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5 Ottobre 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Poco fa i dati destagionalizzati e corretti per gli effetti del calendario sul commercio internazionale di agosto hanno evidenziato una crescita sia delle esportazioni (+1,6% m/m) che, in maggior misura, delle importazioni (+3,4% m/m).
L’avanzo commerciale è risultato pari a 1,2 mld (in termini destagionalizzati) in agosto, da 3,4 mld di luglio.

AREA EURO
 – Ieri il PPI di agosto è cresciuto del 5% m/m da un precedente 4%, guidato dal rincaro dell’energia elettrica.
L’inflazione dei prezzi alla produzione ha quindi toccato un nuovo record storico al 43,3% a/a dal 38% di luglio.
Anche i prezzi non energetici hanno registrato una crescita ma la tendenza sembra essere quella di un rallentamento rispetto ai ritmi registrati nella prima metà dell’anno, sull’onda dell’attenuazione delle strozzature all’offerta e di una domanda in frenata: al netto dell’energia il PPI ha frenato a 14,5% a/a da un precedente 15,1%.
Nei prossimi mesi le dinamiche energetiche continueranno ad esercitare significative pressioni al rialzo sui prezzi a monte delle filiere produttive.
– I dati BCE di agosto sul costo del credito hanno evidenziato un incremento dei tassi d’interesse applicati ai prestiti alle imprese (1,86% da 1,78% a luglio) e ai mutui (2,26% da 2,15%), entrambi sui massimi dal 2015 ed in deciso aumento rispetto ai minimi toccati lo scorso anno (rispettivamente a 1,36% e 1,30%).
Il sentiero restrittivo intrapreso dalla BCE implica ulteriori aumenti dei tassi sui prestiti anche nei prossimi mesi.

STATI UNITI – Ieri, i dati della Jobs and Labor Turnover Survey di agosto hanno mostrato un’ampia correzione delle posizioni aperte a 10,1 mln da 11,2 mln, con contrazioni relativamente marcate nei servizi sanitari e nel commercio al dettaglio.
Il rapporto posizioni aperte/disoccupati è sceso a 1,7 da 2 di luglio, con un segnale di possibile riduzione dell’eccesso di domanda, pur restando ancora lontano dai livelli pre-pandemici, intorno a 1,1.
Le posizioni aperte sono considerate dalla Fed la principale misura delle pressioni sul mercato del lavoro.
Le assunzioni e le dimissioni sono rimaste pressoché invariate.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Il ministro delle finanze della Germania ha aperto alla proposta di istituire una centrale di acquisti europea per il gas, dopo aver per lungo tempo opposto l’idea.
Euractiv riferisce di una bozza di conclusioni del summit UE di venerdì che propone di mettere in comune la domanda attraverso una EU Energy Platform.
Inoltre, ieri l’Ecofin ha raggiunto un accordo che prevede di raccogliere 20 miliardi di euro necessari per finanziare il piano di transizione tramite la riallocazione del fondo per l’innovazione (15 mld di euro) e l’anticipo di aste dei permessi di emissione (5 mld di euro).

STATI UNITI – Dalla Fed, Jefferson (Board) ha detto che il ritorno dell’inflazione verso il 2% richiederà tempo e potrà avvenire solo con una riduzione della crescita e una minore domanda di lavoro.
Jefferson ha sottolineato che, nonostante alcuni segnali incoraggianti dalle materie prime, le persistenti pressioni su alimentari e abitazioni potrebbero influenzare le aspettative, soprattutto in un contesto di continuo eccesso di domanda di lavoro.

AUSTRALIA – La Reserve Bank of Australia ha alzato il cash rate di 25pb, a 2,6%, contro aspettative per un rialzo di 50pb, segnalando preoccupazione per il rallentamento della crescita globale e per l’aspettativa di riduzione della spesa delle famiglie in fasi di condizioni finanziarie restrittive.

