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5 Ottobre 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Le stime finali dei dati di contabilità nazionale del 2° trimestre non hanno registrato revisioni confermando la contrazione di -0,4% t/t (+0,4% a/a).
Le rilevazioni sui conti trimestrali hanno evidenziato una flessione di -0,2% t/t (-1,7% a/a) del potere d’acquisto dei nuclei famigliari, il leggero incremento dei consumi (0,2% t/t) è stato quindi finanziato attraverso un calo del tasso di risparmio al 6,3% da 6,7% di inizio anno che rimane quindi al di sotto della media pre-Covid.
Nel 2° semestre la crescita del reddito disponibile potrebbe essere sostenuta dalla ripresa delle retribuzioni e dal taglio del cuneo contributivo ma i progressi in termini reali verranno limitati dalla crescita dei prezzi al consumo.
I dati sulle imprese hanno registrato un calo del valore aggiunto (-0,8% t/t) e del risultato lordo di gestione (5% t/t) che si riflette in una diminuzione della quota di profitto al 43,2% da un precedente 45,1%, comunque ancora al di sopra della media pre-pandemica.
Il tasso di investimento è rimasto invariato al 22,7%.
I conti delle amministrazioni pubbliche hanno infine riportato un indebitamento netto pari al -5,4% del PIL (-5,7% un anno prima, -11,3% a inizio 2023).
Rispetto al 2° trimestre del 2022 calano sia le entrate che le uscite in rapporto al PIL (rispettivamente a 47,1% da 48% e a 52,5% da 53,7%).
La pressione fiscale è rimasta invariata al 42% mentre il disavanzo primario si è ristretto a -0,8% del PIL da -1,1% nello stesso trimestre del 2022.

GERMANIA – Poco fa i dati sul commercio estero di agosto hanno mostrato un calo sia dell’export (-1,2% m/m), che, in minor misura, dell’import (-0,4% m/m).
Nel dettaglio, sono scese le esportazioni verso i Paesi UE (-1,5% m/m) ed extra UE (-0,9% m/m), mentre l’aumento delle importazioni dai Paesi comunitari (+1,9% m/m) è stato più che compensato dal forte calo di quelle extra UE (-3% m/m).
L’avanzo commerciale destagionalizzato è sceso a 16,6 miliardi dai 17,7 miliardi (rivisti da 15,9 miliardi) di luglio.

AREA EURO
– Ieri le prime stime di settembre hanno registrato un aumento del PMI servizi in Spagna a 50,5 da 49,3 che ritorna quindi al di sopra della soglia d’invarianza dopo l’inattesa flessione di agosto ma su livelli ben inferiori rispetto a quelli toccati nella prima metà dell’anno suggerendo come anche i servizi spagnoli (che tra le principali economie sono risultati i più dinamici) stanno perdendo spinta.
In Italia al contrario l’indice si è stabilizzato a 49,9 da un precedente 49,8.
L’indagine italiana riporta però un miglioramento delle aspettative e intenzioni di assunzione che tornano espansive dopo due mesi.
Le stime finali registrano infine revisioni al rialzo in Germania (50,3 da 49,8) e in Francia (44,4 da 43,9) portando l’indice relativo al complesso dell’Eurozona a 48,7 dal 48,4 preliminare, in rialzo rispetto al 47,9 di agosto ma su livelli ancora compatibili con una debole attività economica nel 3° trimestre.
– In Eurozona le vendite al dettaglio di agosto sono calate per il secondo mese e in misura superiore anche alle nostre attese già inferiori al consenso registrando la più ampia flessione dallo scorso dicembre: -1,2% m/m (-2,1% a/a) da -0,2% a luglio con diminuzioni diffuse a tutte le principali componenti di spesa.
Anche ipotizzando un rimbalzo a settembre le vendite dovrebbero diminuire di oltre -0,5% t/t nel 3° trimestre.
È possibile che i servizi e il rimbalzo delle immatricolazioni di auto possano attenuare i minori acquisti al dettaglio ma ci aspettiamo consumi privati poco più che stagnanti durante l’estate mentre le recenti rilevazioni sul morale dei nuclei famigliari suggeriscono la presenza di rischi al ribasso sulle nostre, già piuttosto caute, previsioni di ripresa a cavallo d’anno.
– Il PPI è cresciuto, in linea con le attese, di 0,6% m/m (-11,5% a/a), ad agosto.
Il primo incremento dei prezzi alla produzione nell’industria dopo sette mesi di calo è imputabile soprattutto al rincaro dell’energia mentre prosegue la tendenza di rallentamento per beni strumentali e di consumo, sostanzialmente stagnanti su base mensile.
Nel caso in cui la crescita dei costi energetici proseguisse anche nei mesi seguenti potrebbe contribuire a rallentare ma riteniamo che non metterà a rischio il processo di riassorbimento delle pressioni inflattive a monte delle filiere produttive.

