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05 Ottobre 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA
 – Istat ha pubblicato le serie di contabilità nazionale coerenti con la revisione annunciata il 22 settembre per gli anni 2018 e 2019.
La variazione del PIL nel 2° trimestre 2020 è ora stimata a -13% t/t e -18% a/a, con una revisione al ribasso di due decimi rispetto ai dati precedentemente comunicati.
– Nel 2° trimestre, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è calato di ben -5,8% t/t in termini nominali (di -5,6% t/t in termini reali).
Nello stesso periodo, la spesa per consumi è diminuita di -11,5% t/t (a prezzi correnti), dunque il tasso di risparmio è salito a 18,6% (da 13,3% precedente).
Nello stesso periodo, la quota di profitto delle società non finanziarie è diminuita di ben due punti percentuali a 39%; il tasso di investimento delle aziende è viceversa salito di un punto, a 22,1%. L’andamento del reddito nel trimestre è risultato in linea con le nostre attese; stimiamo una contrazione del reddito delle famiglie del 5% (sia in termini reali che nominali) nel 2020, che sarà recuperata solo in parte l’anno prossimo (+2,2% il reddito nominale, +1,9% il potere d’acquisto).
L’aumento del tasso di risparmio è una delle eredità dello shock COVID-19: vediamo una salita a 13,2% nel 2020 (da 8,1% nel 2019), e la discesa successiva lascerà la propensione al risparmio su livelli superiori a quelli pre-shock (stimiamo un 9% nel 2021).
I dati sulla PA hanno mostrato un atteso peggioramento dei saldi di finanza pubblica, ma non tale da prefigurare un andamento peggiore rispetto alle stime che il governo si appresta a inserire nella NADEF (migliorative rispetto a quanto atteso un paio di mesi fa).
Il disavanzo nel 2° trimestre è risultato pari a -10,3% (era zero nello stesso periodo del 2019). La ragione, come a inizio anno, sta nell’aumento delle spese (dovuto soprattutto alle prestazioni sociali in denaro), cresciute al 60,8% del PIL (dal 47,6% di un anno prima); le entrate sono anch’esse aumentate a sorpresa (soprattutto imposte dirette e altre entrate correnti), al 50,6% del PIL dal 47,6% di un anno prima (anche la pressione fiscale è salita, di quasi due punti, a 43,2%).
Il saldo corrente si attesta a -6,3%, il saldo primario a -5,9% (in miglioramento rispetto ai tre mesi precedenti).

AREA EURO – La stima flash di settembre indica una nuova discesa dell’inflazione a -0,3% a/a (da -0,2% a/a di agosto), sulla scia della persistente debolezza della domanda e di un ulteriore, sia pur parziale, trasferimento a valle del taglio IVA in Germania.
L’indice core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia) ha segnato un rallentamento più forte rispetto alle attese, dallo 0,6% precedente allo 0,4% a/a.
Sul mese, l’indice generale ha visto un lieve aumento del +0,1% m/m (dopo il -0,4% m/m di agosto); crescono i listini alimentari (+0,5% m/m e +3,1% a/a), mentre i prezzi dell’energia registrano un nuovo calo (-0,4% m/m e -8,2% a/a, in linea con le aspettative).
L’inflazione dovrebbe mantenersi in territorio negativo per diversi mesi.

STATI UNITI – L’employment report di settembre sorprende con un rallentamento più rapido di quanto atteso del trend occupazionale, ma anche con un calo più massiccio del previsto per il tasso di disoccupazione. L’occupazione non agricola aumenta di 661 mila e il tasso di disoccupazione cala a 7,9% (da 8,4%) rimane al di sotto del livello di febbraio, indicando che il mercato del lavoro resterà ancora a lungo in fase di eccesso di offerta, probabilmente fino al 2022.
Tutte le informazioni disponibili sono in linea con la previsione di ulteriore miglioramento del mercato del lavoro nei prossimi mesi. I sussidi esistenti si mantengono su un trend discendente, in linea con una continua creazione di nuovi posti di lavoro, però a ritmi calanti. Le indagini di settore mostrano segnali espansivi per l’occupazione sia nel manifatturiero sia nei servizi.
La ripresa costante, anche se graduale, dell’attività nei comparti della ricreazione, del tempo libero, della sanità e dell’istruzione si riflette nei dati occupazionali.
Tuttavia, in assenza di un controllo dei contagi, il livello di occupazione nei settori aggregativi resterà al di sotto dei livelli pre-pandemia per un periodo prolungato, allontanando il momento in cui l’economia tornerà al pieno impiego.
