosto) in ripresa e salari in moderazione.
Il quadro sottostante però è una crescita sempre forte degli occupati (315 mila nuovi occupati sono troppi per essere in equilibrio) e l’aumento di offerta di lavoro riguarda un solo mese, con la forza lavoro sempre ampiamente sotto il livello e il trend di febbraio 2020.
Non pensiamo quindi che il sollievo per i dati di agosto sia sufficiente perché la Fed possa rallentare il ritmo dei rialzi a settembre.

CINA – Il PMI dei servizi rilevato da Caixin Markit è sceso meno delle attese (Consenso Bloomberg: 54), portandosi da 55,5 in luglio a 55 in agosto, e segnalando un ritmo di espansione dell’attività ancora robusto, in linea con l’allentamento delle misure di contenimento della pandemia.
L’attività dei servizi è stata sostenuta da una espansione degli ordini, soprattutto domestici, nonostante il lieve rallentamento rispetto a luglio (la relativa componente è scesa da 53,8 in luglio a 53,6 in agosto), più marcato per gli ordini esteri.
Le imprese hanno continuato a ridurre gli occupati a un ritmo simile a luglio e, sul fronte dei costi, hanno segnalato un netto aumento dei prezzi degli input mentre i rincari dei prezzi degli output sono stati più contenuti.
Il PMI composito è sceso da 54 in luglio a 53 in agosto, registrando un minor ritmo di espansione dell’attività economica.
La ripresa dei servizi potrebbe essere più contenuta rispetto a quanto segnalato dal PMI (l’indagine è stata condotta tra il 12 e il 22 agosto), e appare destinata a rallentare a causa delle nuove misure di contenimento del Covid-19 messe in atto tra la fine di agosto e l’inizio di settembre in alcune grandi città (Tianjin e Shijiazhuang vicino a Pechino, e Dalian) e del lockdown di 4 giorni annunciato a Chengdu (capitale del Sichuan con circa 21 milioni di abitanti).

 

COMMENTI:

GERMANIA – La Germania ha annunciato che tasserà i profitti delle imprese che producono elettricità con fonti rinnovabili, carbone e nucleare, utilizzando il ricavato per finanziare un tetto al prezzo dell’elettricità pagato dalle famiglie (ma soltanto fino a un volume prefissato).
Inoltre, è stato annunciato un nuovo pacchetto di sostegno da 65 miliardi per proteggere consumatori e imprese dal rincaro dei prezzi energetici.
Sarà prorogata l’agevolazione tariffaria sul trasporto pubblico locale e regionale, sarà erogato un pagamento una tantum di €300 ai pensionati e di €200 agli studenti e gli assegni familiari saranno incrementati.
Gli aiuti alle imprese energivore saranno estesi fino a fine anno, e la sovrattassa sulle emissioni clima-alteranti sarà rinviata di un anno.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ulteriormente nel corso dell’ultimo mese, aggiornando nuovamente i massimi, su livelli abbandonati più di vent’anni fa (giugno 2002).
A favorirlo sono stati sia i dati domestici, compatibili con un altro rialzo dei tassi Fed di 75 pb alla prossima riunione (21 settembre), sia l’ulteriore generalizzato deterioramento del quadro di crescita-inflazione a livello globale (in particolare a causa dell’evoluzione sfavorevole dei prezzi del gas per effetto del conflitto russo-ucraino, ma anche per l’estensione delle misure di contenimento della pandemia in Cina).
Il dollaro dovrebbe quindi avere spazio di ulteriore rafforzamento nel breve termine.

EURSimmetricamente l’euro si è invece indebolito, aggiornando i minimi di luglio a 0,9950 EUR/USD per scendere, oggi, fino a 0,9875 EUR/USD, dopo che la Russia ha annunciato la non ripresa dei flussi di gas attraverso Nord Stream 1 (che era stato chiuso, fino a sabato, per manutenzione).
L’obiettivo ribassista a 0,98 EUR/USD che avevamo sull’orizzonte a 1m è dunque stato raggiunto.
Il driver dell’indebolimento del cambio è stata l’ulteriore ascesa, verso nuovi massimi, dei prezzi del gas, con i rinnovati rischi che comporta per l’area euro – verso l’alto, per lo scenario di inflazione, che la settimana scorsa ha sorpreso nuovamente al rialzo salendo a 9,1%, e verso il basso per le prospettive di crescita.
Nelle nuove previsioni di crescita (2,9% quest’anno e 0,5% il prossimo) – riviste al ribasso – ci aspettiamo infatti una frenata già nel 3° trimestre e una contrazione sia nel 4° che nel 1°.
Per contrastare l’inflazione la BCE non solo alzerà ancora i tassi da qui al 1° trimestre 2023, ma alla riunione di questa settimana (giovedì) potrebbe deliberare un rialzo più ampio, di 75 pb invece dei 50 pb di luglio.
Il ritmo più sostenuto dei rialzi BCE fornisce parziale supporto alla moneta unica, ma ad agosto si è interrotta la correlazione tra il cambio e i differenziali di rendimento a breve, avendo prevalso come driver il rialzo dei prezzi del gas, che, soprattutto in vista della stagione invernale, dovrebbe mantenere un ruolo chiave.
L’associato deterioramento del quadro di crescita/inflazione dell’area porta a ipotizzare nuova debolezza dell’euro.
Ne rivediamo pertanto al ribasso il profilo atteso a 0,97-0,95-1,02-1,07 sull’orizzonte 1m-3m-6m-12m dal precedente 0,98-1,03-1,05-1,10 EUR/USD.
Il recupero atteso al di là del breve riflette soprattutto il rischio di recessione USA l’anno prossimo e successiva svolta Fed (possibili tagli dei tassi).
I rischi dello scenario di previsione del cambio sono tendenzialmente verso il basso soprattutto nel breve, in vista della stagione fredda in funzione dell’evoluzione dei prezzi energetici.
Da monitorare intanto questa settimana, oltre alla riunione BCE, anche il Consiglio UE di venerdì, convocato per cercare soluzioni all’aumento dei prezzi dell’energia.