NUOVA ZELANDA – Anche la Reserve Bank of New Zealand ha alzato i tassi, di 50 punti base a 3,5% (un massimo da sette anni): la mossa è stata in linea con le attese, ma la RBNZ ha detto di aver considerato un incremento da 75 punti.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ancora, e ampiamente, ieri indebolito dalla dinamica dei rendimenti, in calo, per quanto modesto, e della risk aversion, anch’essa in fase di rientro.
Il rallentamento nel ritmo dei rialzi attuato ieri dalla RBA aveva contribuito ad alimentare qualche aspettativa che anche la Fed potesse essere in procinto di decelerare sul sentiero dei tassi, ma dai discorsi Fed non emergono segnali in tal senso e oggi il dollaro sta già risalendo, anche in seguito al rialzo dei tassi attuato dalla RBNZ, che diversamente dalla RBA non intende per ora rallentare il ritmo.
Il dollaro dovrebbe quindi prossimamente recuperare almeno parte del calo dell’ultima settimana, ma se qualche altro dato, dopo l’ISM di lunedì, dovesse deludere, il recupero sarebbe più lento.
Un test importante si avrà già oggi con l’ISM non-manifatturiero e gli occupati ADP e poi venerdì con l’employment report.

EURL’euro ha proseguito il recupero ieri da 0,98 a 0,99 EUR/USD portandosi a un soffio dalla parità, ma non su fattori di forza propria, quanto di riflesso al generalizzato indebolimento del dollaro.
Non ha tratto infatti beneficio stamani dal dato di produzione industriale francese che pure ha sorpreso favorevolmente: sul dato è partita una correzione.
In attesa di dati negativi dall’area euro (produzione tedesca venerdì) l’euro resta esposto a nuova debolezza, a meno che nel frattempo non giungano nuove delusioni dai dati USA, che amplierebbero il recupero.
Questo sarebbe tuttavia transitorio.
Anche tecnicamente il fronte ribassista resta intatto fino a 1,01-1,02 EUR/USD.

GBPLa sterlina si è rafforzata ulteriormente ieri contro dollaro da 1,12 a 1,14 GBP/USD, sia sul nuovo annuncio di Kwarteng (pubblicazione anticipata del Medium Term Fiscal Plan) sia sulla generale debolezza del dollaro.
Ora però che ha recuperato il crollo provocato dal mini-budget del 23 settembre, fino a che non vi saranno chiarimenti sulle nuove misure fiscali, la valuta britannica torna ad essere esposta a nuova debolezza. Questa mattina infatti è di nuovo in arretramento mentre contro euro si è indebolita già ieri da 0,86 a 0,87 EUR/GBP.

JPY – Lo yen si è leggermente rafforzato sul dollaro tra ieri e oggi da 144 a 143 USD/JPY sulla non risalita dei rendimenti a lunga USA, ma oggi sta già tornando a scendere sul loro recupero odierno e nel breve le pressioni ribassiste sulla valuta nipponica dovrebbero permanere, ma il downside dovrebbe essere limitato anche per via della prospettiva che le autorità intervengano di nuovo sul cambio.
Contro euro invece lo yen si è indebolito visibilmente da 141 a 144 EUR/JPY, per via del rafforzamento dell’EUR/USD.

NZDIl dollaro neozelandese si è rafforzato questa notte sull’annuncio della RBNZ che ha alzato di nuovo i tassi di 50 pb, come da attese, portandoli a 3,50%.
Diversamente dalla RBA ha infatti preferito mantenere un ritmo robusto di rialzi per via dell’ulteriore peggioramento del quadro

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Oggi la produzione industriale potrebbe calare per il secondo mese ad agosto, stimiamo di -0,3% m/m da un precedente -1,6% lasciando l’output in rotta per una contrazione nel 3° trimestre.

AREA EURO – Le seconde letture degli indici PMI servizi di settembre non dovrebbero riportare significative revisioni.
Su base nazionale le stime flash hanno registrato un peggioramento del ritmo di contrazione in Germania, a fronte di una moderata riaccelerazione in Francia.

ITALIA – L’indice di fiducia Istat di settembre è calato di oltre sette punti: il PMI servizi potrebbe quindi tornare al di sotto della soglia critica scendendo ad almeno 49,5 da 50,5 di agosto.

STATI UNITI
 – Oggi l’ISM dei servizi di settembre dovrebbe correggere a 56,3 da 56,9 di agosto, con indicazioni di rallentamento della crescita e di riduzione delle pressioni sui prezzi.
– La bilancia commerciale di agosto dovrebbe registrare un deficit di -67,6 mld, segnalando un probabile contributo positive del canale estero alla crescita del 3° trimestre.
– La stima ADP dei nuovi occupati non agricoli privati di settembre è vista dal consenso a 200 mila, dopo 132 mila di agosto.