• Gli occupati non agricoli sono in aumento di 661 mila, dopo 1,489 mln di luglio, con un contributo negativo del settore pubblico. Gli occupati rilevati con l’indagine presso le imprese sono inferiori di 10,7 mln rispetto a febbraio. La variazione dei posti di lavoro è di 877 mila nel settore privato, con +784 mila nei servizi e 66 mila nel manifatturiero; nell’estrattivo (1000) e nelle costruzioni (+26 mila) le variazioni sono più contenute.
Per l’industria, sono confermate le indicazioni delle indagini e dei dati di settore che puntano ad attività in crescita nel manifatturiero e nelle costruzioni anche in autunno.
All’interno dei servizi privati, gli aumenti sono concentrati nei settori colpiti inizialmente dalla pandemia: tempo libero e ospitalità (318 mila), commercio al dettaglio (142 mila), sanità (108 mila) e servizi alle imprese (89 mila). Il settore pubblico registra un calo di 216 mila, dovuto sia alla graduale riduzione degli occupati assunti per il censimento 2020, sia a correzioni attuate da stati ed enti locali nel settore dell’istruzione.
• Gli occupati rilevati con l’indagine presso le famiglie sono in rialzo di 275 mila, con una normalizzazione dopo l’incremento di 3,756 mln rilevato ad agosto.
La forza lavoro cala (-695 mila), portando il tasso di partecipazione a 61,4%, da 61,7% di agosto (inferiore di 2 pp rispetto a 63,4% di febbraio).
Le informazioni raccolte nella fase della pandemia rilevano che il 22,7% degli occupati ha lavorato da casa, anche solo occasionalmente nell’ultimo mese, in calo rispetto a 26,4% ad agosto.
Inoltre, 19,4 mln di persone non hanno lavorato o hanno lavorato a orario ridotto per via della pandemia (per chiusura o riduzione di attività del datore di lavoro), in calo da 24,2 mln ad agosto.
• Il tasso di disoccupazione segna un nuovo ampio calo a 7,9% (da 8,4% di agosto), grazie anche a un calo della partecipazione. I disoccupati si riducono di 1 mln, a 12,6 mln e restano 6,8 mln al di sopra del livello di febbraio.
Gli individui che si definiscono “disoccupati temporanei” scendono a 4,6 mln (in calo di -1,5 mln da agosto, ma al di sopra di 3,8ml rispetto al livello di febbraio). La percentuale dei disoccupati temporanei sul totale dei disoccupati continua a calare, e tocca il 36,7% (da 45,5% di agosto).
• Gli occupati part-time per motivi economici sono in calo di 1,3 mln, a 6,3 mln.
La disoccupazione allargata (che include sia individui senza lavoro e sia individui solo parzialmente legati alla forza lavoro, U-6) cala da 14,2% a 12,8% (6,7% a dicembre 2019), segnalando ancora un livello molto elevato di risorse inutilizzate.
• Le ore lavorate nel settore privato, con un incremento di 1,1% m/m (+0,8% m/m nel manifatturiero), supportano la previsione di un aumento solido della produzione industriale nel mese di settembre.
La ripresa dei salari orari (0,4% m/m) riflette una normalizzazione della composizione degli occupati e la fine dei tagli salariali attuati in alcuni settori nel pieno dell’emergenza della pandemia.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il Consiglio dei Ministri è atteso dare il via libera definitivo alla Nota di Aggiornamento al DEF. Secondo indiscrezioni, il rapporto deficit/PIL nel 2020 si fermerebbe a 10,8%, più basso dell’11,9% indicato in agosto, e scenderebbe al 7% programmatico nel 2021, al 4,7% nel 2022 e al 3% nel 2023.
Il rapporto debito/PIL dovrebbe essere stimato al 158% quest’anno e in discesa negli anni successivi. L’espansione fiscale risultante dalla manovra sarebbe pari all’1,3% del PIL.
Secondo il Ministro dell’Economia Gualtieri, l’insieme delle misure di sostegno dovrebbe arrivare a 40 miliardi, di cui 22 finanziati in deficit e il resto con le risorse dal Recovery Plan; gli interventi dovrebbero essere mirati soprattutto a un rilancio degli investimenti sia pubblici che privati.