STATI UNITI
– Ieri la stima finale del PMI servizi di settembre ha registrato una lieve correzione a 50,1, da 50,2 della stima preliminare e da 50,5 di agosto.
L’indice composito, grazie alla revisione al rialzo del manufatturiero, è salito di un decimo a 50,2, in linea con il dato dello scorso mese.
– L’ISM non manufatturiero di settembre ha eroso parte del rialzo di agosto, calando a 53,6 da 54,5, per via principalmente di un peggioramento degli ordini (51,8 da 57,5).
Le indicazioni dell’indagine rimangono complessivamente positive, con attività, consegne e ordini inevasi in salita e un’occupazione stabilmente su livelli espansivi.
I prezzi non manifestano ancora chiari segnali di rallentamento, rimanendo sui livelli di agosto.
In base all’evidenza storica, l’indice ISM dei servizi sarebbe coerente con un rallentamento del PIL annualizzato all’1,3% nel terzo trimestre.
– La stima ADP degli occupati non agricoli privati di settembre ha sorpreso al ribasso, con una variazione di 89 mila unità (un minimo da gennaio 2022) dopo le 180 mila di agosto (riviste al rialzo da 177 mila), sulla scia del rallentamento delle assunzioni da parte delle grandi imprese.
L’occupazione, seppur in attenuazione, è spinta dai servizi di ricreazione e ospitalità (92 mila) e dalle costruzioni (16 mila) mentre il manufatturiero (-12 mila) e i servizi professionali e aziendali (-32 mila) hanno registrato le correzioni più marcate nel mese.
Le rilevazioni sulle retribuzioni offrono ulteriori segnali di attenuazione delle pressioni salariali diffuse a jobstayers (dodicesimo calo consecutivo) e job-changers.
Dopo il picco di assunzioni registrato in estate, l’indicatore sta tornando sui livelli pre-pandemici, in linea con un moderato raffreddamento del mercato del lavoro.

 

COMMENTI:                                                                     

BCE – Il vicepresidente De Guindos ha detto che la BCE si aspetta il massimo impatto della restrizione monetaria nel 2023 sul PIL, nel 2024-25 sull’inflazione.
Per il resto, pur confermando che la BCE valuta positivamente gli sviluppi recenti sul fronte della trasmissione della politica monetaria e dell’inflazione, ha rimarcato che restano molte incertezze legate alla dinamica di salari, margini di profitto e prezzi energetici e che è necessario un mix coerente di politiche monetarie e fiscali, “con maggiori rischi per la stabilità dei prezzi se tali politiche tirano in direzioni opposte”.
Centeno (Portogallo) si è detto convinto che la fase di aumento dei tassi sia conclusa.
Oggi diversi esponenti di banche centrali europee interverranno alla conferenza BCE sulla politica monetaria.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto visibilmente ieri seguendo il calo dei rendimenti sui dati USA che hanno confermato segnali di debolezza, soprattutto gli occupati ADP ma anche, seppur meno, l’ISM non-manifatturiero.
A meno di sorprese verso l’alto dai dati, oggi dai sussidi di disoccupazione e poi dall’employment report, per oggi il dollaro potrebbe stabilizzarsi mantenendosi lievemente sulla difensiva.

EURL’euro è risalito da 1,04 a 1,05 EUR/USD ieri sul calo del dollaro ma già stamani ha di nuovo ceduto temporaneamente dopo i deboli dati di produzione industriale francese e spagnola.
Da seguire saranno i vari discorsi BCE in programma oggi, ma al momento dominano i driver USA, per cui eventuali sorprese verso l’alto dall’employment report domani riporterebbero l’euro verso i minimi degli ultimi giorni.

GBPLa sterlina è risalita ieri da 1,20 a 1,21 GBP/USD sul calo del dollaro ma sta già perdendo slancio oggi a conferma del ruolo chiave dei driver USA in questi giorni, per cui se domani l’employment report dovesse offrire sorprese verso l‘alto la sterlina tornerebbe a scendere.
Contro euro infatti si sta stabilizzando in area 0,86 EUR/GBP.

JPY – Dopo il calo fino alla soglia critica di 150 USD/JPY di due giorni fa lo yen si sta stabilizzando tra 148 e 149 USD/JPY, sorretto anche dagli interventi verbali delle autorità giapponesi, ma i rischi di nuovo calo verso/oltre 150 USD/JPY in caso di sorprese verso l’alto dai dai USA in particolare dall’employment report di domani rimangono.
E a quel punto aumenterebbe anche il rischio di un intervento valutario, soprattutto se andasse consolidandosi l’idea che la Fed può alzare ancora i tassi entro dicembre.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi i primi dati di produzione industriale di agosto dovrebbero registrare una flessione dell’output sia in Francia (-0,6 %m/m, -0,5% a/a) che in Spagna (-0,6% m/m, -2,5% a/a).
In entrambi i paesi ci aspettiamo che sarà soprattutto il settore auto a pesare maggiormente sulla produzione ma le indagini congiunturali restano compatibili con una debole domanda anche negli altri comparti che contribuirà a frenare la manifattura nei prossimi mesi.
Nel 3° trimestre vediamo un’industria in media stagnante in Francia e in contrazione di circa -0,5% t/t in Spagna.

STATI UNITI – Oggi negli il deficit della bilancia commerciale di agosto dovrebbe rimanere sostanzialmente invariato, a -65,1 mld da -65 mld di luglio.
Nel 2° trimestre il contributo al PIL da parte del canale estero è stato marginale; l’apporto dovrebbe rimanere contenuto anche nel trimestre in corso, con un rimbalzo sia delle esportazioni che delle importazioni.