GBPLa sterlina si è deprezzata nel corso dell’ultimo mese, scendendo contro dollaro da 1,22 a 1,14 GBP/USD – dove ha aggiornato i minimi di luglio (1,17 GBP/USD) – e contro euro da 0,83 a 0,86 EUR/GBP.
Similmente all’euro, l’indebolimento è da attribuirsi all’ulteriore deterioramento del quadro di crescita e inflazione collegato alla sfavorevole evoluzione dei prezzi del gas e, in misura comunque inferiore, anche all’incertezza politica in attesa della successione di Boris Johnson (cui subentrerà da domani come nuova premier la Ministra degli Esteri Liz Truss, la cui vittoria è stata annunciata oggi).
La BoE prevede l’entrata in recessione già nel 4° trimestre – ipotesi avvalorata dai dati recenti (soprattutto dai PMI di agosto, più deboli del previsto) – mentre la salita dell’inflazione (arrivata al 10,1%) spingerà la BoE a proseguire sulla strada dei rialzi (attesi altri 50 pb di rialzo anche alla riunione del 15 settembre).
Rivediamo pertanto al ribasso anche il profilo atteso della sterlina contro dollaro a 1,12-1,10-1,18-1,24 GBP/USD sull’orizzonte 1m-3m-6m12m dal precedente 1,18-1,23-1,27-1,30 GBP/USD.
Il nuovo profilo atteso contro euro sullo stesso orizzonte passa a 0,87-0,86-0,86-0,86 EUR/GBP dal precedente 0,83-0,84-0,83-0,84 EUR/GBP.

JPYLo yen è tornato a indebolirsi contro dollaro nel corso dell’ultimo mese, portandosi da 131 a 140 USD/JPY, dove ha aggiornato i minimi di luglio (139 USD/JPY), ancora guidato dai differenziali di rendimento a lunga rispetto agli Stati Uniti che hanno visto risalire i rendimenti statunitensi.
Diversamente dall’EUR/USD, in questo caso i differenziali rimangono il driver principale del cambio USD/JPY.
In prospettiva di un sentiero di rialzi Fed un po’ più pronunciato e di una generalizzata maggior forza del dollaro anche nel suo ruolo di safe haven rivediamo parzialmente al ribasso il profilo atteso dello yen contro dollaro a 141-142-136-128 USD/JPY sull’orizzonte 1m-3m-6m-12m dal precedente 138-134-130-128 USD/JPY.
Il profilo atteso contro euro sul medesimo orizzonte passa a 137-135-139-137 EUR/JPY dal precedente 136-139- 137-141 EUR/JPY, complice anche la contestuale revisione verso il basso attuata sul cambio EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
  – In calendario oggi le stime finali degli indici PMI servizi di agosto; in Italia, la prima lettura dovrebbe riportare una contrazione a 48 da 48,4 di luglio.
– In settimana l’attenzione sarà sulla riunione della BCE di giovedì, che potrebbe decidere un rialzo dei tassi da 75pb, nonché sul Consiglio straordinario UE di venerdì, convocato per cercare soluzioni all’aumento dei prezzi dell’energia.
– Sul fronte dei dati congiunturali, verranno pubblicati i primi numeri sulla produzione industriale a luglio, che dovrebbero registrare una contrazione sia in Germania che in Francia.
– Nel complesso dell’Eurozona le vendite al dettaglio potrebbero mostrare un rimbalzo solo parziale a luglio dopo il calo di giugno, mentre la stima finale potrebbe riportare una contenuta revisione al rialzo della crescita del PIL nel 2° trimestre.

STATI UNITI – La settimana è povera di dati in uscita.
Oggi i mercati sono chiusi per la festività di Labor Day.
Le uniche informazioni in arrivo saranno l’ISM dei servizi di agosto, previsto in calo ma sempre in territorio espansivo, e la bilancia commerciale di luglio, che dovrebbe mostrare un’ampia chiusura del deficit.