COVID-19 – In Europa, ben 11 paesi hanno superato le soglie di allarme per i tre indicatori monitorati dall’ECDC (elevata incidenza o elevata crescita nella popolazione in generale, elevata incidenza o elevata crescita fra gli anziani, tasso di positività ai test >3%): Austria, Belgio, Croazia, Francia, Spagna, Cechia, Ungheria, Olanda, Portogallo, Romania, Slovenia.
Pochi (Italia, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Norvegia) non presentano una dinamica o un livello di casi sopra la soglia di allarme.
In Spagna, la dinamica sta rallentando, ma incidenza (319 casi per 100mila abitanti) e mortalità incrementale (3,4/100mila abitanti) restano molto elevati, anche per la saturazione dei reparti di terapia intensiva in alcune zone del paese, come Madrid. Nuove misure restrittive annunciate venerdì hanno ridotto la mobilità a Madrid e 9 comuni popolosi della regione, oltre a limitare la capacità di hotel ed esercizi commerciali al 50%.
In Francia, il governo ha annunciato misure restrittive per la zona di Parigi: chiusura di bar e caffè, norme di sicurezza più stringenti per i ristoranti, riduzione del numero massimo di studenti che possono frequentare le lezioni in presenza. Le misure decorrono da martedì e saranno applicate per almeno 2 settimane.

STATI UNITI –  I sondaggi nazionali pubblicati il 4/10, dopo il dibattito presidenziale, mostrano un aumento di vantaggio a favore di Biden. La media calcolata da Real clear politics sull’ultimo mese rileva un vantaggio per Biden di 7,8 punti. Tuttavia, i sondaggi nazionali pubblicati il 4/10 danno un quadro più netto: Yahoo/Gov, +8, NBC/WSJ +14, Ipsos/Reuters +10.
Anche a livello statale in due stati chiave, Pennsylvania e Wisconsin, dopo il dibattito si è allargata la distanza fra i due candidati, con un margine di 7 e 5 punti, rispettivamente, per Biden.
Le previsioni per i risultati elettorali sono diventate ancora più incerte, per via delle condizioni di salute di Trump e delle difficoltà organizzative della sua campagna.
Tuttavia, al momento sia a livello nazionale, sia a livello statale, i sondaggi danno indicazioni più favorevoli a uno scenario centrale di vittoria di Biden.
Un Congresso tutto democratico non è al momento lo scenario centrale, ma ha una probabilità in rialzo rispetto a qualche settimana fa.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo ma è leggermente salito nella giornata di venerdì nel suo ruolo di safe haven sulla notizia che Trump ha contratto il coronavirus.
Il sentiment di mercato in merito, nel conto alla rovescia per le presidenziali del 3 novembre, potrà avere ancora un effetto significativo sul biglietto verde nei prossimi giorni.
Al di là di questo la settimana entrante propone pochi dati di rilievo (a parte oggi l’ISM non-manifatturiero atteso in lieve calo ma nel complesso positivo e i sussidi di disoccupazione giovedì).
Mercoledì verranno pubblicati i verbali dell’ultimo FOMC, che probabilmente non saranno chiarificatori, rilevando dispersione di opinioni sia sullo scenario e sui rischi sia sulla nuova forward guidance.
Emergerà chiara invece la conferma della coesione a mantenere a lungo una politica monetaria espansiva per favorire la ripresa post-pandemia.
Il tema dell’incertezza (sulle elezioni in primis dopo la notizia su Trump) sarà probabilmente al centro delle dinamiche di mercato di questi giorni, il che potrebbe agire a favore del dollaro, ma il nuovo contesto potrebbe anche alimentare nuova volatilità.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in lieve rafforzamento, da minimi in area 1,16 a massimi in area 1,17 EUR/USD, ma ha corretto nella giornata di venerdì sul rafforzamento generalizzato del dollaro toccando di nuovo un minimo in area 1,16 EUR/USD.
La settimana entrante vedrà la pubblicazione dei dati di produzione industriale dei principali Paesi dell’area, attesi ancora in ripresa ma a ritmi più modesti rispetto ai mesi precedenti.
I driver principali del cambio tuttavia resteranno probabilmente i temi USA e il sentiment di mercato (evoluzione della risk aversion). Il cambio dovrebbe tendenzialmente mantenersi in range.
L’upside appare contenuto alla luce della cautela sullo scenario dell’area in ragion degli sviluppi della pandemia. Livello chiave da monitorare 1,1710 EUR/USD: uno sfondamento verso il basso potrebbe agevolare un movimento correttivo in area 1,15 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro da 1,27 a 1,29 GBP/USD mantenendosi più stabile contro euro nel range 0,90-0,91 EUR/GBP.
Il round di negoziati post-Brexit con l’UE si è chiuso anche questa volta senza progressi sui temi chiave(“level playing field”, diritti di pesca e ruolo della Corte di Giustizia Europea) ma il mood sembra moderatamente positivo circa la possibilità di trovare un accordo.
Sabato Boris Johnson e la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen hanno congiuntamente garantito il proprio impegno diretto per promuovere il raggiungimento di un accordo annunciando un’ulteriore intensificazione delle trattative, che proseguiranno infatti anche questa settimana.
Il vertice UE del 15-16 ottobre rappresenta la scadenza chiave per la formalizzazione di un accordo, anche se il capo-negoziatore UE Barnier ha proposto di fare riferimento a fine ottobre come termine ultimo, data la complessità dei temi da affrontare. Le notizie su questo fronte resteranno il driver principale della sterlina.
Sul fronte dati usciranno oggi il PMI finale dei servizi (attesa marginale revisione al ribasso) e venerdì la produzione industriale (attesa ancora in ripresa ma a ritmi più contenuti rispetto al mese precedente).
Eventuali delusioni potrebbero penalizzare la valuta britannica, ma l’effetto potrebbe essere modesto restando l’accordo post-Bexit il tema chiave.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata pressoché stabile contro dollaro in area 105 USD/JPY, salvo un moderato rafforzamento con incursione in area 104 USD/JPY (104,92) venerdì sulla notizia di Trump. Contro euro si è indebolito da 122 a 124 EUR/JPY, chiudendo però in rafforzamento nella giornata di venerdì per via dell’aumento della risk aversion.
L’evoluzione del sentiment di mercato resterà il driver principale di questi giorni, agendo a favore dello yen se l’avversione al rischio non si dissolverà. Tuttavia la dinamica contro dollaro potrebbe mantenersi limitata data la correlazione positiva del biglietto verde con la risk aversion soprattutto nel contesto attuale.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Le vendite al dettaglio di agosto sono attese in aumento, dell’ordine di +2,3% m/m, dopo il -1,3% m/m precedente; la crescita tendenziale è vista passare a +2,3% a/a (da 0,6% a/a di luglio).
I consumi dovrebbero superare di circa l’1,1% il loro livello di febbraio.
– Il dato finale del PMI servizi dovrebbe confermare il calo registrato nella stima flash a 47,6 (da 50,5 di agosto). La flessione riguarderebbe in modo particolare i nuovi affari, mentre le aspettative resterebbero ancorate in territorio fortemente positivo (59,0).
Lo spaccato per Paese dovrebbe evidenziare una leggera revisione al ribasso dell’indice francese a 47,3 (da 47,5 della stima flash), mentre quello tedesco dovrebbe confermare il dato preliminare (49,1). La prima lettura del PMI servizi per l’Italia è vista evidenziare un lieve recupero da 47,1 a 47,5.
Il PMI composito per l’area euro è atteso invariato rispetto alla stima flash, a 50,1 (da 51,9 di agosto).
– I dati sulla produzione industriale di agosto nei principali Paesi dovrebbero confermare la fase di recupero, coerente con quanto emerso dalle indagini di settore, sia pure su ritmi congiunturali più modesti rispetto ai mesi precedenti

STATI UNITI
 – L’indice ISM dei servizi a settembre è atteso in modesta correzione a 56,5 (da 56,9 di agosto).
I dati settimanali sull’attività nel settore della ristorazione e sul traffico aereo di passeggeri proseguono su trend di graduale miglioramento, nonostante il quadro sanitario misto, le vendite settimanali sono tornate a crescere e la fiducia dei consumatori è in rialzo.
Le indagini di settore a livello regionale a settembre hanno registrato incrementi sia per gli indici correnti sia per quelli di aspettative, mentre il PMI flash ha segnato una modesta flessione.
La previsione per il 4° trimestre è di ulteriore graduale espansione nel settore dei servizi, che ha molto terreno da recuperare, in termini di livelli, rispetto al periodo pre-COVID.
– Il focus della settimana sarà sulla pubblicazione dei verbali della riunione del FOMC di settembre, che dovrebbero mostrare una dispersione di opinioni sullo scenario macro e sui rischi, oltre che sulla definizione della nuova forward guidance. Il Comitato rimane comunque coeso nell’impegno a sostenere la ripresa.
Tra i dati macroeconomici di rilievo, il deficit commerciale ad agosto dovrebbe ampliarsi, e restare in linea con un contributo negativo del canale estero nel 3° trimestre.